E’ di questi giorni la notizia che Salam Pax (praticamente il “radio Londra” della guerra in Iraq) diventerà libro ad opera della Sperling & Kupfer. Si riconferma il legame più o meno stretto tra blog e “letteratura”, e quindi come del blog come minaccia allo scrittore “professionista”.
Leggendo la rubrica di Chiara Somajni sull’inserto domenicale del sole24ore [articolo non on-line] trovo molti spunti di riflessione circa i blog, l’editoria tradizionale ed elettronica e la guerra.
La Somajni parla di “negazione cartacea“, “fine arbitraria del blog” (sancita per l’appunto dall’uscita del libro) e poi sottolinea che il Baghdad Blog è “molto interessante, nonostante la fine ufficiale della guerra” (sic!).
Riferendosi all'”operazione” della Sperling (intendendo “operazione commerciale“, ovvio) fa notare come sia più facile trasformare un testo elettronico in cartaceo piuttosto che il contrario.
Non concordo su alcuni punti (in particolare l’ultimo) ma sarebbe il caso di continuare a parlarne…
Mi pare che sintetizzi un po’ troppo il senso dell’articolo che citi.
Il riferimento all’ultimo punto poi riguardava il lavoro di ricostruzione dei documenti cartacei dell’archivio della Stasi, distrutti nel 1989, utilizzando scanner e software.
Mi sembra che tutto quello che dice la Somajni sia condivisibile.
tutti punti condivisibilissimi, che possono essere spunto di discussioni. Quanto all’ultimo punto: ovvio che l’acquisizione di testi cartacei richiede tempo e fatica, ma non sempre prendere un testo multimediale “paro paro” e metterlo in un testo cartaceo genera risultati “buoni”