Der Spiegel ci ha preso gusto: dopo questa, continua a darci dentro con le copertine sull’Italia.
Nell’ultima: un sole a forma di pizza, una gondola, e Berlusconi che affiora dalle acque.
Titolo: “Italia, il grosso teatrino estivo”.
All’interno, un’intervista all’attore Mario Adorf: “Il rapporto tra tedeschi e italiani è a tutt’oggi problematico. Il motivo sono gli effetti ritardati della guerra. Esiste ancora un disagio latente e reciproco: di qua i traditori, di là gli assassini”.
Stavo meditando: che facciamo, controbilanciamo e invochiamo l’autorevole opinione di Sarah Felberbaum?
(grazie a Fabrizio Pilotti per la segnalazione)
(Visited 40 times, 1 visits today)
com’è che dopo 11 ore nessuno dice niente? Berluconi non sarà di sicuro il presidente dei miei sogni, e neppure parlo tedesco.
Ma le copertine dello Spiegel cominciano a starmi un po’ sullo stomaco, non mi piace che il mio paese sia liquidato con un sole a forma di pizza, le gondole di Venezia e un paio di tette che prendono il sole.
(perchè identificare il Silvio con Goethe poi? Goethe era la versione tedesca di Leonardo….cazzo centra il silvio?)
In ultima battuta, com’è che tutti saltano addosso al silvio quando risponde a tono a qualcuno e poi quando veniamo diffamati cosi (checchè ne dica lo spiegel e nonostante il presidente la mia Italia resta la mia Italia) nessuno dice niente? anche fosse un suggerimento per la prossima copertina dello spiegel…..
o sapete solo sbraitare le solite accuse al silvio che poi è come sparare sulla croce rossa?
Uhm, a me pare che Goethe abbia la faccia di Schroeder, mica di Silvio, e che questo abbia un senso. Io non so cosa ci sia scritto nel testo degli articoli, ma a dire il vero benché sulla copertina ci siano un po’ di luoghi comuni, non mi pare che “liquidi” il mio paese. Ovvero: visto che la questione è “il posto dove vanno i tedeschi in vacanza”, mi pare ragionevole che sulla copertina citino cose che attirano i tedeschi. Obiettivamente non mi pare granché insultante: soprattutto penso che avrebbe potuto essere molto peggio, date le recenti tensioni. Non è che si sta diventando un po’ paranoici, e ci si sta facendo prendere la mano da (sporche) questioni di sentimento nazionalista da quattro soldi?
Io sono tedesca e ho letto il Spiegel. Infatti, non c’è niente da lamentarsi dalla vostra parte. Gli articoli parlano soprattutto dell’amore che i tedeschi provano per il vostro paese. La copertina dimostra in un modo un po’ ironico la nostalgia dei tedeschi verso Italia. Vogliamo tutti andare nel “paese dove fioriscono i limoni” – come ha scritto Goethe. Ecco perché Goethe ha la faccia di Schröder: l’anno prossimo passerà le vacanze in Italia.
Giorgio dice:
“In ultima battuta, com’è che tutti saltano addosso al silvio quando risponde a tono a qualcuno e poi quando veniamo diffamati cosi (checchè ne dica lo spiegel e nonostante il presidente la mia Italia resta la mia Italia) nessuno dice niente?”.
Semplice:
All’asilo mi hanno insegnato che non si dice ‘faccia da maiale’ agli altri bambini, anche se ‘hanno iniziato loro, maestra’. Da quando l’ho capito se qualcuno mi provoca non gli rispondo dandogli del nazista. Se la persona che nel parlamento Europeo mi rappresenta lo fa, ho tutto il diritto di esprimere la mia disapprovazione.
Sempre le maestre dell’asilo mi hanno insegnato che, se un altro bambino mi dice ‘faccia da maiale’, devo comportarmi educatamente e fare ogni sforzo per evitare di litigare, e allo stesso tempo farmi un esame di coscienza per capire se davvero e’ ‘tutta colpa sua’. La stessa cosa succede se un giornale mette in copertina gli stereotipi del mio paese.
Per dirla tutta, io non mi sento preso in causa dalla copertina dello Spiegel. Ho la presunzione di essere abbastanza intelligente da capire che non parlano di me, e non abbastanza attaccabrighe da far finta di non capirlo e gettarmi nella mischia degli insulti reciproci.
Allo stesso modo, credo che la maggioranza dei tedeschi non si sia sentita chiamata in causa da alcune sparate di un certo sottosegretario (che mi rappresenta) sulle gare di rutti, le mangiate di kartoffel e i test di intelligenza. Ma l’educazione mi impone di non dire cose incivili. Se tutti ci occupassimo per primi di quello che diciamo noi agli altri e non di quello che gli altri dicono a noi forse ne avremmo di che guadagnare.
A proposito di giornali: qualcuno ricorda il giornalista inglese che aveva gettato a terra delle siringhe per documentare il degrado di non ricordo piu’ quale citta’ italiana? Quella era una porcata giornalistica che mi aveva fatto cadere le braccia, altro che la torre di Pisa con un sole a forma di pizza.
Morale: io ho il diritto di difendere la mia immagine di persona educata come meglio credo. Se qualcuno offende un’altra persona a mio nome, dissento. Se qualcuno mi offende, cerco di capire perche’ lo fa ma non rispondo per le rime, perche’ non ritengo che una litigata sia costruttiva, e chiunque vedesse la scena mi bollerebbe come un permaloso attaccabrighe. Come posizione puo’ essere non condivisibile, ma e’ coerente con la mia personalita’. Penso che anche altri la vedano cosi’ per questo ci sono poche reazioni alle presunte offese degli altri verso di noi.
Naturalmente scherzavo: la realta’ e’ che siamo tutti communisti e ci troviamo ogni giovedi’ notte con i crucchi, i giudici e i giornalisti dell’Economist a mangiare bambini mit kartoffel, bere birra, ruttare e spedire avvisi di garanza. ;-)
Trovo la copertina “deliziosa”, una genialata. Mi sembra che il bersaglio, ma da torte in faccia e non da proiettili, sia il cancelliere più che l’Italia. Il tormentone “va-non va” è in effetti un gustoso esempio di teatro estivo a cui Schroder, complice la coda di paglia italiana, si è prestato. E forse Der Spiegel lo trova poco serio.
Si sa che le copertine si fanno per vendere, e niente vende meglio di qualche bel pregiudizio nazionalista. Ma, copertine a parte, sull’ultimo Internazionale c’è la traduzione integrale dell’articolo famigerato di ‘Spiegel’ (quello del Padrino, insomma). Articolo lunghissimo, documentatissimo e dettagliatissimo, che racconta vita e opere di Silvio I in modo assolutamente imparziale. Ne consiglio la lettura a tutti i sedicenti giornalisti italiani.