La verità è là fuori (o dentro al tuo telefonino)

Leggo nell’ultima puntata di “Tanto per abbaiare”, la rubrica di Riccardo Orioles: Telefonini. Con tre anni di ritardo, arriva in Italia (grazie a un accordo fra Wind e Docomo) la tecnologia giapponese dell’I-mode… Come mai in Italia solo ora? Perché era troppo semplice e costava poco; niente di paragonabile con i colossali profitti dell’Umts, che fra apparecchiature e riantennizzazione del territorio prometteva di essere la Mecca delle compagnie telefoniche”.
E invece no. Se possibile, siamo messi anche peggio. Perché l’I-mode ce l’avevamo già, senza saperlo. Magari qualcuno lo ha disponibile sul proprio telefonino e non l’ha mai potuto utilizzare. Dal momento che non mi piace passare per spacciatore di dogmi, vi spiego com’è che lo so.
È successo che il 6 settembre 2002 l’ufficio stampa italiano di Nokia mi ha inviato via e-mail un comunicato stampa sul lancio di due nuovi cellulari, con un documento Word allegato. Il file era stato spedito senza che fossero disabilitate le opzioni che permettono di visualizzare gli appunti e le precedenti correzioni. A margine del paragrafo dedicato al nuovo Nokia 3650, alla voce “tecnologie supportate”, si poteva chiaramente leggere a margine un’avvertenza per la filiale italiana: “No I-mode in these releases EVER!!!! No matter if there is some support there or not, having I-mode mentioned in a release leads into very dangerous roads!!!”

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6 Commenti

  1. Sto facendo una tesi proprio su questo argomento e l’argomento mi interessa moltissimo. Potresti tradurre la parte scritta in inglese?

  2. Anche senza conoscere perfettamente l’inglese, dice in sostanza, che non bisogna menzionare la funzione I-mode in questi telefoni, non importa se ci sono dei modelli che la supportano, perchè se fosse stato fatto avrebbe portato dei guai, fatto avere dei problemi, alla azienda.
    Spero di non essere smentito.

  3. La traduzione è questa (virgola più, virgola meno);
    “No I-mode in queste releases MAI!!! Non importa se è supportato o no, menzionare l’I-mode in una release porta a una strada molto pericolosa!!!”
    Scusa se non ho tradotto “release”, ma a volte si usa anche in italiano (almeno in informatica) e non mi veniva una parola decente. Comunque sta per “rilascio”, “edizione”.
    Per Gabriele: vedo una differenza fra la tua interpretazione e la mia, tu parli di “modelli che la supportano”, ma il riquadro parla di “supporto” in generale e secondo me si riferisce alla rete, visto che un modello di telefono è l’oggetto in questione.

  4. Luca, non parlo ne scrivo benissimo in inglese.
    Penso, e sinceramente ne sono ancora convinto, che si riferisca ai modelli di cellulari Nokia in circolazione.
    Penso così perchè, riferendosi all’I-mode, non c’è nessuna compagnia telefonica italiana che fornisse questo tipo di servizio ai suoi clienti e quindi non avrebbe senso affermare che ” if there is some support there or not” a meno che non ci si riferisca ai diversi modelli Nokia.
    Magari questa nota era indirizzata anche agli uffici Nokia degli altri paesi europei, non so.
    In ogni caso il senso “generale” del discorso non cambierebbe.
    Se ce lo chiarisse Neri, il quale la citazione l’ha svelata a tutti noi, sarebbe meglio:-)

  5. NTT-DoCoMo, provider giapponese proprietario del marchio e tecnologia i-Mode, sta stringendo accordi con telefoniche in giro per il mondo, incluso, dalla settimana scorsa, Wind. Probabilmente Nokia non vuole disturbare i suoi clienti abituali.

    Detto questo, i-Mode non si confronta con UMTS (che hanno anche i giapponesi) come nel commento di Orioles: si confronta con WAP. Ha avuto piu’ successo di WAP per due ragioni (semplificando, la terza sarebbe che non siamo giapponesi):
    – il linguaggio sottostante, cHTML, è una versione ridotta di HTML, per cui si riescono a vedere anche i siti normali, sebbene con qualche limitazione; mentre WML 1.1 (usato in WAP) e’ diverso, e quindi devono essere create pagine apposta (per questo il WAP non e’ diffuso quanto potrebbe).
    – il modello di spesa è stato fin dall’inizio basato sui dati trasferiti e non sul tempo, come nel WAP tradizionale. Quindi uno non paga i ritardi della rete.

    Detto anche questo, introdurre i-Mode adesso in Europa è solo una questione di marketing, perchè ovviamente WAP ha imparato dalla sconfitta:
    – WAP 2.0 è una variante di HTML (XHTML 1.1 Mobile profile), e quindi un browser, se un minimo flessibile, accede a pagine “normali”;
    – il GPRS è “packet-switched”, per cui paghiamo (sempre un po’ troppo) a dati trasferiti.

    Le stesse considerazioni valgono per UMTS, dove la banda disponibile dovrebbe essere maggiore.

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