Probabilmente il nome Antonio Tombolini non vi dice niente. Non lo conoscevo nemmeno io, prima che mi arrivasse a casa il “Pacco del diffidente”. Conteneva varie prelibatezze, tra cui olio di Tigliano, pesto alla genovese fatto al mortaio, l’introvabile formaggio Bettelmat, prodotto da una manciata di fattorie piemontesi, da gustare assieme alla gelatina di Recioto. Il “Pacco del diffidente” era un’idea di Tombolini, creatore della bottega online Esperya: l’unico lampo di genio di un sito di e-commerce italiano da che esiste Internet. Doveva vincere la diffidenza dei clienti: dubbi su carta di credito, spedizioni e qualità dei prodotti. Per questo stilò un regolamento che dovrebbe rappresentare la bibbia per chi ambisce a raccattare qualche soldo dalla rete e, se proprio vogliamo un mondo migliore, del commercio in generale. Eccolo, in sintesi: 1) La legge dice: il cliente può cambiare idea entro 10 giorni dall’ordine /Per noi il cliente può cambiare idea quando vuole. 2) Il Cliente che cambia idea deve comunicarlo a mezzo lettera A.R. / E il telefono, il fax, la posta elettronica? Potete comunicarci di aver cambiato idea come preferite. 3) Se non si è soddisfatti del prodotto, bisogna dimostrare un vizio di fabbricazione. / Non c’è bisogno di dimostrare niente: il cliente non è soddisfatto e basta. 4) La merce contestata va restituita in confezione integra. / Come si può essere insoddisfatti senza avere assaggiato? Il Cliente non deve restituire niente. La qualità dei prodotti era tale che se ne discuteva in un forum libero, senza censure per i pochissimi insoddisfatti. Vi parlo di Tombolini perché quel forum è stato chiuso. E lui licenziato. La proprietà di Esperya, per la cronaca, era di Kataweb, il portale che ha sapientemente scialacquato 46 milioni di € in due anni.
Trionfi la giustizia culinaria
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