Va bene, viviamo in una dittatura basata sull’intrattenimento – però non è possibile che a luglio chiuda tutto, qui ci negano il pane e pure il circenses. Nulla si muove, la top ten è praticamente IDENTICA alla settimana scorsa, con la Giusy davanti e dietro tutti quanti: Ligabue, Coldplay, Jovanotti, Madonna, blablabla. New entry più alta, Carla Bruni, al n.21. Lasciamo stare. Di cosa posso parlare? Non ho nemmeno un tormentone estivo cui aggrapparmi. C’è solo – volendo – un tormentone opinionistico-musicale, che è quello della canzone triste.
Sapete, non ne volevo parlare, perché in teoria io sarei il guru della canzone deprimente, sull’argomento ci ho finanche scritto un libro tre anni fa, oppure due, boh. Mi pareva più elegante non rituffarmi in quel vortice, ché ho già dato, e tirarmi fuori da un chiacchiericcio iniziato ahimè da Luca Sofri, che prima di tutto scrive su Vanity Fair – e mi spiace scrivere una cosa così infamante di una persona, ma ho le prove di quel che dico – e in secondo luogo, anche se di persona Sofri fa abbastanza ridere e non è il babbeo che sembra, non posso nascondervi che non riconoscerebbe una buona canzone nemmeno se gliela infilassero a viva forza nel sedere. Però, vedendo che tutti i miei amichetti parlavano di canzoni deprimenti senza chiedermi un parere, ho iniziato a sentirmi terribilmente escluso, reietto come alle medie. Brufolazzi. Tapparella giù. “Tu non vieni”. Non importa, sai. C’avevo judo.
Ed ecco che nella mia trista mente di adolescente sfigato, le cose hanno preso forma. La risposta che mancava sempre quando, nelle interviste riguardanti il libro, mi chiedevano “Ma Madeddu, alla fine, qual è la canzone più triste?”, mi è apparsa luminosa come quando a Scarface appare la scritta THE WORLD IS YOURS.
Danzo da solo, e me ne vanto: il mio voto per la canzone italiana più triste va a Tapparella di Elio & le Storie Tese.
Ma come, direte voi. Fa ridere.
Ed ecco un buon motivo per cui è triste. Proprio il fatto che fa ridere VOI. Vi fa ridere adesso che l’età più infelice della vita è passata, l’età che Stephen King ha magistralmente descritto in IT (non venitemi a dire che il mostro in quel libro è il ragnopagliaccio: il vero motivo di orrore del romanzo è: avere 12 anni). Vi fa ridere ora che gli amici bulli non vi prendono più in giro e le ragazze non vi coprono di due di picche da far invidia al signor Modiano. Ma alcuni di noi in quella fase ci sono ancora, e voi ridete di noi! Bastardi. E’ triste perché è vera, è triste perché è crudele, perché è la tirannia dei fighi, perché è l’angoscia dell’esclusione, e perché, soprattutto, la voce di Stefano Belisari è la più triste del mondo, più di quella di Claudio Baglioni e di Bianconi dei Baustelle (che sia la B a intristire? Come milanista dovrei saperne qualcosa), e certamente più delle voci fintotristi di Biagio Antonacci (che si limita a strascicare) o di Manuel Agnelli (che si limita a bofonchiare). Peraltro l’amore per la musica lirica di Elio dovrebbe portare l’ascoltatore accorto ad andare oltre l’apparente amenità del complessino milanese, perché la dolentissima, unica voce del cantante associata a detta amenità chiama in causa i Pagliacci di Leoncavallo – che a loro volta evocano quanto scrisse Smokey Robinson nella canzone straniera più triste del mondo:
“Just like Pagliacci did
I try to keep my sadness hid
smiling in the public eye
But in my lonely room I cry
the tears of a clown
when there’s no one around”.
(sniff)
…Bene, ho concluso. Ora, solo nella mia stanza, mi scioglierò in lagrime come lo Squonk dei Genesis.
Oppure boh, magari farò come Albachiara.
Non fare così, Maestro. Non essere cupo e malinconico. Potrei tirarti su con una esilarante battuta su Marco Carta, sai?
A proposito di Genesis, continuo a pensare che “Many Too Many” (And Then There Were Three, 1978), sia di una tristezza senza speranza. Sarà che è un po’ autobiografica (e per chi non lo è?)…
Many too many have stood where I stand
Many more will stand here too,
But I think what I find strange is the way you built me up
Then knocked me down again.
The part was fun but now it’s over,
Why can’t I just leave the stage?
Maybe that’s because you securely locked me up
Then threw away the key.
Oh mama,
Please would you find the key.
Oh pretty mama,
Please won’t you let me go free.
I thought I was lucky
I thought that I’d got it made.
How could I be so blind?
You said good-bye on a corner
That I thought led to the straight.
You set me on a firmly laid and simple course
And then removed the road.
Oh mama,
Please help me find my way.
Oh pretty mama,
Please lead me through the next day.
I thought I was lucky
I thought that I’d got it made.
How could I be so blind?
E “Consequence” dei The Notwist non è abbastanza triste?
Io ci ho trovato più interessante il blog Cassette for my EX. Ne parlo nel mio blog.
L’avevo già proposta io Tapparella, nei commenti all’altro post. Sei arrivato tardi.
Bambino…
Ecco, però: questa chiusura ce la potevamo pure risparmiare, eh.
Visto che parliamo dei Genesis, una canzone che mi intristisce oltremodo ma che mostra anche squarci di apertura: MAD MAN MOON.
Se poi vogliamo scendere nel baratro:
THE PRICE OF ADMISSION – Stiff Little Fingers
POINT BLANK – Il Boss dei boss
Ma (e scusate il maiuscolo) (ma devo farla per forza notare) (come se ce ne fosse bisogno).
LA FOTOGRAFIA di Enzino Jannacci è ancora come sempre un cazzotto alla bocca dello stomaco.
Anche se passano gli ascolti e, ahimè, gli anni.
Nessuna canzone dei Genesis può portar tristezza, per definizione.
“Per definizione” di che?
Tristezza non è mica un sentimento negativo.
Tradotto in ammericano equivale a Blues.
Poi se vogliamo mettere i puntini sulle i mettiamoli caro sofri, ma spieghiamo, almeno.
Grazie
Nessuna?
Nemmeno Say it’s alright Joe? “I need another drink to blow on the glass so I know I’m alive”.
…Frugolino. :-D
Luca ha ragione, eccheccazzo.
E vabbè, continuiamo coi luoghi comuni e coi fanatismi.
Io che pure amo i Genesis (compreso A Trick of the Tali e Wind and Wuthering, così mi metto l’animo in pace e non mi schiero totalmente coi Gabrieliani) non posso dire che trasmettano molta allegria in generale.
Certo nella vita ci sono anche le cadute dalle impalcature e i pirati della strada, ma insomma cazzo un pò di malinconia, nostalgia, saudade se proprio non la volete chiamare tristezza,
sabato in barca a vela
lunedì al leonkavallo
o no? :D
Ma una canzone bella può essere triste?
Bhe a parer mio ovvero secondo me non esiste una canzone confezionata a tristezza.
Ognuno può ritenere una canzone triste in base alle proprie esperienze, quello che gli ricorda, quello che ha passato, quello che…vabbè basta altrimenti entriamo nel lato psico-intro-filo ect etc ect ;)