Siamo sicuri di voler chiudere il terminal?

Kotono è sempre stata la prima della classe. Diligente, studiosa, molto più matura della sua età, torna in Giappone tutte le estati e ritorna in Italia carica di nuove tecnologie che i nostri figli non sanno neanche a cosa servano.
Giorgio e Lin, invece, arrivano dalla Cina. Uno è piccolo e magro esattamente come ti aspetti che sia un cinese, l’altro invece è grande e grosso come nello stereotipo che abbiamo del cinese medio, non ti aspetteresti mai che fosse. Entrambe sono bravissimi in matematica e Lin ha fatto un patto con mia figlia, lui l’aiuta con la matematica e lei le sintetizza in un italiano comprensibile per i suoi genitori che parlano solo cinese, il contenuto degli avvisi scolastici.
Farsaneth invece arrivava dall’Iran ma in terza elementare ha cambiato scuola così non ha mai conosciuto Natalina che invece è rumena ed è arrivata in quarta. La mamma di Farsaneth ce la ricordiamo tutti perchè cercava sempre di venderci qualche tappeto mentre quella di Natalina ce la ricordiamo perchè era sempre un po’ alticcia e a volte, all’uscita di scuola, bisognava indicarle quale fosse la bambina giusta da portarsi a casa.
Il babbo di Fatiom, invece, lo ricordo bene per l’emozione che gli si leggeva in volto il primo giorno di prima media. Fatiom non ce l’ha fatta ma quel suo primo giorno alle scuole medie coincideva anche con il suo primo mese in Italia. All’inizio, oltre al Programma Ulisse, aveva anche un insegnante di sostegno che lo aiutava ma poi non se n’è saputo più niente e Frances, albanese pure lui e ripetente per la terza volta la prima media, non gli ha certo dato una mano anche perchè, ad aver bisogno di un aiuto, era lui per primo.
Di Jerson e della sua zoppia degenerativa, invece abbiamo perso le tracce come di Andrea, argentino, di cui non abbiamo saputo più nulla.
Argentina ma anche Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador e poi Sri Lanka, Cina, Giappone, Filippine e più vicini a noi, Rumeni, Albanesi, Polacchi o arabi e africani e indiani e mi perdonerete se generalizzo ma quelli erano nell’altra sezione.
Ricchi e poveri, cattolici e mussulmani, occidentali e orientali, servi e padroni perchè questo è un quartiere dove ancora risiedono nobili famiglie fiorentine con la loro servitù esotica e amanti dell’arte, operatori turistici, professionisti e delinquetelli comuni, ex tossici, barboni e borghesi, tutti in un unico calderone, intorno agli stessi palazzi, le stesse chiese, le stesse piazze e soprattutto le stesse scuole.
Così è finita la prima media con i soliti caduti sul campo, con la solita preside che il con megafono in mano di fronte ad un cortile gremito di studenti, sembra uscita direttamente da Anaimal House, e soprattutto con i soliti genitori italiani pronti a cambiare istituto ai loro figli. Una prima media con due bocciati e quattro ragazzini in partenza per un altro istituto che poi sarà quello poco più in là dove non cambia niente, dove i problemi sono sempre gli stessi, dove gli insegnanti chiedono aiuto ai genitori che a loro volta chiedono aiuto alla preside che a sua volta chiede aiuto al provveditorato che non ci sono fondi, non ci sono soldi, non c’è carta igienica portatevela da casa.
E in mezzo i nostri figli che in quella maniera infantile e splendida, sognano di diventare neurochirurghi, top gun, giocatori di rugby e registi mentre giocano a pallone e si fidanzano con futuri carrozzieri, idraulici, carpentieri e parrucchiere, quei poveri che ci son sempre stati e che adesso hanno la pelle scura o i capelli biondicci.
Loro, questi ragazzini che ti accompagno in piazza perchè sei ancora troppo piccola per andare da sola e gli altri che in piazza ci sono sempre andati da soli e tutto finisce come al solito in una partita di pallone nell’oratorio della chiesa.
Noi che la scuola sembra un terminal e questi ragazzini non imparano niente, e loro, gli insegnanti che “scusi, ma lei sa niente dei genitori di Lin? Perchè non li abbiamo mai visti, gli abbiamo mandato avvisi a casa, lettere e persino la pagella del primo quadrimestre ma non siamo riusciti ad riaverla indietro firmata”
No, non ne so niente se non che i suoi genitori non conoscono l’italiano.
E gli domando, ma se invece di essere cinese Lin fosse italiano, cosa favreste fatto in una condizione del genere?
Avremmo chiamato i servizi sociali. Già.

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