Marco Travaglio nell’occhio del ciclone dopo la partecipazione alla trasmissione “Che tempo che fa”, nel corso della quale ha affermato di essere allarmato non tanto dal nuovo presidente del Senato Renato Schifani, quanto “terrorizzato dal dopo: le uniche forme residue di vita sono il lombrico e la muffa. Anzi, la muffa no perché è molto utile”.
Ecco, io – come del resto succede più spesso di quanto vorrei -, non sono d’accordo con Travaglio: anche il lombrico ha un suo perché.
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Sbaglio o Facci per il suo periodico travaso di bile anti-travagliesco ha scelto un pulpito senza contraddittorio? Sara’ dispiaciuto lucasofri che non puo’ andare a gonfiare il petto facendo una pernacchia a tutti subito prima di scappare a casa di corsa.
Nell’altro post in cui scrissi: “Somehow, abbiamo avuto la stessa idea,” era contenuto un link, che non è stato incluso. Senza di esso, non ha senso. L’url è:
http://blazar.tumblr.com/post/34469612
PS: non so se ciò è permesso dalla piattaforma su cui gira questo blog, ma piuttosto che segare silenziosamente delle tag, se non desiderate, sarebbe forse preferibile mandare un messaggio di errore rifiutando di accettare il commento. HTH.
Morosita non ho bisogno di sentirmi viva.
Deambulo ergo sum.
La deambulazione non è per forza sintomatico di vita.
Insegnato nulla i western e i polizieschi?
Quando ti sparano, ad esempio, per qualche minuto barcolli, eppure stai morendo o meglio sei in transizione.
Ho provato.
Cammino e non barcollo.
Direi che sono viva.
Concordi?
Non ti hanno sparato bene.
Non mi hanno sparato affatto.
Ti sei addormentata sul telecomando.
Non è CSI.
Ci credi che non l’ho mai visto?
Vedo solo “un posto al sole”.
a Murmur:
“…non alla trave del futuro dell’Italia.”:
quale futuro, ora che ha vinto Berlusconi?
Secondo voi, la querela che ora Renato Schifani ha presentato contro Travaglio come andrà a finire? Visto che Travaglio ha detto di essere contento di averla ricevuta, almeno in tribunale potrà far valere le sue ragioni e dimostrare che quello che ha detto è la verità.
Il perfetto articolo di D’Avanzo:
http://www.repubblica.it/2008/05/sezioni/politica/insulti-schifani/lezione-schifani/lezione-schifani.html
E ora posso dirlo anche con un po’ di moralismo: almeno 100 commenti di questo post andavano cancellati per sframaccamento di coglioni.
Volevo dare un consiglio a Facci per come si gestiscono i commenti di prendere utile spunto da Rolli, che sulla gestione dei commenti è una delle migliori blogger che conosco.
Non esiste limite di commento per le persone che lo fanno con correttezza e senza insulto, anche se con forte accento polemico ed in disaccordo con l’autore. Con le persone che insultano e minacciano ci si può comportare in quattro modi a seconda dello stile del postatore.
1. Si lascia il commento insultante che si giudichi da solo.
2. Si risponde per legittima difesa con lo stesso livello di insulto.
3. Si avverte che il prossimo commento insultante e minacciante il suo commento sarà cassato e al posto del commento si posta: “Commento di X cancellato per insulti.” Infine, al terzo commento cancellato, tale nick si infila in una black list a disposizione del commentatore.
4. Di fronte ad insistenza molesta si passa alle vie legali.
Nota al punto 3. Tale pratica comporta un grande equilibrio da parte del blogger che verrà giudicato nella correttezza del comportamento da tutta la comunità dei commentatori. E cioè l’insulto o la minaccia devono essere tali e non soltanto pareri considerati non graditi al postatore (per esempio come il mio commento a proposito del tuo articolo su Berlusconi, nel quale mi invitavi a leccarti il culo). Cioè in quella occasione ti dovevi autocancellare al posto di cancellare il mio commento. Un tale comportamento verrebbe giudicato equo e con rispetto da parte della comunità dei commentatori. L’arternativa è solo faziosità.
Ventomare : hai perfettamente ragione.
Graziano Cozzi, Bergamo.
Tornando al tema.
Ora arriva il bello; attenderò con ansia l’esito di questa querela per diffamazione.
Cosa dirà Schifani in tribunale, di non aver mai conosciuto alcuni che poi sono stati condannati per mafia ?
Perchè è quello che si è limitato di dire Travaglio.
Dirà, lo stesso Schifani, che non era in società con quegli alcuni che poi sono stati condannati per mafia?
Perchè o nega, e lo prova, e così Travaglio perde la causa.
O sennò Travaglio rivince l’ennesima causa.
ps
Prima che qualcuno mi riprenda:
lo sò che di cause ne ha perse due, una con Previti ed una, in primo grado, contro Con falonieri.
“Benny D’Agostino è un imprenditore condannato per
concorso esterno in associazione mafiosa e, negli
anni in cui era socio di Schifani e La Loggia,
frequentava il gotha di Cosa Nostra. Lo ha ammesso
lui stesso al processo Andreotti” (L’Espresso)
Come mai a D’Avanzo è d’avanzato questo passaggio?
Vorrei provare a risponderTi Balthazar, segnalandoti però che poni male la questione. Se si presenta denuncia querela per diffamazione, la prima operazione che compie un pm a seguito della “denuncia di reato” è quella di accertare il contenuto oggettivamente diffamatorio delle espressioni usate e, una volta rilevatane la gravità, di effettuare adeguate indagini.
E’ indubbio che dare del colluso con la mafia o del verme ad una persona, tanto più proprio in ragione del fatto che riveste la seconda carica istituzionale del paese, ha oggettiva portata diffamatoria e dispreggiativa.
Quindi l’accusa è e sarebbe fondata, a meno che l’accusato non provi l’esistenza di esimenti o di scriminanti e, soprattutto (perchè è questo che invoca Travaglio), il legittimo esercizio del diritto di cronaca.
Tra tali scriminanti, prima fra tutte vi è l’exceptio veritatis, cioè la verità oggettiva del fatto o anche semplicemente putativa, cioè quella che il cronista valuta e ritiene tale in ragione di un approfondito processo di verifica di legittimità della fonte della notizia.
Ed in ciò trovo che vi sia intrinseca scorrettezza professionale di Travaglio, come implicitamente fa rilevare D’avanzo nell’apprezzabile intervento su Repubblica [cfr.” …. Si può allora dire che Travaglio è sincero con quel dice e insincero con chi lo ascolta. Dice quel che crede e bluffa sulla completezza dei “fatti” che dovrebbero sostenere le sue convinzioni. Non è giornalismo d’informazione, come si autocertifica. E’, nella peggiore tradizione italiana, giornalismo d’opinione che mai si dichiara correttamente tale al lettore/ascoltatore. Nella radicalità dei conflitti politici, questo tipo di scaltra informazione veste i panni dell’asettico, neutrale watchdog – di “cane da guardia” dei poteri (“Io racconto solo fatti”) – per nascondere, senza mai svelarla al lettore, la sua partigianeria anche quando consapevolmente presenta come “fatti” ciò che “fatti”, nella loro ambiguità, non possono ragionevolmente essere considerati (a meno di non considerare “fatti” quel che potrebbero accusare più di d’un malcapitato). L’operazione è ancora più insidiosa quando si eleva a routine. Diventata abitudine e criterio, avvelena costantemente il metabolismo sociale nutrendolo con un risentimento che frantuma ogni legame pubblico e civismo come se non ci fosse più alcuna possibilità di tenere insieme interessi, destini, futuro (“Se anche la seconda carica dello Stato è oggi un mafioso…”). E’ un metodo di lavoro che non informa il lettore, lo manipola, lo confonde. E’ un sistema che indebolisce le istituzioni. Che attribuisce abitualmente all’avversario di turno (sono a destra come a sinistra, li si sceglie a mano libera) un’abusiva occupazione del potere e un’opacità morale. Che propone ai suoi innocenti ascoltatori di condividere impotenza, frustrazione, rancore…….”].
Voglio dire che Travaglio, chiamato da un PM a giustificare il contenuto diffamatorio delle proprie affermazioni richiamerà la verità putativa del fatto, quella, cioè, che si ricava dalla sua fonte d’informazione, costituita dal contenuto del libro di Lirio Abbate che, notoriamente contrario alla mafia, appare attendibile e, comunque, mai contestata in questi anni. Proprio in virtù della mancata preventiva contestazione dell’identica affermazione il PM o il Tribunale potrebbe anche ritenere valida la scriminante, ma è proprio questo che crea sconcerto.
L’utilizzazione, cioè, di uno strumento legalmente e logicamente valido per sostenere una pura e semplice illazione, priva del benchè minimo riscontro probatorio reale perchè costituisce il portato di fatti che, quand’anche oggettivamente veri (ma questo è tutto da appurare perchè in passato neppure se ne è sentita la necessità), per la loro collocazione temporale, non hanno alcun tipo di rilievo; mentre, adombrati allusivamente all’indomani dell’assunzione della seconda carica dello Stato e sottoposti al tam tam mediatico, assumono connotati del tutto diversi.
A prescindere dall’esistenza della fattispecie di reato (che potrebbe non esistere per l’artata “citazione della fonte di informazione” da parte di Travaglio e credo che tale lezione, dopo un paio di giudizi andati male, l’abbia chiaramente digerita ed applicata), il nocciolo del problema è, sotto il profilo generale, quello esattamente delineato da D’Avanzo.
Quello, cioè di un metodo del lavoro giornalistico che non informa oggettivamente il lettore, ma che manipola tendenziosamente le informazioni per manipolare anche la conoscenza del destinatario.
C’è un solo, piccolo problema …. quel riferimento/paragone (inutile, o sbucato fuori dalla concitazione del momento) tra muffa e lombrico …..
A me pare che la maggior parte dei giornalisti ed i media in generale da anni manipolano le notizie, poi alla fine non si capisce mai chi ha ragione o torto. Noi stiamo qua a parlare, ed i politici se ne fregano (sia di noi, che dell’informazione).
Graziano Cozzi.
il riferimento muffa/lombrico credo sia l’unica nota stonata dell’intervento di Travaglio e degna di una querela.
In tv non lo fa mai (tranne sabato), ma negli articoli si, di porre l’accento sui difetti fisici delle persone al centro della sua disamina.
Io non condivido l’utilizzo di tali appellativi perchè rovina l’eleganza dell’intervento stesso.
Ciò non toglie che Travaglio non ha dato del mafioso a Schifani.
Vedremo come andrà a finire, se vincerà la causa Travaglio, lo verremo a sapere dal suo blog mentr invece se la vincerà Schifani lo si saprà a reti unificate.
D’altronde dall’informazione del paese dove Andreotti prescritto viene fatto passare per innocente non mi aspetto nulla.
Paoletto, solo un apio di cose.
Bella dissertazione, che però esula un po’ dal fatto specifico.
Tu scrivi:
” E’ indubbio che dare del colluso con la mafia o del verme ad una persona”
No, un momento, ma Travaglio ha detto e fatto questo?
Allora, sul primo punto Travaglio è stato intervistato da Fazio sulla questione giornalismo. Trvaglio ha risposto prendendola molto alla larga, citando il comportamento dei giornalisti in generale, passando per il Mynamar e di come questa notizia sia sparita dalla prima pagina.
Poi, analizzando il comportamento della Stampa ha detto che ci sono delle notizie che in determinati momenti non fa comodo nè alla sinistra nè alla destra dire. E prosegue:” ma se io non devo scrivere che Schifani ha frequentato queste persone in seguito accusate …Etc, non lo devo scrivere” Punto. NON ha detto o aggiunto altro. Si parlava di giornalisti, non di Schifani.
Per cui, lui non ha detto che Schifani è ” colluso” con la mafia, ha parlato di come si deve o dovrebbe comportare un giornalista.
La cosa buffa è che il presunto equlibrato articolo di D’Avanzo, in realtà, secondo me furbetto e cerchiobottista alla Corriere dice che, però, Schifani avrebbe potuto dire dei suoi TRASCORSI affaristici con questa gente. Tutto questo basta per giustificare allarmismi, ed esecrazioni, ed indignazioni e altro oni che mi fanno venire il voltastmoca solo a pensarli?
Io posso capire che Schifani si possa essere sentito chiamato in causa in maniera non limpida. Però, sarebbe bastato una frase tra le piaggiosa nota letta da Fazio che recitava così:
” si specifica che i fatti riferiti da Trvaglio sono avvenute in questi anni e quindi ” Etc. Anche qui, poi stop. Lo spettatore, poi, magari si sarebbe incuriosito, e avrebbe cercato altre fonti ,oppure Schifani avrebbe ritenuto di esere stato diffamato e allora sarebbe partita una querale e insomma, tutta la trafila. Insomma, dove sarebbe il grave scandalo che ” mina il tessuto sociale e i rapporti e tutte quelle palle che scrive D’Avanzo? ”
Dopo la trasmissione ci sono state persone che con i forconi hanno assaltato il palazzo chiedendo le dimissioni di Schifani? NO, è stato tutto uno stracciare di vesti per la grave offesa fatta al Senatore Schifani, ovvero riferire un fatto vero.Ho letto sul Giornale che Travaglio, però, doveva dire così, e aggiungere cosà. Forse, ma il passaggio su Schifani era solo UNA PICCOLA PARTE dell’intervista. Ma per piacere. A te fa piacere essere trattato da imbecille che non sa discernere tra le notizie? A me no.
L’articolo di D’Avanzo è il classico esempio di forzato cerchiobottismo. COme quello che fa scrivere al Corriere che fra Sgarbi e TRavaglio c’è stata una ” rissa”. Falso, come è falso l’articolo di D’Avanzo. CHe potrebbe avere ragione in generale. Solo che se uno gurda i fatti si rende conto che è solo un esercizio del classimo cerchiobottismo italiano.
Per quanto riguarda il ” lombrico”.
Anche qui, suvvia. Travaglio stava dichiarando che il livello della componente politica di questo paese sta scendendo sempre più. E che :” di questo passo, dove si arriverà, al lombrico? Alle muffe?”
UNa valutazione negativa su Schifani? Soprattutto comparato agli uomini politici del passato? Sì. E questo sarà legittimo, spero. Sì. Ma lo ha chimato muffa? NO.
Insomma, anche il tuo intervento mi sembra di quelli che confondono le cose.
Perdonami MJ ma il mio intervento aveva un senso prettamente tecnico che evidentemente non sono riuscito a far cogliere e tutto volevo fare piuttosto che confondere le cose.
Semmai distinguerle.
E penso anche che questo fosse il senso dell’articolo di D’Avanzo.
Volevo evidenziare la sottile differenza che c’è tra diritto di cronaca e diritto di opinione.
Ognuno è libero di esprimere la propria opinione, assumendosene le responsabilità.
In tal senso Travaglio è libero di scrivere e dire ciò che crede, anche che Schifani è colluso con la mafia, che vale meno di un verme e che non è questa una persona adeguata ad assumere la seconda carica istituzionale dello stato.
Ma quando Travaglio esprimendo chiarmente ed evidentemente quella che è e rimane una sua “opinione” si trincera immediatamente dietro all’esercizio del diritto di cronaca (come ha fatto nelle dichiarazion immediatamente successive) all’evidente fine di fuggire un’incriminazione per diffamazione (per avere riportato notizie già riferite da altri), allora, come correttamente rileva D’Avanzo, non siamo di fronte a giornalismo di informazione ma a giornalismo di opinione che però rifiuta di qualificarsi tale, perchè comporterebbe ben altre conseguenze in sede penale.
Poi, come dici Tu, Travaglio non ha detto che Schifani è mafioso epperò non capisco perchè questo singolare paragone e soprattutto quel riferimento a lombrico.
Tidirò, con le muffe avrei considerato più attinenti i licheni.
Non so cosa Tu intenda per “cerchiobottista alla Corriere” riferendoti a D’Avanzo, ma questo articolo lo ha scritto su Repubblica.
E questo è un fatto, non un’opinione ……….
Paoletto, il cerchiobottismo alla Corriere della sera è quello che mette sullo stesso piano cose che sullo stesso piano non sono. E’ un modo di fare che presenta le cose in maniera presuntamente equidistante, ma che in realtà, dato che parte da una base non vera, risulta poi essere falsa. Di modo che l’equidistanza risulta artificiale.
Esempio, scontro tra Sgarbi e Travaglio. Il Corriere scrive c’è stata la ” rissa”. Solo che chi ha visto la trasmissione non ha visto una rissa, ha visto Sgarbi che insultava Trvagalio, almeno fino al punto in cui Travaglio, poi, non ha fatto la battuta sulla neurodeliri.
Ancora, il Corriere scrive che ” scambio di insulti tra Pecoraro Scanio e non mi ricordo chi”. E chi vede il filmato vede l’interlocutore di Pecoraro che insulta e Pecoraro che al più cerca di alzare la voce per farsi sentire sopra le urla dell’altro.
Ecco cos’è il cerchibottismo a’ la Corriere. E non è esclusiva del Corriere, anche se al Corriere viene praticato più spesso.
Riguardo al resto, sono d’accordo. Le verità di Travaglio sono a volte verità ” parziali”. Ma non sono bugie, solo una parte della verità. Questo perchè Travaglio si è assunto o gli hanno fatto assumere il compito di raccontare cose che normalmente non passano sui grandi media.
Però, l’articolo di D’Avanzo poteva essere giusto se era riferito ad un modo generale di fare informazione. Nel caso specifico, le cose sono andate in un certo modo. D’Avanzo scrive FORZATAMENTE che TRavaglio abbia insinuato che Schifani sia colluso con la mafia e non è vero. Scrive che ciò potrebbe portare le persone a pensare che il Parlamento sia schierato con la mafia e non è vero. Insomma, per fare risultare tutti colpevoli allo steso modo attribuisce parole e comportamenti che non sono veri. Anche questo è un esempio di falsità. Soprattutto perchè, la cosa buffa è che D’Avanzo scrive che Schifani stesso avrebbe dovuto parlare di quei pregressi rapporti. Per cui, mi dici che se ne doveva parlare e poi mi accusi Travaglio perchè ha fatto proprio quello? E lo ha fatto all’interno di un discorso che rivendicava il suo diritto a dire fatti e raccontare?
L’informazione la subisco, la leggo, l’assimilo, la confronto con un’altra informazione recuperata in altro modo ma sempre tramite il lavoro di un’altra persona. Anche perchè io non avrei modo di verificare e nemmeno il tempo di fare ricerche in prima persona, io faccio un altro lavoro nella vita. L’informazione poi è raccontata in base a fatti e all’opinione di chi la fornisce, naturalmente. Quello che arriva è quindi la fine di un lungo processo di cui io non sono al corrente. E arriva da persone che io non conosco personalmente. Tradotto vuol dire che è difficile farsi un’idea che sia il piu’ realistica possibile senza il beneficio del dubbio, difficile fare propria un’informazione. Puo’ essere che questo sia un mio limite ma com’è che qua sembra che tutti sappiano da che parte stare di qualsiasi cosa si parli? qual’è il criterio? conoscete così bene l’informazione? o l’informazione è vera (o non vera) in base a chi la fornisce?
” Puo’ essere che questo sia un mio limite ma com’è che qua sembra che tutti sappiano da che parte stare di qualsiasi cosa si parli? qual’è il criterio? conoscete così bene l’informazione? o l’informazione è vera (o non vera) in base a chi la fornisce?”
Morgana, eh, è una parola. Se ne può discutere. Quello che mi urta è questo modo di presentare le cose per cui un fatto viene prima ” trattato ” e poi ti viene presentato. Con annessa opinione allegata. Perchè tu DEVI pensare che hanno detto che Schifani è un mafioso. E mi urta che qualcuno decida cosa è offensivo e cosa no. Come mi urta che ci si preoccupi tanto di parole, sfumature, allusioni, di ciò che viene detto in televisione quando sono anni che stanno lì a dire che la televisione non conta un ca**o.
Morgana, neppure io so da che parte stare, ma non mi piace far passare per profeti o martiri quelli che dicono mezze verità (come pure riconosce MJ) con evidente doppio fine e tirando in ballo organi rappresentativi del nostro Stato, per poi giustificarsi con l’esercizio del diritto di cronaca (cioè, ciò che dico è vero).
E’ un atteggiamento falso e vigliacco che va smascherato anche al fine di tendere quanto più possibile ad una corretta informazione.
MjJ, scusa la precisazione, ma so e capisco perfettamente cosa vuol dire “cerchiobottista”. Ho usato il riferimento con lo stesso procedimento logico di Travaglio, cioè quello di far presente che il “cerchibottismo di D’Avanzo” veniva espresso su Repubblica, con l’evidente intento di riferire certo atteggiamento anche a questo giornale (non solo al Corriere), pur riportando un fatto diverso ma vero.
” MjJ, scusa la precisazione, ma so e capisco perfettamente cosa vuol dire “cerchiobottista”. ”
Paoletto, allora scusa la pedanteria. Non avevo capito il senso della tua obiezione:).
” ma non mi piace far passare per profeti o martiri quelli che dicono mezze verità (come pure riconosce MJ) con evidente doppio fine e tirando in ballo organi rappresentativi del nostro Stato”
Qui non sono d’accordo. Travaglio a volte riporta , mezze verità o verità parziali per ” integrare” le verità parzialissime raccontate dalla maggior parte della Stampa. Con una differenza, però. Che se si chiede a TRvaglio di integrare ciò che lui racconta lui lo farebbe. Perchè, da giornalista, ha interesse che circoli più informazione possibile. E inoltre, mi sento di contestare che abbia un ” secondo ” o ” doppio ” fine. SE avere doppio fine vuole dire avere un'” agenda ” politica, no, almeno. Se invece il doppio fine è presentare fatti non conosciuti, allora, sì.
Per dire, non so se al Giornale ( che si preoccupano tanto dell’onorabilità delle persone) sarebbero interessati circolare quanta più informazione possibile. E si è visto in altre occasioni la , come dire, ampiezza del ventaglio delle loro notizie riguardo a, Mitrokhin, Telekom Serbia, etc…
Ma poi, Paolè, non prendiamoci in giro.
Ciò che ha detto Travaglio da Fazio è veramente insignificante. Si è montato stò bailamme perchè
” Mi auguro che nessuno sia così ingenuo da non capire che tutto quello che sta accadendo dall’ospitata di Travaglio in poi – gli strilli del centrodestra, l’imbarazzo del Pd, le scuse di Fazio eccetera – non ha nulla a che vedere né con Travaglio né con Schifani, ma è solo il turno preliminare per la spartizione prossima ventura della Rai.
http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/05/12/scusate-lovvieta/
Forse è mortificante anche sprecarci troppo tempo
«Calunniate, calunniate: qualcosa, resterà» predicava. Passano gli anni, ma non la tentazione. Una volta lo si faceva con discrezione, per non farsi scoprire. Usi e costumi di oggi portano invece dritti sui teleschermi come accade a Marco Travaglio. Che l’altra sera, se n’è uscito da Fabio Fazio con sfumate ma assassine accuse sulle conoscenze mafiose del neo-presidente del Senato.
A Palermo, casualmente davanti alla tv con moglie (già funzionaria della procura generale di Palermo) e figlio, dopo la torta di un compleanno andato a male – ne ha compiuti 58 – Renato Schifani, è rimasto basito dalle allusioni. A chi lo chiamava, offriva spiegazioni politiche dell’agguato: è noto il legame tra Travaglio e Di Pietro che sta sgomitando di brutto per evitare il dialogo tra Pdl e Pd, che Schifani non si stanca di apparecchiare ovunque. Ma agli intimi confessava «una grande amarezza». Un po’ perché il suo è tra i nomi più specchiati nella lotta alla mafia – tant’è che gli si riconosce appieno l’aver trasformato il 41bis (il carcere duro per i mammasantissima) in una normativa stabilizzata, mentre prima si rinnovava di biennio in biennio – ma soprattutto per il «non detto» da Travaglio che, si sa, è uomo d’onore. E che ha deciso di querelare.
Già: perché render noto che nella società di brokeraggio di cui fece parte, c’erano anche Nino Mandalà e Benny D’Agostino che anni dopo sono stati riconosciuti come mafiosi, poteva anche starci. Ma a patto che si rendesse noto pure che nella società, messa su grazie ad accordi con autorevoli broker assicurativi del Nord, Schifani era entrato nel ’79 su richiesta dell’avvocato ed onorevole dc, La Loggia, uno che con la mafia non aveva assolutamente nulla a che fare. Aveva anzi cercato di tirarsi indietro dall’invito a partecipare, accampando scuse economiche da giovane di studio qual era. Ma poi fu convinto a farvi ingresso, versando i 3 decimi di quel 3 per cento di cui risultò proprietario: 1 milione e mezzo o poco più. Non solo: appena un anno e mezzo dopo, liquidò la sua quota (dicembre ’80). E all’epoca Mandalà era rispettato e noto concessionario delle benzine Fina, mentre D’Agostino faceva parte di una famiglia ben conosciuta che costruiva porti e banchine in tutta la Sicilia. Entrambi incensurati e senza macchia alcuna.
«Potevo sapere io, che 18 anni dopo, i due sarebbero risultati collusi? Avevo forse una sfera di cristallo?» s’è lamentato ieri Schifani con chi – come la Finocchiaro o il suo predecessore Marini – ha voluto fargli pervenire un chiaro segnale di solidarietà.
Ma questo Travaglio non l’ha raccontato. E si sa che lui è uomo d’onore. Come non ha specificato, il grimaldello dipietrista (come sempre di più si sostiene a Montecitorio e a Palazzo Madama) che lasciato lo studio La Loggia, Schifani era divenuto un brillante urbanista. Tanto da essere nominato dagli avvocati palermitani (e non dai politici) come loro rappresentante nella speciale commissione urbanistica del capoluogo siciliano. Cominciarono a chiamarlo un po’ ovunque, Schifani, per collaborare alla stesura dei piani regolatori di comuni piccoli e grandi, di centrodestra e centrosinistra. Il sindaco di Lercara Friddi, Biagio Favaro, esponente della Rete di Orlando, se ne servì spesso. Ma Travaglio questo non l’ha ricordato, lui è uomo d’onore. Si è soffermato invece, l’ospite di Fazio, su presunte rivelazioni del pentito Francesco Campanella (già Udeur) secondo il quale Schifani avrebbe avuto una consulenza urbanistica dal comune di Villabate il cui consiglio sarebbe stato sciolto d’autorità più tardi. Corretto, come no! Peccato Travaglio non abbia però fatto notare come non solo esistano relazioni scritte e firmate da Schifani nel corso della sua consulenza di 12 mesi. E che non abbia ricordato come lo stesso Schifani, eletto in Senato nel ’96, lasciò l’incarico. E non è ancora tutto: nel piccolo comune si rivotò nel ’98, ma solo nel ’99 il ministero dell’Interno decise di intervenire e di sciogliere il consiglio comunale in odore di mafia.
Insomma, raccontando un pezzettino di verità, mischiando le date e ignorando (ed è il caso di cominciare a chiedersi se volutamente…) fatti che erano rintracciabili ovunque come è il caso della Sicilia Brokers i cui soci con rispettive quote si possono chiedere alla Camera di Commercio di Palermo, ecco che si crea il nuovo spazio talebano, in cui il mullah Tra-vahglio esplode pallettoni in nome e per conto di Osama Di Pietroh. Schifani non ci sta. Annuncia querele per «l’azione altamente diffamatoria per il presidente del Senato». Si morde la lingua per non poter strillare la sua, visto l’incarico super-partes. E ci soffre non poco. Anche perché tra le sue carte restano assieme alle minacce mafiose («Ti faremo saltare in aria» gli scrissero, condannandolo a un paio d’anni di scorta rigida) dichiarazioni di stima di molti presidenti dell’Antimafia, di parenti di vittime di Cosa Nostra. E persino di Giancarlo Caselli che ricordò come, in presenza del rischio di scarcerazione di pericolosi criminali, si attivò con il mondo politico segnalando la cosa anche al senatore Schifani «che subito si attivò efficacemente». Ma anche questo Travaglio, che è uomo d’onore, non l’ha detto.
Alessandro M. Caprettini
Scusate, ma quando il post sul caso Schiafani è diventato un post sulla carriera del Sign. Facci? Premesso che non lo ami come giornalista(soprattutto per i modi) la questione è un’ altra.
I problemi che qualcuno vorrei mi spiegasse sono:
1)Perchè si è risentito il mondo politico e dell’ informazione a causa di un giornalista che ha detto delle cose vere? Anche ammettendo che siano irrilevanti, ognuno ha il diritto di affermare cose insignificanti, purchè vere. La rilevanza delle affermazioni coinvolgono il giudizio sul giornalista, non la leggittimità di affermare o meno certe cose.
2)Le valutazioni politiche sono ben diverse da quelle giudiziarie. Non è reato aver conosciuto persone che tempo dopo saranno condannate per mafia, ma comportano responsabilità politiche rilevanti, è una di quelle cose che, a mio modesto avviso, dovrebbero bloccare la strada a chi vuole candidarsi all’ incarico di Presidente di una camera.
3)L’ opposizione si è schierata con Schifani. E’ una “sinistra” per la prima volta responsabile, o non fa comodo a nessuno un’ informazione di questo tipo?
In attesa di sentire l’ interessato(l’ intervento al TG1 era ben poca cosa)
Ma qualcuno si è accorto che Facci, per essere un “giornalista” a quanto pare scrive “perché” con l’accento grave invece che con quello acuto?!? (Vedasi intervento dello stesso, qui sopra.)
Grazie MJ, sei impagabile, davvero. Grazie della tua pazienza e precisione, grazie di non lasciar passare inosservata nessuna menzogna e nessuna mistificazione che viene scritta qui.
Ora avrei una piccola curiosita’ che non sono riuscito a soddisfare da solo, se qualcuno puo’ e volesse aiutarmi e’ questa:
bene, la condanna e’ avvenuta 18 anni dopo il 1979, ma la societa’ e’ restata attiva solo nel 1979? Quando e’ stata sciolta?
E poi: ok, la condanna e’ arrivata 18 anni dopo, ma il processo di primo grado quando e’ iniziato? E a quali anni si riferivano i reati commessi?
Grazie a chi volesse darmi notizie.
OGNI RIFERIMENTO A FATTI REALMENTE ACCADUTI A PERSONE O COSE DEL SEGUENTE RACCONTO E’ PURAMENTE IMMAGGINATO E CASUALE. FATTI E PERSONE SONO TOTALMENTE INVENTATI COME INVENTATI E MAI PENSATI SONO I PENSIERI DEL PERSONAGGIO IMMAGINARIO DESCRITTO E CHE NON FA PARTE DELL’IMMAGINARIO DI UN PERSONAGGIO IMMAGINATO E MAI REALMENTE ESISTITO, FORSE NEANCHE MAI SOGNATO DA ALCUN PERSONAGGIO IMMAGINARIO. IL SEGUENTE POST VIENE INSERITO QUI PER PURO CASO COME PER PURO CASO VIENE IMMAGINATO UN PERSONAGGIO IMMAGINARIO LA CUI IMMAGINE NON ESISTE E NON AVREBBE NEANCHE IL SENSO DI ESISTERE, COME NEANCHE I SUOI STESSI PERNSIERI IMMAGINARI E COME TALI FORSE,INUTILI. QUELLO CHE SEGUE DUNQUE, E’ IL RACCONTO DI UN PERSONAGGIO IMMAGINARIO, NEANCHE SOMIGLIANTE A ME.
Un giorno me svejo, me specchio e nun c’è nissuno. ma propio nissuno. manco l’ombra. So arivato a quell’età che la barba me cresce dalla sera alla matina e se va avanti così,bella ciao, ariva quella cosa, come la chiameno quelli che curano i matti? me sembra “depressione”.
No, no devo fa quarche cosa. Io le pinnole mica me e prenno. Io so uno che n’somma, si vojo di, pur’io c’ho na capoccia e che capoccia. E poi buttame via vojo di, m’bel ragazzetto, che me voi di. Me so fatto pure sti capelli da Gian Luidavi (n’me ricordo come se chiama sto parrucchiere giovane…ma sta n’quella piazza co’ quello c’hanno bruciato a roma, si quello che la chiesa, si vabbè mo’ nun me’ o’ ricordo)
Che poi nun è che n’ho provato perchè vojo di ma che te lo ‘mmaggini se ariva uno che poi vo comannà da vero? pensa che palle.
Io c’ho provato a frequentà quelli communisti, lì ma sempre co’ sta politica, politica e poi aho’, te mettono n’mezzo, te chiedono se quel libbbro l’hai letto e se nun l’hai letto te guardano come se t’avessi magnato er gatto. Figurate na’ vorta so’ dovuto annà pure ar Pigneto che vojo di, er Pigneto ma che sei scemo??? Io nun c’ho nulla coi quelli negri però vojo di, c’è un limite a tutto.
Io c’ho provato a cambiare tajo de capelli, ad avecce quell’aspetto da intelletuale che fa’ tanto giovane e magari pure der PD dei giovani. Ma daa’qa parte non c’è più posto, ce ne sono tanti e poi mica vojo di se sanno vestì. Figurate poi me tocca difenne o spilungone e si,a ciccio, poi chi rimorchia più….beato te.
Mi padre fa’ l’idraulico e chiamame cojone che nun lo vojo fa. Mi madre me dice “ma figjo mio vai a risponne ar telefono’. Eh si che a vicina mia se arza a matina all’arba e manco i boni pasto je danno. Io, Io c’ho na capoccia, mica posso fa sti lavori che i sindacati e poi ma che davero davero? Ar 187 o in Antessia ce vai tu e tutta a famija tua che io c’ho da pensà.
Perchè io c’ho dei pensieri. E mica so da buttà via.
Nun me rimane che annà contocorente, pensà strano, che se io te sputo me n’cazzo perchè te sai n’cazzato che t’ho sputato. Vojo di, questo è un pensieri vero. Nun so se m’hai capito. Questo me riesce bene perchè io non ho avuto gnente dalla vita e loro c’hanno un sacco de cose. E poi a me, parliamoci chiaro, a me nun me ne po’ frega de meno, a me me piace la maghina e quelli che c’hanno la maghina che spigne, a me me piace che quelli doo spettacolo me ‘nvitano. Me chiedono l’autografo pure a me. Perchè io c’ho dei pensieri e mica so’ da buttà. E mica me metto quell’anelli come quello che dice che fa er fotografo, io c’ho n’educazione e me so pure vesti’.
I so firmato ciccio mio. Dalla testa ai piedi ma so’nsignore perchè mica se vede: s’antuisce.
Famme pensà. L’abbborto quarcuno o difenne. Gli an’quisiti sono pure troppi e puro troppo difesi, i cannoli siciliani non je ne po’ fregà de meno a nissuno e poi mica me chiameno totò. E poi a me i cannoli manco me piaciono.
Che se po’ fa’? Sai che faccio, c’è quello che se conserva tutti i giornali e poi va alla televisione e dice che sa’ tutto lui. Mo vojo di no, ma quanto cazzo ce deve avè grande la casa pe’ tenesse tutti sti giornali? allora o’ vedi che fa er communista e poi c’ha pure la casa grande. A me ste cose nun me piaciono e lo devono da sapè tutti che c’ha la casa grande.
E quell’antro? Ariva e dice: mannamo tutti affanculo. A ciccio??? e che io nun so bono de fa la stessa cosa? tu ce fai quattro mijoni de euro per mannà affanculo la gente e che nun so bono pure io per la metà de la metà de la metà dei sordi? A ciccio, mo t’ascrivo pure su quer blogghe che a cicciooooo, me somprato er compiute dell’apppe e puro l’ipodde. A ciccciooo!!!!
M’bell’articolo te scrivo, vado sur blogghe de quello, come se chiama… vabbè n’somma quello m’po comunnista m’po no, e ce scrivo. Che quello secondo me è ‘nfico, m’paraculo da gnente.
Mo me metto a scrive, m’bell’articolo su quello che fa tanto er comunista e sc’ha a villa ar mare che na vorta l’ho visto a Sabbaudia cor gommone! Vojo di mica na bagnarola, n’150 cavalli c’aveva sto fijo de na…. mo lo scrivo e ce scrivo pure, che m’hanno dato a bolletta de quello la’ dell’enel che sto paraculo fa quattro mijoni e te viè addì che devi risparmià… ma arisparmia te a teatro, nun c’hannà che così tutte quelle luci e tieni spente! A paraculo, mo ce penso io.
Mo c’ho da fa però che m’hanno chiamato a’televisione che devo n’ha parlà. Mica da deeefilippi voi di ma dove parleno quelli seri, co’ Sartoro quer communista che pijà, pure quello, n’sacco de srodi che poi ce vado forse pure a cena.
Ciao belli, s’abbecano a prossima
Ieri sera, tanto per cambiare, Matrix ha dedicato l’apertura della puntata a Beppe Grillo.
Un fatto irrilevante, circa un suo invito presso un’università, un equivoco di base per il quale alla fine nessuno ha saputo spiegare chi avesse invitato il comico genovese e soprattutto per quale motivo e per dire cosa, diventato un caso cui dedicare la puntata, tipo Garlasco o Cogne.
Tant’è che per dare risalto ad un semplice malinteso di cui Grillo è stato vittima, il padrone di casa ha risfoderato, dopo una sola settimana, i nuovi Totò e Peppino del palinsesto Mediaset in funzione antigrillo, inscindibili quando si tratta di dare addosso al comico genovese e cioè della premiata coppia Facci-Gasparri.
Altri ospiti Barbacetto, DiPietro ed un professore dell’università di cui sopra.
Ma veniamo al divertente:
dopo il servizio su Grillo (che evito di riproporre, basta andare su youtube) l’intervento in merito di Gasparri è stato degno del suo Q.I. quello per i quali Marcorè ed altri comici satirici alla Crozza, vanno a nozze.
Non aveva capito nulla ma, a differenza della scorsa settimana, le telecamere non l’hanno immortalato mentre si addormentava (o forse era la sua vera espressione).
Non aveva capito che il professore in studio era “il ragazzo che ha contestato Grillo all’università”.
Un intervento alla Gasparri insomma, seguendo il suo unico schema di ragionamento, nel quale, gira e rigira, si finisce sempre al “dato di fatto e cioè che abbiamo vinto le elezioni”.
Facci, del quale tutto si può dire tranne che non sia intelligente e colto, almeno più di me, (al quale, umilmente, consiglio di rifiutarsi di ripresentarsi al fianco di Gasparri) ha fatto il suo dovere, parlare male di Grillo e vabbè, “brilla della sua luce” ormai (di Grillo), cercava di interrompere DiPietro con un intervento da checca isterica all’urlo di “basta ! basta !”, appena l’ex ministro osava parlare di Europa7, parlava di corda in casa dell’impiccato, insomma.
Una puntata che è proseguita sulle dichiarazioni di Travaglio e dalla quale non è emerso nulla con Barbacetto DiPietro da un lato e Facci-Gasparri dall’altra.
Una puntata inutile, insomma, che non fa cambiare idea a nessuno e che non è servita a niente, tranne conferme su taluni.
La fortuna è che, andando in onda in ottava serata, i miei figli stavano già dormendo e non hanno corso il rischio di incubi dopo aver visto Gasparri.
MJ… emmh… non so come dirtelo… ma il brano che hai pubblicato sopra… non è tratto dal libro di Lirio Abbate… Sono io che scrivo ciò che ho appreso da quel libro… diciamo che è una testimonianza de relato, ma è fedele, lo giuro…
Travaglio, Travaglio e ancora Travaglio.
Povero Marco!!!
Perchè ce l’avete così tanto con lui?
Ha vivacizzato la nostra politica stanca e monotona ed è diventato un divo dell’informazione.
Bravo. Bene.
E ora in tanti a crocifiggerlo dopo aver tentato inutilmente di diventare suoi alleati o soci.
Non sarà tutta invidia repressa?
Lasciatelo in pace e soprattutto lasciategli fare il suo mestiere, che sa fare bene e con tanto impegno. Altrimenti ritorniamo nella monotonia del “politicamente corretto” che uccide l’informazione e rende tanti praticanti della carta stampata e dei media dei semplici impiegati della Casta.
Forza Marco. Non ti scoraggiare.
Ok, Freccia. Si sarebbe visto se avessi messo il link al tuo sito ma ho preferito non farlo.
temevi che mi potessero querelare? Comunque nessun problema, è che pensavo tu credessi di star pubblicando una citazione da “i complici”, tutto qua, era solo per precisione, e per evitarti facili obiezioni.
No, Freccia, che querela..:)Oddio, vero che qui volano accuse di querele come niente.
Semplicemente, dato che ho qualche ” interesse ” nel tuo sito, volevo evitare accuse di conflitto di interessi. Cioè, di spam.
( ero indecisa se fosse una citazione testuale o memoriale, perchè mi sembrava strano che ti fossi preso la briga di copiare tutto…nel dubbio mi sono fidata di te, perchè puoi sbagliare ma se ti si fa notare lo sbaglio rettifichi…)
Scus, ma se nel form di registrazione per commentare qui, c’è una stringa dove indicare indirizzo blog/sito web, non credo che sia spam inserirvi una url… comunque, apposto, tornando al merito della questione, quel che sembra folle è che uno possa essere accusato di aver semplicemente detto la verità in pubblico. Sarei curioso di sapere se Schifani prima ancora di Travaglio abbia querelato Mandalà…