Sul Venerdì di Repubblica di ieri un articolo di Giancarlo Mola sul fenomeno dei blog che, per quanto riguarda il finale, ha inevitabilmente già iniziato a far discutere. Il pezzo è trascritto più sotto e, nella versione cartacea, è corredato dalle recensioni dei libri “Weblog Personal Publishing” di Maurizio Dovigi, “Mondo Blog” di La Pizia e “Diario di una blogger” di Francesca Mazzucato; dalle schede di Wittgenstein, Macchianera e Dagospia in apertura; da Drudge Report, Quintostato, Claudio Sabelli Fioretti, Andrew Sullivan, Selvaggia Lucarelli e Nonsense Blog per la categoria “Quelli già affermati”; e da Onesti piaceri, Blogmatic Cafè, Margherita’s Blog, Grandi risate, Trashology (Tommaso Labranca) e Provocazioni (Brontolo), classificati come “Anonimi in ascesa”. Clicca qui per vedere l’immagine dell’articolo o su “Continua“ per leggerlo tutto.
Aggiornabili ovunque, facili, economici: i «diari» web hanno fatto boom. Ecco i più cliccati. E come creare il proprio
Bastano cinque minuti per smettere i panni del navigatore e indossare quelli del blogger, per migrare dall’universo web alla nuova galassia della blogosfera. Cinque minuti, nessuna competenza informatica e, soprattutto, nessun costo. Tre ingredienti che spiegano meglio di ogni teoria il boom dei cosiddetti blog (parola inglese che deriva dalla crasi di web e log, e che letteralmente significa diario di bordo in rete). Il fenomeno ha conquistato impiegati di banca e scrittori, opinionisti e casalinghe di tutto il mondo. Ed è esploso anche in Italia, dove stime molto caute parlano di quindicimila blog, creati quasi esclusivamente negli ultimi sei mesi. In estrema sintesi, quindicimila siti personali in cui si va dal diario vero e proprio, aggiornato in tempo reale, a spazi a tema dove si parla di attaulità, di musica, dove si raccontano barzellette e molto altro.
La storia, in realtà, comincia nell’agosto ’99, quando due giovani di San Francisco non ancora trentenni, Evan Williams e Meg Hourihan, hanno l’intuizione giusta. La domanda che si erano posti è la seguente: perché i siti fai-da-te, che esistono da anni, sono così pochi e così brutti? In effetti la rete avrebbe dovuto consentire un gran fiorire di siti personali, ma non è andata così. Ed ecco la risposta che i due si sono dati: per costruirsi un sito occorrono competenze tecniche e gusto estetico, capacità che non sono alla portata di tutti (e che, se richieste ad altri, hanno un costo). Bisogna spianare la strada, semplificare, dicono i due. Che immediatamente (attraverso la loro società, la Pyra Labs) creano Blogger, il primo sistema editoriale per blog del mondo e si preparano ad un successo che andrà decisamente ben oltre le loro più rosee aspettative.
Oggi infatti varare un blog su Internet è facilissimo. Due minuti per registrarsi, gratuitamente, a uno dei numerosi servizi presenti in rete: in italiano c’è per esempio Splinder (www.splinder.it), ma la scelta è vasta e comprende anche Blogspot (www.blogspot.com), la piattaforma di Blogger. Un minuto per decidere quale sarà il proprio indirizzo web: per esempio, www.giuliorossi.splinder.it o www.annabianchi.blogspot.com. Altri due minuti per selezionare la grafica della pagine (ci sono centinaia di modelli, o templates, a disposizione). Cinque minuti, appunto, e il gioco è fatto.
Sullo schermo del computer vi comparirà una schermata, simile a quella di un programma di scrittura, che adesso spetta a voi compilare come meglio credete: si digita il testo, il titolo, si inseriscono eventuali link ad altri siti, si clicca su un pulsante di invio e il messaggio (o post, nel gergo dei blogger) è in rete, finalmente leggibile in tutto il cyberspazio.
I successivi aggiornamenti saranno impaginati automaticamente dal sistema editoriale secondo una logica elementare: il messaggio nuovo in testa, quello vecchio a seguire, con un archivio organizzato, a scelta, per giorno, per settimana o per mese.
Se le funzioni base sono uguali per tutti, i dettagli cambiano da servizio a servizio. E così, per esempio, Splinder permette ai lettori di blog di commentare pubblicamente i messaggi inviati, creando quasi una comunità, ma non consente di avere un proprio dominio (tipo www.giuliorossi.it).
Al contrario, con Blogspot i post non sono commentabili (a meno che non si utilizzi una versione a pagamento di Blogger) ma si può invece ottenere senza problemi un dominio personale.
E poi: alcune piattaforme danno la possibilità di inserire immagini, altre ancora si riservano di piazzare sul sito dell’utente i propri banner pubblicitari. Prima di scegliere un servizio, quindi, è opportuno fare mente locale sulle proprie esigenze e necessità.
Resta un ultimo dettaglio. Cosa ci si scrive, nel blog? Quello che si desidera, naturalmente: racconti erotici, ricette di cucina, resoconti di viaggio, appunti di un corso universitario, una selezione delle notizie del giorno. C’è di tutto e di più, nella blogosfera. E questo comincia a diventare un problema. «In giro si vede tanta, troppa fuffa, come amiamo dire», spiega Walter Molino, co-fondatore di Quintostato, uno dei più popolari blog italiani. «Ma il processo di selezione è già iniziato. I blog che hanno come unici lettori i propri autori sono destinati a scomparire. Resteranno quelli che da strumento di narcisismo sapranno diventare mezzo di aggregazione di interessi e di comunicazione di contenuti intelligenti. Anche in questo caso, insomma, i migliori».
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Molaaaa! Ti sei scordato personalitàconfusa. E’ lei la vera blogstar! Dà una pista a tutti, ma proprio a tutti!
Domenica mattina In chiesa consegneranno uno speciale intitolato. “Rapporto tra Blog e confessione” Qualcuno me ne prenda una copia grazie
non aggiorno piu’ con frequenza il mio weblog personale. un po’ perche’ nauseato dalla miriade di blog che aprono con mille velleita’ di essere unici ed esclusivi, un po’ perche’ nauseato da tutto il parlare che si sta facendo in questo periodo di weblog.. di chi e’ piu’ bravo a scrivere o meno, di chi ha piu’ o meno competenza per farlo, di chi si sente in diritto di essere il portavoce di un fenomeno. Squallido. Il weblog e’ di tutti. Riconosco misero il fatto di doverli per forza ricondurre a correnti politiche, a faziosita’ giornalistiche o libraie (in compenso credo proprio che il libro della pizia lo comprero’ volentieri). E lo ammetto pure. Questa democraticita’ che e’ insita nello strumento ora che lo strumento e’ diventato qualcosa di noto, un po’ mi infastidisce. Mi toglie quella prerogativa di esclusivita’ che da sempre cerco a contraddistinguermi. Sono nato nel 72, ma con internet quando per voi 1984 significava solo George Orwell e non il primo Macintosh (ed io ne fui uno dei primi ad averlo..).. io ci sono cresciuto (era il 1987.. bbs e mosaic a voi non dicono troppo immagino..). Mi e’ sempre piaciuto essere first mover di cio’ che accadeva su internet prima che l’accadimento diventasse fenomeno di “massa”. Vale sul web come vale nel mio privato. Essere sempre avanti. Annusare l’onda quando ancora e’ lontana dalla spiaggia. Quando arriva vicina alla spiaggia il brusio di troppi bagnanti mi infastidisce. Non per questo smetto. Ho trovato una vena alternativa all’uso che si puo’ fare del weblog senza sentire il bisogno di partecipare a conferenze o a lobby che lo spieghino alle masse. Il weblog dedicato allo shopping ne e’ il primo risultato. In Italia da settembre a natale il fenomeno del commercio elettronico finalmente esplodera’ in qualcosa di concreto. L’onda la annuso da un bel po’, e anche questa e’ pronta per essere gremita e caricata di internauti che strisceranno le proprie carte di credito o prepagate o contrassegni alla ricerca dell’occasione. E su internet, una volta che si comprende come si possa riporre fiducia nell’acquisto (piu’ di quanta se ne possa avere nel lasciare al cameriere del ristorante la propria carta di credito) di prodotti on line, prevarra’ la filosofia del prezzo. Gia’. Il prezzo. Sempre piu’ basso che in negozio, sempre piu’ conveniente da cercare con un click che non a girare tra mille vetrine reali. Vi aspettero’ al varco come consumatori.. e gia’ vi accolgo con simpatia quando giungete su costameno.splinder.it e poi mi domandate. Commesso di un negozio senza prodotti o vetrine. Attendo al varco anche la stampa, ma quella sapro’ accoglierla personalmente affinche’ sappia essere sincera e non faziosa nell’informare tramite i media. Continuate a disquisire di weblog. io intanto ne faccio proficuo uso sotto altre forme. La cosa triste? che il mio io non collima con nessuna recensione fatta al fenomeno, e a mio parere nemmeno il fenomeno collima con la visione dei giornalisti. squallidissimo.
thomas
>>>In Italia da settembre a natale il fenomeno del commercio elettronico finalmente esplodera’ in qualcosa di concreto.
piacerebbe tanto anche a me, ma e’ dal 1998 che lo sento dire ogni anno
Eccheppalle, ‘sti guru, giacobini nel midollo (anche se multimediali) e subito pronti a ghigliottinare la “fuffa” in nome dei loro ideali. Ma ci facciano il piacere. Viva la fuffa. Lasciateci bloggare in pace.
grazie a loro per la citazione e grazie anche a te per il link all’articolo! :)