A volte ci ripenso, come fanno i cornuti. All’inizio di marzo la lista dei peccati da confessare è stata ufficialmente ampliata ed aggiornata dal Vaticano oltre il tradizionale decalogo. Tra i nuovi peccati moderni elencati nel documento “Le nuove forme del peccato sociale” commentato Sull’Osservatore Romano dal vescovo reggente della Penitenzieria vaticana Gianfranco Girotti, spiccano i danni all’ecologia, lo spaccio e il consumo di droga, il fare esperimenti sulla vita, ma anche il causare ingiustizie sociali ed economiche per cui “i più poveri diventano sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi”. Finalmente diventa un peccato riconosciuto anche non saldare la fattura di un libero professionista.
Un nuovo smacco alla Confindustria che, da sempre,
protegge l’impunità e l’immoralità delle aziende padronali a conduzione
familiare (praticamente quasi tutte), i peggiori pagatori d’Italia in
assoluto. Dopo le sanzioni previste dalla legge per la sicurezza sul
lavoro, arrivano le sanzioni del Vaticano. Ma queste ultime
assomigliano di più a un condono che ad una pena, visto che dopo la
confessione c’è sempre l’indulgenza. Riusciranno le ammonizioni dei
preti a far presa almeno sui padroncini ultra cattolici dell’operoso
Nord, motori economici dell’Italia furbacchiotta? Oppure l’istituto del
perdono scatenerà un’ondata di fatture non onorate? E a Sud, dove non
si paga per il semplice fatto che il lavoro proprio non c’è, cosa
accadrà? In attesa che il
nuovo governo ridia impulso alle libere professioni rendendole più
libere dalle ingiustizie, in attesa che vengano eliminati gli studi di
settore e le gabelle fondate su “presunzioni di reddito” (il fisco
presume che i free lance abbiano incassato, allo stesso modo in cui i
free lance presumono di essere pagati), soprattutto in attesa che
diventi documento legale la fattura e sia obbligatorio un ordine di
lavoro scritto per qualsiasi prestazione, sogniamo un Paese diverso in
cui i datori di lavoro – non solo i prestatori d’opera – si assumano le
loro responsabilità e paghino quando c’è da pagare. In tutti i sensi.
repetita juvant
detto ciò, la cosa, il non onorare le fatture, dal mio punto di vista di lavoratore dipendente, per quanto nota, rimane allucinante. Un Paese, e la relativa economia, basato sulla truffa consapevole, reiterata, sistematica.
Il non onorare le fatture è la punta di un iceberg fatto di pagamenti a 30/60/90/120 fine mese, assegni postdatati o con quindici girate, e di tutta una serie di pratiche (e parliamo solo di quelle legali) che fuori dai nostri confini sono sconosciute…
Fuori dai nostri confini ci sono un sacco di pazzi che arrivano a darti perfino un anticipo prima che si inizi a lavorare. No, no, meglio restare qua. A proposito, avete sentito Uòlter? Che dice? E Padoa, come sta? Quando Schioppa?