Lo si dica, senza che i compagni del «nucleo armato terroristico» si tirino indietro: per potenza stilistica, per brillantezza, per estro, per l’irriproducibile capacità – nel mondo del riproducibile – di equilibrarsi tra realtà e mondo onirico, per tutto questo e per altro che non ha parole nel mondo del conoscibile, Il liberismo ha i giorni contati dei Baustelle ricorda Diego Armando Maradona: robe così ti capitano davanti una volta ogni secolo.
Ben inteso, è un volo pindarico, il mio, che non regge alla storia: Dio è Morto di Guccini – capolavoro, per carità – cinque anni fa dette identica e frodante
sensazione, ma a diciott’anni s’è stupidi davvero e non si dovrebbe avere la
patente a quell’età.
Si dica anche che se Dio è morto «nelle auto prese a rate», «nei miti
dell’estate» e – fuori concorso – «nei mercatini di Natale trentini», niente di meno ha l’«inevitabile catastrofe» che una donna sente «nella puttana
che le si siede a fianco», «nel tizio stanco», «nella sua borsa di Dior»,
«nei sacchi dei cinesi», «nei giorni spesi al centro commerciale», «nel
sesso orale», «nel suo non eccitarla più», «nei titoli di coda nella Casa e
nella Libertà».
Fino a ieri – a diciott’anni s’è stupidi davvero – ero pronto a
sancire con decreto la manifesta
superiorità della cultura musicale dell’Italia Centrale (su quella mondiale, mica cazzi). Eddaje:
Bandito senza tempo dei Gang e, con azzardo, pure la cattiva Piccola Borghesia di Lolli, sono prove scientifiche. Avessi
tolto De André e Gaber, e giusto qualcosa qua e là, un io so’ io e voi nun siete un cazzo avrebbe calzato, però detto con la voce di Sordi che sennò non rende.
Ma a diciott’anni anni s’è stupidi davvero, e forse a ventitré si migliora, chi lo sa. L’orizzonte
di K.D. – ad intendere la lungimiranza tipica solo dei sondaggi demoscopici di Klaus
Davi – potrebbe sostenermi.
Che poi uno, ad ogni buon conto, dai diciott’anni anni in su non può stare sempre con il pugno
chiuso e Lolli nel giradischi: è un fatto di circolazione, chiedete a
un medico se non vi fidate. Allora può capitare d’aprire quel pugno,
giusto il tempo d’accarezzare un volto femminile, di Donna. Con Ojala di Silvio Rodríguez nel giradischi, che
su Autogrill c’è un graffio.
Dico: Il liberismo ha i giorni contati dei Baustelle è una della
canzoni più belle mai scritte, facciamo dall’anno-zero ad oggi, un capolavoro che regge al confronto con le più
personali culture musicali, ancorché decenti. Ma bastava anche il non
dirlo, che tanto si capiva.
*
update: leggo solo adesso che i Baustelle sono, guarda caso, di Montepulciano. Non so perché ma li facevo milanesi: di qui i dubbi sulla superiorità della cultura musicale dell’Italia Centrale. Ritrovata certezza.
Stavo per scrivere la medesima cosa.
Levateje er vino
vero.
Rhum, Zoro, rhum.
Vabbè, vino o rhum, qualcosa è stato.
Ad ogni modo, per tenere i riferimenti calcistici, ritengo i Baustelle sì e no accostabili ad una finta di Cassetti, ma non subito, tra qualche anno. Ci tengo a precisare che il pezzo in questione non l’ho ascoltato.
Zoro, ammazza che bastardata. Pensavo che concedessi almeno una punizione di Kolarov.
Diderot: cos’è vero? Troppo rhum io o troppo rhum pure te?
Si è scritto di molto e di molto meglio in giro per la rete su Amen in questi giorni. Tipo qui: http://www.slipperypond.co.uk/archivi/post529
Io lo trovo semplicemente geniale: fare un sacco di soldi grazie al libero mercato, mentre se ne canta la presunta negatività.
troppo rhum pure io, forse.
il liberismo ha i giorni cantati
La tipica parabola dello hype pop. Capolavori devastanti a getto continuo, le più belle canzoni mai scritte come se piovesse. Poi, per fortuna, bastano una dozzina di ascolti a sfrantumarti i maroni e a riportare il tutto nella più consona dimensione del consumo nevrotico (la spietata scansione capolavoro-orgasmo-saturazione-horror vacui-rimozione-nuovo capolavoro etc).
In questo il mercato musicale è analogo a quello di altre tipologie merceologiche, tipo le creme antirughe e gli sgrassatori
come al solito si confondono strategie di mercato con i gusti personali e l’io so’io e voi nun siete un cazzo vale per tutti.
murmur in ogni caso ha ragione, è tradire un’idea fare musica perché la gente la possa ascoltare. è mai possibile che nessuno abbia detto ai baustelle di suonare peggio, fare qualche rutto mentre cantavano, chiudersi in una stanza e solo allora cantare contro il libero mercato.
“L’Uomo Ragno mi ha tirato un polso. Si è spezzato l’osso”
Il Giornale per cui scrive l’esimio Filippo Facci ha definito i Baustelle: “atei devoti”
Credo che questo basti per lasciare il loro cd sugli scaffali della Coop Adriatica…
Pinostizzo,
sei tu quel clamoroso incrocio di Lucio Dalla e John Lennon nel video?
Se affermativo, complimenti vivi.
Minchia, anch’io ho presagi di morte in metropolitana, al supermercato e quando striscio il badge..nonchè quando perdo tempo su siti in decadenza come questo. Maledetto peak oil!
Gran pezzo! :-D
ma come mai i baustelle riescono a far parlare così tanto di loro, ovunque? comunque l’album è più che bello.
A me non piacciono per niente.
Inspeigabile successo.
Esprimo gradimento per Al Bano e Cotugno, piuttosto.
I Baustelle fanno letteralmente cagare
La critica morale rivolta all’artista è uno degli argomenti più ipocriti che esistano.
L’ultimo artista indipendente fu Baudelaire.
Figuratevi quanti stronzi si sono pigliati i sordi senza essere un minimo coerenti. Mica sono dei preti.
O qualcuno crede che agli artisti non piacciano le vacanze al mare quanto ad un qualsiasi altro cristiano?
oddio mollo macchianera per un fine settimana e ti trovo i Baustelle — vi amo tutti, è brutto è bello io non lo soooo