Hanno sempre fatto la cosa giusta al
momento giusto.
A vent’anni erano in pari con gli
esami, il sabato pomeriggio portavano i figli della sorella al cinema
e l’estate giravano l’Europa con l’InterRail, due amiche e il
fidanzato.
La prima volta l’avevano fatto con il
ragazzo giusto nel posto giusto, era successo un fine settimana nel
quale avevano avuto l’appartamento dei genitori libero e dopo il
sesso avevano trascorso il resto del pomeriggio a letto a pianificare
il loro futuro scherzando sul nome che avrebbero voluto dare ai loro
bambini.
Non fumavano, non bevevano e
sostanzialmente non trombavano neanche, loro facevano solo l’amore e
prendevano tutte le precauzioni del caso per non correre il rischio
di una gravidanza indesiderata. Adoravano i bambini e i film
d’autore, sfornavano torte salate e sentenze definitive su ogni cosa.
Avevano appena finito di rileggere “Lettera a un bambino mai nato”
della Fallaci.
A trenta avevano già una
carriera avviata, un marito impalmato con una cerimonia le cui tracce
fotografiche sono ancora visibili per tutto l’appartamento e due
splendidi bambini nati a distanza di non più di un anno l’uno
dall’altro. Madri, mogli e lavoratrici modello, avevano divorato
manuali su manuali di pedagogia, avevano rinunciato al terzo figlio
perché i bambini sono un bell’impegno e una cosa è fare
la zia il sabato e un’altra fare la madre tutti i giorni che se non
hai figli non puoi capire, e per Natale avevano regalato ai figli una
coppia di criceti e una di fratellini del terzo mondo adottati a
distanza.
A quaranta le ritrovi all’Happy Hour in
compagnia di uno di trenta, vestite come se ne avessero venti mentre
dei figli che tanto ne hanno dieci, non vogliono neanche sentir
parlare. Ti raccontano che finalmente si sentono veramente libere e
che adesso vogliono godersi la vita che di solito significa che
vogliono darla a chiunque sia disposto a prenderla.
Bevono, fumano e non farciscono più
le torte con la crema ma i discorsi con i doppi sensi. Vanno in
palestra tre volte alla settimana e il preservativo lo porterà
il qualsiasi lui di turno perché almeno a quello ci penseranno
loro.
Ma la cosa peggiore è che
adesso, ti spiegano, vogliono pensare solo a se stesse.
E lunedì mattina dovranno
ricoverarsi in ospedale per interrompere una gravidanza.
Brutta cosa le “cougar” nostrane. Almeno quelle straniere i preservativi se li portano ;-)
I woke up this morning, my babe was gone… (Alvin Lee, e non solo lui)
quante ne conosco!
da brividi
Sai una cosa, vis…
anche a me capita di guardare le persone di oggi come erano una volta. Sbaglio, mi faccio del male, ma è il solo metodo che conosco per raggiungere “l’esatta misura”.
Forse lo si fa anche di me. E mi fa piacere.
Ma come siamo severi a giudicare le vite degli altri! A venti era così, a trenta colà e ora vedi? Ma vedi cosa? Ognuno di noi si arrabatta come può tra difficoltà, tante, e soddisfazioni, poche, e tante vie di fuga per mantenerci vivi. Non basta che ci preoccupiamo della nostra di vita, dobbiamo proprio sfruttare le esperienze altrui per sentirci migliori?
Ma che cazzo dici? Forse è autobiografico?
Che esseri disdicevoli, cosi farciti di contraddizioni. Disgustosamente egoisti.
Esattamente questi bar, dove si trovano?
xELFI
Io ho interpretato il post di VIS così “occhio a non godersi la gioventù, a non usarla anche per conoscersi, per capire cosa realmente si vuole per se stessi. A volte è meglio fare qualche errore che fare meccanicamente quelli che altri si aspettano da noi”.
Sarà che oggi sono ottimista. Un saluto.
Stefano, sono d’accordo con la tua interpretazione. Personalmente poi la gioventù me la godo anche ora che di anni ne ho quasi trenta. Ma non c’è una ricetta da seguire che ti salva dagli “errori”. Non possiamo evitare le difficoltà, possiamo solo affrontarle. E ognuno lo fa come può. Lo cantava pure la Caselli 40 anni fa…
Sarà che i nostri errori, compiuti più o meno consapevolmente, non ci impediscono di vedere comunque quelli degli altri.
ok, conosco il tipo ed è una tipologia in forte crescita. ti dirò di più, ci sono coetanee mie (27) che confrontandosi con le “aperte” 16enni di oggi già si sentono passate e per questo cercano disperatamente di recuperare il tempo andato con risultati risibili. quello che mi sfugge è il significato del finale perchè per come lo vedo io è una condanna anche se non esplicita di tali comportamenti. questo sarebbe anche condivisibile da parte mia ed è questo che mi pare strano. mi manca qualche passaggio?
Ove, il post è speculare al precedente sullo stesso tema e non credo ti manchi niente.
Nessuno è perfetto, neanche le donne convinte di esserlo fino a quando si scoprono molto più imperfette di altre.
ma stai parlando di me? :D
fatemi capire
la crisi dei quarantenni maschi va bene, è accettabile socialmente e blabla, quella delle quarantenni donne perché no?
(banalità per banalità)