Dal volantino al depliant

Ho incontrato un caro amico.
No, bè. Uno che era stato un caro amico.
Ci eravamo persi di vista senza un motivo particolare, strade diverse, e via così.
Due anni di liceo classico insieme. Lui era uno di sinistra convinto.
Lo prendevo in giro perchè il sabato pomeriggio lui stava fuori dai cancelli di Mirafiori a mettere tra i tergicristalli delle macchine i volantini per il “Partito appena Rifondato”  che aveva ciclostilato di persona la sera prima, a sue spese.
Ma gli volevo bene: perchè di onesti come lui ne ho trovati pochi.
Credo che si sarebbe tagliato un braccio per me. Vedevamo solo il mondo sotto due preconcetti culturali troppo diversi, ma ci siamo accettati e a volte capiti.
Al liceo l’unica cosa che davvero ci univa era il giudizio sulle ragazze. Si parlava sempre di sesso.
Io poi sono entrato in Seminario per discutere del sesso degli angeli.
Lui si è scritto a Scienze Politiche per discutere del sesso violentatore delle multinazionali sull’economia. Chè il sistema lo si combatte dopo averlo compreso.
Ci fosse stata internet, magari saremmo stati in contatto di più. Ma allora internet e i cellulari erano agli inizi e il Seminario non era proprio un invito alla frequentazione per dei comunisti attivisti.
E adesso l’ho rivisto, quello che era stato mio caro amico.
Vestito vecchio, tentativo di essere elegante.
Spilletta rappresentante un biscione con il fiore in bocca.
Lavora per una banca costruita intorno a te. Mi dice che è una prigione.
Gli avevano promesso che diventando un “family banker” avrebbe avuto la base per ripartire.
E ora mi veniva a chiedere un consiglio. Doveva, come incarico, andare a ritirare alcune carte di credito di clienti risultati insoluti. Tra questi anche suo padre, che aveva firmato il primo dei suoi contratti a provvigione.
Non mette più volantini in bianco e nero ciclostilati tra i tergicristalli. Ora infila eleganti depliant a colori nelle buche delle lettere. Prende appuntamenti per aprire un conto nuovo.
Ne propone uno anche a me.
Lo prendevo affettuosamente in giro quando, anni addietro, mi invitava ai comizi dei suoi compagni.
Ora lo accompagnerei volentieri.
Qualsiasi cosa per ridargli una dignità. Quegli occhi da sognatore che in fondo gli avevo sempre invidiato.

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9 Commenti

  1. Quello che ci frega, noialtri, è la pietà per i pirla. Se la meritano più gli zingari ai semafori dei family banker.

  2. Certo che come storia è tanto da manuale, o da libro di De Carlo (quelli venuti peggio).

    Comunque, il nocciolo e il motore di tanto attivismo erano quei vecchi discorsi sul sesso: per non pensarci, ci si impegna per il mondo.

  3. 17 ottobre sul mio blog:
    La verità è che non so come raccontare l’esperienza che ho vissuto come candidata Family Banker. La verità è che prima di raccontare una simile esperienza, dovrei spiegare il perché sabato mattina ero presso una filiale della Mediolanum ad ascoltare per oltre quattro ore praticamente senza interruzione, un trentacinquenne con riporto e spillina Mediolanum appuntata orgogliosamente sul bavero della giacca. La verità è che di fronte al un filmato di un enorme Ennio Doris che ti illustra i vantaggi di una professione per la quale lui ti offre il bastone e tu gli porti i clienti, io mi sono quasi spaventata. La verità è che dall’ultima fila nella quale ero seduta, i grafici della lavagna assumevano i singolari picchi dei capelli tenuti pettinati con il gel di quasi tutti i candidati presenti.
    E la verità è che di fronte all’eventualità di invitare alla grande festa sponsorizzata Mediolanum tutti coloro che inviterei al mio matrimonio, a me è venuto in mente che mi sono già sposata due volte e che la terza sarebbe stato difficile riuscire a convincere ancora qualcuno a partecipare.
    Se poi come suggeriscono loro dovessi contare sul mio buon nome e la mia rispettabilità per convincere almeno venticinque di loro ad aprire un conto corrente Mediolanum, nella migliore delle ipotesi penserebbero che come minimo gli uomini Mediolanum, tengono il mio cane in pstaggio.
    Perché al di là di tutto, e nel tutto infilateci pure l’obbligo di un abbigliamento “formale” per partecipare ad un incontro di quattro ore nel quale sono loro che cercano di vendere un prodotto a te e non tu cerchi di vendere a loro la tua professionalità, come accidenti potrei mai giustificare a chi mi conosce la scelta non tanto di una professione ma di uno stile di vita che pone Berlusconi come esempio?
    E su questa ultima domanda e ben oltre le quattro ore previste per l’incontro, mi sono alzata e lasciando l’ennesimo questionario in bianco e barrando la casella “no, non intendo proseguire nella selezione” ho consegnato le mie schede al selezionatore, ho gentilmente salutato e me ne sono andata lasciando gli altri dodici aspiranti candidati in completo grigio, alle prese con domande del tipo “lei cosa si aspetta soprattutto da un lavoro?”. Avrei voluto rispondere soprattutto uno stipendio ma poi ho pensato che non ne valeva la pena.

  4. Viss, capisco lo scoramento, ma Mediolanum.
    hai comperato dei Bond?
    Spero fortemente di no.

  5. Pepitol ci sono delle esperienza che nella vita vanno assolutamente fatte per sconfiggere ogni pregiudizio. Ecco ora posso dirti con assoluta certezza che la mia ostilità verso una certa mentalità non è frutto di un pregiudizio ma di un giudizio.
    Ogni tanto mi scappa assolutissimamente di fare certe cose e le faccio (ma non sempre poi le racconto:-)

  6. Hahhahaha, Viscontessa. Una bella esperienza, non c’è che dire.
    Quanto al post, che dire? Da una parte sono indignato per quel commento finale che suona quasi come una soddisfazione: “Qualsiasi cosa per ridargli una dignità.” Parlandone in questo modo, Don Diego, non stai facendo altro che sottolineare la tua coerenza contro la sua sfortuna. Bel modo per “ridargli dignità”. Insomma. la morale che se ne trae non mi piace proprio. Per la trama, scusami, ma ricorda troppo il film di Luchetti “Mio fratello è figlio unico”. Don Diego, come il personaggio interpretato da Germani, dopo il seminario e questa deriva politica a destra forse diventerai finalmente comunista. Hai visto mai che il tuo bisogno di “lottare per gli ultimi” e rodargli dignità non passi per una sana militanza al fianco di Diliberto.

  7. E’ strano come noi esseri umani si accumuli sempre errore su errore, illusione su illusione, sogno su sogno. Sesso, politica, soldi. E quando l’illusione si infrange e ci si sveglia dal sogno ne cerchiamo subito un altro in sostituzione, perchè…non bisogna pensarci.
    Non bisogna pensarci. Ma quanto tempo e delusioni risparmieremmo se ammettessimo semplicemente di avere bisogno dell’infinito.

  8. Quelli che da giovani fanno tanto gli alternativi alla fine sono i primi che vanno a lavorare i banca.
    E’ una frase che mi ha detto mio marito alcuni anni fa quando ci siamo trovati di fronte ad una situazione simile alla tua.

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