Abbiamo venticinque anni, forza. Riabbiamoli, questi vent’anni. Ma abbiamoli adesso con il contratto a progetto e la rata della macchina e l’affitto. Non abbiamoli quando li avevate voi.
Voi li avete avuti negli anni Settanta. I vostri vent’anni hanno avuto un futuro davanti. Cos’abbiamo noi, adesso? Guardateci, dall’alto dei vostri cinquanta e passa. Guardatevi, papà e mamma. Avete risparmiato una vita per darci la possibilità di farcela.
Siamo appena usciti di casa e il mondo vuole già rispedirci indietro. Vuole metterci in castigo in camera nostra. La nostra cameretta di quando eravamo piccoli. Che malinconia, che amarezza. Come dite? Stiamo esagerando era così anche prima?
Allora smettete di sentirvi voi stessi e provate a sentirvi noi, per un attimo. Riconciliatevi con i quarantacinque giri, i batticuori, le contestazioni. Sforzatevi. Non è stata la vostra età migliore, ma tornateci. Riuscite a sentirvi vivi? Vivi e arrabbiati, insicuri, irrisolti come vi sentivate allora, desiderosi di farcela, affamati di qualunque cosa, curiosi, volitivi all’ennesima potenza, pronti a battervi, decisi a spaccare il culo ai passeri?
Guardatevi come eravate giovani. Guardatevi come eravate allora, ma adesso. Lanciatevi in picchiata lungo una strada che dà sulla fine del mese. Altro che sterminati orizzonti: pensate a pagare la bolletta del gas e pensate al figlio che non avrete i soldi né il tempo né il modo di fare.
La verità, cari genitori, cari politici, cara società di adesso, cara classe dirigente, cari adulti e vaccinati, cari sapientoni che non siete altro, è che noi non possiamo pensare al futuro, perché voi non sapete badare al presente. Tra i vostri vent’anni di allora e i nostri di adesso, c’è di mezzo un precipizio. Il salto generazionale, sapete dove ficcarvelo.
Sti cazzi.
io ne ho 27 con muto e contratto formazione e di solito rivolgendomi ai miei e a quelli della loro generazione uso formule quali “voi avete vissuto ben oltre le vostre possibilità per anni indebitandovi/ci sino al collo ed ora ci sfottete pure perchè noi non riusciamo a metterci una pezza”. ma è inutile il pianto, non se ne sono neanche accorti; loro credono solo di essere stati migliori di noi, di essersi meritati tutto perchè loro hanno fatto le battaglie, loro si hanno lavorato, loro mutui non ne hanno mai fatti.. grazie, al c***o.
si. è di uno scontro generazionale che si ha bisogno.
Boh, io però non la farei nemmeno così netta la differenza. Concordo sul fatto che certe cose semplici che si potevano fare una volta (come comprare casa con un mutuo quinquennale, avere due figli con un solo stipendio, mandarli magari all’università) ora diventano missioni impossibili.
Ma anche generalizzare dicendo “voi avete vissuto ben oltre le vostre possibilità” mi pare forte. Le abitudini che ha un impiegato medio di oggi (palestra, cellulare, vacanze in una città diversa dalla sua o da quella dei suoi genitori, uscite in locali il sabato o anche durante la settimana, abbonamenti a sky) i miei genitori nemmeno se li sognavano, soprattutto quando erano emigrati in Germania o al “Nord”. Il che non vuol dire che se smettessimo di avere queste cose potremmo comprarci una casa, ma solo dire che le generazioni precedenti hanno fatto tutto perchè era tutto più facile è una forzatura.
O forse i vostri genitori sono grandi professionisti e classe dirigente e allora il vostro discorso ha un senso.
Ma per favore, oggi vogliamo: telefonino, palmare, portatile, ipod, minimo una macchina a testa, una o due case, magari due famiglie, pay tv, ecc. ecc. ecc. e in più vogliamo essere TUTTI: giornalisti, avvocati, dirigenti, medici. Nessuno più si vuole fare il mazzo, come facevano prima. Questa è la realtà, e allora meglio un call center che fare l’idraulico e poi lamentarsi che non si arriva a fine mese. Ma ti sei mai chiesta come fanno gli immigrati? Fanno i lavori più umili ma migliorano le loro condizioni, perchè hanno più fame di noi. Le nostre motivazioni quali sono? Il suv? La seconda casa in montagna o la terza al mare? L’ottavo cellulare più figo di quello del collega? Cose giustissime se uno riesce, per carità, ma non indispensabili. Secondo me prima di accusare altri dovremmo riflettere su quanto siamo viziati e prenderci le nostre esponsabilità, prima.
Ma per favore, oggi vogliamo: telefonino, palmare, portatile, ipod, minimo una macchina a testa, una o due case, magari due famiglie, pay tv, ecc. ecc. ecc. e in più vogliamo essere TUTTI: giornalisti, avvocati, dirigenti, medici. Nessuno più si vuole fare il mazzo, come facevano prima. Questa è la realtà, e allora meglio un call center che fare l’idraulico e poi lamentarsi che non si arriva a fine mese. Ma ti sei mai chiesta come fanno gli immigrati? Fanno i lavori più umili ma migliorano le loro condizioni, perchè hanno più fame di noi. Le nostre motivazioni quali sono? Il suv? La seconda casa in montagna o la terza al mare? L’ottavo cellulare più figo di quello del collega? Cose giustissime se uno riesce, per carità, ma non indispensabili. Secondo me prima di accusare altri dovremmo riflettere su quanto siamo viziati e prenderci le nostre esponsabilità, prima.
@alex ma dove vivi? i nostri genitori ci hanno offeso perché rimaniamo nelle loro case. Se provi a mettergli davanti una verità fatta di 800euri al mese e di mutui trentennali, fanno spallette e ti dicono pure che loro sono stati più dritti di noi.
Comunque ribadisco: c’è bisogno di uno scontro generazionale.
specifica: quando parlo di “voi” mi riferisco a scelte politiche facili (scala mobile, pensioni baby, privilegi per gli statali etc) che sono state accolte con entusiasmo dal popolo dei votanti senza che nessuno si chiedesse da dove venivano tutti quei soldi regalati. ma più semplicemete, mio padre operaio mi dice sempre che negli anni 70 erano in 3 tranquilli a fare il lavoro che ora farebbe una persona di corsa e la vedevano come una cosa giusta, d’altronde devono lavorare tutti; invece chiunque abbia esperienza nel campo sa che un azienda che lavora così è un azienda fallimentare e l’azienda italia è di fatto fallita poco dopo.
poi è ovvio che non c’erano le esigenze di oggi, c’erano le esigenze di allora, sempre esigenze sono.
Più che altro noi non possiamo pensare al futuro, perché se lo sono già ipotecato loro.
Mi piace la versione socialpolitic della Giordani. Anche quella vaga in verità. :-D
però mettere a confronto gli emigrati di una volta con i suv di oggi mi sembra un percorso un po’ troppo in diagonale.
un po’ come dire: gli africani di una volta, quelli sì che camminavano scalzi, mica come gli americani di oggi che si comprano tre piaia di nike alla settimana!
A furia di aspettare di godere dei miei 20 anni, ne sto per compiere 30 (‘tacci loro)
mah, anche se molto di quanto è scritto è verissimo la prima cosa che mi viene in mente è Ibasta piangersi addosso! va bene tutto ma allora cosa avrebbe dovuto dire uno nato ad inizio secolo che si è pure beccato due guerre? insomma, non saremo certo la generazione più fortunata del mondo ma da qui a fare sempre le vittime ce ne passa.
E’ tutta colpa della società.
c’è una amica di famiglia che ne ha 25 e sta in un letto d’ospedale, morendo giorno per giorno, a causa di TBC ; intubata, i pochi giorni che le rimangono, il dolore indescrivibile dei suoi genitori affranti per la sorte che è toccata alla loro unica figlia.
Siamo nel 2007, nel Nord Italia.
Giacomo, e allora accettiamo supinamente di dover vivere secondo gli standard di una società che non ti dà un mutuo se non sei lavoratore dipendente, che ti impedisce di fare un percorso di carriera proporzionato agli studi che hai fatto, e che di fatto ti toglie la possibilità di fare una cosa banalmente umana: vivere la tua vita con serenità.
Accettiamolo, dai: siamo pecore, beliamo. Che non ci venga in mente di lamentarci o di fare richieste. In fondo, in Burundi stanno peggio, no?
Il punto è proprio quello indicato da Giulia, ma io ho un punto di vista opposto: non è la società, la famiglia o il sistema a doverti dare una carriera. Non c’è la pappa pronta: sei una capace giornalista? Non mollare e prima o poi sarai riconosciuta come tale, per il momento sacrificati e non scassare. Non sei capace? Vai a fare qualcos’altro (magari qualcosa di cui la società a bisogno e che magari ti sembra tanto squalificante ma che magari ti permette un tenore di vita migliore) e non ti lamentare che il mondo è cattivo! Così è sempre stato e sempre sarà, tolti i casi particolari di chi non è capace e non occupa il posto per merito e di chi più meritevole è costretto a fare altro o a emigrare. Non è questione di belare ma di realismo. Il problema sono i soldi o che vogliamo i soldi facendo quello che vogliamo e non quello che serve?
Non ci lamentiamo della “casta” se tutti ambiamo ad esserlo, altrimenti ha ragione chi dice che la società non è affatto migliore della politica.
@Giulia:
Io lavoro da 15 anni (di più vabbé) e nemmeno un giorno da dipendente (né aiutato da nessuno).
Nonostante questo il mutuo la banca me l’ha concesso e senza nemmeno bisogno della famosa seconda firma di un garante.
L’assenza di un contratto da dipendente non preclude a nessuno la possibilità di ottenere un mutuo, semplicemente perché è sostituibile dalla presentazione dei modelli Unico pagati negli ultimi anni a dimostrazione di continuità e quindi stabilità economica.
Ovvio che se non si hanno nemmeno quelli da presentare, il folle è chi il mutuo lo richiede, visto che significa che non si è lavorato proprio, dipendenti o meno, negli ultimi anni e non vedo perché a uno che non lavora né da dipendente né da libero professionista bisognerebbe prestare dei soldi.
Tu lo faresti?
Lungi da me l’idea di difendere il criminale sistema bancario di questo paese o di rappresentarlo tutto fatto di liberi professionisti con un percorso stabile, ma sarebbe anche ora di combatterle con dati e tesi reali, le battaglie, e non con luoghi comuni di facile presa ma per diffusione, non per concreta base di realtà.
I mutui sono così diffusi che sono diventati il problema economico di mezzo mondo attuale.
Il ché significa che o non è vero che c’è crisi di assunzioni oppure non è vero che i mutui vengano accesi solo a chi ha un lavoro dipendente.
Ovvio: chi ha soldi chieda il mutuo in banca, per tutti gli altri inetti, bamboccioni, incapaci di impilare un numero sufficiente di modelli unici negli anni, c’è il cravattaro. Non disperate, un giorno mentre 75enni vi troverete costretti a rubare nel supermercato del vs quartiere, potrete sperare nella magnanimità del titolare di questo, e augurarvi che accenda una colletta. [Chi vuole ritrovare un briciolo di fiducia, invece, legga della Grameen Bank and similar] http://it.wikipedia.org/wiki/Banca_dei_poveri
veramente un punto bassissimo.
rivelatore, direi: GG, al peggio sembra non esserci fine.
evviva le belle persone
Da pollaio a mercato il passo è fatto.
Broono la risposta è peggio della frecciata. Sarà per il dico-non-dico. E sulla misura del peggio non saprei esprimermi.
Secondo me la situazione, a Roma, sta per esplodere. E per una precisa ragione. Ne parlavo l’altro giorno con un amico. Lavora a Lottomatica – azienda molto ricca – e prende 916 euro al mese. Ci lavora da sette anni. La sua ragazza sta finendo l’università, pedagogia. La prospettiva è che guadagnerà, da qui a cinque anni, gli stessi 1000 euro al mese o giù di lì. Ora: non hanno basi solide su cui poggiare, nel senso che non hanno nè 200, nè 100, nè 50, nè 30mila euro da dare come anticipo per comprare una casa.
Ora: a Roma una casa di sessanta metri quadri non costa meno di 250.000 euro – in periferia estrema, e fai pure un affarone.
Il discorso è tutto qua: che questi due ragazzi, volenterosi ma senza spalle coperte, semplicemente casa a Roma non se la possono comprare. Perchè sarà già tanto se riusciranno ad ottenere un mutuo di 120.000 euro. Con i quali non ci fai un cazzo.
Roma fra un po’ d’anni esploderà, per questo motivo: che è un sistema socio-economico che non permette alla gente normale di mettere su famiglia. Non permette il ricambio, il ciclo della vita, o come lo volete chiamare.
I romani hanno estreme difficoltà a mettere su famiglia nel loro luogo d’origine. Spesso è impossibile. E quando l’impossibilità diventerà di massa (già in parte lo è), Roma esploderà.
E per chi fa i discorsi sui “bamboccioni”, si vada a vedere come funziona il welfare in mezza Europa.
La verità è che la situazione è uno schifo per tutti. Io di anni ne ho di più e alla mia età i nostri genitori avevano già finito di pagare il mutuo per la prima casa e molti avevano acquistato anche la seconda casa al mare mentre noi, quale che sia la nostra età, ci arrabattiamo un po’ tutti per campare. Di sicuro, ciò che non giova, è questo dividerci in categorie generazionali che riversano su quella precedente tutte le colpe della situazione nella quale ci troviamo.
Forse i miei vent’anni sono trascorsi in un clima politico e sociale migliore, ma nessuno ti regalava niente lo stesso, diciamo che quando le cose vanno meglio, migliore è anche la retribuzione per il tuo valore di mercato, ma per il resto siamo tutti cittadini che contribuiscono in egual misura, a sguazzare nella situazione nella quale ci troviamo.
“venti più freddi e forti da nord-nordest, instabile al sud e adriatiche, prima neve a 500m, e poi gelate a bassa quota…”
(fonte: ilmeteo.it)
diciamocelo:TPS è un imbecille.
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