Caro Michele Serra, come sempre ho letto la tua “amaca”. Domenica scorsa per parlare delle disposizioni sui lavavetri hai scelto la critica del cosiddetto “benaltrismo”. Come quello di alcuni che per criticare i provvedimenti contro i lavavetri dicono: “in una società che non riesce a sconfiggere la mafia e spesso lascia impuniti i grandi crimini economici, con quale diritto persegue i miserabili?”. Condividi, dicendo però di non volere rimanere prigioniero del benaltrismo. E da qui arrivi al punto dicendo: “Ci sono semafori, nelle grandi città, che sono diventati piccoli posti di blocco dedicati al taglieggio, specie ai danni di donne sole. E se il problema non è degno di raffronto con la fame nel mondo, o con la guerra in Iraq, è però un indizio tangibile di insicurezza e di sopruso. (…) la risoluzione di piccoli problemi appartiene con pieno diritto alla nostra vita. E più passa il tempo, più mi convinco che la cura delle piccole cose è la via diretta alla cura di quelle grandi.”
Innanzitutto, siamo sicuri che quello in questione sia un “piccolo problema”? Forse dal punto di vista dell’automobilista, la presenza di un lavavetri al semaforo è davvero un piccolo problema: quasi un disturbo visivo e poi 50 centesimi sottratti, eventualmente, al meritato stipendio; un odore troppo forte di sudore che penetra dalla fessura del finestrino. Un piccolo problema. Ma dall’altra parte del finestrino c’è un grande problema, il dramma dell’emarginazione e dell’abbandono, la tragedia della disuguaglianza sociale, il grosso, enorme problema della povertà, della miseria, che costringe uomini e donne di nazioni diverse a emigrare e mendicare pochi euro in cambio di un servizio solitamente innocuo.
Perciò credo che molte delle critiche alle disposizioni contro lavavetri non c’entrino nulla col benaltrismo. Un amico oggi mi ricordava: “Quando io aderii alla Fabbrica del programma, Prodi esordì così: la mia politica si basa su questa frase: “ci sono anche gli altri”. Gli altri.
Allora mi domando quanta voglia ci sia (a parte casi di violenza o di racket che vanno naturalmente repressi) di assecondare la chiusura (persino relazionale) progressiva nel – mio diritto di vivere in pace – , fregandomene del diritto di sopravvivere di un “miserabile”, dell’“Altro”.
Così mi viene da pensare (ribaltando il benaltrismo e riprendendo la tua chiusa sulla “cura delle piccole cose come via per le grandi”): vuoi vedere che essere perlomeno tolleranti nei confronti del diritto di vivere di un lavavetri, può essere la via che conduce ad una maggiore attenzione (per usare i tuoi esempi) alla mafia, alla fame del mondo, alla guerra in Iraq…
Un’ultima cosa. A leggere i giornali o a guardare i tg, pare che l’essere contro un provvedimento del genere sia la cosiddetta sinistra radicale. Invece la mia esperienza di questi giorni mi racconta di opinioni pro o contro trasversali, e nel dissenso al provvedimento di esperienze trasversali, di molte persone moderate, fuori dagli schieramenti partitici ma certamente con un’idea politica forte: “**ci sono anche gli altri**”.
p.s. una domanda finale, non una provocazione credimi, che mi pongo e che ti pongo: cosa fanno in questi giorni le persone che non sono più ai semafori a lavare i vetri?
**__Michele Serra, l’amaca, La Repubblica. Domenica 2 settembre 2007__**
_IL COSIDDETTO giro di vite contro i lavavetri ha provocato parecchie reazioni indignate. In genere rimandano a una differente etica dei delitti e delle pene: in una società che non riesce a sconfiggere la mafia e spesso lascia impuniti i grandi crimini economici, con quale diritto persegue i miserabili? Condivido l’obiezione. Ma non voglio restarne prigioniero. C’è in molte persone di sinistra la virtuosa ma inconcludente abitudine di spostare l’analisi sempre di parecchi palmi più in là, a costo di trascurare la cocente banalità del quotidiano. Ci sono semafori, nelle grandi città, che sono diventati piccoli posti di blocco dedicati al taglieggio, specie ai danni di donne sole. E se il problema non è degno di raffronto con la fame nel mondo, o con la guerra in Iraq, è però un indizio tangibile di insicurezza e di sopruso. Un furibondo Asor Rosa ha scritto che prendersela con i lavavetri è come inseguire le mosche con un giornale arrotolato. Ma le mosche (animali sinantropici tra i più molesti secondi solo ai piccioni) le abbiamo più o meno tutti inseguite, con giornali o altro, e non perché siamo mostri, ma perché la risoluzione di piccoli problemi appartiene con pieno diritto alla nostra vita. E più passa il tempo, più mi convinco che la cura delle piccole cose è la via diretta alla cura di quelle grandi._
Ma chissenefrega “dove vanno questi qui”! Il problema è cosa fanno. E finchè in Italia si lavorerà in nero alla grande (anche nel terziario avanzato signori miei!), ci sarà sempre qualche lavorino da fare e qualcuno che molesterà.
L’Italia di oggi sa solo vietare e punire. Spesso alla cieca. E non se ne esce.
Oggi un ex lava vetri mi ha fermata ad un semaforo pedonale e mi ha chiesto qualche spicciolo perchè purtroppo non può più lavorare come lava vetri.
Gli ho chiesto perchè non si ricili come ingegnere.
Direi che abbiamo spostato il problema dai semafori per automobilisti a quello per pedoni.
Che poi mi domandavo, chissà quanti osannano de andrè e le sue canzoni, genio qua genio la,
magari ascoltandolo si fanno pure un par di canne (aoh la siccurezzza, la LLLegalità…) passata chissà, dal pusher maghrebino, dello spacciatore nigeriano, del pappone italiano, e poi si ricompongono in un afflato tutto sicurezza&legalismo, quando una bocca di rosa gli capita accanto. Finchè si strimpellano certe realtà fa persino “in”, ci si commuove. Invece quando si devono riconoscere miserabili rompicoglioni tra noi è assolutamente demodè e chi dice il contrario diviene improvvisamente “buonista”. Essì che de andrè era buonista.
E poi su, uno come Joe Tempesta che si sgola (giustamente) per i referendum staminali, i diritti civili e poi fa il commentino della sora lella e dice: “i violenti ti piacciono tanto? portateli a casa”. Ma dimmi te. Gli tocchi il suo dirittino, oh postatore “buonista del cazzo” e sticazzi del primo diritto civile che è quello di campare degli altri, perché sa benissimo che il provvedimento non colpisce i violenti, ma tutti, indiscriminatamente. Anzi i più deboli, che i violenti si sanno riorganizzare un isolato più in là.
Esistono dentisti e esistono farmacisti.
Se hai un nervo scoperto ma non puoi andare dal dentista prima di qualche giorno, vai in farmacia e ti danno ciò che serve per lenire il dolore.
Il farmacista si occupa della conseguenza del nervo scoperto, il dolore, il dentista della causa, il nervo appunto.
Continuiamo a parlare di due cose diverse.
Per me il sindaco di Firenze è il farmacista che non avendo tra i suoi compiti quello di intervenire sul nervo si occupa almeno della conseguenza, il dolore.
Per te il sindaco di Firenze è il dentista, che se non si occupa del nervo (la causa) ma mi da solo due anestetici per il dolore (la conseguenza) non è un buon dentista e come darti torto.
Per esempio ricordandoti che il sindaco è il farmacista, il dentista è il governo.
Allora allarghiamo il discorso:
La lotta al racket dell’immigrazione, è competenza dei sindaci delle singole città?
Gli immigrati di firenze sbarcano a livorno?
Quali strumenti ha un sindaco, lo chiedo a voi che lamentate il suo non essersi occupato della causa ma solo della conseguenza, per combattere il sistema che porta e gestisce gli immigrati in Italia?
Il CPT di Lampedusa, è il risultato di una scelta del sindaco di Agrigento?
Verrebbe da dire di sì, seguendo i ragionamenti di chi critica il sindaco di Firenze.
Ma così non è.
Il problema “dove vanno?” è competenza del governo.
Un sindaco si occupa solo di ciò che fanno nelle strade della città che lui amministra finché su quelle camminano, delle conseguenze di quel racket insomma.
Se lo fa e lo fa con la gratitudine dei suoi cittadini, non è un nazista solo perché non si è occupato di ciò che non compete a lui ma al governo, che al contrario di lui ha tra i suoi compiti quello di curare il nervo (la causa) e non solo il dolore (la conseguenza).
Ed è demenziale che dal governo si siano pure permessi di contestargli che bisognerebbe occuparsi del racket e non dei poveracci.
Cioè il governo che lo dice a un sindaco.
Siamo al cabaret.
Ma tu da un farmacista, a farti mettere i ferri sul nervo ci andresti o vai dal dentista?
Perché continui a sostenere che il sindaco si dovrebbe occupare di “dove vanno”, quando, tornando all’esempio di prima, il CPT di Lampedusa è competenza del ministro degli interni quindi del governo e non del sindaco di Agrigento?
Ok, se riesumate anche De André vi tocca “la proposta”.
Raccogliamo un certo numero di migranti, questuanti, nomadi… li si registra in un apposito elenco, con la fotina, se necessario.
Il comune mette un banchetto, presidiato da una coppia di vigili ben messi fisicamente (se non ci sono li assumiamo, così facciamo contenti anche i sindacati), ove i suddetti migranti si recheranno la mattina a firmare. Ad ognuno di essi verrà dato un cartellino con il numero, qualcosa di riconoscibile e meno falsificabile possibile. Insieme al cartellino gli viene innanzitutto servita la colazione, poi gli si assegna un compito (da scegliere: lavavetri, raccogli cartacce, sistema aiuole, insomma tutte quelle cose che potrebbero rendere un po’ più vivibili le nostre città) e la relativa attrezzatura. Per questo li si paga, e magari gli si da anche la possibilità di fare la questua. Se fanno qualcosa che non va, hanno il cartellino, e un cittadino lo può segnalare all’apposito numero verde. Un’altra coppia di vigili (messa anche meglio dei primi) pattuglia la zona per controllare che a lavorare siano solo quelli muniti di cartellino, e quindi di apposita autorizzazione: chi non ce l’ha il solito (o quello che si riesce a fare): un paio di giorni in guardiola e via.
Aspettate, che adesso viene il bello: tutto questo fino ad ora di pranzo, diciamo quindi quattro ore. Dopo il pranzo (naturalmente offerto dal comune, o da chi per lui): TA-DA! La Formazione! Eh sì, perché tutti sappiamo che raccogliere le cartacce non è mai stata la massima vocazione di nessuno, anche se sappiamo che se continuiamo a buttarle per strada, qualcuno, possibilemente senza laurea, lo dovrà pur fare. Quindi si offre ai migranti una possibilità in più: si organizzano corsi di tutto quello che volete, così sistemiamo pure un po’ di insegnanti precari!
Se poi a fine giornata, dopo la firma di uscita, si trovasse anche il modo di dare una cena e un tetto dignitoso alla truppa, sarebbe una cosa meravigliosa!
Dice: non ci sono i soldi. Secondo me i soldi uscirebbero se iniziassimo a tagliare un po’ di spesa pubblica improduttiva (non sanità-scuola-pensioni, ma ministeri-enti inutili-consulenze) e se si riuscisse a far pagare le tasse veramente a tutti, inclusa la chiesa, che magari potrebbe ottenere sconti meritati sull’eventuale ICI, se partecipasse con le sue risorse e strutture a tali progetti.
Che ne dite? E’ nazista per via dei cartellini e del paio di giorni in guardiola? Ma voi il concetto di stato di diritto proprio non ce lo avete?
Adesso io invece delle pernacchie, gradirei un commento serio: che ne pensate? C’é qualcosa che non va? è una sonora cazzata? Può essere, ma non l’accetto come risposta, se non è seguita da una proposta analoga e seria. Questa è la questione che mi sta a cuore!
E secondo me, se il povero De André fosse ancora tra noi apprezzerebbe. E se invece disprezzasse senza proporre alternative, affanculo pure lui!
GePs lo sai che nel nostro Paese il lavoro, qualsiasi tipo di lavoro anche quello del netturbino, deve essere regolamentato da un contratto che prevede diritti e doveri sia per il datore di lavoro che per il lavoratore? Assicurazione, pensione, orario, tasse, mansioni, etc e lo sai che la mancanza di un contratto si chiama “lavoro nero”? Lo sai GePs che persino per i lavoro socialmente utili ci sono migliaia di italiani che aspettano pazientemente il loro turno? e ti sei accorto che per ogni eventuale maggiore entrata dello Stato ci sono milioni di persone che rivendicano il diritto a usufruire di quel denaro? Ti immagini, tanto per dire GePs, cosa succederebbe se domani il governo decidesse di destinare i soldi del tesoretto, del tesoretto bis, o simili, al pagamento di stipendi in nero a migliaia di extra comunitari irregolari assoldati a ripulire le aiuole?
Bene, grazie Viscontessa, è un inizio. Avanti il prossimo.
PS @Viscontessa: naturalmente mi rendo conto di tutto ciò che dici, ma, ripeto, questo non è il mio lavoro. Le sciocchezze che ho scritto sono il frutto di mezz’ora di scazzo da ferie di settembre, e sta pure piovendo…
Vorrei solo che qualcuno si occupasse seriamente delle cose, non solo di questa, di tante altre cose che non vanno.
Continuo a dire che l’impegno dei singoli, l’hobby della solidarietà un tanto al kilo, non è più sufficiente.
Oddio, io a spiegarmi meglio non ci riesco…
PPS @Viscontessa: visto che fuori continua a piovere :)
Il lavoro è nero fintanto che non li regolamenta. Non ho mica scritto che escludo la stipula di contratti e le regolarizzazioni? E poi non ho neanche scritto che dalla cosa sono esclusi gli italiani.
Va beh, prometto che questo è il mio ultimo commento a riguardo.
Caro Lenin, spiegami dove sta la differenza tra uno stronzo come me che dice “portateli a casa” e una gran brava persona come Biani (che tra parentesi non s’è degnato di intervenire qui – probabilmente sperava gli rispondesse Serra) che invece mi dice “tieniteli al semaforo”.
Io come il mio amico grande grosso e palestrato, da cui differisco per non essere palestrato, sono in grado di difendermi da solo dal lavavetri aggressivo. Tua sorella, tua madre, la tua fidanzata, tua figlia, sono in grado?
Detto questo: la questione del lavavetri è una questione molto più ampia. E’ la questione delle regole che se ci sono si rispettano, altrimenti si tolgono.
Se per fare l’ambulante (lavavetri, parcheggiatore, venditore) serve una licenza, la licenza devono averla tutti. Se nei mercati rionali sfori il tuo spazio, i vigili ti fanno un mazzo tanto. Perché io cittadino devo rispettare le regole e il lavavetri no?
Dell’ordinanza di Cioni (che nonostante tutto resta un PESSIMO assessore, sia ora alla sicurezza, sia prima al traffico) mi fa incazzare solo una cosa: che abbia aspettato le proteste dei cittadini per fare ciò che avrebbe dovuto fare da SUBITO. E che non abbia ancora fatto nulla per i venditori ambulanti in centro, per i parcheggiatori abusivi, per i tassisti abusivi, per quelli che pisciano nel sottopassaggio alla stazione, per i soliti cinque o sei zingari che scippano intorno alle vie della stazione, eccetera.
Broono, dimentichi un particolare. Vale a dire che moltissimi degli immigrati che si è inteso scacciare dai semafori sono a tutti gli effetti cittadini europei con diritto di soggiorno e di libera circolazione. NON clandestini che sbarcano a Lampedusa. Sono gente che prende un treno dalla Romania e viene in Italia bella tranquilla: non clandestini.
E in questo senso sì, è il Comune che deve vigilare sulla legalità di quanto accade sul suo territorio. Se necessario in collaborazione con Provincia e Regione, ma deve vigilare. Inutile raccontarsi la favoletta del sintomo e poi lasciare tutto come sta: si fa un cattivo servizio ai cittadini e ci si disinteressa della realtà di vita di cittadini europei residenti sul proprio territorio. Se proprio non si vuole pensare ai cittadini di altri paesi.
GePs: il lavoro regolamentato con tanto di pasti è un sogno per molta gente. Sarebbe bello poterne disporre, ma in Italia verrebbero subito collocati i nipoti e i cugini degli assessori.
Faccio l’esempio dell’utilità che potrebbe avere a Roma: il mio quartiere è invaso dalle cartacce e dallo sporco, degradato al massimo. I residenti da mesi si lamentano del degrado, ma non possono fare nulla. Quanto costerebbe al Municipio di pertinenza istituire una task force di persone di tutti i paesi, domiciliate nella zona (e quindi con un interesse a mantenerla pulita) che si occupi della manutenzione del poco verde disponibile, vigili sulla pulizia di strade e marciapiedi, e via dicendo?
Utopia.
@Giulia: me li immagino i nipoti degli assessori che raccolgono cartacce.
Certo che è utopia: pretendevi un disegno di legge serio in mezz’ora?
@Lenin
E’ anche per colpa dei quelli come te che stravincerà ancora Berlusconi, quindi scordiamoci pure staminali embrionali e diritti civili. Infatti una destra di merda può esistere solo se c’è una sinistra altrettanto di merda.
Il diritto civile di accamparsi con secchio e altri arnesi sotto un semaforo, per poter importunare a piacere gli automobilisti, non esiste. Nemmeno se c’è la fame nel mondo. Gli automobilisti lavorano e pagano le tasse per quel cazzo di semaforo. E’ un loro diritto sacrosanto. Come è un diritto sacrosanto non far entrare estranei e non essere importunati nelle vostre case, ipocriti terzomondisti che non siete altro.
In certe zone arrivi a blindarti, e preghi che sia verde perchè hai paura fisica di essere molestato e aggredito. Se qualcuno al tuo rifiuto ti sputa sul parabrezza, ti prende a calci la portiera, ti rimuove lo specchietto, non c’è nessuna possibilità pratica di scendere, fermare il violento, chiamare i carabinieri e sporgere regolare denuncia.
State delirando. State giocando sulla pelle degli altri. Continuate a menarla con questa cazzata di “colpire i violenti” ma non riuscite mai a mettere in fila due maledette parole per dirci come applicarla.
Siete conservatori reazionari e manco lo sapete.
Luca, Berlusconi ha già vinto e ti cammina dentro.
GePs: non ce l’avevo con te. A me piacerebbe che le cose fossero pulite e regolamentate, e che tutti avessero un’occupazione dignitosa.
Purtroppo mi sembra che l’Italia vada in una direzione diversa.
@Giulia: è appunto per questo che auspico meno chiacchiere e più fatti.
Giulia, è chiaro che il mio esempio del CPT era volto solo a rappresentare la distinzione di competenze tra governo e sindaci nei confronti dei due temi racket-manovalanza.
Un sindaco deve certamente occuparsi di vigilare sulla legalità di quanto accade sul suo territorio, è quello che appunto dico anch’io.
Ma la sua competenza si ferma qui.
Non può anche stabilire se sul suo territorio l’aggressione può passare da reato penale a reato civile magari con una pena convertita in affidamento ai servizi sociali ché purtroppo Doran è povero e va aiutato.
A stabilire dove vada chi vìola la legge è il magistrato, non il sindaco e a dare i confini al magistrato è il legislatore non il sindaco.
Non a caso Cofferati potrà anche sgolarsi ma dubito che troverà mai un magistrato disposto a convalidare un arresto per uso improprio di bomboletta spray.
E visto che mi citi la Romania, se vogliamo fare l’esempio del dettaglio, alla domanda “dove vanno?” puoi rispondere “In Romania” appunto, visto che essendo entrata nella comunità europea non è di paese in guerra o alla fame che stiamo parlando.
Va bene quando parliamo di Ghana, ma se il paese di provenienza è comunitario, allora la semplice voglia di stare un po’ meglio non è più sufficiente per chiudere un occhio su azioni che non possono essere motivate con parole quali “disperazione” perché in Romania non sono disperati né perseguitati, come non lo sono in Albania.
Cominciamo a fare delle distinzioni, perché è vero che non sono tutti delinquenti, ma non sono nemmeno tutti disperati.
Ché non basta impugnare una spazzola per avere la licenza di disperazione autorizza-pietà.
E io ti assicuro sono tutto tranne che contrario all’immigrazione, anzi.
Ma non sono nemmeno cretino.
Abito in un palazzo nel quale praticamente sono l’unico italiano e la composizione degli altri è un discreto riassunto delle etnie presenti al momento in italia.
Farei un monumento ai cingalesi e agli indiani e manderei dei charter a prenderne ancora, tanto sono bravi.
Ai nordafricani spiegherei un paio di cose sul significato del concetto di “convivenza e rispetto” interpretato un po’ troppo a modo loro e un po’ troppo sull’onda del “Tanto noi siamo poveri” poi si potrà anche starci bene insieme.
Agli albanesi e ai rom darei un foglio di via sulla fiducia, senza nemmeno indagare.
Mi basta averli accanto da un anno.
O meglio, accanto ho le loro donne, gli uomini sono tutti due civici più in là, alla sala corse 8 ore al giorno.
Quanti indiani vedi ai semafori?
Quanti cingalesi vedi mendicare?
Non sono immigrati pure loro?
Non sono in Italia pure loro?
E com’è che loro lavorano tutti, per quanto (purtroppo) irregolarmente?
La cominciamo a fare seria, la discussione (non noi, ovviamente) o dobbiamo continuare ad avere come unico obiettivo di ogni parola il dipingerci brava gente perché a dire cose brutte si fà figura brutta, fregandocene del fatto che a fottersene di questi qui sono sia quelli che li vorrebbero tutti fuori sia quelli che li vorrebbero tutti dentro, l’importante è mostrare la propria maschera bella linda?
Entriamo nel dettaglio:
Cosa pensi dei Rom?
Firmeresti per un campo davanti a casa tua?
No “Si se…a condizione che…se loro…”
Dico a oggi, con la situazione di oggi e i Rom che ci sono oggi.
Scenderesti in piazza per promuovere un campo davanti al tuo palazzo?
Io manco se mi legano e mi promettono che saranno bravissimi.
Li porterei tutti in una valle sulla luna e francamente chi se ne frega della fine che fanno e lo spazio che si libera lo regalerei a cingalesi indiani e senegalesi.
Perché questo è il problema, trattare i fatti oggi con i dati in mano oggi, non come vorremmo il mondo quando a cena con gli amici ci dipingiamo umanamente accoglienti e misericordiosi.
Il problema è essere misericordiosi anche sul proprio pianerottolo, non esserlo nei pomposi discorsi davanti alla quarta bottiglia di teroldego.
@Broono: Mi dissocio per quello che riguarda le distinzioni fatte su base etnica: il fatto che tu non abbia mai conosciuto rom o albanesi o rumeni che ti aggradano è assolutamente irrilevante. Se ti dicessi che ne ho conosciuti di ottimi, tu che faresti? Non è questa la direzione giusta, mi dispiace…
“il fatto che tu non abbia mai conosciuto rom o albanesi o rumeni che ti aggradano è assolutamente irrilevante”
Oltre che irrilevante è soprattutto dedotto da te.
“Se ti dicessi che ne ho conosciuti di ottimi, tu che faresti?”
Ti direi che hai scoperto l’acqua calda.
Quale sia la direzione giusta, mi tocca sottolineartelo, non credo sia tu a poterlo stabilire.
Tu esponi la tua, come io espongo la mia.
A stabilire quale delle due sia quella giusta sarà il tempo e la storia, non tu né io oggi.
Intendevo che né le tue né le mie considerazioni o esperienze personali su questa o quella etnia aiutano a venire fuori da questa situazione, ok?
Ascolta.
Prima te ne esci precisando che
“Io faccio un altro lavoro, e da me si pretende sempre molto, quindi è chiaro che quel qualcuno non posso essere io.”
Dopodiché ti vesti da quel qualcuno che due minuti prima non potevi essere tu e tiri fuori la tua soluzione (liberissimo)
A chi ti muove i primi dubbi non replichi manco una riga se non “avanti il prossimo”, salvo poi correggerti in una serie di ps che però ormai non potevano correggere il senso di “voglio solo dire la mia” che il commento di prima tradiva.
A chi ti muove ulteriori dubbi rispondi che a te non si può chiedere un disegno di legge, come se qualcuno te l’avesse chiesto, e come sopra manco una riga sui contenuti offerti da chi ti ha risposto.
Mo io dialogo con Giulia e tu (liberissimo) entri a dirmi che ti dissoci (liberissimo) e che la mia direzione, ti dispiace, non è quella giusta.
Ti rispondo “Non sei tu che lo devi stabilire” e mi rispondi che tu intendevi che non volevi dire che non era la direzione giusta ma che le nostre considerazioni non servono a trovare la soluzione.
E io, torno a bomba, ti ricordo che un tizio pochi commenti fa ha stabilito che non siamo noi che dobbiamo trovare soluzioni, salvo poi proporre la sua e destinare il resto del tempo a dire “avanti un altro” ogni volta che qualcuno chiacchiera su temi e non propone soluzioni.
In sintesi: ma che vuoi?
Va bene scusa non disturbo più.
Ciao.
Broono, il dialogo non è fra me e te, altrimenti ci si telefonava ;)
Però GePs mi trova d’accordo. E ci sono due cose che devo dire.
La prima è che giudicare le persone per etnia o provenienza è pericoloso. A noi italiani non piace essere trattati come “pizza mafia mandolino” all’estero, e non credo che dovremmo farlo con chi viene nel nostro paese: non in automatico. Il mio portiere è rumeno, ha moglie e figlia, è una brava persona e lavora come un mulo. La badante dei miei nonni è rumena, ha lasciato i figli in patria, torna a casa una volta l’anno. Mi dici che “non sono disperati”. Beh, personalmente solo la disperazione mi spingerebbe ad andarmene a vivere con due vecchi rompicoglioni in un paesino di montagna di merda, lasciando a casa i miei bambini. Quindi sì: sono disperati. Non tutti. Ma molti. E vengono qui. Ne hanno il diritto: sono cittadini europei. Vanno e vengono come preferiscono, esattamente come gli inglesi i danesi e i francesi.
La seconda cosa è il punto sul campo rom. Ecco, no, non firmerei per farne uno davanti casa, ma non firmerei nemmeno per farne uno dietro, o a trecento chilometri di distanza. I campi rom sono agglomerati di miseria e delinquenza, e tradizionalmente non è così che i rom vivono. Così è come sono costretti a vivere dalle circostanze del loro nomadismo in paesi troppo piccoli per poterli accogliere secondo le loro tradizioni.
E’ chiaro che nel momento in cui la povertà, il disagio e l’emarginazione diventano estremi, una cultura anche molto antica si degrada, diventa non-cultura, parassitismo e delinquenza. E ragazzini sulla metro che mendicano agitandosi con una tastierina midi in mano.
Non ho le soluzioni in tasca, vero. Non ho studiato il problema e non saprei come risolverlo. Quello che dico è che è giusto intervenire nell’immediato, ma non è possibile continuare solo con le soluzioni-palliativo.
Rimando in questo senso all’intervista a Marta Vincenzi, sindaco di Genova:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2007/09_Settembre/05/fregonara.shtml
Ma no, che c’entra il disturbo (marò quanto sono suscettibili a volte i lettori dei blog)?
Mica è casa mia né sono uno che non vuole essere “disturbato” se dialoga con qualcuno (che in un blog significa dialogare con tutti quindi anche con te).
Dico solo che prima dici che hai altro da fare che trovare soluzioni e poi la proponi.
Prima chiedi dialogo e poi quando qualcuno ti risponde gli dici solo “avanti un altro” come se il tuo ruolo non fosse quello mio e di chiunque altro, ma quello di chi valuta e approva o boccia le proposte che GLI devono essere sottoposte, oltretutto con un tono che se quel liquidante “avanti un altro” l’avessi detto a me t’avrei mandato a quel paese in una frazione di secondo.
Prima mi dici che la mia soluzione (come se io poi avessi proposto soluzioni) è sbagliata e poi mi dici che non intendevi dire che la mia direzione è sbagliata.
Il mio “che vuoi” non intende dire che disturbi o che non devi dire la tua (e chi mai dovrei pensare di essere per dire una roba del genere in un blog non mio?) ma semplicemente suggerirti un po’ di organizzazione dei pensieri e chiarezza di posizione prima di dire qualcosa perché se mi dici che la mia direzione è sbagliata e un secondo dopo che non hai detto che la mia direzione è sbagliata io, dopo averti chiarito che di semplice dialogo con Giulia, che spero abbia capito essere per il puro piacere di dialogare e non per trovare soluzioni, si tratta, mi sento di dirti che è difficile parlare con qualcuno che ogni tre secondi dice una cosa diversa.
Tutto qua.
Si Giulia, su questa cosa del dialogo a due stavo appunto rispondendo a lui che non significa parlare “in due” ma solo che si prende qualcuno come riferimento se si vuole “chiacchierare” ma giusto perché l’alternativa è una sequenza di personali posizioni che hanno il loro valore ma si esauriscono nel momento in cui vengono esposte.
Se invece si ha piacere di sviluppare un tema, si finisce necessariamente col dialogare con qualcuno che offra la sponda, generando un dialogo a due nella forma che però non è, appunto, a due nella sostanza.
La prima:
A noi italiani non piace essere considerati tutti mafiosi all’estero, certo.
Ma se noi per primi in casa nostra sappiamo che l’80% degli affari italiani vedono in qualche modo l’intervento quando non direttamente la gestione delle organizzazioni malavitose, abbiamo poco da prendercela se all’estero fanno loro quella che è prima di tutto una nostra consapevolezza.
Non sono mafioso io, né lo sei tu, ma l’Italia è un paese nel quale non si fa una strada se non spartendo il guadagno con persone che non hanno a che fare con la strada stessa ma che sono l’assessore, il cugino o l’organizzazione mafiosa del posto.
E questo è un dato reale, non un’opinione.
Allora se all’estero mi dicono che l’Italia è un paese di mafiosi, io non mi scandalizzo solo perché nell’elenco ci hanno messo pure me perché io per primo lo dico che siamo un paese di mafiosi quando penso al sistema di gestione di tutto ciò che è pubblico come di tutto ciò che è privato, dalla salerno reggio fino ad arrivare al favore che si chiede al cugino medico per fare prima gli esami.
Quest’estate sono stato in vacanza a Lampedusa.
tra le tante magliette tipiche dei posti di mare ce n’era una col “picciotto” con tanto di coppola e una frase sotto che non ricordo a memoria ma che ricordo mi colpì per il suo essere orgogliosa della lupara.
Ora se gli stessi siciliani mettono in vetrina per i turisti (anche esteri) magliette che ostentano orgoglio per la lupara e la coppola, ho poco da incazzarmi se all’estero mi sfottono per il mandolino solo perché io non lo suono.
Non conta se sei mafiosa tu, conta se è mafioso il paese in cui vivi e difficilmente qualcuno potrà portare dati a confutazione del fatto che l’Italia sia un paese mafioso.
Nella mentalità, non nell’uso delle armi che nemmeno più loro usano proprio perché il paese ha una struttura di gestione a impostazione “mafiosa” che di conseguenza un mafioso può utilizzare per propri scopi senza dover lottare più di tanto a colpi di piombo.
La seconda:
“Così è come sono costretti a vivere dalle circostanze del loro nomadismo”
E’ sul concetto di costrizione che continueremo sempre a essere in disaccordo.
Il nomadismo è una scelta, non una costrizione.
Quelli costretti al nomadismo sono i latitanti e nemmeno in quel caso si può parlare di costrizione visto che il loro essere latitanti è risultato di una precedente volontaria scelta di delinquere.
Un Utu è “costretto” a fuggire.
I rom sono nomadi per scelta e le condizioni in cui vivono sono una conseguenza della scelta, non di una costrizione.
Quindi di tutte le conseguenze della loro scelta io li ritengo responsabili, non vittime.
E come tali li considero nei miei ragionamenti.
Sull’inutilità delle soluzioni palliativo siamo assolutamente in linea.
Quindi per essere accettati i rom dovrebbero diventare non-rom.
Non fa una grinza, e non è ironia: nel senso che se nella legge del nostro paese è proibito non avere fissa dimora o vivere in un camper, fatta, li si obbliga a prendersi casa e a diventare bravi cittadini italiani. Chi trasgredisce finisce dentro. Problema risolto.
Il punto è che dei rom non sappiamo nulla. Sappiamo che sono nomadi, ma non quale sia il senso del loro nomadismo: se risieda nella precarietà dei campi in cui li si sbatte quando non si sa cosa farne, o se invece sia una qualità intrinseca della loro cultura. Vale a dire che si è rom ovunque, che si prenda o meno casa da qualche parte, in Italia come in Germania come in Francia come in Romania. In alcuni luoghi, i nomadi si integrano, in altri no. Dipende.
In sostanza, io credo che a furia di “campi nomadi” si sia creata una sottocultura che non è nemmeno propriamente nomade, ma è semplicemente la cultura della povertà, del disprezzo e della violenza. Ognuno si prende la responsabilità di se stesso, questo è vero. Ma qui stiamo parlando di microcosmi emarginati dove le leggi non contano nulla. E nessuno va mai a mettere il naso.
Mauro, se potessi ti abbraccerei.
Quoto la domanda finale.
Straquoto, anzi.
Mi scuso per l’espressione infelice, alla quale credevo di aver rimediato con i PS…
No Giulia, non intendo quello.
I giostrai sono tutti rom, tutti.
Proprio come nazionalità, non solo come vita in un camper.
Ora hai mai sentito qualcuno far manifestazioni per buttar fuori tutte le giostre dall’Italia o comuni che non danno loro la luce elettrica e l’acqua?
Allora forse il problema non è il camper in cui vivono né il loro essere rom.
I circensi sono nomadi per scelta (e per logica) e sono comunità che si spostano in caravan e per diverso tempo stazionano nelle città.
Mai visto manifestazioni (animalisti a parte) contro le comunità dei circensi o comuni che non danno loro la luce elettrica e l’acqua?
Allora forse nemmeno in questo caso il problema è la fissa dimora.
Allora qual’è il problema?
Forse che il rom di cui stiamo parlando (quello comunemente inteso come “zingaro”) non è nomade ma vuole i benefici di chi lo è senza però, a differenza di giostrai e circensi, offrir nulla di migliorativo al loro passaggio.
Non sono poche le occasioni in cui senti sui media nomadi dire di preferire la vita del campo alla casa popolare poiché la struttura sociale del rom è quella della famiglia allargata fino ai confini della comunità.
La storia delle mamme che sono libere di lasciare i figli perché nel campo ci sono altre 45 mamme che li guardano, ecc…
Allora forse anche questo fatto che il campo nomadi privi loro della libertà e li renda campi di concentramento forse non è così tanto corrispondente alla realtà.
Io non lo so se hai amici in polizia, ma se sì fatti spiegare quale sia il potere che hanno in un campo nomadi.
Tutti quelli che conosco io dicono che nemmeno loro possono entrarci facilmente.
Certo, se entra la telecamera del giornalista che vuole far loro un servizio utile ha il tappeto rosso, ma chiedi a un poliziotto se possono entrare per fare un controllo.
Possono, sì, se ci vanno in 100 con i furgoni, altrimenti pure i bambini tirano loro i sassi.
Allora forse la (extra)territorialità che si crea in un campo nomadi è una cosa che a loro per primi fa comodo e che per questo difendono e forse, dico forse, il termine “in cui li si SBATTE” non è il più azzeccato perché quella extraterritorialità è possibile crearla solo in un campo e non certo in un condominio e allora forse, dico forse, questo spiega perché loro non chiedono appartamenti in condomini dove vivono anche altri ma campi attrezzati dove creare il loro territorio MA con l’acqua potabile e il bagno.
Ora qualcuno mi dirà di aver conosciuto uno zingaro migliore di tutti gli italiani d’italia e io gli dirò che ci credo.
Ma poi torno alla mia generalizzazione convinto di non essere io quello che commette un errore di calcolo quando dice “zingari” intendendo un popolo che potrebbe andare sulla luna ché nessuno piangerebbe.
Quelli che lavorano possono rimanere tutti, le giostre per i bambini sono una gioia e loro portano quella gioia.
Gli altri, si fottano, io l’acqua non vado ad allacciargliela e non applaudo a chi lo fa per pulirsi la propria, di faccia(ta).
In Italia l’acqua ci obbligano a guadagnarcela.
A te, a me, ai cingalesi e quindi pure a loro.
Altrimenti diano anche a me un patto di legalità da firmare nel quale scrivo che non ruberò giurin giuretta e mi regalino luce gas e acqua e io dirò viva i rom.
Oppure mi si spieghi perché io valgo meno di loro e me la devo pagare possibilmente con concetti diversi da “loro sono sfortunati” perché io di rom sfortunato non ne ho mai visto più uno da quando quel tedesco è passato a (si spera) peggior vita.
Ma vorrei ricordare che ebrei e omosessuali l’acqua se la pagano pure loro come me e nessuno (quasi) ne chiede l’espulsione e quindi anche la persecuzione razziale non sta più in piedi.
Quindi?
Perché loro devono essere mantenuti solo al costo della promessa di non rubare?
Perché sono nomadi?
Spiace, non basta.
la proposta di Geps è perfettamente in linea con la teoria dello sviluppo economico(una materia a cui i nostri politici dovrebbero dare uno sguardo.Ma sono troppo impegnati a stilare brillanti campagne pubblicitarie da spacciare come documenti di programmazione economica.La prossima finanziaria si chiamerà “Operazione San Gennaro”,presumo).Gli automobilisti che pagano il bollo,oltre che a una tranquilla circolazione,avrebbero pure diritto a qualche parcheggio non a pagamento.Ma gli amici degli amici senza timore di ingozzarsi hanno privatizzato anche quelli.Probabilmente conviene puntare l’auto verso sud.Divertitevi
Vedi Broono, se le cose le esponi così mi trovi perfettamente d’accordo.
Allora il problema non sono i rom in quanto popolo. Sono i poveri fra i rom, quelli che decidono di ricorrere alla delinquenza per campare.
E sul fatto che godano di totale extraterritorialità ti do perfettamente ragione. Ma a questo punto, se si ritiene – o si hanno fondati sospetti – che il campo nasconda traffici poco puliti (lavoro minorile, furti, quello che è), si va dentro con le camionette eccome.
Quello che voglio dire è che la legalità non è una cosa opinabile. Per cui, anche se nel campo fossero tutti svizzeri, si va e si arrestano gli svizzeri.
Non è l’essere rom il problema.
E’ il fatto di essere delinquenti e vivere in un paese dove la destra non fa un cazzo oppure manda i picchiatori in giro, e la sinistra non fa un cazzo perché ha paura di essere assimilata alla destra. E pertanto ognuno fa come gli pare.
E intanto nella metro di Roma è sempre pieno di borseggiatrici adolescenti con i bambini a tracolla, madri con i ragazzini sedati riversi in braccio e ragazzini lerci che si dimenano per pochi spiccioli. Ché se gli adulti possono scegliere, i ragazzini no.
Neri,
tieni in caldo questo post per quando, tra due o tre settimane, tutti i lavavetri torneranno a presidiare il loro posto di lavoro. :)
Due-tre settimane, questo è il tempo medio delle sceneggiate all’italiana.
“Sono i poveri fra i rom, quelli che decidono di ricorrere alla delinquenza per campare.”
Non ci troveremo mai.
Intorno alle tue parole c’è sempre quest’aura di giustificazione che non permette interpretazioni diverse.
Quelli che delinquono sono poveri e ricorrono a questo per campare.
Poveri…ricorrere…campare…
Una generalizzazione forse persino più grande della mia, che toglie qualsiasi possibilità di discussione perché vede la colpa di chi non è povero e non offre alternative essere il motivo del loro delinquere ed esclude dalle motivazioni la volontarietà della scelta, loro “ricorrono” alla delinquenza, per “campare”.
Io vivo in un altro mondo, evidentemente.
Nel mio mondo se vuoi vedere gli zingari uomini basta che vai nella sala corse qui accanto, sono tutti lì e tirano fuori dalle tasche rotoli (hanno quest’abitudine qui di arrotolarli) di pezzi da 100 che non so quanti italiani si sono mai visti passare tra le mani in tutta una vita e la sera se li vuoi reincontrare basta che vai al baracchino in zona zara, sono tutti lì a spendere altrettanti rotoli di soldi in fiumi di birra.
Un curioso modo di campare.
Forse è che in sala corse c’è l’aria condizionata e non muoiono per il caldo, può essere.
Le donne invece no, non le vedi in quei posti.
Le vedi dove dici tu, di giorno in giro a tirar su soldi.
Hai notato che hai usato solo il femminile?
Borseggiatrici, madri.
Beh un popolo che ha il problema di campare è un popolo i cui uomini si ammazzano di fatica, cercano ogni straccio di lavoro perché il problema è, appunto, campare.
E invece qui no, abbiamo questa bizzarra caratteristica che vede occuparsi del reperimento dei soldi solo (soprattutto) le donne.
Beh io quando guardo un’intera comunità nella quale le donne sono borseggiatrici (l’hai detto tu) e gli uomini stanno in sala corse (questo lo confermo io ma ti basta andare in una qualsiasi sala corse per verificarlo), la parola “ricorrere” non la uso e tanto meno penso a “campare” quando cerco una motivazione al loro stile di vita.
Si vede che conosciamo comunità rom diverse.
Le tue ti ispirano pietà e comprensione, parole come campare e disperazione, le mie decisamente tutt’altro.
Le mie non “ricorrono” alla delinquenza per “campare” ma per giocare ai cavalli.
Ma non generalizzo, d’accordo.
Facciamo che ho avuto la sfiga io di capitare accanto all’unica comunità rom che la delinquenza la preferisce volontariamente al lavoro perché è molto più redditizia.
Con due realtà così diametralmente opposte fuori dalle nostre rispettive finestre, è francamente impossibile trovare un punto in comune quando si parla di loro.
Sempre comunque piacevole confrontarsi, con te in particolare.
(lo dico seriamente, eh, non è ironia)
Un saluto.
@Geps:
Felice di aver fatto in modo che si chiarisse un po’ la mia posizione.
Non posso discriminare la delinquenza in base all’etnia, onde evitare atteggiamenti pseudo-razzisti in nome di un’unanimemente condivisa correctness. D’accordo. Qualora quest’etnia fosse oggettivamente tanto poverissima quanto delinquente, me la dovrei prendere coi governi di destra e di sinistra, magari facendo anche un rinvio a Bush, se mi hanno molestata.
Se trattasi di svizzeri, invece, inoltro sicura petizione per l’eliminazione della razza, in quanto non protetta.
La legalità è cosa opinabile. Ergo, prima di essere molestata a fronte dell’insorgenza di segni sospetti, debbo informarmi preventivamente sull’origine del molestatore.
Il rispetto della legalità vale per tutti. Non di più per quelli che ci fa comodo ideologicamente (tolleranza zero) e molto meno per altri, con le stesse motivazioni (perdonismo 100%).
E il fatto poi che io decida di lasciare cibo e monete ad un mendicante che mi ha fatto abboccare perchè circondato da cani sofferenti non mi rende assolutamente responsabile del problema.
Quindi, ricapitolando devo delle risposte al problema. Anzi no, non devo delle risposte al problema. Non devo neanche entrare nel merito di “cosa faccio io per stare sul pulpito; se conosco o meno lavavetri, etc.; se sono venuti o se verranno a casa mia…”. Niente pulpito. Magari, non capisco la violenza (non la contrarietà) di taluni interventi, benché prendo e porto a casa tranquillamente. Ho parlato dell’amaca di Michele Serra, perché a quella volevo rispondere e domandare. Ho espresso, questo sì e lo rivendico, qualche dubbio e un’opinione: per me il provvedimento è sbagliato e demagogico in sé, altro che benaltrismo. Sbagliato non solo perché non risolve il problema dei violenti e della sicurezza di chiunque, ma soprattutto perché colpisce i deboli, gli ultimi. Un problema etico, esatto. Spero che, d’accordo o meno con l’idea del mio post, la parola “etica” si possa utilizzare ancora anche nei bar, nelle piazze, nei posti di lavoro e perfino nei blog, così da utilizzarla tutti, democraticamente, giù da qualsivoglia pulpito. Poi, sempre dal mio punto di vista, c’è anche un problema relazionale. Di relazione tra le persone, di chiusura nel proprio piccolo o grandicello diritto. Questo, rispetto agli altri in genere, figuriamoci con un altro brutto, sporco e qualche volta cattivo. Temo (sì temo) che senza la “variabile” etica, questa chiusura sia destinata ad aumentare, per tutti noi, mica solo per i lavavetri.
Poi, giustamente, il discorso nei commenti si è andato allargando. Molto bene per la discussione e per il post. A me premeva ribadire l’idea iniziale.
Mauro, ribadisci che il provvedimento è sbagliato e demagogico in sé. Bene.
Quindi? Quale alternativa che non sia sbagliata e demagogica in sé (quindi escludiamo a priori “combattiamo il racket”, che tra l’altro nessuno è in grado di provare che esista)?
Dopo tre giorni ancora non l’hai detto.
Broono, sai che c’è, forse io vivo in un posto strano.
Nel Punto Snai sotto casa mia sono tutti italiani.
Mezza età, fumatori incalliti, sguardi truci.
Anche questi si giocano tutto ai cavalli, ma sono italiani, e quindi non oggetto di indiscriminato disprezzo.
Sotto casa mia si dorme in macchina. Non scherzo. Gruppi di persone dormono e vivono in macchine parcheggiate. Non conosco l’etnia o la provenienza. Ma la miseria, quella è tutta uguale.
Non vorrei che pensassi che io giustifico la delinquenza. Non è così. E’ una distinzione piuttosto sfumata, ma provo a spiegarmi. La delinquenza non è MAI giustificata: ma si può comprendere da cosa nasce e come. La bassa scolarizzazione, l’influenza di un ambiente chiuso ed estraneo alle leggi nazionali, la sostanziale impunità: tutte cose che contribuiscono a “fare l’uomo ladro”. Che poi l’uomo sia la donna, è una distinzione altrettanto sottile.
Non giustifico: vedo le origini, e mi domando cosa si possa fare per risolvere quello che è oggettivamente un problema.
C’è da domandarsi come mai questo sia permesso, ecco. Come mai si prendano i lavavetri (per tornare al punto di partenza) e non si entri, a forza, nei campi. Perché non si tolgano i bambini ai genitori: agli italiani non rom vengono portati via per molto meno che l’accattonaggio forzato, e ovviamente non c’è solo quello. Un’adeguata scolarizzazione (la percentuale di scolarizzati fra i rom che vivono nei campi è irrisoria), controlli capillari, interventi della polizia quando necessario. Se si presenta una situazione di illegalità è giusto intervenire, ma è inutile limitarsi ai provvedimenti-tampone. Ci vuole un’azione generalizzata, l’applicazione di politiche di integrazione che – lo ha detto anche la Commissione Europea – l’Italia sarebbe già in grado di applicare, ma non applica.
I rom in Italia, come hai detto anche tu, non sono tutti ladri e giocatori d’azzardo. I giostrai non lo sono: una delle migliori amiche di mia sorella quando era bambina era la figlia di un giostraio, che frequentava la loro scuola solo nei mesi in cui il padre era in paese con le giostre. E i giostrai non sono gli unici. Il che elimina alla base le considerazioni sulla razza. Resta da capire come mai i giostrai si siano integrati nella nostra società al punto di farne parte in maniera così organica, e quelli che stanno nei campi (a prescindere dall’etnia) no.
(Ricambio il piacere dello scambio dialettico :))
Mi chiedo se Giulia ha una minima consapevolezza della contraddittorietà di tutto quello che scrive.
Queste chiacchiere non hanno nessuna rilevanza. Esiste un solo problema: quello delle regole. In uno Stato di diritto le regole sono regole se sono uguali per tutti e sono realmente applicate. Le regole ad applicazione variabile, a seconda delle circostanze esistenziali atiche morali del caso, sono stronzate inventate da chi non pensa e digita a vanvera. Solo le norme possono spingere le comunità a cambiare, a trasformarsi a crescere e ad evolversi. E’ proprio il sapere che in questo schifo di Paese le regole non si applicano che tiene questa gente nell’immondizia perchè non li spinge a cambiare, perchè sanno che tanto, alla fine della festa, con quel modo di vivere il pane non gli mancherà mai, anche se vivono come animali. Non esiste una società civile se non ci sono regole rispettate da tutti. Questa gente non può vivere in una società civile senza rispettarrne le regole. Punto! Altro discorso è sostenere che queste regole le devono rispettare appunto, tutti, italiani compresi. Nel traffico rispettando il Codice, evitando di consentire ai cani di smerdare le strade, non prendendo tangenti o truffando le assicurazioni per beccarsi i soldi di un graffio sul paraurti e via di seguito con tutto il bestiario del furbismo becero italiano, quello delle barzellette tipo “c’erano un francese, un tedesco, un inglese e un italiano …”
Ma per far questo occorrerebbe una classe politica non un branco di ladri di galline. Ma finchè ci sarà chi scrive nei blog “Whooooohooo!” quando una cagata di coalizione centrosinistra in mano a Mastella vince di 24.000 voti le elezioni il mondo delle regole in Italia non arriverà mai. Meglio credere che un giorno calerà dal cielo un angelone da presepio con la spadona fiammeggiante. Fa molto Italia.
Baci
Lele, al di là di quello che dici che è pure sacrosanto, mi domando: se mi devi dire qualcosa, perché non me la dici direttamente, invece che apostrofarmi come se non leggessi o non ci fossi?
Peraltro le nostre posizioni non sono distanti.
Non ho mai detto che chi è un delinquente deve continuare così. Su questo siamo d’accordo.
E anche sul fatto che nessuno faccia niente.
Bene Giulia mi rivolgo direttamente a te e scusami se non l’ho fatto precedentemente. Ora, tu per me, a torto o a ragione, incarni l’essenza guzzantiana dell'”essere di sinistra”in Italia, quella del “Giù le mani dar valoroso popolo ROM”. Mi spiego. Un giornale idiota, che in un paese moderno avrebbe dovuto chiudere da anni, come il Manifesto, e che verosimilmente sopravvive anche lui con contributi pubblici, si prende la briga di dare del bandito a un ministro (DI SINISTRA!) per il solo fatto di aver voluto prendere qualche timido provvedimento per contrastare l’abbrivio preso da un’Italia sbracata che, senza averne le capacità, continua ad imbarcare disperati da tutto il mondo che, arrivati da noi, non possono che sopravvivere in una zona dai mille toni di grigio. Questi vanno dall’accattonaggio molesto allo spaccio di droga, dallo sfruttamento della prostituzione alla rapina, dai furti negli appartamenti al mercato dei falsi. IN NESSUN ALTRO PAESE EUROPEO si ammetterebbe una situazione del genere.
La difesa d’ufficio delle presunte minoranze oppresse (negli anni settanta li avrebbero chiamati, invece che stranieri, il sottoproletariato immigrato vittima dell’imperialismo borghese delle multinazionali) pensando che libertà significhi vivere ognuno come cazzo gli pare a prescindere dalle regole è il guaio di questa sinistra e dell’Italia. Se l’Italia non ha un partito riformista ma un branco di trogloditi è perchè gli italiani sono di sinistra nello stesso modo in cui i cattolicuzzi vanno a P.zza S.Pietro con lo striscioncino “Grazie santità per esserci vicino. Non avremo paura!”. E’ sempre lo stesso blob non pensante che si ammassa e cumula non pensiero su non pensiero. Questo Paese sta morendo. Lentamente. Mentre il famoso popolo di sinistra gioca al fricchetonismo vintage prendendo come esempio Zapatero, la classe dirigente fatta di Melandri che vanno in Kenya alla festa di Briatore , di Mastelli, di Veltron John di Carusi prepara il campo ad un Paese dove i ragazzi guadagneranno 1000 Euro per il resto della loro vita. Questa sinistra si sta vendendo l’Italia a tanto al metro quadro, lo sta cementificando. Questo Paese ha bisogno di funzionare non di stronzate. E questa classe dirigente di destra e di sinistra se ne deve andare.
Niente di personale.
Baci
Bene Giulia mi rivolgo direttamente a te e scusami se non l’ho fatto precedentemente. Ora, tu per me, a torto o a ragione, incarni l’essenza guzzantiana dell'”essere di sinistra”in Italia, quella del “Giù le mani dar valoroso popolo ROM”. Mi spiego. Un giornale idiota, che in un paese moderno avrebbe dovuto chiudere da anni, come il Manifesto, e che verosimilmente sopravvive anche lui con contributi pubblici, si prende la briga di dare del bandito a un ministro (DI SINISTRA!) per il solo fatto di aver voluto prendere qualche timido provvedimento per contrastare l’abbrivio preso da un’Italia sbracata che, senza averne le capacità, continua ad imbarcare disperati da tutto il mondo che, arrivati da noi, non possono che sopravvivere in una zona dai mille toni di grigio. Questi vanno dall’accattonaggio molesto allo spaccio di droga, dallo sfruttamento della prostituzione alla rapina, dai furti negli appartamenti al mercato dei falsi. IN NESSUN ALTRO PAESE EUROPEO si ammetterebbe una situazione del genere.
La difesa d’ufficio delle presunte minoranze oppresse (negli anni settanta li avrebbero chiamati, invece che stranieri, il sottoproletariato immigrato vittima dell’imperialismo borghese delle multinazionali) pensando che libertà significhi vivere ognuno come cazzo gli pare a prescindere dalle regole è il guaio di questa sinistra e dell’Italia. Se l’Italia non ha un partito riformista ma un branco di trogloditi è perchè gli italiani sono di sinistra nello stesso modo in cui i cattolicuzzi vanno a P.zza S.Pietro con lo striscioncino “Grazie santità per esserci vicino. Non avremo paura!”. E’ sempre lo stesso blob non pensante che si ammassa e cumula non pensiero su non pensiero. Questo Paese sta morendo. Lentamente. Mentre il famoso popolo di sinistra gioca al fricchetonismo vintage prendendo come esempio Zapatero, la classe dirigente fatta di Melandri che vanno in Kenya alla festa di Briatore , di Mastelli, di Veltron John di Carusi prepara il campo ad un Paese dove i ragazzi guadagneranno 1000 Euro per il resto della loro vita. Questa sinistra si sta vendendo l’Italia a tanto al metro quadro, lo sta cementificando. Questo Paese ha bisogno di funzionare non di stronzate. E questa classe dirigente di destra e di sinistra se ne deve andare.
Niente di personale.
Baci
Pensa Joe, sono passati addirittura 4 giorni e ancora non ti do “la soluzione”. Roba che manco la settimana enigmistica.
Comunque, c’è a Firenze, in qualche posto o in qualche altra città un’emergenza lavavetri violenti? Si aumenti la vigilanza nei posti dove succede, si denuncino i violenti, si studino insieme alle associazioni religiose o laiche che da anni seguono le vie dei miserabili (e che svolgono anche un lavoro di lava-più-bianco per le nostre coscienze, purtroppo) soluzioni di recupero dei più deboli e di isolamento e repressione dei violenti.
Tutto ciò riguarda il diritto e l’etica. Ma mentre tutti, più o meno, utilizziamo la parola ”legge” o “sicurezza” che adesso fa più trend, per proporre “soluzioni” anche differenti tra loro, pochi parlano anche di “etica dell’altro”, specie, ripeto, dell’altro più debole. E ciò, per me, è molto triste e molto grave, anche perché non riguarda solo il destino dei lavavetri, ma il destino di ognuno di noi.
Mi servirebbe l’indirizzo mail di Michele Serra per inviargli foto, qualcuno può mandarmelo?
Grazie
Luigi Marsigli