Lo scrivo a malincuore e mi farò un sacco di nemici politicamente correttissimi: ma credo che le metropoli come Milano non siano fatte per le biciclette, punto e basta. Credo che non siano fatte, dunque, per i ciclisti: tribù in parte comporta da gente diligente che potrebbe cambiare il mondo e in parte composta da persone che ostentano il loro status da inferiori/superiori con ciò rappresentando un pericolo generale.
Alcune associazioni hanno lamentato che dall’inizio dell’anno ci sono stati quattro ciclisti morti a Milano: beh, credo che sia andata ancora bene. Non siamo l’Olanda: è inutile vagheggiare riconversioni improbabili, non serve invocare piste ciclabili laddove mancano marciapiedi e parcheggi. E’ folle chiedere limiti di 30 all’ora in città tipo Milano, come vorrebbero alcune associazioni bohémien. Nella nostra giungla metropolitana la bicicletta non è una soluzione, spesso è un’insidia per chi la conduce e così pure per i mezzi motorizzati che devono conviverci. A un figlio, perlomeno io, comprerei più volentieri un motorino col casco obbligatorio, anzichè certe biciclette che caracollano tra pavè e rotaie, tra incroci e precedenze. Oppure andrei a vivere in campagna. O in Olanda.
(Filippo Facci, Il Giornale, 28 aprile)
Ps: io ho l’auto, lo scooter, la bicicletta e i pattini.
Il Giornale, 28 aprile.
***
La provocatoria verità di Filippo Facci di una Milano impossibile per la bici ha scatenato il popolo di internet. Nel blog di Ciclistica, www.ciclistica.it, associazione che si batte per una città ciclisticamente vivibile, viene riportato il corsivo sulla prima pagina del Giornale di due giorni fa e i commenti sono subito fioccati come multe nel centro storico: 39.
Facci scrive che «dall’inizio dell’anno ci sono stati quattro ciclisti morti a Milano: beh, credo che sia andata ancora bene». e Mork (in internet è il trionfo degli pseudonimi) chiosa: «Ecco, rispetto le tue opinioni ma frasi come queste non sono opinioni, sono sciocchezze. E se tuo figlio fosse tra quei 1000 che ogni anno perdono la vita in sella alle loro due ruote a motore o che peggio subiscono gravi lesioni tanto da renderli disabili. Sarebbe andata bene se fossero stati solo 4 tra cui il tuo? Scusa lo sfogo ma un morto è un morto, e i morti anche se non sono della tua famiglia sono comunque un lutto. Rispettali».
A seguire lo stressato di turno che vede poco e tutto nero. Il nomignolo scelto non lascia dubbi in proposito: Non ce la faccio più. «L’Italia non è fatta per le persone oneste. È fatta per truffatori, ladri e prepotenti, quindi o imparate a rubare ed uccidere oppure emigrate in un paese civile!». Deve avere sbagliato post. Pure Ermagister è contro: «È un articolo assolutamente antiliberale, visto che ridicolizza il diritto alla salute, alla sicurezza e alla libertà di scegliere come spostarsi di una minoranza». Lo stesso si scorda però che se si tratta di una minoranza, la stessa dovrebbe chinarsi alla maggioranza.
Caracollo, nomignolo perfetto per un ciclista, imbraccia l’arma dell’ironia: «chi ha scritto l’articolo non fa solo critiche fine a se stesse; tra le righe si legge anche una proposta concreta per risistemare un pochino il traffico: trasformare in parcheggi le piste ciclabili! Insomma, le bici ingombrano arrogantemente le strade, così meravigliosamente arredate da automobili colorate». Fulvio, caspita un nome normale, sospira sconsolato: «Questo articolo è la prova di quello che, purtroppo, pensano in molti: la bici è vista come intralcio, ostacolo, impedimento, come accidente macchinoso che imbriglia le persone e le espone al pericolo».
Trovare in rete uno che difenda Facci è una impresona, ha più iscritti il partito della Franzoni. Unto dal Pignone gli tende la mano (al giornalista): «Ha scritto una provocazione, non per dar la colpa del mondo ai ciclisti ma solo per dire che così stando le cose quella dei ciclisti è una battaglia persa. Ed è proprio da ciclista che devo dargli ragione. Io mi ostino ad andare in bici perché non sopporto le auto e i tempi di spostamento (la miglior invenzione per me sarebbe il teletrasporto…) nelle ore di lavoro e perché adoro sentir pompare il sangue mentre frullo le gambe nel tempo libero. Resta il fatto che da casa mia a San Siro è un Camel Trophy giungere in centro con una bici tra rotaie, buche, gradini». Poi l’affondo: «Pur comprendendo la rassegnazione di Facci, non posso tollerare che ci si dichiari sconfitti: se via Ariosto invece di quelle trincee dentro le quali scorrono i binari del tram, avesse quel delicato pavimento in granito che in Corso Garibaldi permette ai ristoratori di aumentare i coperti, arriverei in centro in un attimo, senza rischi e in giacca e cravatta, senza ginocchiere e casco da astronauta». Verissimo.
Simona ricorda «il diritto alla mobilità ecologica, economica e divertente (perchè in bici è molto più divertente che non stare in fila in macchina!). Ci sono un sacco di persone che la macchina non la vogliono guidare, o non la possono guidare! Sono stufa di vedere persone che utilizzano la macchina tutti i giorni per andare in ufficio in centro raggiungibilissimo dai mezzi pubblici, persone che se ne fregano dell’aria che si respira in città, tanto poi il weekend fuggono in montagna coi loro suv! Io questa città la vivo tutti i giorni in bici e la rispetto, chi ha più senso civico?». Stessa lunghezza d’onda per Kranebet: «L’Olanda (evocata da Facci, ndr) non è la terra della bici per condizioni oggettive, lo è perché la gente è civile e non è un paese come il nostro».
Greenkey invita invece a trasferirsi sul suo blog, http://loman.it/greenkey, quello di un cicloblogger: «Se io vado in giro in automobile sono un pericolo per gli altri (se investo una persona la faccio secca), mentre se vado in giro in bici sono un pericolo per me stesso e in misura minore per gli altri».
(Il Giornale, 29 aprile)
***
«Le metropoli come Milano non sono fatte per le biciclette», ci ha ricordato venerdì Filippo Facci e ha ragione perché ai milanesi della bici è sempre importante poco o niente, nonostante sia una città piatta come l’Olanda. Perché dovrebbero modellare Milano su un qualcosa che non sta loro a cuore? Meglio spostarsi in auto, anche perché una vettura la esibisci e magari qualcuno schiatta per l’invidia. Meglio rombare la sera e parcheggiare in seconda fila davanti ai luoghi della notte tanto nessuno ti multerà, quelle sono zone franche.
La bici, tapina, sarà anche politicamente corretta, che per alcuni è sinonimo di «mezzo di trasporto per utopisti», anche un po’ fastidiosi aggiungo io perché bisogna sempre diffidare di chi fa scelte secondo ideologia e non secondo logica, ma a chi importa se non a chi la produce e la vende? Tutto le congiura contro: a livello agonistico è come evocare il doping, a livello pubblicità non ha budget paragonabili alle case automobilistiche, a livello casse comunali non interessano perché non puoi multarle in sosta vietata, a cosa serve allora una due ruote a propulsione umana? Semplice: a girare nella giungla cittadina a costo zero.
Pensateci bene: niente benzina (e quindi niente polveri sottili), niente rumoracci (e dunque niente inquinamento acustico), parcheggi ridotti al minimo e gratuiti (e questo forse non fa piacere al Comune), libertà di movimenti (i marciapiedi con noi diventano dei marciabici) e poi quel piacere estremo, da Butch Cassidy alias Paul Newman, di portare il proprio amore in canna sussurrandole parole dolci. Vogliamo ridurre auto e smog in città? Esatto? Allora si cominci a pensare anche alle bici perché quando, tempo due o tre secoli, i parcheggi sotterranei saranno pronti e molte aiuto spariranno, ci sarà tanto spazio libero da modellare. Fateci caso: perché ad agosto nessuno sostiene che Milano non è una città fatta per essere girata in bici?
(Paolo Marchi, Il Giornale, 29 aprile)
***
Non ho dubbi: Milano è a misura di motorino. Usare la bici è un evidente sintomo di masochismo e anche di sadismo.
I due, come si sa, viaggiano sempre insieme. Rotaie, pavé e un parco macchine ecostrafottente, tubi di scappamento che sparano particolato come i cannoni la neve. Le insidie sono dappertutto e se si sale sul marciapiede ecco la trasformazione da vittima designata in carnefice di incolpevoli pedoni. Per non dire dei sali e scendi con salti e rimbalzi che non aiutano né l’equilibrio né le articolazioni. Sarebbe bello avere piste ciclabili nel verde e fare sport mentre si va in giro tra un appuntamento e l’altro. Oh sì, un sogno.
La realtà è il motorino, giusto compromesso tra la follia urbana e il delirio bucolico, tra il Suv e il monopattino. E se è vero che lo scooter è più inquinante della bici, basta sceglierlo euro4 per sentirti definitivamente a posto con la coscienza e scorrazzare felici con le ali sotto i piedi. Per le anime davvero sensibili alle grida dell’ambiente scatta l’opzione bici elettrica (ma dove si ricarica?) che però, non prendiamoci in giro, è più parente del vecchio Sì che di una city bike. È solo un po’ più lenta.
I vantaggi delle due ruote a cinquanta l’ora sono infiniti. Indifferenza (quasi) totale al traffico.
Tempo di percorrenza medio dieci minuti, che si impennano a mezz’ora in presenza di tratte particolarmente lunghe e fuorimano (tabelle di marcia comprensive di su il cavalletto, giù il bloccasterzo). Nei circuiti Bicocca-Ticinese o Forlanini-San Siro con la bici davvero non c’è partita. E poi per mollare lì il motorino non c’è bisogno del palo, non si ingolfano gli accessi alla metropolitana, ai cancelli e affini. Si recupera in vita, tempo libero e sorrisi ai vicini di scrivania. Non mi pare poco.
Ps: Abbiamo escluso a priori l’auto perché è utile solo in un caso. Se si vuole lasciare la città.
(Sabrina Cottone, Il Giornale, 29 aprile)
Marò come la fate lunga… tutti.
Ognuno si sceglie il mezzo di locomozione che gli fa perdere meno capelli… Per quel che mi riguarda, ho fatto un ragionamento semplice: il motorino a Milano l’ho visto portare solo agli zarretti di quindic’anni in periferia ed ai poveracci in cravatta e caschetto omologato che vanno in giro con quel mezzo di morte (spirituale) che è il Bmw C1.
Non facendo parte di queste due categorie ed essendo piuttosto povero, ho deciso di muovermi coi mezzi o, perchè no, in bici. La bici non costa un cazzo, la compro al supermercato a 50 euri e non ci devo mettere gasolio/benzina/olio-di-colza dentro.
Per quel che riguarda il pavé… Beh,ragazzi, ogni mezzo ha i suoi svantaggi: le macchine hanno gli ingorghi ed il caro petrolio, i motorini gli autotreni che li speronano a 70 all’ora in circonvallazione, le bici il pavè e i pedoni scassapalle…
Ah, e le rotaie del tram, le buche, i lemmings che saltan fuori da sottoterra, se non hai impedimenti fisico-mentali e stai un cicinin attento, le eviti, come eviti gli stronzi che si buttano in mezzo alla strada sul Booster truccato quando sei in auto (che dio li stramaledica) e come eviti le vecchiacce sprint che pensano di poter attraversare, zoppicando, col rosso, senza striscie, di notte…
chiudi totalmente un numero di strade alle auto e lasciale solo alle bici, e vedrai che anche Milano è da bici…
Sono d`accordo con Facci, Milano non e` fatta per le bici. Per questo vivo in Minnesota.
Quello che infastidisce nel pezzo di Facci è il compiacimento. Certo che girare per Milano (e a Roma o a Bologna è’ la stessa cosa) è un suicidio, ma non c’è da vantarsene e anche la semplice presa d’atto della situazione è niente altro che una sconfitta. E non ci sono solo i mitici Olandesi. I Tedeschi, che vivono in città spesso grandi, usano pure la bici ben più di noi.
Ecco, è sempre quel senso del “da noi non si può” con annessi puntini di sospensione, che devono far capire che se se è persone di mondo non bisogna approfondire, indignarsi, capire.
Vale per l’evasione fiscale, per la mafia, per l’abuisivismo edilizio, per tutte le soperchierie di questo disgraziato Paese: si risolve tutto con un “da noi, no…”, come certi sfigati che conosci da ragazzino e i cui genitori non consentono mai di fare niente di quello che fanno i coetanei, e la ragione è sempre “noi, no…”
E per la bici a Milano, è la stessa cosa.
Facci fa semplicemente parte di coloro che negli ultimi 10-15 anni ha non solo vissuto e descritto il degrado italiano nei suoi aspetti, ma ormai considera fastidioso chi spera, chi prova a combatterlo.
Tipo anche i magistrati
Quello che infastidisce nel pezzo di Facci è il compiacimento. Certo che girare per Milano (e a Roma o a Bologna è’ la stessa cosa) è un suicidio, ma non c’è da vantarsene e anche la semplice presa d’atto della situazione è niente altro che una sconfitta. E non ci sono solo i mitici Olandesi. I Tedeschi, che vivono in città spesso grandi, usano pure la bici ben più di noi.
Ecco, è sempre quel senso del “da noi non si può” con annessi puntini di sospensione, che devono far capire che se se è persone di mondo non bisogna approfondire, indignarsi, capire.
Vale per l’evasione fiscale, per la mafia, per l’abuisivismo edilizio, per tutte le soperchierie di questo disgraziato Paese: si risolve tutto con un “da noi, no…”, come certi sfigati che conosci da ragazzino e i cui genitori non consentono mai di fare niente di quello che fanno i coetanei, e la ragione è sempre “noi, no…”
E per la bici a Milano, è la stessa cosa.
Facci fa semplicemente parte di coloro che negli ultimi 10-15 anni ha non solo vissuto e descritto il degrado italiano nei suoi aspetti, ma ormai considera fastidioso chi spera, chi prova a combatterlo.
Tipo anche i magistrati.
P.S.
Ove avere un nick venisse ritenuto un vile espediente per nascondere il braccio dopo aver lanciato il pedale, declino la generalità:
Paolo Tarabusi – Imola
Credo che qualunque strada dell’universo conosciuto, se dovesse diventare improvvisamente trafficata (sia da pedoni che da macchine) come Corso Buenos Aires, ad esempio, diventerebbe impraticabile per le biciclette.
Non è questione di Milano o non Milano… è questione che qualsiasi città con una certa mole di traffico è automaticamente inadatta al traffico ciclistico. Non mi pare che ci voglia un genio per intuirlo e non mi pare nemmeno che sia necessario disquisire per giorni su una cosa del genere.
Milano non è fatta per gli esseri umani.
Nelle nostre città non esistono piste ciclabili degne di questo nome, in bicicletta non ci puoi portare i figli a scuola, il cane a lavare e neanche sei bottiglie d’acqua. Anche l’abbigliamento richiede qualche compromesso e quando piove i compromessi aumentano, il parcheggio poi è più problematico di quello delle auto perché le biciclette le rubano nella totale indifferenza delle forze dell’ordine e per precauzione è meglio togliere pure il sellino perché si rubano pure quelli.
Per questo il mio collega che non ha orari, non ha figli da portare o riprendere a scuola, non ha il cane, non fa la spesa, può permettersi di indossare sempre jeans e scarpe da ginnastica e può portarsi il mezzo dentro all’ufficio, gira solo in bicicletta mentre sua moglie, ovviamente, è costretta a girare in auto.
Il commento di piti da Imola ha la stessa dose di realismo di quelli che dicono che una volta lì era tutto campagna o che non è giusto, bisogna aumentare le piste ciclabili, che se Corso Buenos Aires fosse come Garibaldi …
Intanto, girare in bici a Milano non è come a Bologna e a Roma. Per tanti motivi (la prevalenza di strade piane, del pavè, le rotaie del tram, la diversa incidenza del traffico e della qualità dell’aria e del clima).
Inviterei i sognatori residenti altrove ad andare a lavorare in bici a Milano. L’ho fatto per un po’ anni fa e mi sono accorta che la prima cosa di cui avevo bisogno all’arrivo era di una doccia e di un cambio d’abito. Fortunato chi può permettersi lo spreco di tempo a fini ideologici.
Per quanto mi riguarda, non si può realmente da tempo immemore, senza compiacimento né esibizione di status da persona di mondo.
È un dato di fatto che non c’entra nulla col tirare in ballo la mafia, i magistrati, i ladri, mio cugino e altri massimi e minimi sistemi da bar sport.
Dio sia lodato per auto e metropolitana.
Virginia certamente vola più in alto dei commenti da bar sport di un comune mortale come quando scrive quattro righe su un blog. Peccato però che non capisca (forse perchè almeno al bar sport si può prendere il caffè e svegliarsi) che quello che volevo dire è che la sconfitta sta proprio nel considerare utopia ciò che in paesi vicini è normale: le piste ciclabili, l’assenza della mafia, il rispetto per i magistrati e suo cugino (che saluto calorosamente)
“E se è vero che lo scooter è più inquinante della bici, basta sceglierlo euro4 per sentirti definitivamente a posto con la coscienza e scorrazzare felici con le ali sotto i piedi.”
Certo Sabrina Cottone, scorrazza felice con le ali sotto i piedi sul tuo scooter euro 4 che non esiste. E anche esistesse sappi, senza voler turbare la tua felicità, che sarebbe comunque più inquinante di una bici…
Certo che se Milano non è per la bicicletta allora siamo proprio fottuti. Io sono di Roma, mio padre è milanese. Da bambino invidiavo a morte quel piattume milanese e tutti i miei cugini cliclisti metropolitani. Tanto che ho scelto (contro il volere poi il consiglio poi le preghiere) di diventarlo sui 7 colli della Capitale. E lo capite da soli, a Roma, la bicicletta (che poi può essere solo una cazzutissima mountain bike) è follia allo stato puro. San Francisco in confronto è un Luna Park.
Facci vuole fare il provocatore ma mostra solo di non aver quel sacro fuoco anarchico che vive ogni ciclista del globo (anche gli olandesi, tutti pazzi, Amsterdam è una giostra mortale, altro che, ci ho vissuto. Solo quel “freno a retro” spiega cosa vivi ad ogni incrocio e ponte: roulette russa).
Critical Mass e domeniche a piedi fanno pena. Il metro-ciclista vero non sopporta il branco, e, ha ragione Nomero, fatica più fra i pedoni che fra gli autobus. La bicicletta non è un passatempo. E’ Filosofia.
Se non amate la Libertà lasciate perdere la bici. Prendete il taxi. O il tram. Ma che nessuno ci scassi le palle o ci vieti il passaggio. Io vado in bici anche all’inferno. Se non vi garba, prendeteci la targa.
ps. lettura consigliata per capire il ciclista romano e non solo: LA FILOSOFIA MORALE DELLA BICICLETTA (sabina morandi).
Non so come Paolo Tarabusi si permetta di fare processi alle mie intenzioni quando io parlavo di biciclette, si permetta di intravedere un mio ‘compiacimento’ che desume solo dalla scorrettezza politica del mio assunto, di tirare in ballo evasione fiscale e mafia e magistrati e abusivismo edilizio, di classificarmi come ‘chi considera fastidioso il degrado italiano e chi prova a combatterlo”.
Io ho solo fotografato la situazione milanese (con la mia lente personale) e ho detto che in bici, un figlio, non ce lo manderei.
Vada a fare sociologia spicciola da un’altra parte, Tarabusi, ppure aspetta ch’io faccia un post sulla mafia così almeno ci parlerà finalmente di biciclette.
scusi, Facci, dimenticavo che il posto da sociologo spicciolo su Macchianera è già occupato.
Buone cose.
Vorrei vederli tutti a Milano ad andare al lavoro in bicicletta che è il mezzo piu’ scomodo in assoluto. Estate, inverno, ben vestiti e con un posto di lavoro spesso dall’altra parte della città. Unite il realismo all’idealismo. Si dovrebbero fare piste ciclabili solo per andare a spasso la domenica? ma non scherziamo…
ma per le critiche leggete i post o solo la firma?
La differenza tra essere di destra e essere di sinistra è che essere di sinistra significa volerlo cambiare, il mondo; mentre essere di destra significa essere conservatori, cioè voler salvaguardare il mondo dai cambiamenti. E’ vero, Milano non è a misura di ciclista. Ma io sono di sinistra, e dunque credo che sia necessario lottare per cambiare Milano (e tutte le città), lottare insomma per città più pulite e vivibili: andare in bicicletta è un modo di spostarsi sano e non inquinante. Forse Facci è di destra e dunque si limita a prendere atto di una cosa; ma io sono di sinistra, e come le persone di sinistra credo che sia giusto (tra le altre cose) lottare per città a misura di ciclista
per questo problema non ho soluzione(ma sull’altro post su Cogne che non ho letto perchè ci è stato impedito di commentare con la forza la soluzione la trovate leggendo da cima a fondo “lasciarsi andare” di Piliph Roth.Ecco)
“Ehi, Bob, ti sfido, cazzo ti sfido, tu e la tua fottuta bicicletta del cazzo vecchia e senza cambio; facciamo una gara tu e io, col mio bel suvvino turbodepresso inderculer – quattro marmitte da cui fuoriesce aroma di mughetto e gelsomino – e vediamo chi arriva prima…”
La fine è nota.
Bob arriva dopo, ma per la rabbia si scaglia sul ciclista col suo suv: l’orgoglio è salvo.
Basta guardarsi intorno quando si gira in auto per capire quanto sia pericoloso andare in bici a Milano (ma anche a Firenze, anche se lì è da sempre molto in voga il motorino).
E i tanti ciclisti idealisti, che magari non frequentano Milano, dovrebbero anche rendersi conto che un paio di milioni di persone viene a Milano dall’hinterland: se puoi usare i mezzi bene (che poi meriterebbe un discorso a parte, l’uso dei mezzi, per orari e affollamento – detto da uno che usa la linea S9, probabilmente una delle migliori), altrimenti arrivi in auto. L’ora e mezzo in tangenziale di stamani (ho perso il treno) dalla Brianza a Famagosta mi è testimone.
Beati voi che avete il pavè!
In vista del 12 Maggio – per la celebrazione del 33mo anniversario della grande vittoria riportata dal popolo italiano con il referendum che respinse la richiesta di abrogare la legge Fortuna Baslini istitutiva del divorzio, e in concomitanza del cosiddetto “Family day” – ti invitiamo a partecipare alla manifestazione “Coraggio Laico” proposta dalla Rosa nel Pugno, con lo Sdi e il Partito Radicale, e che speriamo possa allargarsi alle grandi organizzazioni e personalità laiche del Paese oltre a quelle che ad oggi hanno già comunicato la loro adesione e che ti alleghiamo.
La manifestazione-concerto si terrà il 12 maggio a partire dalle ore 15.30 a Piazza Navona a Roma. Per noi, “Laico è Futuro” e, proprio per questo, dobbiamo tutti, avere il coraggio di lottare per la laicità dello Stato che, quando si afferma, non discrimina, non esclude, non penalizza, ma consente a tutti di scegliere responsabilmente la propria vita e di organizzarla pacificamente senza fare violenza ad altri. Dobbiamo renderci conto che coloro che si ritroveranno a piazza San Giovanni – e saranno tantissimi per il battage pubblicitario che è stato fatto – sono richiamati dagli eredi degli sconfitti del 1974, mobilitati per ottenere una clamorosa rivincita contro: illuminismo, laicità, liberalismo, relativismo, nel giorno proclamato ”Family Day”.
E’ per questi motivi che ti rivolgiamo un invito e un appello alla partecipazione e alla mobilitazione. Noi, che non abbiamo i “potenti mezzi” dei clericali che organizzano il family day, dobbiamo farci forti delle nostre convinzioni e contare molto sul “passaparola”, anche quello che puoi fare tu inviando questa o un’altra email a chi conosci, facendo delle telefonate, chiedendo ad una radio o un giornale locale che conosci di dare notizia della giornata del 12 maggio: una giornata che dovrebbe essere della fierezza, dell’orgoglio e del coraggio dei laici e democratici italiani. Organizzare, improvvisare in pochissimo tempo le grandi manifestazioni e concerti di Piazza Navona, per tornare a farne anche grandi eventi politici e popolari, è certo impresa molto difficile. Ma sta a noi, come oltre trenta anni fa, dare la misura e la conferma del persistere della forza civile del nostro Paese.
Se questo 12 maggio – che può rappresentare, veramente, la mite e dolce rivoluzione dell’amore civile – ti interessa, scrivici per dirci cosa vuoi e puoi fare o, semplicemente (ma è molto importante!), per dirci che ci sarai.
A questo link http://www.radioradicale.it/il-mito-della-famiglia-naturale-la-rivoluzione-dellamore-civile ti segnaliamo anche l’importantissimo convegno che si terrà sempre il 12 maggio, per tutta la mattinata a partire dalle ore 10
Ti aspettiamo! Un caro saluto
Rita Bernardini
Segretaria di Radicali Italiani
Maria Antonietta
Farina Coscioni
Presidente di RI
Elisabetta Zamparutti
Tesoriera di RI
Maurizio Turco
Deputato Rosa nel Pugno
e Vice Presidente PRT
Marco Beltrandi
Deputato Rosa nel Pugno
e Vice Presidente PRT
Marco Cappato
Parlamentare europeo
e Vice Presidente PRT
Per aderire 06 689791 – fax 06 6880211 – info@radicali.it
………..
Le adesioni al Comitato Promotore
Esponenti politici:
Emma Bonino, Enrico Boselli, Marco Pannella, Rapisardo Antinucci, Fulvia Bandoli, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Giuseppe Caldarola, Marco Cappato, Enrico Costa, Sergio D’Elia, Mauro Del Bue, Stefano De Luca, Antonio Del Pennino, Maria Antonietta Farina Coscioni, Turi Grillo, Ugo Intini, Carlo Leoni, Gerardo Labellarte, Carla Martino, Maria Fida Moro, Francesco Nucara, Mario Pepe, Beatrice Rangoni Machiavelli, Dario Rivolta, Lanfranco Turci, Maurizio Turco, Roberto Villetti, Elisabetta Zamparutti, Saverio Zavettieri.
Forze politiche, testate e Associazioni promotrici :
RnP, SDI, PRT, PLI, PRI, PSDI, SDI, Radicali Italiani, Associazione Luca Coscioni, Verdi, Socialisti Italiani (SI), FGS, Rosa Arcobaleno, Radicaliroma, FGS Roma, Liberali Italiani – Comitato per l’Unificazione, Di’Gay Project, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Gruppo Pesce, Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, Circolo UAAR Roma, Liff (Lega Iialiana famiglie di fatto), Arcilesbica, Arcilesbica Roma, Arcigay Roma, Comitato Provinciale Arcigay di Cremona, CGIL Nuovi Diritti, CGIL Nuovi Diritti Roma, Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, Famiglie Arcobaleno, Associazioni di Genitori, Parenti e Amici di Omosessuali, Associazione Culturale Forum Terzo Millennio, AltreVie, Italia Laica, No God, Libellula 2001, Arcigay Nazionale, Consulta Romana per la Laicità delle Istituzioni, Gay Left – Consulta LGBT DS; CS LGBT Tondelli – Bassano del Grappa VI, CS LGBT La casa di Giano – Montebelluna TV, CS LGBT! Scledense – Schio VI, COVI Conviventi Vicentini; Amica cicogna Onlus e la sezione di bambini ospedalizzati e non di Amica Cicogna, Salon Voltaire, Associazione Italiana Transumanisti; Articolo Tre (Palermo) discoteche di Roma (GOA, Alien, Piper, L’Alibi, Qube, SupperClub, Gilda), testate giornalistiche (E Polis, Liberazione, Il Riformista, Radio Radicale);
Tra le personalità hanno aderito:
Giorgio Albertazzi, Barbara Alberti, Zeudi Araya, Marco Bellocchio, Eugenio Bennato, Giorgia Bongianni, Candido Cannavò, Pino Caruso, Alessandro Cecchi Paone, Claudio Coccoluto, Serena Dandini, Francesca D’Aloja, Massimo D’Apporto, Luciano De Crescenzo,Don Gallo, Domiziana Giordano, Gianni Ippoliti, Luciana Litizzetto, Cristiano Malgioglio, Milva, Ferzan Ozpetek, Adele Parrillo, Giuseppe Piccioni, Platinette, Francesca Reggiani, Davide Riondino, Pasquale Squitieri, Oliviero Toscani, Ornella Vanoni, Dario Vergassola, Mina Welby
Fra gli accademici, professori, scienziati:
Bruno Azzerboni (Straordinario di Elettrotecnica all’Università di Messina) Giovanni Blandino (Coordinatore Consorzio Europeo Active P53, Istituto Regina Elena, Roma) Giuseppe Boccignone (Associato di Fondamenti di Informatica all’Università di Salerno) Claudio Brancolini (Associato di Biologia Applicata all’Università di Udine) Davide Caramella (Associato di Radiologia all’Università di Pisa) Gilberto Corbellini, Roberto Defez (Ricercatore all’Istituto Internazionale di Genetica e Biofisica CNR Napoli) Achille Ghidoni (Ordinario di Genetica all’Università di Varese Insubria) Guido Gosso (Ordinario di Geologia, all’Università di Milano) Margherita Hack, Massimo Levrero, (Associato, Dip. di Medicina Interna, Università La Sapienza, Roma) Giulio Maier! (Ordinario di Ingegneria Civile e Ambientale al Politecnico di Milano) Monica Mottes (Associata di Biologia all’Università di Verona) Michela Muscettola (Associata all’Istituto di Fisiologia Generale e Scienza dell’Alimentazione, Università di Siena) Demetrio Neri, Gianfranco Pasquino, Luca Sineo (Straordinario di Antropologia all’Università di Palermo) Silvano Presciuttini (Professore di Genetica all’Università del Molise) Ada Sacchi (Direttore Dipartimento Oncologia sperimentale, Istituto Regina Elena, Roma) Massimiliano Savorra (Associato di Storia dell’Architettura, Università del Molise) Sabrina Strano (Ricercatrice, Istituto Regina Elena, Roma) Piergiorgio Strata (Direttore del ‘Rita Levi Montalcini Center for Brain Repair’, co-Presidente Associazione Coscioni)
Ma figuriamoci se Facci spamma i comunicati dei radicali.
L’atteggiamento di Facci e’ non condivisibile. C’e’ la speranza che sia provocatorio.
E pensare che Milano e’ una delle citta’ piu’ a misura di bici che conosco. Anzi, di Milano mi mancano proprio le passeggiate in bicicletta…
Mi chiedo cosa sia Facci:
a) un tipo ironico
b) un utopista irriducibile da “o tutto o niente”
c) uno pagato dalle lobby dei petrolieri
Comunque… 4 ciclisti.
Sarebbe interessante avere la percentuale sui ciclisti milanesi e confortarla con le vittime su mezzi a motore.
No no, l’ ho ‘spammato’ proprio io.
***
Ogni anno, in media, in Italia ci sono 4 milioni di incidenti ‘a motore’ con 8mila morti e 24mila invalidi permanenti. Di questi, mi dicono, più di quanto si creda avvengono nelle pur trafficate strade cittadine.
Filippo, guarda cosa ti perdi…
http://www.youtube.com/watch?v=6yDRm29H5c0
Allora chiedo scusa per lo sbaglio.
Часы ! Хочу всем сказать что яОлег Михайлович Миронов 21.08.1959 конкретно полудурок, говнюк и наркоман :)))смерть апрель 2007 Вольдемар КРАУС КРАЙНИЙ КРАЕВ КРАВЕЦ Кто такой Миронов Олег? – Хуйло и пиздобол!!! Флорентий:Масленица Латынина rbyj деньги шпионы анекдот система благотворительность Национальность Андрей Орлов новость ВТО Германия мыслишки война . Латынина .google числа Чубайс %) ФСБ Наши с 2001г. по 05.03.2001г. – заместитель генерального директора ФГУП «Нацрыбресурс»; торговля ;
А еще я Олег Михайлович Миронов 1959 шизик и мелкий аферист :-)