Woodcock, l’inutile e il dilettevole


Sul palco degli imputati mancano sempre loro, i magistrati.
Ormai è passato in cavalleria che il codice penale dei primi anni Novanta sia all’origine dei problemi che stanno macerando politici e giornalisti: verbali e intercettazioni ovunque, procure colabrodo, atti depositati in edicola, quel che sappiamo. E’ passato in cavalleria che gli atti siano pubblici perchè la gente deve sapere.

Ma sapere che cosa?

Da Mani pulite in poi è stata spacciata una mistificazione colossale. Andatevi a vedere le relazioni dei procuratori generali di Cassazione e di Corte d’Appello del 1992, o ancora le lamentazioni del Csm e di tanti cronisti giudiziari: si agitavano perchè il nuovo codice prevedeva che non uscisse una riga sino al processo. Persino le toghe di Mani pulite osteggiavano un codice ritenuto troppo garantista e che tuttavia, una volta stravolto, permise loro d’inaugurare la stagione della gogna.

Giovanni Galloni, vicepresidente del Csm, 1992: “La stampa deve intervenire solo a fine indagini, e l’avviso di garanzia è coperto dal segreto istruttorio”.

Giandomenico Pisapia, padre del nuovo codice: “E’ il processo che è pubblico, non le indagini”.

E via così. Ma sul palco degli imputati mancano semplicemente i colpevoli.
Uno come Sir Henry John Woodcock non dovrebbe neppure esistere, nel senso che mediaticamente non dovremmo neppure conoscerlo: come capita a chi, sulla carta, abbia registrato perlopiù insuccessi professionali. Ma la carta era quella delle cancellerie, non quella dei giornali.
La gente deve sapere: che cosa? Le sue inchieste più note sono state una collezione di incompetenze territoriali, nomi altisonanti assolti, ministri prosciolti, valanghe di richieste d’arresto ingiustificate, e poi archiviazioni, bocciature per il 70 per cento dei suoi ricorsi (198 contro 139) più 6 milioni e 400mila euro spesi per tre anni di intercettazioni.

Woodcock è uno che fa le indagini con la Guida Monaci: inchieste che per competenza territoriale non sarebbero neppure sue, ma lui ogni volta sceglie prima di condurle e solo alla fine di trasferirle appunto per competenza. Emanuele di Savoia è stato prosciolto a Como. Salvatore Sottile a Roma. La sua inchiesta sull’Inail ha visto prosciolti tutti i parlamentari che aveva inquisito e rispediti al mittente una sessantina di arresti. Ha chiesto l’arresto di due deputati poi risultati estranei. Ha chiesto l’arresto del presidente della Camera penale della Basilicata, Piervito Bardi, poi scagionato e uscito di galera in tempo per diventare difensore di Vittorio Emanuele.

Ma anche se Woodcock facesse condannare tutti, qual è la rilevanza sociale delle sue inchieste?
Quali sono le priorità verso le quali la giustizia dovrebbe concentrare i suoi sforzi e i giornalisti la loro attenzione? Il letto di Aida Yespica? Le deviazioni stradali di Sircana? Che cosa invoca chi lamenta l’inefficacia della nostra giustizia, che cosa invocavano le manifestazioni milanesi di ieri l’altro, sia quella di destra che quella di sinistra?

La giustizia dei Woodcock non è soltanto economicamente dispendiosa e fallimentare nei suoi esiti nonchè devastante per la dignità dei coinvolti. E’ soprattutto irrilevante.

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