Abitava in un palazzo storico di Ferrara, ora vegeta in uno scatolone. Per la precisione, in 179 scatoloni. Ha chiesto aiuto al Comune di Bologna, ma le sue grida sono cadute nel vuoto. Non può camminare, dev’essere curato da esperti, eppure è pieno di fascino, ha tanto da insegnare, ed è stimato in Italia e in Europa. Il fatto che non si tratti di un essere umano, ma di un museo, non rende il suo caso meno penoso. Abbiamo intervistato questo insolito homeless.
D. Ci parli di lei.
R. “Sono il Museo dell’Illustrazione. Mil, per gli amici. Nato a Ferrara nel 1992 grazie a Paola Pallottino, somma autorità in materia e archivio vivente della storia dell’illustrazione italiana. Avrebbe dovuto vedermi qualche anno fa, quando stavo a Casa Frescobaldi. Ero una chicca, “esempio unico in Italia e in Europa“, mi chiamavano. Quante mostre, rassegne fotografiche, convegni… Sfido: io sono il pantheon delle matite italiane più gloriose, da Attilio Rubino ad Altan. Per non parlare delle collezioni di giornalini e periodici illustrati: il Corriere dei Piccoli, il Marc’Aurelio, il Bertoldo… fucine di geni, come Tofano, Fellini, Guareschi. Non faccio per dire, ma il mio padrino è stato Ernst Gombrich, il grande storico dell’arte da poco scomparso.”
D. Si rivolterà nella tomba sapendola ridotto così… Ma poi cos’è successo?
R. “I soliti rovesci che trasformano una persona in un homeless: sfratto e licenziamento. C’erano delle infiltrazioni d’acqua, e invece di chiudermi qualche giorno per lavori, a fine 2005 il Comune di Ferrara mi ha chiuso per sempre, senza spiegazioni. Intellettuali del calibro di Faeti e Barilli sono insorti per difendermi, senza risultato. La mia “mamma”, la professoressa Pallottino, mi ha imballato amorosamente e mi ha portato nella sua città. “Non preoccuparti – mi diceva -, a Bologna troverai una nuova casa. E’ un punto di riferimento per gli illustratori di tutto il mondo, con la Fiera del Libro per Ragazzi. Nella giunta Cofferati c’è gente colta e sensibile che saprà darti lo spazio che meriti.”
D. E invece avete avuto solo risposte negative.
“Magari! Almeno sarebbero state delle risposte. Paola Pallottino si è rivolta a tutti gli assessori sensibili alla cultura, da Guglielmi a Sofri. “Sì, interessante, vedremo“, e poi silenzio. Il sindaco non ha nemmeno voluto ascoltarla. Meno male. Magari scambiava i miei scatoloni per una baraccopoli e veniva a spianarmi con le ruspe.”
D. Spera ancora nel futuro?
R. “Certo. So bene che ricollocare un museo non è facile, specie in questi tempi di tagli. Ma mi girano tutti gli scatoloni all’idea che Bologna butti via un fiore che potrebbe orgogliosamente appuntarsi all’occhiello.”
In effetti, gli scatoloni girano un po’ anche a noi. In bocca al lupo, signor Mil, e arrivederci.
leggo in alto sopra il titolo la categoria in cui è inclusa “Cultura e spettacolo”.
La notizia fa spettacolo. Grazie a Lia Celi, ottima sceneggiatura per un servizio da Tg colto da un singulto di sensi di colpa del loro direttore, ex laureato in qulche facoltà umanistica con una tesi in qualche filologia.
Poi più nulla.
Un modesto parere: là dove si può, decidere ormai che le notizie catalogabili “Cultura” sono acerrime nemiche – dopo Debord e il collettivo Tiqqun – delle notizie catalogate “Spettacolo”.
Invece ci ostiniamo a metterle insieme. Come fare una rubrica su “amore fraterno” e intitolarla “Caino & Abele”. Proviamo a fare una rivoluzione di sintassi, grammaticale, almeno dove si può. Scardinare pigre categorie che già a-priori ci dicono perchè quelle scatole sono lì. Lo spettacolo s’è mangiato la Cultura.
Non un gran periodo, anche per la cultura, a Ferrara.
Ci sono altri due importanti centri (uno culturale ed uno inter-culturale) che non se la passano molto bene.
Due piccoli pezzi di storia -e patrimoni d’esperienza- senza molti santi in paradiso.
La città stessa non si renderà conto granchè del vuoto, come è stato per il museo dell’illustrazione.
Il vero problema è la Spal in C2.
..ed ogni tanto passa Abbado.
Per fortuna c’è il buskers festival (che a sua volta non naviga nell’oro, ultimamente)
beh, si potrebbe interessare della cosa Guazzaloca…..ops! too late
… Ciao, Lia! Buon anno!
Dura l’è, un museo simile lo vedrei bene a Torino per affinità culturale, anche Modena o Parma… Nella seconda hai la Panini col museo delle figurine (magari sono interessati alla possibile pubblicità di ritorno, o a farne un’integrazione del loro…); nella terza ho notato che ci sono diverse e belle librerie antiquarie, forse potrebbe nascere qualcosa.
Altra possibilità, un po’lontana ma interessante: bussare alla porta di Genova. Potrebbe dare esiti insperati. E’una città solo apparentemente pigra, ma che si risveglia molto nell’interagire con la cultura…
Oppure, provare contattare qui nel Veneto Linea d’ombra, che gestisce gli eventi culturali a Treviso (grandi mostre non permanenti).
in bocca al lupo!
Un caro saluto a te, R:ob e alle bimbe!;oD
@A: il problema con Guazzaloca, un testone duro quanto quello di Coff, sarebbe che inoltre devi anche spiegargli cos’è un museo. @Anvedi: la città più affine di tutti è Bologna, inevitabilmente. Poi potrebbe esserci Milano, per via dell’editoria. Ma la prof Pallottino si sbatte da piu’ di 30 anni in giro per la causa (comprese tutte le cause che hanno preceduto questa del museo) e di sicuro non vorrebbe gestire un museo troppo lontano dalla sua base. (PS= sei un po’ troppo fiduciosa nelle buone intenzioni di quelle amministrazioni che citi. Ormai per conservarsi il potere non hanno neanche piu’ bisogno di esibire il panem, figurati il circensis…;-)
@R:ob Grassilli,
non so se Guazzaloca sappia cosa sia un museo, però cosa fosse la Sala-Borsa lo sapeva, ed ora mette tristezza, la domenica, vedere chiuso quel gioiello