Uno si sforza di scrivere qualcosa di appena decente (magari senza riuscirci) e poi arriva Marcenaro:
Conforta che Walter Veltroni abbia confidato all’Eco di San Gabriele, mensile dei padri passionisti abruzzesi, il suo gusto per la ricerca di Dio. Confessando come quel gusto, quel desiderio di ricerca ampia, alta e profonda, non si sia mai perduto, anzi come sia cresciuto col crescere del tempo. E consola l’influenza importante esercitata dai missionari e dalle missionarie, “angeli caduti in terra” e conosciuti non per caso in Africa. E rincuora che Walter non abbia dimenticato mai e tuttora non dimentichi “la luce negli occhi di Giovanni Paolo II”, che provi insomma “un’ammirazione grandissima verso chi ha avuto un dono così profondo come quello della fede e sa regalare così tanto agli altri”. Tutto questo appare splendido agli occhi di chi si coglie ateo e nonostante ciò devoto. Eppure questo è niente, a fronte della prospettiva. Facciamo infatti sommessamente notare che se il gusto di Walter per la ricerca di Dio dovesse continuare, e l’alto desiderio troverà il suo sbocco, la cristianità intera si troverebbe a un passo dalla nascita dello “Slow God”.
(Andrea Marcenaro, “Il Foglio“, 9/11/2006)
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Uolter Ueltroni è solo l’ultimo della schiera di atei codardi che dichiara “non credo che dio esista, ma se esistesse, sarebbe un tipo fico”. Mi ricorda il sindaco Quimby, dei Simpson:”Non si possa dire che se il vento soffia in una direzione, non stia soffiando anch’io!”.
Ma io lo capisco, è difficile oggi ammettere di essere atei, subito tutti a guardarti male. Per fortuna però è sempre più facile esserlo, perchè i suoi rappresentanti in terra ti dimostrano che non solo dio non esiste, ma se esistesse, farebbe schifo.