Meglio allo zoo

Dice: fa parte della storia di tutte le epoche che il dittatore, decaduto o sconfitto, venga ucciso dai vincitori o dai suoi ex sudditi.
Ma chi l’ha detto?
Chi l’ha detta ‘sta cazzata storicistica?


Sarebbe verissimo se ci fermassimo a cinquant’anni fa, o a Mussolini e Ceausescu: ma poi le cose sono cambiate. Perchè le cose cambiano.

La condanna a morte di Petain venne commutata in ergastolo dal de Gaulle.

Stessa cosa per Papadopoulos, il capo dei colonnelli greci: è morto nel ’99.

Il generale Videla, in Argentina, ha preso l’ergastolo ed è stato graziato nel ’90.

In Cile, Pinochet cadde solo per un plebiscito popolare, anche se adesso è tartassato dai processi.

Forse Honecker non era propriamente il dittatore della Germania Est, ma in qualsiasi caso è stato prosciolto per motivi di salute.

Noriega, a Panama, fu rovesciato dagli Usa e condannato a 40 anni: e infatti è tornato.

In Etiopia il terrorizzante Mengistu venne condannato in contumacia per i crimini più orrendi, ma vive in esilio nello Zimbabwe.

Uno come Pol Pot, in Cambogia, è stato condannato all’ergastolo solo di recente: ed è morto subito dopo.

Per Milosevic non possiamo sapere come sarebbe finita, mentre nel caso di Saddam, ora, non è chiaro perchè i principi settecenteschi sulla minor detterenza della pena di morte dovrebbero venir meno.

Meglio in gabbia, che tutti lo possano vedere come allo zoo, senza diventare bestie a a nostra volta.

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34 Commenti

  1. Non hai citato il caso curioso di Oliver Cromwell, che ha subito una “esecuzione postuma”, due anni dopo la sua morte, probabilmente avvenuta per avvelenamento. E il dittatore per eccellenza, Giulio Cesare, pugnalato. Ma il punto secondo me è questo: i dittatori muoiono o come Cesare, Ceausescu e Mussolini, per mano degli insorti, subito e in maniera arbitraria, o devono restare in vita. Se vengono uccisi durante l’insurrezione, la loro morte è conseguenza diretta delle loro azioni, se muoiono quando si è ristabilito l’ordine, la responsabilità della condanna ricade sul nuovo regime. Saddam andava ammazzato durante l’invasione, ora va tenuto in vita.

  2. Per chi non ha letto Il Giornale di oggi, da chiarire che Facci si riferisce ad un articolo comparso a firma di Giordano Bruno Guerri sul quotidiano su cui lo stesso Facci scrive.
    “Fa parte della storia di tutte le epoche e di tutti i luoghi che il dittatore, decaduto o sconfitto, venga ucciso: dai vincitori o dai suoi ex sudditi, o da entrambi di comune accordo, come in questo caso. Non sostengo sia un bene, ma è indubitabilmente così. È difficile pensare che un’eccezione a questa regola spietata possa avvenire proprio in un Paese ancora lacerato dalla guerra” (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=131613)
    Giordano Bruno Guerri è quindi la risposta corretta.

    strangeblog

  3. Concordo con Facci e Roberto il primo commentatore; aggiungerei solamente che se il Saddam venisse ucciso si correrebbe il rischio che la morte del suddetto possa essere strumentalizzata dai vari fanatici e/o terroristi di turno a fini destabilizzanti (se ci fosse ancora il bisogno di destabilizzare qualcosa in quella martoriata terra)

  4. Secondo me lo mandano alla prox. isola dei famosi.

    Il fatto che sia stata ventilata l’ipotesi di impiccare un patrimonio così grande, invece che tentare di sfruttarlo in numerosi modi possibili, mi lascia basito. Possibile non possa servire ad una cippa?
    L’unica controindicazione potrebbero essere le immense spese di security, che due BodyGuards dell’ “Insomnia”,”Jaiss”, forse non son sufficienti.
    olà.

  5. Sotto Saddam Hussein la vita di un iracheno valeva pochissimo. Con l’arrivo degli americani ha continuato a valere pochissimo.
    Oggi in Iraq si muore per nulla, continuamente. Affezionarsi alla sorte di un iracheno soltanto perché è un volto noto dello star system internazionale, mi pare un po’ illuminista, ma anche un po’ fatuo. Non mi riferisco tanto a Facci (che comunque mi manderà a cagare di default), ma a chiunque ne stia parlando in questi giorni. Io sarei anche contro la pena di morte – ma occupare militarmente un paese senza riuscire a controllarlo significa condannare a morte un sacco di innocenti senza alcuna parvenza di processo regolare.

    Anzi, se posso stabilire una graduatoria, il primo a starmi sulle palle è Blair. Da 4 anni contribuisce a un’occupazione militare che non riesce a pacificare l’Iraq. Grazie ai suoi discorsi sulla democrazia e alle sue balle sulle WMD la vita dell’iracheno medio vale un soldo bucato, ma se l’iracheno è Saddam Hussein, per carità, nessuno tocchi Caino. Ma ti toccassero a te, una buona volta.

  6. una cosa che mi sfugge è il perchè il popolo di sinistra si affanna a difendere la vita di un dittatore straniero mentre nel profondo ancora si vanta di aver ammazzato il proprio, senza processo e ostentandone la salma come farebbe il peggio dell’estremismo.

  7. Facci, il discorso è interessante e si riallaccia alla tematica di Norimberga.
    Anzitutto un punto andrebbe chiarito: fondamentale è ci sia un processo, il più trasparente possibile. Con più copertura mediatica possibile. E questo è successo in modo plateale solo dopo la decisione degli alleati nel secondo dopoguerra; ed ha rotto la presunzione del dittatore quadratico medio di farla franca.
    Una annotazione te la volevo comunque fare, considerando che la penso come te. L’ultimo argomento da te portato puoi usarlo paro paro a favore della pena di morte; ti si potrebbe obiettare che una bella impiccagione in diretta TV, con schiaffo dopo l’esecuzione a mo’ della Roma papalina, avrebbe lo stesso effetto di farlo vedere come allo zoo.
    Il problema di fondo non è se darlo al publico ludibrio, dietro le sbarre o impiccato. Il problema è che noi “ammericani” ci riteniamo superiori e la democrazia l’abbiamo esportata. Con insieme i diritti umani. E, se ci riteniamo capaci di tanta esportazione, dobbiamo anche dirci capaci di rispettare la vita umana sopra qualunque altra cosa. Period.

  8. la stessa cazzata l’ha detta ieri sera castelli da vespa se non sbaglio.
    comunque ucciderlo servirà solo a trasformarlo in un martire anche agli occhi di chi in medio oriente non guardava a lui come ad una guida.

  9. Fabrizio, che la pena di morte (financo spettacolarizzata) sia un deterrente minore rispetto all’ergastolo, non è solo una teoria di Beccaria: è una pratica dimostrata da dati disponibili.

  10. fa pensare che neppure sulla contrarietà alla pena di morte, che dovrebbe essere uno dei pochi capisaldi marmorei su cui fondare una superiorità occidentale, ci sia uniformità di pensiero e qualcuno la ritenga accettabile in questo caso.
    si deve essere contrari alla pena di morte anche quando si ha di fronte uno che ti farebbe voglia di ucciderlo con le tue mani (non è il caso di saddam che lascio volentieri in mani più esperte delle mie). troppo facile essere contrari alla pena di morte solo nei casi in cui il condannato ti fa venire il dubbio che sia innocente.

  11. Mi piace che, in caso di principi come il rifiuto della pena di morte, il mio pensiero sia identico a quello di Facci. Tra l’altro, oltre all’errore etico, c’è quello strategico: così Saddam diventa un martire dell’Islam (e non è fesso, a lui dell’Islam non gli è mai fregato nulla, ma da quando è sotto processo è tutto un Corano e Allah Akbar).

  12. sarò anche superficiale, sarò anche stupido…ma a me di saddam veramente me ne frega niente.
    quello che vorrei sapere, è dove sono le armi di distruzione di massa.
    in linea di massima sono però d’accordo con facci, e questo è di per se bastevole a rendere strana questa giornata.

  13. Sono completamente d’accordo con Leo.

    Tanto più che il casino che c’è oggi in iraq serve agli stati uniti per farsi chiedere dal governo fantoccio iraqeno di restare ancora un quattro-cinque anni che non ci sentiamo ancora abbastanza sicuri… Per adesso impicchiamo Saddam, questo renderà la regione assai più sicura, basterà imporre il coprifuoco 24h l’iraq sarà meraviglioso poi…

    La pena di morte fa schifo di per se perchè elimina il soggetto stesso della giustizia. Lo sottrae a revisioni, appelli ed errori della giustizia stessa. Sono d’accordo con chi dice che dovevano ammazzarlo appena catturato, ma non potevano, perchè a catturarlo sono stati gli americani e non la fantomatica resistenza anti-saddam.

    Sta condanna sembra tanto il solito lancio prima delle elezioni americane.

  14. Fabrizio dice una cosa giusta, rilevando il difetto di moralità della società nordamericana, dispensatrice di democrazia ovunque le sia congeniale. E la presunta superiorità è negata tanto da una legislazione che fa della pena di morte una diversità da difendere rispetto al “sistema europeo”, quanto da un sistema democratico che pare più fondato sulla sovrastruttura economica che non sulla sovranità popolare (e lascio stare l’Operación Cóndor, benché da quelle parti non dispiacerebbe e non dispiace la riedizione di tal modello su un piano economico, meglio dissimulabile).

    Però Facci non ha torto, e direi anche che ha ragione se solo non fosse questa la terza volta in un anno: la pena di morte è un deterrente quanto la Bossi-Fini lo è per l’immigrazione da aree depresse e campi minati (anche questo, Facci, è dimostrato da dati disponibili).

    Sperando che l’autore (Melossi in “Stato, controllo sociale, devianza”) non s’offenda, qui ( http://tinyurl.com/t9ptk ) sta l’andamento dei tassi di detenzione negli Stati Uniti e in Italia. Sì, va be’, non c’è una relazione diretta tra pena di morte e numero di detenuti, e bisognerebbe contare altre variabili: ma il grafico è comunque di qualche interesse.

  15. Facci, mica devi convincere a me. Io volevo solo dire che l’argomento dello zoo te lo possono riversare contro. Ricordati che dall’altra parte hai persone che dicono sì alla pena di morte. Per cui hanno fatto un passaggio logico-umano molto forte.
    Se tu porti la discussione sul piano dello zoo, quelli ti rispondono sul loro piano, che la vorrebbero far vedere in TV.
    Se tu invece sposti la discussione sul tuo piano, l’incompatibilità della pena di morte con la civiltà nostra, quella stessa civiltà che volevamo difendere ed esportare quando siamo andati in Iraq, allora li metti all’angolo.

  16. Diego, quello americano non è un difetto di moralità, ma un eccesso di libertà. Tantopiù che alcuni stati la pena capitale non ce l’hanno.
    È un side effect di un sacrosanto culto della libertà.
    Sta insieme con il discorso del porto d’armi.

  17. Insomma, siccome ai tempi di Saddam la vita di un iracheno valeva poco perché lui li uccideva secondo comodo, e adesso vale altrettanto poco perché c’è gente che piazza autobombe nei mercati o nei pressi delle file per l’arruolamento nella polizia, allora la colpa è di Bush e Blair, non di Saddam prima e di chi ammazza ora.
    Inoltre visto quando detto sopra, è davvero stupido stare a rompersi le balle per Caino Saddam Hussein quando Abele Iracheno Ignoto muore ogni giorno.
    Leo, bell’eloquio, per carità. Sono i ragionamenti che lasciano un po’ a desiderare.

  18. Quello che più dà da pensare in tutta questa storia è che a mandare a morire Saddam sono le stesse persone che una ventina d’anni fa gli stringevano la mano. E’ un corto-circuito che non suona bene.

  19. il punto di partenza dovrebbe essere che noi, occidentali “civilizzati” rifiutiamo la pena di morte a qualsiasi titolo essa venga comminata, e ci batteremo ad ogni costo perché questo principio fondamentale della nostra cultura venga rispettato.
    l’iraq ormai è oggi, di fatto, una democrazia a sovranità limitata, ed è su questo che si dovrà forzare perché la pena venga sostituita con il carcere a vita.

  20. joe, è evidente che non vuoi capire, perché non ti sono simpatico. Ma questo interessa così poco a me, figurati agli altri.

    Non commentare me, commenta Facci ;-)

  21. Leo, anche se ti interessa poco, non è vero che non mi sei simpatico: non ti conosco e posso solo giudicare quello che scrivi. Come penso non sia vero che non voglio capire.
    Semplicemente non riesco a far passare un ragionamento per il quale siccome in Iraq si moriva prima e si muore adesso, allora “è fatuo” – per usare parole tue – stare a lambiccarsi per la pena di morte di Saddam.
    E altrettanto semplicemente non riesco a digerire il tuo ragionamento secondo il quale i morti per un attentato siano da considerare alla stregua di una condanna a morte comminata in un tribunale.
    Mi dispiaccio di averti dato l’impressione di avercela con te.

    Per quanto riguarda il commentare Facci e non te, il riassunto del mio commento è: “Facci, pienamente d’accordo”. Vedi che l’ho fatto? ;-)

  22. Qualcuno dovrebbe decidersi a leggerlo, il povero Beccaria, invece di continuare a tirarlo per la giacchetta solo perché non può più difendersi:
    “La morte di un cittadino non può credersi necessaria che per due motivi. Il primo, quando anche privo di libertà egli abbia ancora tali relazioni e tal potenza che interessi la sicurezza della nazione; quando la sua esistenza possa produrre una rivoluzione pericolosa nella forma di governo stabilita. La morte di qualche cittadino divien dunque necessaria quando la nazione ricupera o perde la sua libertà, o nel tempo dell’anarchia, quando i disordini stessi tengon luogo di leggi; ma durante il tranquillo regno delle leggi, in una forma di governo per la quale i voti della nazione siano riuniti, ben munita al di fuori e al di dentro dalla forza e dalla opinione, forse piú efficace della forza medesima, dove il comando non è che presso il vero sovrano, dove le ricchezze comprano piaceri e non autorità, io non veggo necessità alcuna di distruggere un cittadino, se non quando la di lui morte fosse il vero ed unico freno per distogliere gli altri dal commettere delitti, secondo motivo per cui può credersi giusta e necessaria la pena di morte.”
    (Dei delitti e delle pene, Cap. 28)

  23. Griso, insomma ho fatto bene a non citare il Beccaria ma ad attaccarmi ai principi di civiltà, democrazia e diritti umani.

  24. Strano, nessuno che abbia ancora tirato fuori il lampante argomento della convenienza. (Cui prodest Saddam che tace per sempre)

    Un piccolo appunto: per Milosevic non sappiamo quale sarebbe stato l’esito del porcesso. Ma sicuramente non sarebbe stato condannato a morte, ché la pena capitale, in un tribunale come quello dell’Aja (con tanti difetti, ma con i Diritti Umani come prima ispirazione) è bandita.

  25. Fabrizio, puoi attaccartici fin che vuoi, ma se non ti reggono i casi sono due: o sono i principi che non funzionano o è la realtà che è sbagliata; mi pare che Beccaria, che aveva senso pratico, propenda per la prima ipotesi.

  26. ma della tempestività con cui la condanna di saddam è arrivata proprio alla vigilia delle elezioni americane non ne parla nessuno? lo so, sono paranoico,però…

  27. Videla, Pinochet,Pol Pot, solo questi tre nomi
    basterebbero a farmi rimpiangere di non averli
    visti penzolare dalla forca, se risparmiare
    Saddam fosse di qualche aiuto alla riapacificazione irachena ben venga, G.Ferrara
    sostiene la tesi opposta http://www.ilfoglio.it/editoriale.php
    la mia opinione è che Saddam serva più da vivo
    che da martire.

  28. Saddam farà la fine che conviene di più agli USA.
    Solo che Condolizza non ha ancora detto quale.
    Io sono contrario alla pena di morte ma da vivo a chi serve?
    Oggi tutto si brucia in dieci secondi.
    Se lo mettono in gabbia, tra un mese nessuno saprà più dov’è manco la gabbia, o pensate che organizzerebbero gite scolastiche?
    Se lo uccidono probabilmente qualche altro articolo perfino quel carciofo di Guerri glielo dedicherà.

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