Qualche sera fa a casa Neri si sono fatte le ore piccole. Le 4 e mezza del mattino, se ricordo bene. A parlare di un argomento che sembra cucito per stare addosso a un blog: tu scrivi il post, fai i bagagli, te ne vai in vacanza, e nel frattempo il blog vive di vita propria, alimentato dallo tsunami di commenti generati da quella discussione.
Comincio col dirvi chi c’era, in rigoroso ordine sparso: il sottoscritto, Matteo Bordone, Lorenzo De Marinis e Carlo Giuseppe Gabardini. C’è stata, fino ad un certo punto, anche Laura Carcano, che però ha abbandonato prima del gong per knock out provocato da un suo personale Zidane troppo preso dal dibattito.
Siccome potreste lasciarvi influenzare dalla simpatia o dall’antipatia per l’uno o per l’altro, facciamo invece che c’erano A, B, C e D, e che abbiamo mescolato le carte, per cui non sono nell’ordine in cui li ho elencati poco fa.
- Ebbene, ora non ricordo perché e percome, ma B si lancia in un’affermazione impegnativa, e cioè che di qui a pochi anni i CD musicali spariranno, e lo scambio o la compravendita di musica avverrà esclusivamente via file.
- A e D sostengono che si tratti di un’immane cazzata, perché le persone associano al supporto sentimenti, emozioni, ricordi.
- B ribatte che si diceva la stessa cosa anche dei dischi in vinile, e guarda che fine hanno fatto.
- C ammette di essere affascinato da entrambe le teorie: capisce quella di A e D, ma considera valide le ragioni di B.
- A e D sostengono – prima l’uno e poi l’altro – che la gente ha bisogno di comprare qualcosa di tangibile, che può vedere e toccare, e che solo ad elementi con queste caratteristiche assegna un valore. Continuano, i due, sostenendo che un file non è un oggetto, bensì qualcosa di astratto, impalpabile, immateriale.
- B, a questo punto, si lancia nella seconda affermazione delicata della serata, e cioè che un file – al contrario di quanto pensano – è invece a tutti gli effetti un oggetto. E che poi noi ci siamo nati con il vinile, alcuni con il CD, e se è vero che li abbiamo ancora quasi tutti negli armadi perché ci siamo affezionati, è anche vero che le nuove generazioni nascono e crescono con la musica già in forma di file.
- A sostiene che B stia dicendo una cazzata: un CD è come un libro; ha una sua copertina, ha una sua storia, mentre un semplice file no. E aggiunge: cosa dici agli amici, guardate la mia collezione di dischi, o guardate quanti file ho nel mio iPod?
- B dice che va bene sia la prima che la seconda: esiste gente che si vanta di possedere tutti i vinili originali di un determinato gruppo, così come persone che mostrano orogliose un iPod che contiene intere discografie. Alla fine quel che conta è avere da disponibilità di un brano, non importa su che supporto.
- D gli risponde: è perché tu sei un geek.
- C, a questo punto, chiede: scusate, io sono abbastanza d’accordo con B, però solo nel caso in cui i file vengano comprati; allora sì che per chi li ha acquistati diventano a tutti gli effetti un oggetto. Se invece può scaricarli liberamente dalla rete, come avviene ora, non vale lo stesso ragionamento: molte persone scaricano centinaia di brani che non ascolteranno mai, solo per il gusto di farlo.
- A e D sostengono che prima o poi non sarà più possibile farlo, perché le case discografiche non possono starsene con le mani in mano.
- B li interrompe sostenendo invece che la pirateria esisterà sempre, solo che diventerà sempre meno accessibile e ad uso e consumo di pochi geek e dei propri amici, ragion per cui, le percentuali dei consumatori che acquistano dischi e quelle di chi, invece, scarica musica online rimarranno più o meno le stesse.
- A, non ci sta: dice che nemmeno i ragazzini (anzi: soprattutto i ragazzini) sono disposti a spendere anche meno di un euro per acquistare della musica, e che non sono mica tutti coglioni.
- B pensa che A sottovaluti il numero di coglioni totali sulla faccia della terra e gli chiede per quale motivo, allora, frotte di adolescenti si fiondano a scaricare suonerie tarocche e orribili sfondi per il cellulare, a 2,5 euro al pezzo.
- A è convinto che gli adolescenti non abbiano soldi da spendere, e per questo non si sognino nemmeno di buttare via un dollaro per una canzone, e C ribatte che è molto più facile che vogliano sacrificare un dollaro per una canzone che gli piace, piuttosto che 20 euro per un blocco da dieci canzoni, di cui ne desiderano solo una.
- D la butta sulla qualità: i fanatici che possono permettersela pagano per la qualità, e la qualità sta in un vinile o in un cd, ma non in un file mp3.
- A Butta il carico e afferma che le case discografiche tenteranno sempre di vendere la stessa cosa per due volte, su supporti diversi: il file, e poi il CD.
- B, invece, sostiene che Apple, con iTunes, abbia sostanzialmente messo davanti al fatto compiuto le major della musica, piegandole ad un nuovo concetto di fruzione della musica, e che, comunque, queste ultime inizieranno a spingere sempre più per il download a discapito del CD, in quanto non avendo supporto e distribuzione consente un margine di guadagno maggiore.
Finisce pari e patta. Fuori sta quasi facendo giorno, e il discorso nel frattempo si è spostato sulla miniaturizzazione buona o cattiva, sulle foto digitali, sugli e-book: potete immaginare che una discussione sull’esistenza o meno di Dio avrebbe acceso meno gli animi.
Due cose sparse:
1. Uno si può tirare giù un CD e stamparselo a casa. Per cui tutto l’argomento sul supporto non regge.
2. Pure i servizi in abbonamento ci sono, no? Metti che uno si abboni annualmente alla BMG per 30 euro e possa scaricare tutto.
PS: mi sa che nessuno ha una figlia di 10 anni con l’ipod. Loro questi problemi non se lo pongono proprio..
imho i problemi attuali sono:
1. impedire la riproducibilità e la condivisione del materiale acquistato.
2. deve invecchiare la generazione di papà e mamme attuali che non sanno cos’è l’iPod.
voglio dire: in 10 anni il padre 50 dispensatore di quattrini che tiene in vita Ricordi smetterà di comprare musica, ma non verrà rimpiazzato solo se le case distributrici riusciranno a proporre un metodo che renda economicamente plausibile la distribuzione di musica via file (adesso non lo è, Apple trae i profitti da iPod, lo store lavora in perdita) senza limitare troppo i comportamenti di consumo.
comunque non è solo un problema di musica, vale anche per cinema, software, libri ed in generale tutto quello che in questo tempo è diventato riproducibile all’infinito a costo zero.
Quando si affermeranno formati lossless e liberi (o giù di lì) da DRM, se ne potrà riparlare.
Fino a quel momento, prevedo sonni tranquilli per il cd.
I libri sarebbero sì riproducibili a costo zero, ma prova tu a leggere un e-book.
Così a caldo mi vengono due o tre osservazioni basate sull’esperienza personale.
a) Io ho valicato abbondantemente la soglia dei 40: acquistavo vinile finché si ascoltava musica su vinile, sono passato ai cd quando il mercato si è spostato sui cd e da un anno in qua ho smesso quasi del tutto di acquistare anche i cd e scarico direttamente da iTunes. Considero indifferentemente i tre tipi di formato: ho mille titoli e sono tutti parte integrante del mio “catalogo”, indipendentemente dal supporto. Non ultimo, non ho nemmeno un lettore mp3. Semplicemente, quando necessario, attacco il pc allo stereo. Sta di fatto che ciò che fa catalogo, a livello personale, è il contenuto, non il supporto.
b) Come tutti, registravo su cassetta gli lp prestati dagli amici. Quelle cassette fanno anch’esse parte, ancora oggi, del mio catalogo, sebbene io non abbia mai acquistato, né abbia la versione originale degli album su qualunque altro supporto. Posso facilmente supporre che lo stesso ragionamento valga per molti miei coetanei. Il parallelismo con la presunta differenza fra musica scaricata legalmente (acquistata) ed illegalmente è immediato.
c) Ribatto a C (“molte persone scaricano centinaia di brani che non ascolteranno mai”): io da ragazzo ho comprato molti lp che mi è capitato di ascoltare una volta sola e di abbandonare, poi, nei miei scaffali, e ancor più mi è capitato con i cd, talvolta magari per ragioni di collezionismo. A tal proposito, sono certo anzi di averne che non ho mai ascoltato. Va detto che ho attraversato periodi della mia vita in cui acquistavo musica “a pacchi”, pescando spesso a caso dagli scaffali, anche solo per curiosità. Lo faccio ancora oggi con molta musica etnica. Immagino comunque, anche in questo caso, di non essere il solo. Generalizzando, non mi sembra che il poter scaricare musica dal web abbia creato un nuovo fenomeno in questo senso.
Supponendo quindi, a ragion veduta, che il mio modo di pormi nei confronti del mercato sia piuttosto comune già alla mia generazione, posso dare per scontato che per i miei figli la musica nasca direttamente in digitale e che “ideologicamente” sarà sempre il contenuto a prevalere sul supporto.
In altre parole, secondo me B ha qualche ragione in più dalla sua parte.
Così a caldo mi vengono due o tre osservazioni basate sull’esperienza personale.
a) Io ho valicato abbondantemente la soglia dei 40: acquistavo vinile finché si ascoltava musica su vinile, sono passato ai cd quando il mercato si è spostato sui cd e da un anno in qua ho smesso quasi del tutto di acquistare anche i cd e scarico direttamente da iTunes. Considero indifferentemente i tre tipi di formato: ho mille titoli e sono tutti parte integrante del mio “catalogo”, indipendentemente dal supporto. Non ultimo, non ho nemmeno un lettore mp3. Semplicemente, quando necessario, attacco il pc allo stereo. Sta di fatto che ciò che fa catalogo, a livello personale, è il contenuto, non il supporto.
b) Come tutti, registravo su cassetta gli lp prestati dagli amici. Quelle cassette fanno anch’esse parte, ancora oggi, del mio catalogo, sebbene io non abbia mai acquistato, né abbia la versione originale degli album su qualunque altro supporto. Posso facilmente supporre che lo stesso ragionamento valga per molti miei coetanei. Il parallelismo con la presunta differenza fra musica scaricata legalmente (acquistata) ed illegalmente è immediato.
c) Ribatto a C (“molte persone scaricano centinaia di brani che non ascolteranno mai”): io da ragazzo ho comprato molti lp che mi è capitato di ascoltare una volta sola e di abbandonare, poi, nei miei scaffali, e ancor più mi è capitato con i cd, talvolta magari per ragioni di collezionismo. A tal proposito, sono certo anzi di averne che non ho mai ascoltato. Va detto che ho attraversato periodi della mia vita in cui acquistavo musica “a pacchi”, pescando spesso a caso dagli scaffali, anche solo per curiosità. Lo faccio ancora oggi con molta musica etnica. Immagino comunque, anche in questo caso, di non essere il solo. Generalizzando, non mi sembra che il poter scaricare musica dal web abbia creato un nuovo fenomeno in questo senso.
Supponendo quindi, a ragion veduta, che il mio modo di pormi nei confronti del mercato sia piuttosto comune già alla mia generazione, posso dare per scontato che per i miei figli la musica nasca direttamente in digitale e che “ideologicamente” sarà sempre il contenuto a prevalere sul supporto.
In altre parole, secondo me B ha qualche ragione in più dalla sua parte.
Cioe’, voi ancora conservate i CD? Magari nella custodia di plastica quadrata – il design piu’ brutto dell’industria del Novecento Duna inclusa?
E magari pure i portaCD, quegli affari stile Twin Towers?
E in giardino avete il brontosauro, pure?
L’adolescenza e’ finita, convenitene! Avete speso milioni in inutili, costosi, ingombranti supporti a forma di disco, ok, non c’era altro modo, ma niente nostalgia. Si sta molto ma molto meglio adesso.
Io al massimo rimpiango i nastroni coi loro fruscii. O i vinile, che si rovinavano a guardarli ma avevano copertine belle grosse. I CD sono sempre stati una schifezza! I dentini centrali si spaccavano, il booklet si sgualciva appena tentavi di sfilarlo, ecc ecc ecc
Ma come mai non compaiono i miei commenti????
Tendenzialmente mi allineo a ” B “.
Devo ammettere che la musica me la procuro a dorso di mulo , pagaiando nel torrente etc.
Se dovessi acquistarla ,cosa che, praticamente, non faccio da 5 anni, forse a quel punto vorrei la confezione , anche se del CD vero proprio tranne guardare il disegno stampato sopra non saprei davvero che farci.
Il vostro discorso,per quanto mi riguarda, è estendibile ai DVD originali.
olà
A mio parere, qualunque sarà la scelta delle case discografiche, esisterà comunque una fetta non trescurabile di utenti (appassionati o nostalgici a seconda dei punti di vista) che non rinuncerà mai all’ acquisto del CD (originale), magari abinando questa modalità “classica” di fruizione all’uso di lettori mp3 portatili.
Perchè?
– Perchè per loro avere dei file mp3 in una cartella del computer/lettore mp3 non è bello come avere un CD originale con custodia, copertina e libretto, non solo per una questione di mero possesso fisico della “roba”.
– Per una questione di sicurezza e di durata nel tempo del supporto (un notebook o un lettore mp3 sono soggetti a rotture, perdite, furti in maniera molto maggiore dei CD sullo scaffale di casa).
– Per una questione di qualità di ascolto.
Detto questo, cosa ne sarà dei CD per i “non-appssionati” o “non nostalgici”?
Ciò, a mio parere dipende a sua volta dalla risposta alla domanda: riusciranno a sconfiggere l’attuale pirateria di massa?
– SI: il downloading a pagamento diventerà una soluzione conveniente (acquisto solo il singolo di successo a 0,99€ anzicchè spenderne 15-20 per tutto il CD; mi porto tutto sul lettore mp3/telefonino; quando mi serve mi masterizzo il CD, tanto si sente bene lo stesso; non mi interessa conservare la musuca “in eterno”, tanto la migliore è quella che sta attualmente in classifica; etc.).
– NO (situazione attuale): il possesso del CD originale è un evento sporadico, sostanzialmente legato ad un regalo o all’ acquisto compulsivo.
In entrambi gli scenari i “non-appssionati”/”non nostalgici” (comunque in maggioranza) hanno già decretato la fine del CD originale come proprio supporto musicale.
Ad ogni modo,quasi dimenticavo la cosa più importante, il GNeri ha torto a prescindere.
Purtroppo il “perché tu sei un geek.” di D rivolto a B mi fa temere che sotto le spoglie di quest’ ultimo …… Non potrei tollerarlo.
Secondo me in futuro ascolteremo musica in un modo che adesso neanche ci sognamo. Comunque finché ci saranno i Cd io continuerò a comprarli. Di solito scarico la musica che non conosco (o che non ho su Cd), poi se mi piace compro il Cd originale perché mi dà la sensazione di essere un supporto più duraturo. D’altra parte se si rompe un cd ho perso solo quello, se l’Ipod finisce nella vasca dei pesci ho perso tutta la mia musica.
Sono daccordo con chi enfatizza la materialità del CD come fattore decisivo per la sua sopravvivenza. Tuttavia tale materialità è rilevante non tanto in sè, come significato (per dirla con A e D, sentimenti, emozioni, ricordi) ma per il fatto di poter essere trasferita in maniera convenzionale a mo’ di regalo (significante?). Insomma vale per il CD quella regola che vale per i ristoranti di lusso. I CD sopravvivono perché la gente in determinate occasioni ha bisogno di fare regali sotto forma di oggetto (per Natale, San Valentino, per il compleanno). Non potendo fare brutta figura (e quindi trasferire il significato senza adeguata copertina, libretto, fiocchettino) si continuerà a preferire il packaging fatto dall’industria discografica. Proprio come si porta una ragazza in un ristorante di lusso invece che invitarla a casa e cucinare l’arrosto, rischiando così che il significato si bruci nel forno…
A-NERI.
B-Gabardini
C-Bordone
D-De Marinis
dici Simone ?
Io pensavo :
A – LDM
B – GNeri
C – CGabardini
D – MBordone
Certo che a voi The Economist vi fa una pippa!
Non dimentichiamo il concetto del “live”; fino a qualche anno fa il concerto dal vivo era evento propagandistico del cd ora l’mp3 propaganda il concerto dal vivo, aumentando conseguentemente il prezzo dei biglietti.
La musica sicuramente non morirà ma i genii quelli si….
Fabrizio: io ho una figlia di sette anni e mezzo con l’i-pod (e una moglie di 44 con un altro) e a casa mia è normale dire “lo scarichi?”, mentre da anni non si sente dire “me lo compri?”, se non per libri (!) o giocattoli. Questo è un fatto. Il 90 per cento dei vinili, tanti, che avevo, è rimasto dalla mia ex-moglie, ma più passa il tempo e più chissenefrega. Mi dispiace solo per le copertine. Il CD è stato, direi, una fase di transizione (come sempre, del resto).
E non esiste un podcast di tutto questo? ;-)
Anche a me vengono in mente un paio di considerazioni sparse.
La prima è che se quattro uomini fanno l’alba a parlare di certi argomenti, significa che i quattro uomini stanno invecchiando male.
La seconda è che se su questo blog in cui ormai da mesi il padrone latita sia come post che come gestione e nell’unico post pubblicato parla di come ascolteranno la musica i ragazzi del futuro, il padrone di casa sta invecchiando male.
La terza è che se io a quest’ora son qui a leggere questo post e a commentarlo (un post che farebbe fuggire lontanissimo ogni donna) anche io non me la passo poi così bene.
Nero, ma non credi che sarebbe giunta l’ora si svecchiare un po’ questo blog?
Che ne diresti di concedere a giovani virgulti degni della tua stima, la password di questo sito?
Tanto peggio dei quarti di bue a pagamento, non possono essere.
IMHO: qualunque mp3 – anche codificato bene (Lame per intenderci) – si sente infinitamente peggio di un file wave. Non è la stessa cosa con i vari formati non compressi. Ma diventano lunghi da scaricare. Quindi lunga vita al CD. Almeno finché non spariranno anche gli amplificatori decenti (e le casse e i lettori CD benfatti).
Un amico responsabile del settore new media di una grande casa discografica disse: “Gli MP3 sono una cosa fighissima, ma il destino di un file prima o poi è quello di essere cancellato”.
Sarà perché siamo della stessa generazione, che è cresciuta con la musica sotto forma di LP, di copertine e di dischi da maneggiare, ma questa frase a me sembra l’essenza del problema. Un CD originale, oltre a fornire musica a una qualità sconosciuta a MP3 e iPod (e purtroppo a quasi tutti i loro utenti), è un supporto duraturo.
Contro il CD e a favore del formato MP3 c’è sicuramente il fattore costo. Ma su questo punto dire che noi valutiamo le cose dalla prospettiva italica, dove un CD costa circa 20 euri. Negli USA un CD costa intorno ai 13/14 dollari (nei negozi, non solo su Amazon), che con il cambio attuale euro/dollare significa che costa quasi la metà che da noi.
Ve ne fate di seghe. E’ ovvio che il futuro della musica è via file. I CD usciranno comunque, ma rivolti ai collezionisti e probabilmente a prezzo maggiorato.
> “B si lancia in un’affermazione impegnativa, e cioè che di qui a pochi anni i CD musicali spariranno, e lo scambio o la compravendita di musica avverrà esclusivamente via file.”
Sì, penso anch’io che i cd siano destinati a sparire, almeno dall’uso di massa. I vecchi 33 giri in vinile sono spariti dai banchi dei negozi di musica, ma una ristretta cerchia di persone li usa ancora.
Gli audiofili, ad esempio, considerano il compact disk una bestemmia, per loro esiste ancora solo il vinile e gli amplificatori valvolari.
Il cd quindi, resterà alla fine solo per gli affezionati.
La azzardo. Secondo me, questa storia dello scaricamento finirà per danneggiare solo le major, e anche per aumentare la popolarità e diffusione della musica di qualità.
Faccio un esempio pratico.
Scaricare un disco di Shakira è facile. Te lo scarichi, te lo ascolti. Se ti piace, è facile che tu te lo compri, ma se fa schifo non te lo comprerai mai. Shakira, quindi (dico lei per dire un nome major a caso) vedrà calare le vendite dei suoi dischi.
Viceversa, i TV On the Radio fanno un disco figone, tu te lo scarichi, te lo ascolti e alla fine te lo compri. Perché vuoi averlo, fisicamente. Questo succede abbastanza spesso: chi scarica finisce per comprarsi il CD di chi ha scaricato, se il prodotto è buono.
L’hanno capito le etichette indipendenti, che sempre più spesso si affidano a Internet per la promozione e vendita dei propri prodotti.
Morale della favola, Internet secondo me non farà calare le vendite dei CD, come frignano le major: farà calare le vendite solo dei prodotti non memorabili, della fuffa usa-e-getta. Ci guadagneranno gli artigiani della musica. A me sembra una gran bella cosa.
Secondo me avete tutti dimenticato una cosa imprtante, che tutto quello di qui state parlando è economia e quindi prescinde da quali possano essere i nostri valori e esentimenti, semplicemente quando un prodotto diventa “maturo” in termine tecnico, deve essere eliminato e sostituito da un podotto nuovo per il quale verrà creato il consenso. Quindi Tolto il vinile per far posto al CD, non perchè fosse meglio ma perchè ci si fa sopra una barca di soldi in più. Ora stanno solo cercando di capire come fari soldi con i file, per il momento solo la Apple pare ci riesca ma anche microsoft ci si sta buttando. Il futuro è certamente nei laboratori della philips o della sony o magari di un altro nerd di Seattle però state sicuri che non lo decide il consumatore. Guardate come esempio lampante la televisione o anche i monitor a tubo catodico. Anche se attualmente sono sicuramente meglio degli LCD stanno scomparendo dalla cirolazione, tra un po’ li compreremo solo come antiquariato, la TYV analogica ce la toglieranno per legge e via i gusti della gente si dirà che sono cambiati.
p.s. per quel che mi riguarda con lo stereo che avevo a quindici anni o con le cuffiette da tre euro che uso oggi la qualità dell’ascolto è immutata.
Visto che tutti si divertono a fare i Nostradamus, dico anch’io la mia sul futuro della fruzione della musica.
E’ vero: i CD prima o poi scompariranno o più verosimilmente rimarranno ad uso di una nicchia di appassionati, in cerca di musica di alta qualità audio e di qualcosa da raccogliere e conservare.
Il formato commerciale più diffuso sarà un file digitale (non saprei se davvero il formato MP3, perché esistono già formati migliori). Con i files cambierà tutta la logica e il business della musica. Non usciranno più interi blocchi di canzoni con un titolo e una organizzazione unica, i vecchi dischi, ma avremo rilasci continui di tracks sparse che ogni tanto verranno raccolte nei CD per i nostalgici.
Vivere la musica sarà un continuo manipolare playlist in cui si potranno mischiare anche podcast, remix amatoriali e contenuti totalmente personali. L’esperienza di ascolto della musica sarà molto più simile all’ascolto di una radio digitale, di un podcast o di una radio web (tipo LastFM per intenderci). Già oggi 3/4 gigabyte di migliaia di tracce MP3 su un lettore tipo iPod e similare sono di fatto una radio digitale personale, in cui l’utente ragiona per playlist. A volte le playlist coincidono con le scalette dei singoli dischi, ma sempre più si mescolano contenuti secondo criteri sempre più personali.
Ma a lungo andare anche i file spariranno, almeno nella testa degli utenti. Le tracks MP3, dei file digitali scritti e salvati fisicamente su di un dispositivo di memoria e ascolto di proprietà di un utente, potrebbero essere un passaggio temporaneo. Il futuro, sarà lo scambio puro di link o di playlist. Ascolteremo sempre musica, ma senza preoccuparci da dove viene fisicamente il file. Potranno essere su un server centrale, dal computer di un amico, da un lettore di qualcuno che nemmeno conosciamo che condivide le sue playlist via wireless.
Il futuro dei contenuti sarà lo sharing (diverso da come avviene ora, probabilmente legale e con forma di abbonamento o similari – bisogna anche capire come funzioneranno i sistemi DRM). Il sistema sarà animato da persone, da singoli utenti della rete, che creano liste e le offrono agli altri, i quali a loro volta le asolteranno o le rimanipoleranno a loro piacimento. Il successo di un prodotto sarà dovuto al suo essere presente nel maggior numero di liste. Oltre dal rating generale.
Lo stesso accadrà anche ai contenuti video e alle immagini.
In realtà tutte queste sono speculazioni, anche affascinanti ma un po’ estreme nel voler dipingere il futuro. La storia dei mass media racconta che quasi sempre l’arrivo di un nuovo media non ha cancellato completamente i precedenti (a parte il caso del telegrafo), ma ha semplicemente aumentato l’offerta e le oppportunità di fruizione e distribuzione dei contenuti.
Forse dopo la tanto declamata “convergenza digitale”, avremo una nuova “divergenza” nei formati e nei modi di fruizione dei contenuti.
Ma è qualcosa che costruiranno altre generazioni. Io nel frattempo vado a mettere su un bel vinile dei Led Zeppelin…
Io li comprerei anche i Cd, ma gli ultimi due che ho acquistato erano protetti da copia, e il lettore della mia auto non riesce a leggerli… di fatto mi tocca ascoltare quella musica pagata regolarmente su cd pirata rimediati da amici, mentre gli originali stanno a prendere polvere.
Secondo voi la prossima volta me lo compro un cd originale?
Ho quarant’anni. I miei primi “oggetti musicali” sono stati i 45 giri dello Zecchino d’oro, che portavo a spasso nel mangiadischi (quello col manico e le batterie).
Ho qualcosa come cinquecento vinili. Ad alcuni potranno sembrare pochi, ma se si considera che ho avuto disponibilità economiche da Paperino e, in fondo, un tempo abbastanza limitato, non mi sembrano pochi. Le cassette regstrate, invece, riempivano una parete, e non lo dico per scherzare.
Sono passato ai CD. Come quasi tutti, non ho un orecchio così affinato da distinguere la “perdita di qualità” (che “gli esperti” mi assicurano esserci stata) dal vinile al CD; anzi, al contrario, apprezzavo il fatto che, dopo averli sentiti dieci volte, non ci fossero righe, scricchiolii e scariche varie. Dei miei CD (arrivato a duemila ho smesso di contarli) molti sono una copia di quanto avevo già su vinile.
Ho scaricato molti mp3. Non moltissimi, il fatto è che le “novità” musicali mi attraggono pochissimo, e sono già in possesso di tutto (o quasi) il “mio” repertorio, la musica che ascolto e ascolterò per tutta la vita che mi resta.
Il file mp3 ha un senso se uno deve “fruire” di una canzone. Ma questo può andare bene se uno si sente le Spice Girls, perché già se uno è un fan degli U2 (e non parliamo del jazz, o della classica) non vuole “un” file di “una” canzone che ha sentito alla radio per passare tre minuti, ma vuole un “prodotto” da godere per le sue (sperate, supposte) qualità artistiche. Uno può scaricarsi “Money”, ma “The dark side” è un “progetto” complessivo, e non credo che i PF avrebbero mai acconsentito a una vendita “parziale”. E così tanti altri, con più o meno ragioni.
Insomma, io vedo che nel futuro si scaricheranno molti mp3, e si venderanno pèochissimi CD. Perché si perderà (come è già avvenuto per altre forme espressive) il valore della musica quale comunicazione con valenza artistica, e la musica stessa verrà degradata a “sottofondo”, a genere di mero consumo. Come un gelato.
Per me, che vivo di musica, sarà un incubo. Probabilmente non farò in tempo a vederlo, e questo è già qualcosa.
Qui si sono dette molte cose, quasi tutte chiacchere o discorsi da bar, come e’ normale che sia in un ambiente di questo tipo.
A volte sembra ci si stia per spingere in discorsi piu’ alti (se una cosa come un file possa o meno essere assimilabile ad un oggetto come un cd la gente se lo chiede da piu’ di duemila anni; se volete approfondire il discorso leggetevi qualcosa di filosofia), ma poi si ritorna alle solite questioni.
Tenete pero’ presenti alcune cose:
– Se un nuovo modo di fruire della musica porta ad un abbassamento della qualita’ tecnica dell’ascolto, il consumatore se lo prende nel culo. Non ho problemi riguardo al fatto che ti diano la possibilita’ di scaricare otto miliardi di canzoni in mp3, pero’ il prezzo deve essere congruo alla qualita’. Se un cd con dieci brani codificati in pcm lineare 16bit/44KHz costa 20 euro, dal mio punto di vista, un mp3 a 320 Kbs di un brano di quelli del cd non dovrebbe costare piu’ 20 centesimi (io cmq non lo comprerei neanche a due centesimi);
– Il mercato lo fanno i consumatori: man mano che la diffusione di internet aumenta, ci si puo’ organizzare in modo sempre piu’ efficiente. L’informazione e’ fondamentale. Se una cosa costa troppo, state sicuri che a lasciarla sugli scaffali (ma dobbiamo lasciarcela tutti) il suo prezzo si abbassa. I televisori plasma/lcd fanno schifo rispetto a quelli a tubo? Se vi accontentate perche’ vi serve sottile non ho nessun problema. La qualita’ si misura e chi compra un prodotto che da’ risultati mediocri rispetto a cio’ che e’ sul mercato da anni (e costa pure meno) e’ giusto che sia per lo meno informato di questo. Poi che faccia pure quello che vuole e se il mercato fa morire la roba migliore pazienza, tanto succede da sempre. Ma che si sappia;
– Uno che si pavoneggia con suoi duemila album in mp3 non ha il diritto di offendersi se gli si dice pacatamente che non si ha la curiosita’ di ascoltarne uno perche’ non si sente bene come un cd.