Così Massimo D’Alema a Repubblica sabato 24 giugno:
“Dobbiamo evitare che si riproduca un vecchio dualismo: di qua Prodi, di là i partiti che lo assediano. È uno schema fasullo e rischioso, che eccita il malcontento e il qualunquismo dell’opinione pubblica e rischia di indebolire rapidamente il governo”.
Così Romano Prodi oggi sul Corriere della Sera, dopo la vittoria del No:
“E’ come se si fosse rimesso in moto il popolo delle primarie, è questo popolo che ha vinto il referendum, non i partiti”.
Ora, le due posizioni non sono affatto inconciliabili come potrebbe apparire a tutta prima. Se infatti si fa il Partito democratico e Romano Prodi ne diventa il leader risolviamo la faccenda. Il problema è capire che idea ha Prodi di partito. E mi sa che è questa qui, che – intendiamoci – non è del tutto sbagliata, ma piuttosto ideologica.