La prematura dipartita del computer domestico non ha consentito, fino ad ora, di ringraziare con le dovute maniere la scrittrice Camilla Baresani (la quale, peraltro, gestisce un frequentatissimo forum che potrebbe tranquillamente passare per blog) per l’articolo che ha dedicato al sottoscritto sul Corriere della Sera Magazine del 9 marzo scorso (qui l’immagine, qui il testo).
Citazione doverosa anche per Michele Boroni, che le ha fatto da guida nella tana del blogger.
Peraltro, il Magazine del Corriere della Sera è tornato a parlare di Macchianera nel numero in edicola ieri, all’interno di un articolo di Vittorio Zincone, pagina diciotto.
Va detto che condensare un tema ampio come l’universo dei blog in poche righe non è facile, ed è persino normale la semplificazione dei concetti, considerando soprattutto il fatto che ci si sta rivolgendo ad un lettore tecnologicamente vergine. Malgrado tutto sento imperativo il bisogno di chiarire alcune questioni e – soprattutto – di mettere le mani avanti per evitare ripercussioni.
Quindi dico alla persona che mi ha arredato casa e in particolar modo a quella ditta che firma gran parte dei mobili da me acquistati che la Baresani stava scherzando: intendeva dire che è difficile, per un single, fare sembrare “vissuta” la propria casa. A Claudio Sabelli Fioretti: quando ho detto che “il cazzeggio è da allora la mia filosofia di vita”, non intendevo da quando ho incontrato lui. A voler dirla tutta, parlavo delle riunioni per la decisione dei titoloni in prima pagina su Cuore. Di quel particolare e sublime tipo di cazzeggio. A mia mamma: non ho mai trascorso – giuro! – un intero anno in panciolle a “spendere gli imprevisti guadagni”. Cioè, delle due, una non è vera. E cioè che li abbia spesi: l’anno di inerzia, invece, c’è stato, ma se ne sentiva il bisogno. All’amministrazione, all’esercito e all’intelligence americani: in realtà lavoro esattamente dove lavoravo prima di svelare gli omissis del rapporto Calipari: Camera Café e Magnolia sono venuti parecchio prima. Così, ve lo dico perché sennò, magari, mi prendete per un mangiapane a tradimento che campa sulle disgrazie altrui; poi finisce che vi incazzate ancora di più, e non è il caso, vi fa male. Infine, al mio vicino di casa che no, non è vero che vive in una periferia meneghin-sovietica da quadro di Sironi. Non se la prenda, fa fede TuttoCittà: Niguarda è a uno sputo dalla Stazione Centrale.
Il luogo del delitto menzionato nel titolo di questo post, invece, fa riferimento al numero di “Sette” in edicola il 1° marzo di sei anni fa. Correva l’anno 2000, infatti, e gli allegri faccioni di chi vi sta scrivendo e del di lui socio in quella che fu l’impresa di Clarence apparvero in copertina sul settimanale del Corriere della Sera, sotto un infausto titolo che costò ai due qualche parente, qualche amico e una serie di battute tra cui va segnalata quella di Alessandro Robecchi: «Bella. Bella copertina. Nella prossima mettono uno in divisa sotto il titolo: “…E io sono la finanza, piacere.”»
Fu inevitabile e doveroso, almeno per come la vedevamo noi – per quanto trascinati ignari da un fotografo prima sul Duomo, poi sul piazzale antistante la Borsa di Milano, poi costretti a posare in groppa a una limousine senza per questo sospettare alcunché -, dare carta bianca alla redazione tutta per la presa per i fondelli.
Critiche al «Grande Fratello» e sberleffi al «signor B.», editoriali serissimi sulle vignette danesi e opinioni improntate al «cazzeggio come filosofia di vita». E poi, ricette di cucina, rubriche di musica, tecnologia… Siamo andati a vedere come vivono (e come lavorano) gli animatori di siti-diario che stanno spopolando online. E abbiamo scoperto la loro vera funzione sociale. Controinformazione? Macché: praticamente, un calmante.
Scrittori comulsivi di lettere aperte, spioni, comici in cerca di ingaggio, commentatori da bar, spiriti polemici frustrati, esibizionisti, visionari, fanatici appassionati di musica, o tecnologia, o cibo…: tutte categorie ampiamente rappresentate nel mondo dei blog, spari internettiani dove qualsiasi povero cristo dotato di un computer può con minima spesa impiantare una sorta di diario pubblico, visitato ogni giorno da quante più persone saprà far cadere nella sua rete. A volte addirittura decine di migliaia.
Per capire che tipo di vita facciano questi individui maniacalmente attaccati al proprio diario di viaggio, siamo andati – nottetempo, come prevede il galateo del settore – a trovare Gianluca Neri di Macchianera (www.macchianera.net), celebre blog che si avvale di decine di collaboratori disposti a contribuire con articoli gratuiti (da Filippo Facci a Selvaggia Lucarelli).
Attraversata un po’ di periferia meneghin-sovietica con atmosfere da quadro di Sironi, eccoci in un appartamento dove camera da letto, cucina, salotto paiono allestiti cinque minuti prima per la pubblicità di un mobilificio brianzolo, mentre lo stanzino dove il blogger produce, pensa e caccoglie i suoi amichetti sembra avere un cuore e anche un’anima. Pallido, l’occhio straniato da lemure, Neri raccoglie intorno a sé un’accolita di buontemponi e di indignati che su Macchianera commentano e sbeffeggiano ogni argomento possibile: dal Grande Fratello a Sanremo, dalle questioni elettorali agli articoli di qualche spenta star dei quotidiani, dalla vicenda delle vignette danesi alle provvidenziali malefatte del signor B., l’uomo su cui campa la satira di tutto il Paese.
Gianluca Neri, allievo di Claudio Sabelli Fioretti ai tempi di Cuore («da allora il cazzeggio è la mia filosofia di vita»), si è ritrovato al centro delle cronache in due occasioni. La prima fu ai tempi della cosiddetta «bolla internet», nel 2000, quando con un socio rifilò a una multinazionale svedese il portale internet Clarence, da loro creato, e questo solo pochi mesi prima che il valore dei portali crollasse sul mercato internazionale. Dopo la vendita finì addirittura sulla copertina di questo settimanale, fotografato in una posa di esaltazione ye-ye che voleva celebrare la nuova generazione di ricchi improvvisi.
La seconda occasione di Neri fu nel maggio 2005, dopo qualche anno di anonimato in cui si era dedicato a spendere gli imprevisti guadagni e a creare per hobby il blog Macchianera. Anche lì, di nuovo finì su tutti i giornali: grazie a un banalissimo «copia-incolla» aveva svelato gli omissis del rapporto Calipari diffuso dall’amministrazione americana. E il colpaccio gli consentì di trovarsi finalmente un lavoro vero: autore della sit-com Camera Café e consulente della casa di produzioni televisive Magnolia.
Nel corso della serata, Neri mi ha spiegato che gran parte dei rancorosi (i blog rigurgitano di interventi di attaccabrighe di ogni sorta, gente che si esprime a suon di «bastardo figlio di puttana»), una volta stanati dalla tastiera, quando li conosci di persona si trasformano in miti pecorelle sempre pronte a belare «sono d’accordo con te». Altrettanta timidezza si riscontra nelle decine di autori di diari on-line dediti a svelare impudicamente ogni sorta di dettagli di vita privata. Questi blog, insomma, mostrano di avere un’importante funzione sociale: tengono occupati i grafomani, danno sfogo ai polemici e ai bastiancontrari, fungono da calmante per tutti quei casi umani di personalità aggressive o debordanti che altrimenti rischierebbero di straripare altrove, nelle assemblee condominiali, sui tram, nel privato della vita di famiglia.
C’è poi, ovviamente, il più celebrato e nobile aspetto di blog come fornitori di controinformazione, cioè di notizie censurate dai media tradizionali. Ma la cosa che colpisce di più è scoprire che in realtà gran parte di questi bucanieri della notizia ha una sola aspirazione: trasformarsi in ben più tradizionali e integrati autori di fondi e rubriche ospitati sulla vetusta carta dei giornali.
«Il Foglio è il quotidiano che più si avvicina al concetto del blog», afferma Neri. Sarà per questo che il giornale di Giuliano Ferrara è una sorta di vivaio di grandi firme della stampa italiana? Forse non è un caso che molti dei suoi collaboratori abbiano al contempo un proprio blog.
Insomma, vuoi dire che non sei stra-ricco? E adesso che ne facciamo di macchiadoro.blogspot.com????
PS: sappi che i titoli di Cuore hanno fatto felice per anni una generazione..
Fabrizio, pensa che io sono arrivato in redazione piuttosto giovane, eppure quando il meglio era già stato dato. E malgrado tutto era ancora divertente, impagabile, unico, assistere alla creazione di quei titoli.
Gianlù, a proposito di interviste, la prossima tocca a me, eh? Se solo riuscissi a passare da Milano… ;)
(al di là di tutto il resto, la parte sui rancorosi, comunque è deliziosamente vera)
Appena letto del particolare dell’occhio straniato da lemure non ho potuto fare a meno di pensare ad Eizenstein.
O a Bunuel.
Insomma, ci siamo capiti.
Comunque, per chi se lo chiedesse, ecco il tipico occhio straniato etc etc.
http://www.lemure.de/lemure1.jpg
Solo su lemure.de [ovviamente no, ci sono milioni di foto lemurose sul web, ma faceva figo dirlo].
Come? non hai commentato sul blogger che “produce, pensa e accoglie i suoi amichetti”? ahiahiahi…
Quanto alla periferia sironiana, magari emmebi ha portato la Baresani passando da Sesto, via Breda e via De Marchi, invece che dalla strada più semplice.
Aspettavo con desiderio il momento in cui sarei diventato “un socio” (fino a poco tempo fa capitava solo a Gigi, ti ricordi?). Adesso che il nome è saltato, posso iniziare ad affermare: “no, quello nella foto della limo, accanto a Gianluca non sono io. E’ Serghey Brin, è il figlio di Grillo, è Nantas Selvaggio Lucarelli, è Marco Comastri, è Esserino Piol. è Salvo del Grande Fratello. E’ chi volete voi, ma di certo non sono io. :-)
Gianluca, non trovi che sia un pessimo articolo?
Le motivazioni che anche tu sottolinei nel post, possono giustificare le imprecisioni sulla tua persona, ma se devi essere così superficiale sull’analisi del “fenomeno”, forse è meglio se non la fai nemmeno, no?
Poteva tranquillamente limitarsi al tuo ritratto e avrebbe fatto il compitino.
Gianluca, non trovi che sia un pessimo articolo?
Le motivazioni che anche tu sottolinei nel post, possono giustificare le imprecisioni sulla tua persona, ma se devi essere così superficiale sull’analisi del “fenomeno”, forse è meglio se non la fai nemmeno, no?
Poteva tranquillamente limitarsi al tuo ritratto e avrebbe fatto il compitino.
Ho letto l’articolo e non mi piace un granchè. Poi che ci sia poco calcio è tutto da vedere. Il vantaggio è che lo si può evitare, e quindi ti sembra non ci sia. Se vai sui blog dedicati trovi un infinità di link…
e io sono il povero povero cristoma confido nel
povero povero povero cristo
e io sono il povero povero cristoma confido nel
povero povero povero cristo
Calmante?
CALMANTE??
CAL-MAN-TE????
AAAAAAAAAAAAAAAaaaaaaaaaaaaarrrrrrrrrrrrrrrrghhhhhhhh!!! E allora perche’, PERCHE”’, mi fa incazzare cosi’ tantooo?!?!?!?!
Gianluca, sei citato anche su jack di questo mese, quello che ha in copertina beyoncé per intenderci, a pag. 108
Gianluca, sei citato anche su jack di questo mese, quello che ha in copertina beyoncé per intenderci, a pag. 108
a me sembra il solito pezzo macchiettistico sui blog, soprattutto nella parte in cui si parla dei commentatori, visti come simpatiche comitive di perditempo attaccabrighe che in realtà non vedono l’ora di passare dall’altra parte, sulla carta stampata. non si tiene minimamente in considerazione il fatto che la maggior parte dei commentatori di alcuni blog (ma anche questo, certo) siano persone “serissime”, che scrivono commenti (molto!) spesso migliori dei post. e che tanti di loro (ma anche molti dei blogghers) non solo non stanno qui per mettersi in vetrina e pubblicare altrove, ma magari già pubblicano ampiamente su tv e giornali, e vengono qui perché questo è un altro mezzo di comunicazione, e uno dei più interessanti da leggere. al contrario di certi pezzulli di alcuni magazine cartacei.
Dice il Neri che non è più ricco sfondato come una volta. E chi vorrà affermare il contrario se la dovrà vedere con gli avvocati Pecorella, Ghedini, Buongiorno e Taormina.
a me sembra il solito pezzo macchiettistico sui blog, soprattutto nella parte in cui si parla dei commentatori, visti come simpatiche comitive di perditempo attaccabrighe che in realtà non vedono l’ora di passare dall’altra parte, sulla carta stampata. non si tiene minimamente in considerazione il fatto che la maggior parte dei commentatori di alcuni blog (ma anche questo, certo) siano persone “serissime”, che scrivono commenti (molto!) spesso migliori dei post. e che tanti di loro (ma anche molti dei blogghers) non solo non stanno qui per mettersi in vetrina e pubblicare altrove, ma magari già pubblicano ampiamente su tv e giornali, e vengono qui perché questo è un altro mezzo di comunicazione, e uno dei più interessanti da leggere. al contrario di certi pezzulli di alcuni magazine cartacei.
Nonostante la totale disistima che nutro nei tuoi confronti e nei confronti delle scelte “editoriali” di Macchianera.net (il blog più pericoloso e di regime di Internet), non mi sono mai espresso “a suon di bastardo figlio di puttana”, nè mi permetterei MAI di farlo. E non vedo l’ora di incontrarti in occasione di qualche blog-festa o similare per dimostrarti quanto posso diventare pecorella e quanta voglia potrei avere di belare “sono d’accordo con te”.
[Ste]
Gianluca, preferivo che ti riferissi a me quando hai detto che da allora il cazzeggio è diventato la tua filosofia di vita. Comunque lo Zincone è Vittorio, non Giuliano. Giuliano attualmente si occupa di Lolite, a quanto leggo.
Sbaglio io o quelle tre foto hanno subito qualche passata al Photoshop?
Sì, ma più che luogo del delitto mi sembra il luogo del diletto!
Concordo con Valeria.Quell’articolo è di una mediocrità dramatica.
Concordo con Valeria.Quell’articolo è di una mediocrità dramatica.
Scusate:era “draMMatica”.
A gionni dure’, sei drammatico tu, i tuoi tentativi di correggere gli orrori di battitura e il tuo blog. Anzi, teribbbbile.
Detto da uno che si chiama Basettoni…pliiiiis!
Roberto, se ti ricordi un anno fa, proprio sul Magazine del Corriere, in un pezzo che seguiva il terremoto seguito gli omissis svelati del rapporto Calipari, addirittura ti photosciopparono via.
Io però ricordo sempre a tutti chi furono i protagonisti di quell’avventura.
Bell’articolo, la Camilla sul Corriere.
Non sapevo che gli Hooligans non andassero più a sfasciare vetrine allo stadio, e si limitassero a tenere un blog.
Calmante. Bello.
Ricette di cucina? Rubriche di musica?
Sicuri che non abbia sbagliato url?
Se ti vanti di questo articolo te-dedicato pieno zeppo di luoghi comuni sui blog, lettori di blog, commentatori di blog, beh: siamo proprio alla frutta.
E se dopo questo commento mi mettono nella schiera dei rosiconi, tanto meglio: preferisco essere rosicona, piuttosto che essere citata in un articolo così pieno di luoghi comuni e cavolate. Se per te esistono solo due categorie, attaccabrighe di ogni sorta e pecorelle belanti, beh Neri: mi sa che dovresti rivedere un po’ il mondo…
(Tra l’altro un foto migliore no? :) )
Di getto avrei voluto concordare con quelli che sottolineano la mediocrità, banalità del pezzo , chè un pò macchettistico etc. e molte altre pecche.
Mi è però balzato alla mente che i frequentatori del mondo bloggers sono una nicchia rispetto alla popolazione. Un articolo su un tema ancora, tutto sommato, così poco conosciuto dalla massa non può approfondire più di tanto . Tra l’ altro consideriamo lo spazio veramente esiguo destinato all’ articolo .
Per “noi” il contenuto dell’ articolo, di per se, è pressochè inutile ma deve, potrebbe, avvicinare alla blogosfera chi ne sa poco o nulla.
Kluz, ma davvero pensi che un articolo simile “avvicini” la gente alla blogosfera??
Credo che le intenzioni di entrambi i protagonisti dell’articolo, ovvero la scrivente e il padron di casa, fossero esattamente l’opposto. Lasciate stare, è un angoletto buio pieno di “brutti, sporchi e cattivi”. E’ questo il messaggio.
Ha ragione Fulvia, secondo me, e chissà che adesso non si faccia un’altra settimana “no comment”.
Concordo con Tyttina e Fulvia.
Un pessimo articolo per una pessima descrizione del mondo blog. Pessima e pure parziale, perchè incompleta.Per esempio,l’articolo avrebbe potuto parlare della presunzione, l’arroganza, l’assoluta mancanza di leggerezza e autoironia di alcune ” blogstars ” .
Infatti. Personalmente ho un blog da cinque accessi al giorno, indi poco rappresentativo, però non belo mai e all’occorrenza – leggesi sovente – mando affanculo anche dal vivo, né più né meno.
Che tristezza di articolo. Io credo che tutto spieghi tranne il mondo dei blog! Neri, ma chi sono le pecorelle? Perchè non parliamo invece delle “blogstar” che pensano di essere importanti come il PadreEterno e credono di comandare la blogosfera?
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