La Guardia di Finanza ha scovato nel garage di Stefano Ricucci (immobiliarista noto per la mancata scalata al Corriere della Sera e la riuscita scalata alle ovaie di Anna Falchi), nascosti in un’intercapedine, 131 scatoloni contenenti migliaia di documenti.
In realtà, benchè a una prima veloce occhiata possono apparire come dei semplici scatoloni ammuffiti, secondo i registri del gruppo Magiste trattasi di spaziosi bungalow singoli con ampia terrazza (il garage risulta essere il Camping Aurora, con parcheggio interno coperto).
Secondo i suoi collaboratori, nel piccolo magazzino sarebbe finita l’intera collezione del mensile di arredamento Ad e persino le copie dei calendari di sua moglie, Anna Falchi.
Con gli uni si masturba nei momenti di intima solitudine, mentre con gli altri tiene d’occhio gli onomastici.
«È il re della matematica», dice di lui Anna Falchi, «a volte provo a fargli fare a mente dei calcoli complicatissimi e non sbaglia mai».
Anna: «Amore, prova a farmi questa: se compri 20 milioni di azioni per un valore di 100 miliardi di lire e altre azioni per altri 2,3 miliardi, riconoscendo una parcella di consulenza di 7,7 miliardi a una società finanziaria, quanto sarà l’esborso totale?».
Ricucci: «Zero, amo’».
Anna: «48.035.658,35 moltiplicatooo…..per 1!»
Ricucci: «100 milioni, amo’»
Matematica creativa.
Incalzato dalle domande riguardanti la provenienza del suo patrimonio, Ricucci recentemente ha tentato di giustificarsi:
Ricucci (orgoglioso): «A 23 anni fatturavo già 6 miliardi!».
Giornalisti (sorpresi): «E come diavolo ha fatto a fare tutti quei soldi a 23 anni?»
Ricucci (infastidito): «A 17 fatturavo già 3 miliardi!»
Giornalisti (sempre più sorpresi): «3 miliardi a 17 anni?!»
Ricucci (risoluto): «Per arrotondare facevo il cameriere»
Guardia di Finanza (passando di lì per caso): «6 miliardi a 23 anni? Ma se a 24 anni ha dichiarato 12 milioni di lire di imponibile!»
Ricucci (deciso): «Ora scusate, ma devo andare a scoparmi Anna Falchi!»
La storia di Ricucci si potrebbe riassumere in due righe: inizia la sua carriera come odontotecnico ma poi, alla seconda denuncia, decide di fare il miliardario.
Nato a Zagarolo, nel 1962, ha poco più di vent’anni quando comincia a collezionare appartamenti ( “Vuoi salire? Ti faccio vedere la mia collezione di appartamenti“).
Ne ha talmente tanti che non sa più dove metterli, così decide di fare un giro di telefonate.
Alla fine, il giro di telefonate è talmente grosso che si ritrova coinvolto nella scalata a Telecom Italia, insieme a Gnutti e Colaninno, e con una grossa mano da parte di Fiorani (avevo aperto anch’io un conto alla BPL; ho preferito chiuderlo quando nei suoi bancomat è comparsa l’opzione “Gioca a videopoker!””)
Ricucci si ritrova così proiettato al centro della finanza italiana.
Nel 2002 entra in Capitalia, uscendone tre giorni prima che le azioni crollino per il caso Cirio: la plusvalenza che realizza è mostruosa, talmente mostruosa che continua ad aumentare ad ogni nuova intervista.
In breve diventa una sorta di re Mida moderno: ogni cosa che tocca si trasforma in una plusvalenza (ho già prenotato il calendario di Max che uscirà il prossimo anno: non posso perdermi un’ Anna Falchi con quattro tette e una vagina al posto dell’ombelico).
(fonti: ilsole24ore – corriere.it – report – societàcivile.it)
Solo una cosa (seria): a me risulta che Fiorani non ebbe a che fare con la scalata a Telecom. Sono in errore?
A leggere questo post sembra che la tua occupazione giornaliera principale ruoti proprio intorno ai calendari di Anna Falchi…
Un giorno ti estrae un dente… un altro ti fa un ponte… e l’altro ancora ti costruisce un condominio. I tempi cambiano… Occhio al sorriso Anna Falchi!
una gran brava persona Ricucci
Scalare Anna Falchi è un’impresa, tutto sommato, abbastanza agevole. Bastano una serie di appartamenti e un mucchio di balle. Che ci provi, Ricucci, a scalare Naomi Campbell…Briatore ci ha messo ben due titoli mondiali, per riuscirci.
Doverosamente letto dalla prima all’ultima riga il Corriere della Sera nel sovrumano tentativo di appassionarci alla farsa cui sta dando vita l’unica vera “buona società”. Dunque: avrebbero trovato ieri l’archivio segreto di Ricucci. Quel genio del male parvenu, non appena inquisito, avrebbe accatastato gli inconfessabili involucri in un luogo impensabile come lo sgabuzzino del garage di casa sua. E noi siamo venuti al mondo apposta per crederci. Tanto più che il Corriere ricorda, con la consueta completezza, altri nascondigli celebri. Le tangenti di Adriano Zampini spedite tra i gianduiotti, Rocco Trane pizzicato con 50 milioni infilati tra i dolci, i miliardi della signora Poggiolini nel pouf e la cassapanca di Sergio Cragnotti. Al Corriere dispongono di una capacità selettiva invidiabile. Avremmo evitato anche noi, al posto loro, di ricordare tra i nascondigli celebri quel libro di Enzo Biagi, naturalmente vuoto, ripieno di 80 milioni di lire. Ma la famosa botola scoperta sotto il pavimento di Gemina da Francesco Greco, quella l’avremmo nominata. Perché altro che nel garage come i cafoni, stava proprio sotto i culetti buoni di via Turati.
Andrea’s Version (7-1-06) Ilfoglio