Certe verità ti colgono inaspettatamente e all’improvviso.
Per dire: l’altro giorno sfoglio il Corriere della Sera e da un minuscolo riquadro pubblicitario scopro che è uscito un nuovo doppio live di Francesco Guccini (con DVD opzionale, se non sbaglio).
Ora, non è che io sia uno di quelli che comprano poi così tanti dischi: diciamo che, quando mi serve qualcosa, il mio pusher corre alla velocità di 10 megabit, ed è parecchio conveniente. L’ultima volta che sono entrato in un negozio di dischi è stata, tipo, nel 1998.
Però uno come me i soldi ad uno come Guccini lì dà volentieri. Magari, ecco, dal momento che erano già stati dati alle stampe l’immancabile “Fra la via Emilia e il West“, “Album Concerto“, “Quasi come Dumas…“, “Live@RTSI“ e il perdibile “Guccini Live Collection“, spera solo che il nostro non intraprenda la deriva degregoriana a botte di un LP originale ogni otto live doppi.
E insomma, esco di casa armato delle migliori intenzioni, deciso ad effettuare il dovuto acquisto nel corso del tragitto da casa all’ufficio, ed è stato lì – quando sono arrivato al lavoro senza doppio live – che ho capito: non è che l’industria discografica stia cedendo sotto i colpi della pirateria. E’ che, molto più semplicemente, non esiste più un cazzo di negozio di dischi.
Ora qualcuno potrebbe obiettare che non se ne trovano proprio a causa della facilità con la quale si può scaricare un qualsiasi brano da internet, ma sarebbe un po’ come dire che siccome posso risparmiare facendomi in casa una torta al cioccolato, allora tutte le pasticcerie hanno chiuso.
Detto questo, del doppio live non se ne sentiva il bisogno: si ha l’impressione che in due cd possano trovare spazio almeno il doppio delle canzoni che in realtà ci sono. Per questo mancano parecchi dei classici; i classici che sono presenti sono suonati praticamente seguendo lo stesso arrangiamento dei due live precedenti; tra i brani più recenti si segnala la colpevole assenza di “Don Chisciotte”, e in “Farewell” Guccini sbaglia le parole. Poi: il pubblico puoi scegliere di farlo sentire cantare, o non farlo sentire. Farlo sentire che anticipa chiaramente di un secondo ciò che stai cantando non è una scelta tra le più sagge.
Malgrado tutto, acquistarlo è stato come qualcosa che si deve fare, come per i credenti versare l’obolo in chiesa.
Ora, però, mi rivolgo a chi può vantare un qualche tipo di contatto con il più noto cittadino di Pàvana (che so: Diego Brugnoni, curatore dell’ottimo sito “Via Fabbri 43.net“, o la Critica Televisiva Di Riferimento; insomma qualcuno): pregatelo di incidere una delle sue più belle canzoni. Si chiama “Swatch”, è del 1996, è struggente e ha due sole pecche: la prima è che è stata scritta per gli Stadio; la seconda che è stata suonata dagli Stadio e cantata da Gaetano Curreri.
Stringetevi nel vostro giaccone invernale e leggetela. Se siete pratici, e avete un pusher come il mio, ascoltatela.
SWATCH
(F. Guccini – G. Curreri – A. Fornili)
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Guardo ancora l’ora sul quadrante dello Swatch, darle un altro quarto d’ora, o andare via? Gente usciva a branchi dalle scale del metrò, ma in quei visi in fuga lui cercava quello suo: l’unica cosa che potesse dare un senso al freddo e al giorno, e a quell’inverno. Bella e accesa in viso, d’improvviso lei arrivò come fosse apparsa per magia, e radiosa spense ogni protesta e lo baciò, e abbracciati andarono parlando tutti e due di amici e dischi e di vacanze di Natale. E io mi sentii quasi male guardandoli andare, ed invidiai il loro incontro, quel tutto da fare, tutto quel tempo davanti, e quel loro sperare, e l’incoscienza orgogliosa della loro età. E mi venne in mente come un pugno quando anch’io aspettavo appeso ad un angolo una lei, e quando arrivava mi sentivo come un Dio, |
e abbracciati e persi si parlava tutti e due uno sull’altro degli esami e di Natale e di un poeta geniale, un film sperimentale, e ci sembrava che niente potesse finire, come se il tempo davanti dovesse durare fino alla linea incosciente della nostra età. Che ho perduta, che mi è scivolata che cosa fai ora ragazza abbracciata a me, ai dogmi andati, e una strada bagnata diversa e la stessa della loro età. E mi trovai a camminare nel freddo invernale e mi rinchiusi alla gola giaccone normale e poi tirai su le spalle e ghignai sul Natale giocando col bene e il male che sai in ogni età. Che devi andare, ma lascia che cammini l’età deve passare, ma lascia che sconfini poi tiro su le spalle e ghigno sul Natale e gioco col bene e il male che so in ogni età. |
sai cosa? l’Evento non è tanto il doppio cd live ma il DVD, il primo in assoluto per il Guccio, con concerto e backstage. prima di questo c’era il nulla se non si considera il video, VHS però, in Parole e Canzoni ed è (finalmente) arrivato a compensare una lacuna non più sostenibile :)
Sai che “Swatch” mi era sfuggita? Mi piace. Il 13 novembre vorrei poter andare a Pavana, in occasione della Festa castagnata, e se lo becco glielo faccio presente. Ci saranno comunque altre occasioni prima che incida il nuovo album :)
Intervistato dal “mollicone” ha detto: “Ormai la sala d’incisione per me è durissima: i primi tempi partecipavo di più, adesso un po’ mi annoio, lascio lavorare quegli altri. Quindi bisogna aspettare almeno altri 3-4 anni, se ci sarà, non lo so mai.”
Per l’assenza di “Don Chisciotte” e le critiche ad un album sostanzialmente inutile (voluto dalla EMI*), sono d’accordo. Il DVD è invece una perla, soprattutto per i videoclip ed in particolar modo per quello di “Dio è Morto” (con disegni di Milo Manara).
Ma con Guccini il rischio di una inflazione di live credo non si corra: è più probabile che escano otto romanzi ogni album.
*Non è la prima volta che la EMI prende iniziative stonate: penso al brano “La mia libertà” (che la casa discografica volle inserire in Ritratti nonostante i dubbi di Francesco) o allo storico quanto goffo errore nello scrivere “Un’altro giorno è andato” con l’apostrofo (mi pare in un album live).
obolo gucciniano ovviamente versato (quando si passa per Bologna non posso lasciarlo nel cassetto della macchina), ma la cosa migliore è stata l’intervista di Rai2 a Guccini. “Tecnologia? La più avanzata che conosco è il flipper”. “Musica guardata? Si, beh, per me è andare ai concerti, il dvd è un documentario”. Amore ben riposto, come sempre.
Caro Gianluca,
potresti anche evitare di fare pubblicità sul tuo blog ad una rivista che si chiama “cultura di destra”.
Un pò di coerenza ci vuole, almeno un pizzico.
Gianluca
Sdraiarsi sul divano ad ascoltare il doppio di Guccini, dopo avere votato Scalfarotto. Questa è vita.
Anch’io sabato sono andato, pieno di buone intenzioni, da mediaworld (eh lo so, che devo fare) per cercare il live di Francesco.
Ma non ho potuto esimermi dal prorompere in una fragorosa risata quando ho visto il contenuto dei due CD e soprattutto il prezzo.
Non avevano il DVD (ero *veramente* intenzionato di partecipare alla pensione di Francesco) quindi non ho comprato nemmeno quello.
L’industria del disco non soffre a causa dei pusher a 10mbps, ma perche’ non c’e’ (piu’ o meno) nulla che valga veramente la pena di essere comprato.
Altro commento: il vecchio live non era poi cosi’ male, c’erano gli applausi incollati ma almeno era bello pieno di canzoni e valeva il suo prezzo.
Caro Gianluca, il discorso sulle pubblicità inopportune si era già presentato ai tempi dei Narconon di Scientology.
Primo: non vedo cosa possa averci a che fare io se è Google Ads che sceglie le pubblicità (e anche se potessi farci qualcosa, magari non sono dietro allo schermo quando appaiono – perché cambiano, sai?).
Secondo: ti stanno antipatici? Cliccaci su un sacco di volte così spendono un sacco di soldi. Tranquillo che Macchianera non ci campa, con quei click.
Gianluca, ti confermo che il mio amico Guccio – il professorone, per gli intimi – da buon poeta e orso pedemontano pistoiese, nutre un’avversione feroce per tutto l’high-tech: non ha un’e-mail, né una connessione al web, logicamente e neppure un cellulare. Usa il pc (un vecchio mac) come una macchina da scrivere, solo un po’ + sofisticata. Quindi, appare un po’difficile rammentargli di “Swatch” (che comunque, dai, riecheggia “Incontro”, “Eskimo” e gran parte dell’atmosfera del suo splendido “D’amore, di morte e di altre sciocchezze”…) se non attraverso tortuosi giri di posta, visto che ormai in quel di Pàvana sta sempre più spesso. Però, se vuoi metterti in contatto con lui, ti dò i suoi recapiti. Credo apprezzerebbe: contattami pure ad axiron@libero.it…
P.S.: quando l’ho sentito, pochi giorni fa, gli ho detto: “Che bello, Francesco! Allora, esce il tuo nuovo dvd?”
“Sì, mo’ sai che non l’ho ancora visto? Non so neanche cosa contiene!!! (Ride) Debbo andaRe a pResentaRlo (la R è arrotata e irriproducibile…) domani a RRoma, ma sono incazàto come una iéna: mi debbo svegliare all’alba e non ne ho assolutamente voglia, mo’veh!”
… Eeeeh, questi poeti!!!;o)))
Eeh si questi poeti, al decimo miliardo diventano di un pigro….;O)
stavo riascoltando “swatch” e mi è tornato in mente questo post. bisognerebbe proprio che fosse incisa da Lui, anche perché c’è una terza pecca (se mi ricordo bene, ma sono sicura quasi al 99%): dovrebbe essere pure stata usata nei titoli di testa (o di coda) de I ragazzi del muretto :)