Ieri, nell’indifferenza dei media italiani, se n’è andato un pezzo della storia d’Europa: a Berlino c’era un monumento alle vittime del muro, accanto al checkpoint Charlie; era fatto di più di mille croci di legno scuro e di un pezzo di muro ricostruito (sì, ricostruito, perchè del muro a Berlino ormai ci sono poche tracce).
Il monumento non c’è più perchè una banca si è comprato l’appezzamento e pare ci voglia fare un parcheggio.
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In fondo i parcheggi sono i nostri nuovi cimiteri di cemento…
Come si legge nell’articolo linkato (e probabilmente non letto) non è che la banca si sia comprata il sito. Il sito è sempre appartenuto alla banca che l’ha concesso in affitto alla proprietaria del Checkpoint Charlie Museum dall’ottobre 2004 fino al Dicembre 2004. Visto che la direttrice non è riuscita a continuare pagare il costosissimo affitto deve sloggiare (su sentenza di un tribunale).
Trovo più triste che non si sia trovato nemmeno un finanziatore Berlinese per tenere in piedi questo monumento, piuttosto che qualcuno faccia valere i propri diritti di proprietario (anche se questo qualcuno è una banca, cattiva, cattiva!).
Non ho trovato notizie sul fantomatico “parcheggio”. Ti sei inventato anche questo?
don’t destroy history
http://www.kodakgallery.com/PhotoView.jsp?collid=47436860207&photoid=14489960207&&refreshkey=1120634297636
Non sarebbe male dipingere per terra in ogni posto auto le croci con sotto scritto: “Stai parcheggiando sopra il cadavere di [name]”.
Fabrizio, non hai detto nulla del fatto importante che la direttrice del museo Checkpoint Charlie, Alexandra Hildebrandt, è stata eletta dal giornale TIP come “la più imbarazzante Berlinese del 2004”, fregando il primo posto al sindaco di Berlino, Klaus Wowereit. :)
Ma sul serio: ci sono già altri posti da ricordare i morti, ad esempio il museo di commemorazione nella Bernauer Str. La Hildebrandt ha messo questi croci soprattutto per farsi pubblicità, ne sono convinta!
Vedo che lo scandalo è già stato ridimensionato da altri commenti. Aggiungo che non si può di certo dire che il muro non sia ricordato, a Berlino, o che ve ne siano “poche tracce”. Al contrario Berlino è la città del mondo che probabilmente più coltiva in modo ossessivo la memoria delle proprie tragedie, a cominciare da questa. Memoriali, musei, lapidi, monumenti, ricordano le vittime del muro ovunque in città, e larghe parti dello stesso muro (parlo di centinaia e centinaia di metri per volte) sopravvivono.
Aggiungo una cosa personale: tra tutti, questo era probabilmente il ricordo meno riuscito. L.
Fabrizio, detta così è scorretta. E’ stata fatta un’opera temporanea per commemorare ulteriormente “i morti del muro”; poi è stato proposto che da temporanea quest’opera diventasse permanente. Questa seconda proposta è stata bocciata. E’ stata bocciata un po’ perchè la Hildebrandt, direttrice del museo del Checkpoint Charlie e ideatrice del tutto, è davvero politicamente imbarazzante ma soprattutto perchè ha molto cattivo gusto, certo un cattivo gusto che delizia alcuni turisti in particolar modo d’oltreoceano, ma la distesa di croci era pacchiana e quegli attori che impersonano gli ex-doganieri lo sono ancora di più.
Sono stato a giugno a Berlino, e le croci c’erano. Le ho fotografate e se volete ve le mostro. Ma ad agosto dell’anno scorso non c’erano. E’ una cosa temporanea, confermo.
Io credo che le croci con sopra le foto funzionassero come ricordo.
Il muro, bianco intonacato invece faceva pena. Tra l’altro era stato ricostruito nel posto sbagliato, perché nel terreno è tracciato il percorso del muro e non corrisponde per nulla.
Quando si parla, però, di monumenti funzionali per persone d’oltreoceano, vi sbagliate. Vi assicuro che gli italiani vanno al checkpoint charlie, si fanno la foto con i finti militari (1 euro a foto) davanti alla finta casetta e poi se ne vanno. Non ho trovato italiani al topografia del terrore o al monumento per Peter Fichter.
Simo
Il giornale ne parla: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=12920
A questo punto sarebbe corretta una rettifica, Fabrizio-cerca-scandali.
“il ricordo meno riuscito” non solo secondo te, Luca. Contro la rimozione delle croci hanno protestato esattamente 9 persone (fonte: Berliner Zeitung di oggi). Tra l’altro non si parla più di un parcheggio per il posto ma invece di un Museo della Guerra Fredda – sì, un’altro memoriale… (stessa fonte).
Mi sono dimenticato di disabilitare i commenti :-)
Non avete capito quello che volevo dire. Vi spiego domani al più tardi perchè il post è giusto così.
Temporaneo o permanente, era comunque un monumento brutto (e funzionale alle casse del vicino museo).
Quando impareremo a ricordare le vittime – tutte, di qualsiasi parte – senza aver necessità di lapidi e di monumenti sarà sempre tardi
scusate l’OT ma vi riporto questo lancio…
Vince l’Open source no Europarlamento ai brevetti
sui software
Con 648 voti, no alla legge voluta dalle grandi industrie. La Commissione: “Così la democrazia, non presenteremo più la proposta”. Bocciate le pressioni dei grandi gruppi che voleva un sistema di copyright sui programmi
Era estate quando, in base a Schengen, rimossero le barriere anche al confine tra Italia e Austria. In periodo di piena transumanza di turisti.
Agli ex-posti di frontiera i doganieri si sbracciavano a far si che le auto in transito non rallentassero.
Pochi chilometri oltre al valico di Tarvisio iniziavano code chilometriche al casello autostradale.
Centinaia di migliaia morirono “immolati per il sacro suolo redento alla patria”… ma erano altri tempi, quelli della WW1. Tutto rivoltato: come un calzino.
Ora, le uniche barriere che permangono sono quelle che proteggono il soldo e come incamerarlo. Altro che guerre, muri e morti.
E guai discuterne: ne va della nostra libertà e benessere!
Repubblica ne parlava oggi
Obey traffic rules?
Fabrizio, stiamo tutti aspettando con impazienza di essre illuminati sul perché “non abbiamo capito” il tuo post.
La foto delle croci la potete vedere qui: http://simonttx.altervista.org/050710-10-checkpointcharlie-cross.htm
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