Questo intervento è per telespettatori veri. Per uomini e donne ancora capaci di emozionarsi davanti ad un telegiornale. Il vostro testimone non è stato condizionato in alcun modo e riporta i fatti per come sono avvenuti. Venerdì 10 gennaio 03, Tg2 delle 13,30. Come sempre, esaurita la fastidiosa funzione di dare notizie gusto Gled Assorbiodori, la nota testata ex-ciclostile del Psi, ora Bodeguita di Pontedilegno, si lancia nella poltiglia (prestazioni orali a film o dischi in uscita, malformazioni dei costumi italici, “guarda che buffi gli inglesi” ecc…) che occupa quasi la metà del notiziario. Questa volta si fa cenno alla polemica nata dalla programmazione prevista su RAIDUE del bel film di Almodovar “Tutto su mia madre”. La giornalista annuncia un servizio con i pareri registrati di due noti opinionisti: Renato Farina del quotidiano Libero e l’ex-quasi tutto Vittorio Sgarbi. Lieve sussulto per la scelta di interpellare due voci organiche alla destra, non esattamente moderata. Ma decidiamo di tenere la posizione e assistiamo a quanto segue: intervento di Farina che, pre-decomponendosi su una poltrona ammette la qualità artistica dell’opera di Almodovar ma dissente dalla scelta di mostrarlo alle fragili famiglie italiane in prima serata su una rete pubblica (per quanto recintata da un noto capobastone leghista). Il sobbollito giornalista indica la pericolosità del film nella sua istigazione a distruggere il tessuto familiare per trovare, di conseguenza, una vera felicità in rapporti promiscui e disordinati. Siamo rassicurati, in qualche modo, nel vedere che Farina ci ha dato quello che ci aspettiamo dal suo sacco e ci prepariamo all’intervanto fulminante di Sgarbi. Il quale invece dichiara con aria costipata di non aver mai visto “Tutto su mia madre” e di provarne dolore. Poi dice alcune cose sulla bellezza di vedere un film la sera a casa, nel proprio nido e si autodisintegra in diretta. Torna la linea in studio e la giornalista chiosa: “ora che abbiamo sentito questi due pareri…” Vista la piega totalmente surreale presa dal notiziario ci mettiamo comodi, sicuri che a questo servizio seguirà, quanto meno, una micro-tragedia di Achille Campanile o l’ingresso dell’Artista Ciclista di Karl Valentin. O almeno Cochi e Renato. Invece niente, il tg2 va in sigla come niente fosse. Ed è questo che mi ha realmente sdegnato: essere portato a tali vette di dissociazione psichica ed essere poi abbandonato così repentinamente alla mia vergogna di spettatore Rai.
Sgarbi in the Sky with Diamonds
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Sto male, Rob… E’ un’esperienza illimite, bellissima. Soltanto un commento su Renato Farina, che ebbi l’occasione di conoscere nell’entourage Pivettiano. La mattina si pesa su una bilancia in libbre per totalizzare un numero più basso e meno impressionante del normale. Vive in un appartamento a Desio, dove ha collezionato tutte le edizioni di Dostoevskij e di don Giussani. Parla prelatizio, sussurra, sei costretto ad avvicinarti per capire cosa mormora e, zac!, lui ti elimina con fiatata letale – vecchia tattica, Citati ne è il miglior interprete contemporaneo. Farina raccontava che, ai tempi della Voce vice di Feltri, costui lo portava in via Dante, davanti alla sede del quotidiano di Montanelli: lì la coppia si esibiva in mascheramenti fisici delle corna e delle scaramanzie più bieche che sia dato interpretare con due mani. Intellighentzja italiana… Renato Farina è considerato uno che scrive in punta di penna: a torto, non esiste nessuna penna che regga quel peso, la punta si spiaccica.
ohè, non per fare i precisini, e poi sembra che io ce l’abbia con genna, però una libbra equivale a 453g, quindi un uomo di 70kg di libbre ne pesa quasi 155 (quindi non “totalizza un numero piú basso del normale” – ma che italiano è?). così, per la precisione, e poi perché sono un matematico. :)