Luca Sofri lo trova troppo lungo, ma è indubbio che il pamphlet di Filippo Facci su Riccardo Muti abbia le stimmate della straordinarietà; in parte perché testimonia la caduta di un mito, in parte per la scrittura viva, brillante, efficace, in parte proprio per il suo essere senza precedenti: chi ci ha provato, finora, non è rimasto vivo abbastanza per raccontarlo.
Una vigorosa stretta di mano a Facci, dunque.
Ma, visto che ci legge o ci leggeva, anche una domanda.
Perché constatare un’assenza di retroscena – e stigmatizzare ideali, orrendamente dietro/ideologiche altrui parole verso l’Italia, paese in cui ogni retroscena sarebbe esclusivamente politico – e non scegliere, invece, di essere credibili e outspoken al 100%?
Perché ridurre tutto, proprio tutto, a una faccenda di egomania ed evidente caratteraccio di una mono-adunco-persona quando è altrettanto evidente che la questione nasce e prospera in un clima che con una pentolata di understatement potremmo definire “molto caratterizzato”, e che coinvolge appieno gli interessi dei reali padroni di Milano?
(Filippo, va’ là che la risposta la conosciamo tutti e due. Comunque complimenti).
Ringraziamo The Petunias per aver fornito l’esempio canonico di post da élite della blogosfera. Un classico della citazione tra blogstar fine a se stessa. Stiamo diventando peggio della televisione.
C’è seperanza che dopo Muti si “dimetta” anche Isotta?
Il suo editoriale odierno sul Corriere lo giustificherebbe appieno.
Toni e linguaggio compresi
cobra cia’ ragione. roba da matti. per un facci, poi.
Ringraziamo Cobra per averci informato che Filippo Facci è una blogstar. A dire il vero io nemmeno sapevo che ce lo avesse, un blog – a proposito, qual è?
Non capisco benissimo l’obiezione. Il primo dato, ci crediate o meno, cosa che ho faticato moltissimo a spiegare a tutti, è che Carlo Fontana non è stato cacciato per motivi politici; il secondo dato è che Muti non è stato sfiduciato per motivi politici; il terzo è che entrambe le cose, e in generale lo sfacelo della Scala, c’entrano con la mancanza della politica, intesa come quell’antipolitica professata dal sindaco Albertini e da chi lo sostiene. Compreso, ovviamente, il consiglio di amministrazione della Scala.
Cito me stesso e il mio articolo: “se l’orchestra è contro di te, tu vai a casa. Puoi tirarla lunga, ma alla fine vai a casa. La Scala – checchè ne dicano il sindaco di Milano e il presidente dell’Assolombarda – non è un’azienda normale. Forse dovrebbe in parte diventarlo: ha quattro volte i dipendenti del Metropolitan. Però, forse, dovrebbe diventarlo meno di quanto ritenga quell’imprenditoria milanese che con l’affare Scala ha acquisito un potere ben superiore al denaro sborsato: “La Fondazione Scala – ha scritto persino Massimo Mucchetti su un supplemento del Corriere – ricorda la vecchia Mediobanca dove i privati comandavano con i soldi dell’Iri”.
Cito ancora me stesso: “Da questo punto di vista che l’insostituibile lignaggio internazionale di Riccardo Muti resta una clamorosa palla che il consiglio di amministrazione della Scala seguita a raccontarsi probabilmente in buona fede”.
Insomma,la politica c’entra perchè il cda ha creduto di gestire la Scala come se fosse Mediaset o la Pirelli (non lo è) e c’entra nellamisura in cui ciascuna parte politica, rinsavite dal riflesso condizionato, da un certo punto in poi hanno ricominciato a dire che era colpa dell’altra.
E’ dunque il fatto che la politica non c’entri più di tanto ad aver reso possibile l’assoluto miracolo che è questo articolo,e che ha fatto un botto forse superiorea quanto immaginate e io potessi sperare. Da notizie stracerte so che Muti ha deciso di dimettersi immediatamente dopo averlo letto. Purtroppo so per stracerto che Fedele Confalonieriè impazzito di rabbia per quest’articolo – lui è nel cda, e forse mira alla sovrintendenza – anche perchà ha una venerazione per Muti. Il difficile, ora è che Ferrara lavora per la7 (Tronchetti Provera, pure lui del cda della Scala) e io a Mediaset (Confalonieri).
Però Ferrara è Ferrara, io un po’ meno.
Ma è da quindici anni che aspettavo di scrivere questo articolo. Il protago nista di alcune vessazioni giornalistiche, descritte anonimamente nell’articolo, sono io.
petunio – credo che cobra si riferisse ai due link a lukesofrs, non a facci.
comunque, io ‘sta guerra alla blogstar non la capisco. ché poi la blogstar diventa tale quando gli altri pensano e scrivono in ogni dove che lo sia. magari, non so, buttare nel cesso la parola “blogstar” sarebbe una soluzione valida. oltretutto ha un suono cacofonico-onomatopeico, sembra qualcosa che cade nel water (quindi, l’opzione “buttiamola nel cesso” cadrebbe a fagiuolo.)…eddai.
Finalmente giornalismo con le contropalle.
Facci, stavi andando benissimo sul retroscena politico dell’irresistibile ascesa del ciuffo corvino a botte di clientelismo politico.
Poi hai voluto strafare, ascrivendo a Muti il merito di “decontaminarci da una cappa culturale tra le peggiori che abbiano soverchiato il Paese”, quella delle avanguardie: e il merito starebbe tutto nel fatto che molti di quei musicisti erano ideologicamente vicini a partiti di sinistra (ma – guardacaso – programmati nei piu’ importanti teatri mondiali, notoriamente vittime del complotto pippoplutocommunistnegrgiudaicmassonico). Ed effettivamente si sa che la Filarmonica di Berlino si e’ presa Abbado solo perche’ sono dei comunisti.
Comunque grazie alla benemerita azione del ciuffo corvino abbiamo stabilito un nuovo record musicale: ora anche al dopolavoro ferroviario di Winnemucca, Nevada, ghignano come pazzi consultando i programmi della Scala.
Sentite, io rispondo solo a commenti sensati e di chi sa minimamente di che parla. Non fornisco risposte solo per il compiacimento di chi attende una mia reazione. Se non siete preparati, non fatevi interrogare.
Finalmente ci ho capito un qualcosina, io che non sono milanese e non capisco un cazzo di queste robe.
Come già con il libro su fumo, grazie Facci.
Pure mio cugino fa il maestro d’orchestra
(la prima puntata sta qui.)
Storia di un Maestro caduto dalla Scala, di Filippo Facci (da Il Foglio, 2 aprile 2005)
«Carlo Fontana visse d’arte e giunse alla sovrintendenza della Scala da candidato ideale: craxiano, ultimo di una famiglia d…
f.f/lui > io la adoro quando fa lo stronzo, sa? ;)
grandissimo pezzo, Facci. io non ero ancora riuscito a capire nulla della faccenda (ed ero pure andato al concerto autogestito dell’orchestra).
ciononostante, non capisco come Muti abbia potuto mantenere una tale influenza a tutti i livelli (politici e giornalistici in primis) e per così tanto tempo.