Il Tg3, stasera, parlando della stroncatura del Pinocchio di Benigni da parte del New York Times, l’ha messa giù morbida morbida, accennandone quasi impercettibilmente. Il Gabibbo di destra, invece, gongola. Io, non avendo visto il film, non posso prendere alcuna posizione diversa dal compiacermi del fatto che gli americani abbiano assistito alla proiezione di un solo film doppiato, e pare gli sia bastata. Dal New York Times: “La recente – molto recente – scelta di un attore americano, Breckin Meyer, come voce al posto di quella di Benigni lascia con l’impressione che Meyer fosse in cabina di doppiaggio mentre leggeva per la prima volta la sceneggiatura… Potreste ritenere di stare assistendo ad un film d’azione di Hong Kong del 1978: le bocche doppiate del cast italiano probabilmente si muovono ancora un’ora dopo che il film è finito”. Dal New York Observer: “…Una voce irritante come la sirena rotta di una fabbrica (io ho visto la versione italiana, quindi quella doppiata in inglese dovrebbe rappresentare un miglioramento, anche se niente sarebbe in grado di salvare il film)… Dov’è Walt Disney quando abbiamo bisogno di lui?”. Dal Toronto Star: “Il distributore Miramax ha complicato i problemi del film, doppiando tutte le voci italiane con quelle di attori inglesi o americani, rubando a Pinocchio gran parte del suo sapore europeo”. Dall’Associated Press: “Roberto Benigni spende parecchio tempo parlando verso il suo didietro, per meglio oscurare alla cinepresa il movimento delle proprie labbra, che non ha alcuna relazione con quello che il suono gli ha attribuito. Apparentemente scontento dei propri sforzi nel doppiare in inglese il suo personaggio, Benigni ha licenziato sé stesso e assunto l’attore americano Breckin Meyer, il cui lavoro sulla voce di Pinocchio prende la forma di un monologo incredibilmente fastidioso. Pinocchio parla con sé piuttosto frequentemente, ma anche quando sta parlando a qualcun altro sembra sia solo nella stanza”. E qui mi fermo, con la liberatoria consapevolezza che anche ad occhi e orecchie che non hanno subito la pluridecennale violenza delle monotone ed inespressive voci dei film e delle serie che importiamo, il doppiaggio risulta un supplizio intollerabile.
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come in ogni ramo (mi riferisco al doppiaggio) ci sono quelli che il lavoro lo sanno fare e quelli che no. Personalmente se vado al cinema voglio vedere un film e non leggere (sarò tardo, ma non riesco a fare entrambe le cose… contemporanemente!). Cero se fossi in grado di “godermi” i film in lingua originale si risolverebbe il problema…
tralasciando il doppiaggio, il Pinocchio [io l’ho visto, sì] mi è parso un film modesto.
La maggior parte dei motivi di interesse provengono da Collodi, più che da Benigni.
Ti avevo detto di persona che avrei fatto un blog solo per difendere i miei amati doppiatori… ma non oso farcire il novello bolsi.org di pistolotti! :)
Comunque: do’ ragione a Pancho, il film e’ modesto, insostenibile nel ritmo, raffinato nella scenografia ma esile nella sceneggiatura, specie se nel nostro immaginario troneggia il Pinocchio di Comencini. E’ quello che non hanno gradito gli americani, mica il doppiaggio. I pezzi riportati da repubblica.it sono infatti ben diversi dai tuoi.
Fed
P.S.: andresti a capo ogni tanto? il tag <p> aiuta molto… :)