Ieri è stata una giornata storica. Una di quelle di cui dovremmo ricordarci la data. Il 26 giugno del 2015 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha reso incostituzionali le leggi che vietavano il matrimonio gay, rendendolo a tutti gli effetti legale in tutti e 50 gli Stati.
Ho trascorso parecchio tempo a pensare a come avrei potuto celebrare questa giornata parlandone su questo blog. Per un po’ ho cullato l’idea di mixare l’audio intriso d’odio di molte dichiarazioni di personaggi che, nel tempo, hanno reso difficile questo obiettivo.
Poi ho letto la sentenza. E ho trovato che in poche pagine sia riuscita a rendere il concetto di amore con una precisione e una sensibilità che sono capaci di farti amare un paese che non è il tuo più del tuo. Un paese che prima del tuo è arrivato alla conclusione più sensata – ovvero che il mondo cambia, e non c’è stato uno solo momento della storia in cui ha smesso di farlo – e nel quale il diritto, quando parla dei massimi sistemi, diventa poesia.
Queste sono le parole della sentenza, e hanno il peso di parole che cambiano la storia.
Puoi iscriverti al podcast da questo link se usi iTunes o dal tuo programma preferito attraverso questo link.
La storia del matrimonio è una storia che è allo stesso tempo basata sulla continuità e sul cambiamento. I cambiamenti, come ad esempio la diminuzione dei matrimoni combinati e l’abbandono della legge che considerava le mogli soggette al volere dei mariti, hanno impresso profonde trasformazioni nella struttura del matrimonio, influendo su aspetti che erano una volta considerati essenziali.
Questi nuovi punti di vista hanno rafforzato, non indebolito, l’istituzione.
I cambiamenti nella percezione del matrimonio sono caratteristici di una Nazione in cui nuove dimensioni di libertà si manifestano alle nuove generazioni.
E’ una dinamica che si può riscontrare nell’esperienza della nostra Nazione con i diritti dei gay e delle lesbiche. Ben dopo il 20° secolo molti Stati condannavano l’intimità tra persone dello stesso sesso giudicandola immorale, e l’omosessualità veniva considerata una malattia.
Più tardi nel corso dello stesso secolo gli sviluppi culturali e politici hanno concesso alle coppie dello stesso sesso di condurre esistenze più aperte e pubbliche. A tutto ciò è seguito un ampio dibattito pubblico e privato che ha contribuito a un deciso cambiamento dell’opinione pubblica.
Le antiche origini del matrimonio confermano la sua centralità, ma non lo isolano dagli sviluppi del diritto e della società.
Si tratta di un’istituzione che – anche quando era limitata alle relazioni tra sessi opposti – si è evoluta nel corso del tempo.
Ad esempio: il matrimonio era una un accordo stipulato sulla base di considerazioni politiche, religiose e finanziarie dei genitori della coppia, ma al momento della nascita della Nazione è stato inteso come un contratto volontario tra un uomo e una donna.
La natura del matrimonio è che – attraverso il suo legame duraturo – due persone assieme possano sperimentare altre libertà, come quelle di espressione, di intimità e di spiritualità. E questo vale per tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.
La Corte, in questa decisione, ritiene che le coppie omosessuali possano esercitare il diritto fondamentale di sposarsi in tutti gli Stati. A questo consegue che la Corte dovrebbe decretare – e da oggi lo fa – che non esiste alcuna base legale perché uno Stato possa rifiutare di riconoscere un legittimo matrimonio omosessuale avvenuto in un altro Stato sulla base del fatto che è stato celebrato tra persone dello stesso sesso.
Nessuna unione è più profonda del matrimonio, perché incarna i più alti ideali di amore, fedeltà, devozione, sacrificio che sono alla base della famiglia. Nel formare un’unione matrimoniale due persone diventano qualcosa di più grande di ciò che erano prima.
Come alcuni dei casi dei ricorrenti dimostrano, il matrimonio incarna un amore che può durare anche dopo la morte. Sostenere che queste persone manchino di rispetto all’idea del matrimonio significherebbe travisarli. La loro posizione è che non solo la rispettano, ma la rispettano al tal punto da volerla cercare come completamento per se stessi.
La loro speranza è di non essere condannati a vivere in solitudine, esclusi da una delle istituzioni più antiche della civiltà.
Chiedono pari dignità agli occhi della legge.
La Costituzione conferisce loro questo diritto.
Così è deciso.
Che splendido episodio.
Ci manca tanto la vecchia squadra.
Gianluca, ma la canzone in coda l’hai cantata tu?
Oh yes. Mi sembrava una cosa più intima.
Bravo, e ti è venuta anche bene.
Ma no, ma figurati. Solo che secondo me ci stava, un po’ così, stonata, sussurrata e improvvisata, anche se la qualità è ovviamente infima. :)
Un commento breve: grazie, di cuore.