Striscia la nequizia: Tantantonio Ricci

ricciantonio.jpgfezoro.jpgPerché non regalare fez? Io li regalerei, vorrei tanto andare a consegnare fez d’oro. Il primo al quale consegnerei un fez d’oro è, come ovvio, il politico più reazionario, inquisitorio, forcaiolo, leghista e sottoculturante di tutto il panorama disumano attuale. Avete indovinato: è Antonio Ricci. Esistono principi del foro e sicuramente Ricci è tra costoro. Ci vuole un culo regale, infatti, ad ottenere un successo simile: questo qui, da vent’anni, si fa un mazzo tanto pur di infarcire il consorzio sociale italiano delle manie linguistiche più degradanti e volgari, dell’umorismo meno umoristico nella storia dello spettacolo su tutto il pianeta, dell’inabilità fatta norma. Antonio Ricci è la Lecciso della cultura italiana: ci faccia o ci sia, il risultato è lo zero di Kelvin dell’intelligenza, l’apice dell’intellighentsija colognomozese, la media mediocre dell’uomo qualunque.


Da decenni Antonio Ricci, approfittando della costruzione di uno strapotere sottopolitico e sottoculturale, attuato con malagrazia da Quello Lì, inonda i cervelli del lumpen proletariat italiano (che è indistinguibile da ogni classe sociale) con i suoi Ipcress da discount del condizionamento psichico.
A questo Ligure, cui vorremmo tributare un fez d’oro, dobbiamo nell’ordine: la grande chance regalata a Faletti e l’eiezione del neologismo “giumbotto”; le false risate che, lungi dall’essere solo sonore, vengono con impegno recitate come vere, financo dal figlio di Quello Lì, il giovin Piersilvio, che recitò una memorabile parte da karateka tra il finto pubblico di Drive In; i tormentoni, ora riesumati via spot, della punta di diamante dell’intellettualità ciellina, Enrico Beruschi; un intero Zingarelli di tormentoni illogici e mai comici, da hasfidànken a capittomihài alla briocheintasca, reiterati fino al congelamento di ogni libido e di ogni sinapsi, ma di successo in quanto stridii dell’impero mediatico che il Ligure ha contribuito a erigere; centinaia di finte “fighe spaziali” (definizione di Costantino raccolta da Alfonso Signorini) che non sapevano, non sanno e non sapranno fare un cazzo molto più della Lecciso, e di cui la velina russa è l’ultimo lampante esempio di una lunghissima teoria, che si perde nella notte dei tempi e del Drive In (per i sottoculturati, La notte del drive-in è un titolo del geniale Joe Landsdale); le scenografie più smaccamente brutte dell’intera vicenda televisiva sul globo, talmente brutte da non potere nemmeno essere rielaborate dalla sordida nostalgia del trashista, di cui lo stesso Ligure è l’evenienza antropologica più snob e arguta; l’emersione di una lobby di Albenga, una specie di massoneria telecratica intrisa di pesto, pinoli e focaccia straunta, da cui si staglia l’immensità illuminante di Carlo Freccero, che il Ligure da felucare definisce [a Striscia la Notizia] “sosia di Giucas Casella“, senza farne il nome, poiché è esilarante scherzare in famiglia; la dissoluzione della dialettica e il crollo della civiltà occidentale perpetrate attraverso le scalette e i dialoghi della pluriennale catastrofe umanistica detta Paperissima; il contrafforte al populismo peronista e giustizialista/antigiustizialista di Quello Lì, di cui il Ligure rappresenta la versione attiva su piccolo schermo, attraverso i suoi smascheramenti di truffe tirate da poveracci africani a degli stronzi briantei che vogliono duplicare euro e si lamentano pure se restano infinocchiati; la parodia del David Letterman attraverso gli studiuoli e gli sfondi di Canale 5, il che la dice lunga su cosa si pensa di essere il Ligure; il furto dell’icona del Gabibbo, che prosperava ad altre latitudini prima di essere truffato e clonato in quel di Cologno Monzese; la truffa all’Auditel, tramite inserimenti di scritte in ideogrammi estremorientali, per gabbare tutti e innalzare le cifre d’ascolto, onde avere molta pubblicità e non spartirne nemmeno le briciole con le tv locali; l’agghiacciante autodifesa con cui si sostiene che sarà sì sottocultura, ma Striscia fa quello che i telegiornali non fanno, perché sta dalla parte dei cittadini; le noticelle aristoculturali rilasciate nelle interviste, da cui trapela che in Liguria si legge Debord; la scoperta di Sasà; la mostruosa montatura di un caso, quello Ricci vs Bonolis, che ruba spazio alle notizie che starebbero dalla parte dei cittadini; il primo rilancio di Tonino Carino, con etichettatura “da Ascoli” che viene ormai in mente come al cane di Pavlov il riflesso; l’implicito insulto alla memoria di Enzo Trapani; la conduzione di tre (dico: tre) edizioni di Fantastico; un fallimento cinematografico che, giustamente, nessuno ricorda e che si intitolava Cercasi Gesù, con Beppe Grillo nei panni naturali del protagonista, nella nazione che ha dato i natali a Fellini e Pasolini; la spassosa invenzione della sit-com Quei due sopra il varano; gli applausi finti e gli inchini altrettanto quando l’audience supera un tot, fatti in faccia ai telespettatori che, dopo diciassette anni di martellamento cognitivo e di anestesia emotiva, si sentono onorati di fare parte di un largo stuolo senza alcuna caratteristica, il che a ben vedere corrisponde a un progetto politico forzoso e italiano.
Si potrebbe andare avanti per milioni di caratteri e bit, ma conviene fermarsi. E appuntare l’attenzione su un fatto inquietante: Antonio Ricci porta sfiga. Sul serio: porta una sfiga pazzesca. Freccero è amico di Ricci? Perde il posto, rimane disoccupato. Lory Del Santo si fa manipolare in ogni modo da Ricci? Le muore un figlio, cadendo dalla finestra di un grattacielo (sfiga precedente la tragedia: la Del Santo sposava uno come Clapton). Marco Columbro si fa dirigere da Ricci? Gli viene un ictus. Alba Parietti viene chiamata a presentare Striscia con Ferrini? Resta vittima di un incidente e rimane viva per caso. Gino Bartali diretto da Ricci sempre a Striscia? Morto. La Cuccarini si fa scoprire da Ricci? Partorisce (qui la sfiga è dei pargoli). Raffaele Pisu viene riscoperto da Ricci? Finisce per recitare ne Il trasformista di Luca Barbareschi, insieme a Rocco Papaleo. Ric di Ric&Gian viene promosso conduttore di Striscia? Qui non c’è da spiegare nulla, è ovvio. Sergio Vastano pure? Gira l’ultimo film otto anni fa e si tratta di una pellicola in cui recita anche Martufello.
Anche con l’elenco delle sfighe portate da Ricci, si supererebbe il numero di Tapiri consegnati. La verità è che la sfiga, Ricci, la porta a se stesso. Ce lo dice Antonella Boralevi, che nel suo sito ci rivela mammamìa tutti i segreti che sa. Quelli che riguardano Ricci sono da urlo. Leggete che vita fa questo pover’uomo e poi pensateci, al motto di Ricci, quello per cui “la televisione è come l’Aids, se la conosci non ti uccide” – perché, a Ricci, comunque l’Aids non gli ha fatto bene:

Cosa c’è dietro “Striscia la notizia”
“Striscia” sembra un programma improvvisato e invece è una macchina perfetta, costruita con ore e giorni di prove, rifacimenti, litigate, riunioni. I battutisti sono cinque e hanno tutti da fare. Le veline girano in accappatoio dalla mattina (e battono i denti). I cestini sono sacchetti di plastica con dentro ignobili panini al prosciutto cotto e un coltellino di plastica per sbucciare la mela.
Il tutto si svolge in uno scantinato senza finestre e con luci da carcere.
Di solito, tutto quello che è stato fatto/preregistrato viene buttato via cinque minuti prima della messa in onda.
E allora si capisce che Antonio Ricci – che, essendo ligure, le cose le fa sul serio e non le molla ad alcuno e non gli va mai bene nulla (in redazione lo chiamano in modo irriferibile, ma affettuoso) – non schiodi dalla sua stanzetta dalle nove di mattina alle tre di notte. E poi che, quando lo scollano via, vada a mangiar la pizza con i 5 autori, nella pizzeria a un metro dalla redazione. E che finalmente vada a letto nella sua cameretta nel residence sopra la redazione. Sempre, rigorosamente, senza donne.
Il Prigioniero di Striscia.
Il venerdì va a casa dalla moglie e probabilmente si rifà: ma secondo me dorme.

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18 Commenti

  1. Ma quanta veemenza!?
    Sappi comunque che dire “il ligure” è quasi più trash di Ricci. Che è di alassio e non albenga. E per noi liguri queste precisazioni contano.Avresti infatti dovuto sapere che la cultura si è fermata a Capo Santa Croce.

  2. genna, ricci è un bersaglio facile e innocuo
    alza il tiro.
    c’è ne uno grosso (e grasso) che non fa ridere ma ce lo mette nel culo ogni giorno più a fondo.

  3. Standing ovation per Genna.
    Striscia è la trasmissione più reazionaria e fascista del palinsensto. Somministrano olio di ricino mediatico a ladri di polli, piccoli grassatori, statali imboscati, senza rischiare nulla più che battutine da avanspettacolo su quelli che potrebbero far loro del male.
    Falsi come le loro televendite e le risate registrate.
    Greggio fa le stesse battute di quando io ero in prima media. Non ridevo neppure allora.

    E soprattutto non sopporto il fatto che ci facciano sembrare normale che il massimo livello di coscienza e impegno civile concesso al popolino allevato in batteria sia quello di chiamare un pupazzo in panno rosso, con dentro un pistola con la laringite.
    “Mamma, mamma, mi vedi? Sono in televisione!”
    Brrr.

  4. Mi ha sempre infastidito il fatto che si dica che “il vero telegiornale e’ Striscia la notizia”.
    Per me e’ sempre stato un programma noioso e di pessimo gusto. Ma son gusti.
    Ora, chi sia la Lecciso l’ho capito per forza, perche’ e’ citata a qualsiasi ora del giorno in qualsiasi programma.
    Quello che non ho ancora capito e’ cosa fa.

  5. Mah, post condivisibile solo in parte, soprattutto perché adesso che gli ascolti sono calati tutti attaccano Striscia, prima non lo faceva quasi nessuno. Non mi pare comunque che smascherare i truffatori e gli assenteisti del lavoro sia una brutta cosa, onestamente; come anche far vedere che ai giochi a premi Rai vincono sempre e solo i parenti dei produttori. Non che mi cambi la vita, per carità, ma sono pur sempre informazioni. Sul fatto poi che il programma abbia una fastidiosa base trash, questo è vero.

  6. Quando vidi alla tivu inglese “Ill be all right in the night” e al cinema i titoli di coda di Cannonball pensai che si poteva fare una trasmissione con tutti gli errori della televisione italiana. Comprai i diritti dei ciack sbagliati nelle televisioni dove lavoravo e feci un promo per Ricci, che lo scarto’.
    L’anno seguente, tornai in Italia con una nuova versione della trasmissione ma Ricci la scarto’.
    Allora feci il programma per la Cinco e gli mandai la cassetta con il programma intero: Questa volta, finalmente compro’ tutto il materiale che proponevo ( molti dalla televisione giapponese) e li chiamo’ Paperissima.
    Quando lo premiarono con il Telegatto, la presentatrice gli disse che per aver inventato Paperissima lui era un Genio Della Televisione e Ricci annui’, convinto e compassato.
    A me sono rimasti il pacco di soldi che mi diede per la trasmissione (proprio tanti) e le fatture, se per caso gli venisse in mente di contestare questo post

    Cia’

  7. Non posso dire che tu abbia torto, neanche a me piace Ricci nè quello che fa, però a voler essere obiettivi la maggior parte delle critiche che gli rivolgi sono campate in aria e si potrebbero applicare a qualunque autore televisivo con un discreto successo. Dovresti essere un po’ più concreto, rinfacciargli di avere inventato dei tormentoni mi pare povero di contenuti quanto ciò di cui lo accusi.
    Ciao
    Pablo

  8. Post in larga parte condivisibile, in cui però si mischia tutto e il contrario di tutto col risultato di renderlo un minestrone illeggibile. Ma il vero motivo di tanto astio credo sia in una delle ragioni sbrodolate, non a caso la prima: Ricci ha lanciato Faletti, Faletti vende un sacco di libri, Genna no. Che c’è stasera in TV?

  9. @Coffani
    io che leggo solo la divina commedia…. se non ho capito male sei bresciano (come Busi che è di Montichiari), quindi dovresti capirmi
    VE SO DEL FIC, SAPATRAPE, E VA A SCUA’ L’MAR!!

  10. Dico la verità, quando le guardie di Cassano hanno spintonato Staffelli non ho potuto fare a meno di dire: bravi, più forte!
    Per me il tapiro è la cosa più insulsa degli ultimi anni. Hanno anche il coraggio di chiamarla satira e di lamentarsi se uno non lo accetta. “non sa stare al gioco!”
    Ma quale gioco? Dove sta l’intelligenza, l’arguzia della vera satira? E’ un pezzo di plastica. Stiamo sempre a dire “sti calciatori prendon soldi per giocare”. Oh, almeno quelli corrono! Qui c’è un tale che prende soldi per andare in giro a consegnare un pezzo di plastica. In proporzione son più giustificati i soldi di Cassano!

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