Una giornata particolare

Tanto per abbaiare“Giornale radio. Il Duce ha disposto oggi le dimissioni del capo dell’Informazione Popolare. Il camerata Mentana, destinato ad altro incarico nel Ministero, ha accolto la decisione del Duce con spirito patriottico e virile disciplina. E’ tutto per oggi. Andrà ora in onda il varietà ‘Perché molti culattoni sono anche ebrei’. Gentili ascoltatori, buona sera”

Enrico Mentana - Carlo RossellaNormalità. Anche il fascismo, in fondo, era “normale”. La gente difatti ci si era abituata. Dei pazzi nessuno parlava più, i dissenzienti – non pochi – venivano discretamente controllati. C’erano gerarchi cattivi e gerarchi buoni, il fanatico Farinacci (un Larussa in camicia nera) e il pensoso Bottai, il cupo Bocchini e l’allegro Ciano. C’erano un sacco di gerarchi idioti, che non servivano a niente ma venivano buoni nelle barzellette (Starace, Bondi) che erano numerosissime, e tollerate. Infine, simpatico e lontano, c’era Lui. “Ah, se lo sapesse il duce!”. “Fanno quello che vogliono, non gli dicono niente!”. “Però hai visto com’è invecchiato?”.

Anche nelle redazioni, naturalmente, le cose erano “normali”. C’era il direttore cretino, che pretendeva il saluto romano, e c’era – molto più diffuso – il direttore perbene. “Vabbe’, ragazzi, in prima mettiamo il discorso, una bella foto mi raccomando… Il fondo lo fa il ministro, voialtri non ci pensate…”. Prime pagine orribili, ministeriali, ma cronache (esclusi gli argomenti vietati: Fiat, omicidi, scioperi ed ebrei) da cui stando molto attenti si poteva capire qualcosa, magari il possibile coinvolgimento di qualche gerarca periferico in qualche intrallazzo bancario di serie B. Sugli esteri non si lavorava affatto, li mandava praticamente già pronti il ministero. “Il bolscevismo che minaccia…”, “La fedeltà all’alleato…”. Dei gas in Abissinia nessuno sapeva niente.

Molti di quei colleghi, da giovani, erano stati giolittiani o socialisti. Adesso erano i più allineati e coperti, perché non si ritenevano mai perdonati abbastanza. Te li levavi dattorno offrendogli una sigaretta e poi salutandoli con un pigro mezzo-saluto romano. In complesso, non si stava male. E difatti non era una tirannia, era un regime.


Mentana, fra i gerarchi fascisti, sarebbe stato sicuramente un amico di Ciano. Nemico della retorica, dignitoso, rarissimamente (e mai al giornale) in camicia nera, tutto sommato abbastanza fiducioso nell’intuito del duce, borghesemente sprezzante verso le esagerazioni “estremiste”. Parlare di Matteotti? Ma è morto da dieci anni! Ma su Girolimoni, cronaca ampia e approfondita. Magari lasciando intuire che qualcosa di marcio c’è dietro. Non fosse stato così perbene, sarebbe stato un frondista. Ma quella è una carriera diversa, da Malaparte o da Ferrara. Di personaggi così sono pieni i libri di Brancati.


“Il Duce ha accettato le dimissioni del camerata Montana…”, ed è stato anche così magnanimo da lasciarlo sfogare. “E’ stata una scelta politica, ubbidisco ma non mi piace…”. Un dignitoso malcontento insomma, ma leale e disciplinato (e premiato con altro incarico più gratifica di nove milioni di lire del ’36).

Al giornale, al posto del direttore “avvicendato” (termine tecnico) arriva quello nuovo, che è un ex socialista, ex sindacalista, volontario fiumano, marcia su Roma: ha una camicia nera nuova fiammante e risponde con un virile saluto romano al saluto romano, sull’ingresso, del portiere. “Finarmente ce ne hanno mandato uno come dico io… – si commuove il portinaio, vecchio squadrista – Altro che quer fighetto co’ la cravatta e er lei…”. Fuori pioviggina. Le notizie di oggi: “Fermato uno speculatore dalla milizia al mercatino rionale; vendeva dei Cd contraffatti”. “Entusiastica accoglienza del plenipotenziario del Duce…”. “Investito da un tram a Primavalle, è grave…”. “Milioni d’italiani, approfittando delle favorevoli condizioni atmosferiche…”. “Vincita milionaria alla Sisal…”. Normale.


Anche a quei tempi c’è stato un momento così. Quello in cui si cacciavano i moderati e i “borghesi” e al loro posto arrivavano quelli della prima ora. Divisa a posto, scattanti, ansiosi di dimostrarsi duri e puri. Ma non era un buon sintomo: si trattava semplicemente di stringere la cinghia e i ranghi per la tempesta che s’avvicinava, venendo dal grande mondo fuori dalle mura. Mentana era il gerarca del ’36, scettico, sicuro di sè, vincente. Rossella invece è il primo dei gerarchi di Salò. Cupo, assediato da tutti, coi tedeschi sul collo e un duce ormai rimbambito a cui rendere conto.

A calare. Chiesti solo otto anni di carcere per il signor B. Il pubblico ministero Bocassini ha infatti deciso di ritenerlo responsabile solo di corruzione semplice (Sme) e non anche di corruzione in atti giudiziari. Di questo passo finisce che invece di mandarlo in galera lo fanno presidente del Consiglio.

Tito Gandini wrote:

Su France 2 c’era un reportage su un signore che ha 108 anni e probabilmente è l’unico sopravvissuto della battaglia della Somme. Bisogna immaginarsela questa cosa, l’unico sopravvissuto di una guerra di milioni di persone. Una persona che ci unisce e non tanto per la vittoria sulla morte, ma per quella sulle generazioni: un sedicenne di oggi, un vecchio così, se lo potrà ricordare, lo potrà vedere e toccare. E magari ad andarci a parlare con questo vecchio, avrà in memoria, nella sua memoria di bambino, un ottuagenario poco meno che napoleonico. Stasera dirò a Ninni che ha 4 anni, di guardarlo bene quel vecchio e di ricordarselo. Di ricordarne il volto, gli occhi e le mani. Lei non capirà, ma non fa niente, io poi le ricorderò di questo vecchio, magari registrerò la trasmissione. E quando lei avrà 100 anni o anche qualcuno di meno voglio che si ricordi a sua volta di questo vecchio, in un processo di memoria, di tempo infinito, di storia viva da ricordare e spero che abbia nipoti cui tramandarla questa cosa. Siamo gente noi, e sono gente pure loro, i morti.

redrage@tin.it wrote:

“A questi senza Dio gliela faccio vedere io, chi comanda quì!” Esordì così il macchinista del merci carico di rifiuti tossici, che transitava in quella tratta ferroviaria d’oltralpe. Dall’altro lato “Dai, aiutami,che se mi incateno, fermiamo il merci!”. Al contrario del gioco della sedia dove ognuno cerca di prendere l’ultimo posto: tutti si sono alzati e lui a divincolarsi con un “bastardo fermati! ” ancora in gola. Ma queste leggi dello stato, quanto sono vicine alla società civile? Anni luce e tutti coloro che crescono e si avviano sul percorso del risveglio notano questa profonda frattura e si pongono il classico dilemma del “che cosa faccio?” Mi rivolgo ai politici? E no, chi le ha approvate queste leggi, con una “sana e costruttiva” opposizione? Agli avvocati? Ma è inutile perchè i giudici applicano le leggi dello stato. Lo dico ai giornali? No, non si vende più la pubblicità e i gadgets delle preziosa collana geostoricasocionewage non in promozione… E allora? Manifesto, ci lascio la pelle possibilmente, perchè sembra che l’unica maniera di potere dimostrare il proprio dissenso sia rimasta questa.
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7 Commenti

  1. Bello e calzante il paragone col ventennio: ma tu chi saresti? Vediamo…forse Benedetto Croce, antifascista, ma che il regime non toccava, in virtù del suo prestigio(!).

  2. Anche i comunisti ragionano allo stesso modo. Quando vivevo in Russia, la Russia che alcuni sembrano rimpiangere, le cose erano identiche. Chi mi dice che adesso ci sono i fascisti forse è perché sogna di essere quel tipo di comunista. Tra parentesi: io sono di sinistra ma mi sono rotte le balle, visto che ho 63 anni, di sentire cavolate del genere. Se continuiamo ad avere posizioni così stupide e prive di qualsiasi forza propositiva facciamo solo la figura degli intellettuali da barzelletta.

  3. per conto mio orioles cerca di fare il verso a camillo – dall’altra parte del panorama. Non riesco a essere d’accordo con nessuno dei due, ma sono felice che esistano.

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