Vauro e Vincino: una legge Bacchelli non si nega a nessuno

Vauro e VincinoFare satira oggi e criticare i maestri di un tempo è un po’ come non cedere il posto ad un anziano sul tram: non sta bene e non è educato. Noi abbiamo provato a non farlo, davvero: sono anni che ci mordiamo la lingua, che tentiamo di distrarci, che ci autocensuriamo anche di fronte all’evidenza, al tratto incerto, alla matita stanca, alla battuta monca.

Mettetevi nei nostri panni, non ce la facciamo più. E’ tempo che lo si dica, finalmente: gran parte della satira è ormai pensata, scritta e disegnata da rincoglioniti.
Fatta da noi, se ci pensate, non è un’affermazione da poco. E ci costa pure dirlo. Però non possiamo neanche nasconderci la verità, e cioè che ormai osserviamo le vignette e gli scritti delle geniali penne e matite di un tempo come si guardano i cartoni scaduti del latte nel frigorifero: con un misto di rammarico, perplessità, e desiderio di chiamare la disinfestazione.

A questo punto, dovendo elencare “Gli Intoccabili” di questo turno, abbiamo voluto evitare la stesura di un alenco in due volumi A-L / M-Z. Tanto per fare qualche esempio, e chiarire quale sarebbe stata la mole di lavoro, avremmo potuto iniziare da Stefano Disegni della ex-premiata ditta “Disegni & Caviglia“, che oggi è tra gli autori di “Convenscion“, reato per il quale nessun tribunale al mondo potrà mai essere in grado di comminare una pena adeguata; e poi parlare di Angese, Perini, Benni, Serra, eccetera. Abbiamo preferito, invece, puntare l’attenzione sui due più bolsi, in rappresentanza di tutti: Vauro e Vincino.

Vignetta di VauroAvevamo resistito a tutte le provocazioni: Vauro che difende Forattini (per la cronaca, uno che ha pubblicato su Panorama una vignetta che persino la redazione non ha digerito: Montanelli vestito da comunista che impicca il fascista Berlusconi); le sempre più frequenti apparizioni dello stesso allo show di Maurizio Costanzo (per la cronaca, lo stesso iscritto alla P2 – tessera n° 1819 – al quale Vauro dedicava feroci vignette ai tempi di Cuore); Vincino che disegna per “il Foglio” di Ferrara; i due, insieme, che prendono parte ad una puntata di “Porta a Porta” di Bruno Vespa, e danno contro a Daniele Luttazzi al grido “questa non è satira”, in compagnia dei compiacenti Pippo Baudo, Giorgio Forattini e Pierfrancesco Pingitore (per la cronaca, l’attuale baluardo della sedicente “satira di destra” del Bagaglino, nonché il primo, nel 1965, che sulla rivista fascista “Lo Specchio” pubblicò una finta intervista a Don Milani in cui gli rinfacciava di essere una “cellula” del Partito Comunista).


Vignetta di VincinoPoi, il 1° aprile, “il Nuovo” se ne esce con l’ideona dell’anno: “facciamo un numero di notizie finte!”, e il giorno dopo pomposamente spiega che “era un inno alla satira”. Inutile specificare che l’arduo compito viene affidato proprio a Vauro e Vincino.
Ecco, lì abbiamo aperto gli occhi. In quel preciso momento abbiamo ceduto e cambiato idea: forse uno dei doveri di chi vive di satira oggi è anche salvare chi la faceva ieri dal proprio rincoglionimento.

Non è poco, se ci pensate, non è stato facile e, tutto considerato, era ora che i villici gridassero che il re è nudo.
Il vero problema è che questo è un re che neanche si copre le vergogne, inutilmente orgoglioso di ciò che mostra. La verità è che c’è ormai quasi più satira in un capello di Albertino che in Vauro e Vincino pesati insieme. Non c’è nessun nostro compiacimento in tutto questo discorso: è solo un peccato, perché erano bravi. Stronzi, magari, ma bravi. Ora, invece, vanagloriosi, permalosi e incazzosi più che un tempo, si sono fatti l’idea che siccome la satira di destra non esiste, e se esiste non fa ridere, farla rientri tra le proprie missioni. E non si vede tanto in ciò che disegnano, quanto in cosa dicono, con chi collaborano, a quali trasmissioni partecipano. Persino Franca Rame, che è invecchiata indubbiamente meglio dei due, nel “Raggio Verde” di Santoro ha ripreso Vincino: «…Io non ti riconosco più, non sei più mio amico», e Miriam Mafai ha aggiunto: «Ma come ti sei ridotto?».

Il punto è proprio questo: come si sono ridotti? è nostro dovere, ed è un atto dovuto a due ex maestri della satira, richiedere l’applicazione della Legge Bacchelli e salvarli dall’onta di pensare cose che Forattini disegnerebbe se fosse di sinistra.
Sarà dura, perché i due non si danno pace: un po’ come Eric Clapton che, se pagate bene, è disposto a venire a suonare nel soggiorno di vostra zia, la premiata ditta invece di iniziare a cullare l’idea di una vecchiaia da spendere a gongolarsi per le glorie e i successi di un tempo, consuma fegato, pennarelli, matite e gomme da cancellare per “collaborare” con chiunque capiti a tiro. Per i due Mohammed Alì del pennarello la vignetta è come il maiale: non si butta via niente. Neanche se viene male. E neanche se non fa ridere. Qualcuno disposto a pubblicare anche gli scarti di produzione, pur di fregiarsi della firma di un rinomato satiro, sicuramente si trova.

Tra le vittime di questo mercimonio del genio che furono figurano (e speriamo che non ce ne vogliano) Santoro e D’Agostino, che hanno affidato ai due le rispettive rubriche su Il Raggio Verde e Dagospia e Sergio Luciano, cui è toccato incassare l’ultimo pacco in ordine di tempo: il mitico speciale satirico de “il Nuovo” del 1° di aprile, l'”inno alla satira”.

Maria Giovanna MaglieNon vi basta? Ok, abbiamo un’arma segreta in serbo per far crollare le vostre difese: Vauro e Vincino non hanno realizzato il numero satirico de “il Nuovo” da soli: un lavoro del genere è davvero impegnativo e richiede che ci si affidi a collaboratori d’eccezione che (parole loro) “in parte vivono di satira e in parte di giornalismo serio”. Curiosi di sapere la formazione? Eccola: Marcenaro, Perini, Melik, Martinez, Luca Sofri, Maria Giovanna Maglie. Ma chi – vi chiederete – la ex-commentatrice filo-socialista del Tg2? L’inviata dagli Stati Uniti presa per i fondelli anche da “Cuore” e “Avanzi“? La protagonista indiscussa del periodo d’oro di “Blob“? Esatto, proprio lei.

Il Nuovo” parla di crema della satira italiana: noi abbiamo il sospetto che, se c’era della crema, la Maglie ha fatto la gioia del proprio dietologo e l’ha fatta sparire mentre tutti erano girati dall’altra parte.
Questa l’introduzione su “il Nuovo” allo speciale “satirico” partorito con dolore (per noi) da Vauro, Vincino & friends: “La satira? Eccola qua, l’abbiamo avuta anche noi, per oggi. Satira politica? Satira a-politica? No, satira e basta. La satira non “deve” pensare di essere nient’altro che satira: almeno, a noi del Nuovo piace così”.

D’accordissimo, anche a noi piace così. Magari, ecco, sarebbe carino che facesse pure ridere.

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2 Commenti

  1. Questo articolo mi ha risollevato, e fatto capire alcune cose.

    Forse non sono poi così una schiappa a disegnare come il Sig. Vincino mi vuole far credere.

    Sentiti ringraziamente dal mio umile ego.

    Csam Cram

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