Siesta

Will be back soonCose da scrivere ce ne sarebbero: l’ANSA che sulla base di una lettera anonima trasferisce d’ufficio il Grande Fratello da Cinecittà a Philadelphia; definire la data in cui avrà luogo la BlogFest; riportare le indicazioni per chi vorrà partecipare alla BlogFest; parlare del libro di un amico; presentare un libro scritto assieme ad alcuni amici; recensire un film in uscita realizzato con passione e parecchi sacrifici; mettere nero su bianco una notizia che spacca e che sta lì ad ammuffire; annunciare che è in cantiere un romanzo; chiedere se qualcuno conosce il motivo per cui nei libri di Einaudi le “i” appaiono esclusivamente con l’accento acuto (sí, cosí) e non con quello grave (sì, così); spiegare ai tenutari dei weblog ospitati da BlogNation che le statistiche non sono sparite, ma solo che il programma che le gestiva è stato aggiornato, non funziona ancora a dovere e ci stiamo lavorando; ringraziare Brontolo che è tornato; autocandidarmi per il prossimo Poverino’s per non essere riuscito a fornire a Magenta e Woland le nomination settimanali né uno straccio di vincitore; e non vogliamo poi parlare del fatto che se le nuove leve televisive sono rappresentati dai partecipanti a “Quinto Potere“, beh, allora che si stendano teppeti rossi per Pippo Baudo?
Epperò, dal momento che questa – come sostiene ironicamente la C.T.D.R. (la quale nel frattempo non si capacita che nessuno sembra accorgersi del fatto che non è più ufficialmente una C.T., almeno a suo dire) – è una “testata libera e indipendente”, oggi il facente funzione di direttore responsabile (o quel che l’è) non ci ha un cazzo di voglia, domani ha un nuovo appuntamento col dentista, e per questo magari ne approfitta per andare a dormire a un orario da cristiani.

(Abbiamo trasmesso: come bruciare una ventina di post in dieci righe e riuscire a non provare alcun rimorso)

“Avevo una gomma a terra, avevo finito la benzina,
non avevo il soldi per il taxi, la tintoria non aveva portato il vestito,
c’era il funerale di mia madre, l’inondazione, le cavallette, le cavallette…”

(The B.B.)
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9 Commenti

  1. Godo, Gian… :)… I vecchi ritmi circadiani subiscono una cocente sconfitta sul campo! Bentornato tra i fancazzisti! :))))))))))))

    PS. La questione degli accenti Einaudi è una delle ossessioni dell’editoria italiana da quei cinquant’anni che fanno curriculum. Giulio dixit. Alla pari di questa menata snob, solo la leggenda che vuole che, a parte Adelphi e un po’ il Saggiatore, nell’editoria italiana sfonda solo chi ha il coraggio di mettere il proprio cognome a mo’ di brand. Ah, no, ce n’è un’altra, di psicosi inesplicabile che gira come uno spettro in Italia: i racconti non tirano, uno scrittore è tale se e solo se fa un romanzo. Fonderò una casa editrice che pubblica solo raccontini senza accenti, né gravi né acuti.

  2. Beh, l’unico post fra tanti che mi sarebbe piaciuto leggere era quello di ringraziamento a Brontolo, tanto per vedere come si fa a ringraziare un sacrilego, senza correre il rischio d’essere sfanculati.

    P.S.: Einaudi non è l’unica che usa l’accento acuto sulla i e sulla u, mentre usa l’accento grave per la a. Anche Editori Riuniti, per esempio, lo fa. Adelphi no.
    Comunque a regola di regole ha ragione Einaudi, perché l’accento sulle vocali chiuse deve essere chiuso, sulle vocali aperte deve essere aperto.

  3. Confermo. Einaudi ha il vezzo di mettere l’accento acuto sulle i e u perché l’italiano dice così. Ma sono certo che se ne sono accorti in pochi.

  4. Sì, OK, adesso riposati. E magari smista un po’ il lavoro, eccheccaz, hai una redazione di novanta autori e non riesci a trovare qualcuno che scriva uno straccio di appunto sugli argomenti sopra elencati? :)

  5. quando studiavo ‘ste cose, mi pare d’aver letto che l’uomo che volle gli accenti corretti in Einaudi fu Cesare Pavese.
    In seguito non me n’è fregato più niente di queste nozioni inutili (a proposito, faccio il correttore di bozze)

  6. uhm…nel giro di pochi giorni hai scritto due post un pò preoccupanti….lo so che l’estate è finita e pure il mese dei ripensamenti se n’è andato, l’inverno è alle porte…ma non è ancora ora di andare in letargo, nè di abbandonarsi ai nostalgici pomeriggi invernali…su su

  7. Del perché non aggiorno il blog, e altre cose di scarsa importanza

    Non è che me ne sono andata a Timbuktu o altro. Sono sempre qui. Sto solo lavorando il doppio del consueto, perché oltre alle otto (e spesso passa) ore di ufficio, vado a casa e mi rimetto all’opera. E siccome…

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