Prodi e Fassino certo no: chiunque stia preparando queste liste, infatti, sono con ogni evidenza fatte per far capitombolare l’Ulivo e vincere Berlusconi. Non ci credete? Ma guardate come candidano in Sicilia gli impresentabili toscani e in Toscana i rottamati siciliani
Lemmings. Verrà candidato a Firenze (dal centrosinistra) l’ex leader di Forzitalia catanese Ferdinando Latteri. Rettore dell’Università, costui era passato all’Ulivo pochi giorni prima delle elezioni europee dove però (nonostante il sostegno di Enzo Bianco) è stato sonoramente trombato dal candidato onestista Claudio Fava. Adesso, non potendolo riciclare in Sicilia, s’è deciso di presentarlo in un collegio “blindato”, dove cioè gli ex comunisti sono pronti a votare, in nome della disciplina, qualunque fascista, massone o berlusconiano. Mi auguro che lo trombino anche lì, non fosse altro che per simmetria. Pochi anni fa, infatti, fu candidato a Catania (sempre dal centrosinistra) il fiorentino Cecchi Gori, il quale oltre ad essere regolarmente trombato riuscì a farsi a lungo indagare, fra una cosa e l’altra, per voto di scambio mafioso.
Domanda: ma non si potrebbe far decidere le candidature dell’Ulivo da Lando Buzzanca, da Emilio Fede, da Buttiglione, da qualche persona insomma seria e fidata, invece di farle decidere – come ora – direttamente da Bondi e Berlusconi?
Reprint. Settembre 2001. Non è detto che, come hanno studiato i manuali d’aviazione, non abbiano studiato anche quelli d’economia. Non è detto che l’obbiettivo fosse principalmente propagandistico. Può darsi benissimo che fosse invece essenzialmente economico, di guerra economica e non “militare”. Possono aver seguito il ciclo degli ultimi mesi, valutato che – in assenza della corazzatura keynesiana – il sistema fosse particolarmente vicino a una crisi e che, con una serie di interventi mirati, questa crisi potesse essere radicalizzata e concentrata nel tempo, e gestita comunque sotto il segno del panico e dell’emergenza. Non è detto che le Due Torri fossero solo un simbolo, per loro, e non anche un punto strategico molto concreto.
Il termine terrorismo fa pensare a una strategia in cui comunque alla fine abbia un peso determinante una mobilitazione popolare, una presa di coscienza indotta da atti traumatici e che alla fine sollevi, per così dire, i terroristi dal peso di una supplenza. Nulla del genere, in questo caso. Il terrorismo non mira a fondare una specie di talebanismo su scala mondiale ma qualcosa di più realistico e quindi di infinitamente più pericoloso. Il fanatismo religioso, in questo quadro, è solo uno dei pezzi sulla scacchiera.
Se questo fosse vero, ne verrebbero due conseguenze immediate: primo, che bisognerebbe fare attenzione molto di più ai movimenti finanziari “anomali” – probabilmente non tutti sono innocenti – e questo non a in un lontano oriente, ma a New York, Londra, Tokio e Milano. Secondo, che questa non è in nessuna maniera, neanche indirettamente, una guerra di poveri; ha poco a che vedere col territorio, pochissimo con la storia pregressa, moltissimo con l’economia. Il nemico, in altri termini, è una multinazionale.
Ed è su questo terreno, prima di tutto, che va affrontato. Non ha molta importanza mandare un battaglione italiano a Kabul. Invece ha molta importanza sapere chi sono esattamente chi sono – e di chi sono – tutte le masse finanziarie che operano, dentro e fuori Borsa, anche in Italia.
Ma all’idea di non saper più di chi sono tutti i soldi che girano nel Paese, di giudicare inutile ogni forma di anagrafe finanziaria, ci siamo già aibituati da tempo, da quando abbiamo rinunciato a sapere dove sono finiti – dopo Sindona, dopo Calvi, dopo le inchieste arenate sui capitali mafiosi – i soldi della finanza che non si vede.
Rataplan. “Sinititi sinititi sintiti! I prezzi fra pocu calanu! I soldi aumentano! Travagghiaturi, sintiti…”. La voce del banditore a cavallo, coi carusi che lo rincorrono e accompagnato da un tamburo, si perde per le vie di Raganusa. Pare che il re abbia fatto un discorso, e che ora tutti i poveracci andremo a stare meglio.
Comunisti. Josif Vissarionovic Putin: gavetta nel Kgb, ascesa al potere, maggioranza totale in parlamento, suoi uomini in tutti i posti chiave, centinaia di migliaia di morti in Cecenia, totale controllo delle Tv, nessun problema ad ammazzare metà degli ostaggi per “salvarli”. Ora vuole eleggere lui direttamente governatori di regioni e presidenti delle repubbliche autonome e far sloggiare gli ultimi deputati indipendenti dal parlamento. Beh, meno male che adesso i russi sono buoni, anzi sono come noi, mafia e neoliberismo. Addirittura Putin è “il mio amico” di Berlusca, che lo difende a spada tratta in Europa, quando gli rompono le scatole con la solita Cecenia.
Meno male, davvero, che uno così stia dalla nostra parte: non vorrei avercelo contro! Solo una cosa, non ho capito: ma Putin, è comunista o non è comunista? Se è comunista, perché Berlusca ce l’ha coi comunisti? Se non è comunista, allora chi è comunista, Chirac? Enzo Biagi? Gino Strada? (by a.p.)
Simone. Oggi che Perlasca è donna.
MrMax wrote:
Alessandro wrote:
e.g.b. wrote:
Galina Padovanskaya wrote:
Haiku
Il rothwailer ti guarda la chiappa
Amado mio, amado mio, scappa!
Scivolo sul gradino della scuola
Ahi ahi come mi duola!
Vellutate dei platani. Ho le voglie
Sì, sì, d’igieniche foglie…
Troppa carne al fuoco. C’è il rischio di fomentare il vegetarianesimo
Senza offesa.
Ma il tutto mi sembra abbastanza confuso.
Idem. Anch’io trovo il tutto un pò confuso.
Scrive Orioles:
“Verrà candidato a Firenze (dal centrosinistra) l’ex leader di Forzitalia catanese Ferdinando Latteri. Rettore dell’Università”
E’ notizia certa o fa parte della strategia orlandiana del sospetto? Mi dirai che non cambia nolto, soprattutto perché qui si fa satira e, si sa, l’iperbole è consentita. Però da un giornalista si pretende anche quel tanto di precisione nel riportare fatti o previsioni. Te lo chiedo, perché non mi risulterebbe.
(a scanso d’equivoci: me ne frega niente di difendere quel voltagabbana).
Io, invece, mi attengo ai fatti. Alle politiche del 2001 l’Ulivo candidò a Pisa Realacci (boss di Legambiente), non pisano, al posto del pisano Enrico Letta, ministro uscente del governo Amato (poi trombato a Grosseto).
Motivo? Realacci è uomo di Rutelli e Cicciobello ci tevena che entrasse sicuro in parlamento. Letta, invece, è un prodiano – e ciò bastò a far saltare il principio della territorialità.
Così andarono le cose.
O meglio: così andavano in quel lontano 2001.
Prodi starebbe per dar vita ad un nuovo movimento:
zoomata sul prof. che lentamente si esibisce nel gesto dell’ombrello, in perfetto stile Totò.
Rutelli e Fassino. Si sente in sottofondo la voce di Moretti che urla gracchiante: “Con questi leader non vinceremo mai!”.
Bertinotti aderisce all’unità nazionale.
Si vede Furio Colombo, sputante fuoco dalle narici, recante in groppa Fassino, D’alema, Bertinotti.
Titolo: “Ma su Furio si sta anche in tre”.
Scema finale: Berlusconi avanza trionfante, a bordo di un asinello, camminando su un tappeto di ranoscelli di ulivo che la folla osannante stende al suo passaggio.
Seduto dietro di lui, petto contro spalle, Gianni Letta, che gli tappa la bocca con entrambe le mani.