Io in realtà volevo parlare del luogo presso cui mi appresto ad andare in vacanza. Intendevo premettere che si tratta di un complesso immobiliare che risale al 1927 (opera dell’architetto fiorentino Luigi Caldini) e comprendeva una villa e vari annessi quali una chiesetta, vari quartieri della servitu’, un forno, una lavanderia. Che dalle “dependances” (perché la villa vera e propria è stata venduta dai Gherardesca a varie famiglie) sono stati ricavati sedici appartamenti la cui iniziale destinazione alla servitù ancora si riflette nei nomi che gli sono stati assegnati: Casa del Pescatore, Casa delle Suore, Casa Sibilla, Casa Gaddo, Casa Rossa. Poi che la ristrutturazione ha lasciato quanto piu’ possibile intatti la struttura ed il carattere originari del complesso immobiliare, al punto da presentarsi ancora come un piccolo villaggio di pescatori che si sviluppa in parte intorno ad una piazzetta con il portico, la chiesa e la classica palma centrale, in parte direttamente sulla spiaggia e quindi sul mare. E, infine, che alle spalle degli appartamenti si estendono ettari ed ettari di parco e pineta, nei quali sono frequenti gli incontri con scoiattoli, fagiani, lepri e caprioli.
Poi avrei proseguito descrivendo il cantiere navale che si erge accanto alla villa e che, pur avendo cessato l’attività da vent’anni, è tuttora ricordato per i trascorsi nel canottaggio, settore in cui era specializzato, ma anche per la realizzazione nella nautica da diporto.
Beh, ecco, avrei voluto parlare di questo cantiere, che non è più in disuso perché è stato trasformato in “una nuovissima struttura turistico-ricettiva a 4 stelle su di un’area di 25 ettari”. Venticinque ettari che erano solo dei pini marittimi, e che invece adesso accolgono “176 unità tra alloggi di varia grandezza, camere e suite”. Più un bar/pizzeria. Più un ristorante con vista mare. Più un minimarket per giornali e tabacchi. Più una sala polifunzionale. Più una palestra attrezzata. Più un piccolo centro benessere.
Avrei dovuto parlare di questo cantiere – dicevo – ma mi intristisce. Così cambio obiettivo e vi racconto di un posto lì vicino che non so perché mi è venuto in mente. Sta di fatto che poco fa sono andato su Google e ho cercato: “Goldrake esiste”.
Io non so se sia capitato anche a voi, alla compagnia di amici che avevate da adolescenti, di dare ad un posto un nome tutto vostro. Una specie di nome in codice. Che magari credevate di aver inventato voi.
Beh, il “Forte di Donoratico“, edificio eretto nel 1786 a ridosso della spiaggia dal Granduca Pietro Leopoldo, oggi fatiscente e pericolante ex-caserma di carabinieri e finanza, per noi si chiamava “Goldrake esiste”. “Ci vediamo davanti al ‘Goldrake esiste’”, dicevamo.
Il perché lo lascio spiegare al blog di Lupigi, trovato grazie alla ricerca di cui vi dicevo poco fa, il quale ha descritto il forte con le stesse semplici parole che avrei voluto trovare io (e l’ha persino utilizzato come sfondo per un fumetto commemorativo della sua adolescenza, della sua compagnia).
Prima di lasciargli la parola aggiungo solo una cosa: il forte è quello ritratto nella foto a lato. L’immagine è tratta dal sito del comune. E qualcuno, al comune, ha deciso di farla ritoccare con Photoshop per rendere invisibile le scritte sulla facciata, che non sta bene. Armato di macchina fotografica, a fine agosto, quando sarò di ritorno, renderò giustizia al forte. E a Goldrake, che per davvero, da quando vado in vacanza da quelle parti, per me esiste.
Man mano che il tempo passa, quando il salmastro e le intemperie, oppure i solerti messi comunali, fanno in modo che la scritta scompaia, essa magicamente ricompare, e sempre per mano di persone diverse, nuove generazioni di turisti che tra un bagno e l’altro raccolgono col favore delle tenebre l’eredità ideale di chi li ha preceduti.
Io lo trovo commovente, anche se probabilmente il signor Goldrake era solo uno spacciatore di seconda tacca che poteva essere reperito da quelle parti, negli anni 70.
Ma a quanto pare si passa alla storia anche così.
eh, goldrake esiste…pfui! un tempo alla stazione termini, a roma, c’era un cartellone pubblicitario con alba parietti che campeggiava, con annessa bocca-canotto.
a distanza di anni, io e le mie amiche ancora diciamo “ci vediamo sotto al canotto della parietti!”…
un tempo , lontano, abbastanza lontano, c’era a roma, alla stazione termini, non solo il canotto della parietti, ma anche la famosa lampada osram , che era uno dei punti di incontro più utilizzati per gli appuntamenti. ora non c’è più, però nel quartiere dove abitavo c’era un negozio la cui insegna era “lallero” , lì il punto di incontro era l’angolo della strada confinante con il negozio definito da noi “tra lallero e zumpappà” e questo era il nostro goldrake che esiste ancora anche se il negozio ha cambiato nome..
Quasi al contrario, ovunque io abbia abitato da studente c’era, vicino, un negozio di alimentari detto “Dal Ladro”, in cui si andava solo se costretti da carenze domestiche fondamentali. Una specie di catena.
E sotto alla mia ex-sQuola c’era un salumiere con l’insegna “Io salumiere” a cui qualcuno appose la D davanti; andò anche su Cuore nella rubrica Botteghe Oscure. E ci si incontrava lì..
Uehià, scopro di avere lettori insospettabili e quindi intervengo riferendo che sono stato presente al primo restauro della mitologica scritta.
Avvenne di notte: la scritta stava sbiadendosi per effetto del tempo e. illuminati dalle luci della spiaggia e della discoteca “La Zattera”, un gruppo di disperati, armati di bombolette bianche e azzurre, restaurò il “Goldrake esiste” (aggiungendo pure la data del restauro) aggiungendo poi varie altre scritte più o meno comprensibili (“Club dei balordi”, “Satoru Nakajima Fan Club”, “The dark side of Dallai Lama”).
L’anno successivo, il Comune diede una bella ripulita, ma fu un altro gruppo a raccogliere il testimone (guidato proprio da quel Dallai schernito l’anno precedente con un’altra scritta) che, oltre a rinverdire il restauro dello storico robottone, aggiunge un “La rivincita dei Piri” (così sono chiamati i pistoiesi a Prato, pare).
All’ennesima ripulita, il teppista del nostro gruppo rimediò con un blitz solitario scrivendo “Goldrake esiste – Marina resiste” e aggiungendo frasi anarchiche di varia fattura.
L’ultimo restauro di cui ho notizia (stavolta un restauro “semplice”, senza scritte aggiuntive, a concludere la moda che vedeva il Forte come una sorta di tazebao eversivo) è opera di un gruppo di giovini bagnanti della Zattera, che hanno preso l’iniziativa del restauro in tutta libertà e senza conoscere l’identità dei precedenti restauratori.
Certi fatti storici, è inutile dirlo e questa vicenda lo dimostra, si tramandano da soli.
beh,io l’ho sempre chiamato “il forte” e con i miei amici diciamo sempre “andiamo al forte!”,ma quella scritta ha sempre fatto un po’ la storia della nostra vita estiva e dei nostri festini!non credevo che “goldrake esiste” avesse un passato così lungo e travagliato,e non ho mai assistito ad un suo restauro!
so solo che per quanto il comune provi a cancellarlo,quel “goldrake esiste” è parte della storia di donoratico e lo sarà sempre.
Per essere precisi la prima scritta Goldrake Esiste risale al 1977,assicuro che l’autore non era uno spacciatore, ma un burlone che oggi ha 52 anni innamorato della leggenda di Goldrake. Lo conosco troppo bene!
Ciao a tutti ,sono Cesare e vi assicuro che sono io l’ autore della scritta Goldrake esiste sul muro della ex caserma della guardia di finanza nella spiaggia di marina di Donoratico. L’ho fatta una notte del Luglio del 1978 con una bomboletta spray seduto sulla spalle del mio amico Dario Moretti……sono passati tanti anni ma Goldrake esiste ancora!!!