Estradizioni: dopo Cesare Battisti,
tocca a Guglielmo Oberdan

Dietro la riluttanza delle autorità francesi a riconsegnarci il terrorista-giallista, un malaugurato equivoco: “Ci risultava che questo Cesare Battisti fosse un patriota socialista trentino perseguitato dall’Impero austroungarico, ma in effetti sembrava un po’ troppo arzillo per suoi 129 anni“.
Rintracciato a Parigi anche Guglielmo Oberdan: gestiva un bistrot insieme a Fabio Filzi. Critica italiana in allarme: se Cesare Battisti ha potuto uccidere quattro innocenti a sangue freddo, figuriamoci cosa può fare a un recensore malevolo.
Mentre la sinistra si prepara a dividersi sull’ennesimo caso di ex terrorista cagacazzo, Battisti sta organizzando la sua nuova vita in Italia: fra un processo e l’altro terrà seminari di scrittura creativa nei poligoni di tiro. E se dovrà scontare i quattro ergastoli che gli sono stati inflitti? “Cambierò genere, diventerò uno scrittore d’evasione“.
Intanto altri terroristi rossi tentano il salto dalla lotta armata alla letteratura: che sia Nadia Lioce l’autrice di “Cento colpi di pistola prima di andare a dormire, il best seller hard firmato “Melissa P38“?

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50 Commenti

  1. Va bene! Intanto assisto in stato catòdico al 4° premio Giorgio Almirante! Ho detto tutto!

  2. Hai colto il problema e hai ragione come Siempre.
    Comunisti e fascisti fanno solo delle cazzate, e che cazzate!

  3. Buono spot stavolta, lia. Ti sei giocata i’ 30 e lode, andando a tirar dentro la Lioce, che perora può essere solo accostata al genere horror.

  4. un post di quelli che ti rimettono in pace con il mondo. Almeno per un momento.

    Gia visto l’accostamento antitetico tra Cesare Battisti e Battisti Cesare faccia da stronzo (ma questa più che una colpa è una sfiga)

    Notevole quello della Lioce e Melissa P38

    Sulla questione della equiparazione destra sinistra=tutti uguali, ha già detto molto Moretti qualche anno fa in un suo film. Quindi smettetela di fracassarci le palle con queste amenità.

    Grazie

  5. Jenaorobica. Sul sito dei Wu Ming si dice che Battisti è un eroe? Non mi risulta.

  6. E’ finita una porcata transalpina pluridecennale,adesso è giusto ridere.Bel post,pace a tutti.

  7. Giordano Bruno, quello vero, non avrebbe definito “porcata” il diritto d’asilo. Almeno non credo.

  8. La cosiddetta “porcata” ha permesso di chiudere con gli anni di piombo in fretta e con meno dolore di quel che sarebbe stato altrimenti.
    Quindi grazie alla Francia

    Quel che avviene ora è solo una facile vendetta postuma in cui un soggetto, per quanto miserabile e colpevole, ha, da quel che si sa, mantenuto la parola data deponendo le armi e cambiando vita mentre lo stato francese invece la parola data (a torto o a ragione) se l’è rimangiata

    chi alla fine ne esce peggio non si sa.

    Per quel che riguarda Giordano Bruno del tutto d’accordo. Assai pochi oggi se ne vedono oggi in giro.

    ep: Qui ove il rogo arse…

  9. Battisti che ha mantenuto la parola data e ha cambiato vita: sarà anche vero, ma a noi cosa ce ne frega? In galera e senza passare dal via.

  10. cara Jena,
    capisco che il mio giramento di cojoni cronico possa essere contaggioso, ma devo ammettere che, francamente, anch’io preferisco i tuoi notevoli versi alle tue analisi sociopolitiche

    per quel che riguarda gli arcangeli, ragazzi, per farsi cacciare dal paradiso e diventare belzebù, in un certo senso, immagino, un po’ di palle ci saranno volute.
    Sospetto ma non confermo

  11. la soluzione politica?
    L’assoluzione politica?

    Scusa Jena!
    vale la pena leggerti anche quando straparli di anni 70

  12. Jena, quando cambi così improvvisamente tono, e mi diventi serioso, mi fai quasi cadere dalla sedia. Ma sei la stessa bergonzojena o fai intervenire il tuo fratello ragioniere? Comunque sia, il tuo pensiero è sempre squisitamente apprezzabile.

    PS: Posso dire, senza tradire l’amicizia della mia cara Rina Scita, che trovo i post di Lia Celi dei perfetti esempi di satira intelligente che meriterebbero platee ancora più ampie?

  13. Io e te Rina la stessa persona? Forse diventeremo un’anima sola dopo che ci saremo conosciuti personalmente…
    che ci volete fa’? so’ latin lover… :)

  14. vlad, dopo tutto quel che ho detto in tuo favore a giulia, EVITA DI FARE IL CASCAMORTO CON RINA!

    il post di lia è fenomenale, come ovvia è l’irata (ma direi trattenuta) reazione del genna, che mi ha intasato (su mia richiesta, ovvio) la mailbox di newsletter pro battisti (tra l’altro son anche tra i primi mille ad aver firmato la petizione).

    io non concordo al 100% con la posizione genna, il fatto che battisti ora sia un virtuoso della penna e del pensiero non cancella quel che ha fatto, ne’ lo attenua – e come potrebbe, del resto?

    però trovo sconcertante che, in uno stato di diritto, anzi, nella culla dello stato di diritto, akas francia, vengano disattese le direttive presidenziali (non ho ancora capito se c’era alla base una legge o no) con effetto notevolmente retroattivo, non si può (moralmente, politicamente e credevo nemmeno legalmente) accogliere dei fuggiaschi come esuli e poi rimandarli ai loro ‘carnefici’.
    non riesco nemmeno ad immaginare un governo d’alema che, mettiamo nel 1998, potesse solo ipotizzare di consegnare abdullah ocalan alle autorità turche, dopo averlo accolto come rifugiato politico.

  15. spero sia ovvio che mi son preso delle pesanti licenze nel narrare la vicenda ocalan, omettendo i mandati internazionali di cattura, il divieto di estradizione verso paesi che applicano la pena di morte (divieto tra l’altro disatteso dal governo berlusconi nei confronti dell’ingegnere dissidente siriano e famiglia, in transito – IN TRANSITO – alla malpensa verso altra destinazione estera), ecc…

    un tanto giusto per non accendere inutili flame

  16. e spero inoltre che nessuno si sia accorto dell’uso barbaro che ho fatto della punteggiatura… CSF, aiutami!

  17. Io ho letto bene i tre articoli che Wu Ming 1 ha dedicato al caso Battisti, e non hanno assolutamente il taglio che dice Jena. La questione “guerra civile” è una stronzata di Scalzone, non dei Wu Ming, che anzi l’hanno criticata pesantemente già a marzo:

    “[…] tutti a controbattere all’affermazione – fatta da alcune persone, non rappresentative dello spettro di posizioni nella campagna pro-Battisti – che nell’Italia degli anni ’70 vi sarebbe stata la guerra civile.
    Tutti a dire: ‘non fu guerra civile’, ‘non fu guerra civile’, ‘non fu guerra civile’. Per quel che ci riguarda, non l’abbiamo mai affermato. Il finto dibattito sulla guerra civile, a cui i nostri quotidiani hanno dedicato intere spaginate, è un diversivo per non discutere delle gravi storture giuridiche (e restrizioni delle libertà civili) introdotte dall’emergenza, e della pessima memoria pubblica su quelle vicende.
    Anzi, si tratta proprio di una strategia per perpetuarla, questa cattiva memoria, continuando a mistificare le lotte degli anni Settanta (errori e impazzimenti compresi).
    Chiunque abbia un po’ di lucidità residua si renderà conto che un dibattito sulla ‘guerra civile’ è oggi prematuro, se si pensa che a sinistra il carattere di guerra civile della Resistenza è stato riconosciuto senza titubanze da poco più di dieci anni, grazie alla monumentale opera di Claudio Pavone ‘Una guerra civile. 1943-1945, saggio storico sulla moralità nella Resistenza’ (Bollati Boringhieri, 1991)”.

    Ecco il link all’articolo da cui ho tratto questo stralcio:
    http://www.carmillaonline.com/archives/2004/03/000675.html#000675

  18. Guerra civile libera tutti
    Tale Claudio Pavone, noto revisionista di sinistra, riscopre, qualche anno fa un gioco che presto torna di moda nei salotti e su qualche brogliaccio quotidiano. Il gioco corredato di un voluminoso manuale d’uso si intitola: “una guerra civile…saggio sulla moralità della resistenza!” Il gioco consiste nella sostituzione di definizioni, per cui vince chi nei propri saggi o scritti storici riesce a sostituire il più spesso possibile la definizione di guerra di liberazione con quella guerra civile ed ha per scopo finale proprio “il libera tutti”. Ultimo campione di questo simpatico gioco postumo è un tale Giampaolo Panza che nel suo libello “Il sangue dei vinti” riesce ad usare tale definizione circa 286 volte in 300 pagine. con un record davvero invidiabile nell’introduzione (l’unica parte che leggono i più) dove ogni tre frasi colpisce implacabile con detta definizione.
    Il gioco, naturalmente deve contare vincitori e sconfitti. Tra questi ultimi numerosi anziani partigiani colti da attacchi di bile, infarti plurimi e cadute mortali da scale utilizzate per complicatissimi recuperari da solai e soppalchi di vecchi moschetti e randelli accantonati da quasi mezzo secolo in attesa del bel sol dell’avvenire. Tipica frase udita in quei momenti e spesso rivolta all’ex studioso della resistenza Panza: ora gli faccio vedere io il sangue dei vincitori.

    Tra i vincitori vanno invece meritoriamente inseriti la maggior parte dei celebri ragazzi di salo’. Cioe quella generazione di 16 e 17enni che dalla categoria di pirla sostanzialmente incolpevoli che nati sotto il regime e plagiati a tal punto da preferire seguire tedeschi e fascisti negli ultimi sanguinosi e inutili tentativi di salvare l’onore non della patria, ma del regime fascista vengono eletti a statuari difensori di ideali e onore. E questo senza neanche il bisogno di chiedere prima scusa.

    La patria nel bene, e soprattutto nel male infatti, allora se ne stava già a sud, o al massimo con tale Badoglio.

    Gli eccidi e le vendette successive, seguite ad anni e mesi di terribili rastrellamenti torture e le fucilazioni, donne squartate e bambini bruciati, compagni impiccati, fucilati, straziati, non saranno stati una bella cosa ma per cortesia evitate di inserirli in un contesto di guerra civile dove due avversari di pari dignità si affrontano e alla fine si arriva solo a giustificare uno con le azioni dell’altro e viceversa.

    Ovvero proprio il guerra civile libera tutti

    (vale anche per il 68 di cui si sta approntando la nuova versione del gioco)

    grazie

  19. La Celi? Mah, fosse brava con le parole, capirei; avesse un umorismo irresistibile, capirei; se sapesse fare satira, capirei; se sapesse usare il sarcasmo, essere brillante e geniale, capirei; se fosse profonda e saggia, capirei; se fosse sapida e stimolante, capirei anch’io.
    Ma così, dopo tutti i post che ha scritto, mi chiedo come faccia il Neri a preferirla a Lillo & Gregg che in confronto sono dei veri giganti.

  20. Scusa Gemma, ti chiedo di rispondere a queste quattro domandine d’interesse, spero, generale:

    1. è vero che la storia delle due condanne per delitti commessi da Battisti, di suo pugno e SIMULTANEAMENTE, a Milano e Udine è, in realtà, una LEGGENDA METROPOLITANA (avendo Battisti “solo” organizzato quello di Milano, senza parteciparvi direttamente)?

    2. E’ vero che Battisti è stato sempre difeso da un fior di avvocato del libero Foro di Milano, e che l’unica contestazione di questo assunto riguarda il processo Torregiani d’appello conclusosi nel 1986, per il quale Battisti si limita a sostenere che fosse semplicemente scaduto il mandato professionale (risultano anche in quel fascicolo atti difensivi a firma del suo legale, cioè questi avrebbe svolto la sua attività difensiva “senza mandato”)?

    3. E’ vero che Battisti ha ucciso direttamente due persone, ha partecipato all’uccisione di una terza e ha organizzato il delitto per una quarta, secondo le sentenze della Cassazione che lo riguardano?

    4. E’ vero che Battisti non ha mai dichiarato di essere pentito per le sue attività criminali?

    Grazie mille e a presto.

    Francesco

  21. Genna,lo so che sei disgustato, e hai ragione, ma ti dò 24 ore di tempo per rispondere alle domande di Francesco, se no lo faccio io. (A parte il fatto che a quelle domande si potrebbe rispondere semplicemente leggendo gli articoli pubblicati su http://www.carmillaonline.com, ma questo è un paese in cui la gente ama sparlare e condannare, molto meno leggere).

  22. Stai facendo sana autocritica, vero Freda?

    Le offese gratuite sono già partite; ora attendo le risposte.

    Ciao

    Francesco

  23. Propongo a tutti di NON rispondere a Francesco. Questo giochino di costringere le persone a ripetere sempre le stesse cose, dopo che si è prodotta ogni sorta di riassunto, compendio, risposta, addirittura FAQ, è un gioco scorretto. Propongo che d’ora in poi, ogni volta che qualcuno posta un commento su Battisti, gli si risponda: “Prima leggi, poi si discute”.

  24. Bravo, Franco, prima leggi, magari non solo il materiale pubblicato da quei siti, come definirli, partigianamente bizzarri, poi ne riparliamo. Che ne dici?

    O ti emoziona leggere dell’avvocato di Battisti arrestato, pure lui, “come nei migliori processi della Santa Inquisizione” (dove però, tanto per cominciare, non c’erano avvocati difensori)?

    Le mie domande sono sintetiche e dirette, non è possibile cavarsela con le chiacchiere: è forse per questo che nessuno mi risponde?

    Francesco

  25. Infatti, non è possibile cavarsela con le chiacchiere a cui vorresti costringere il prossimo. Le tue quattro domande sono quattro delle FAQ curate da Evangelisti. Le FAQ esistono proprio per evitare che arrivi il primo so-tutto-io e ti costringa a rispondere a una domanda a cui hai già risposto decine di volte. Quindi, proprio per ragioni di ecologia della comunicazione, esorto Genna o altri a NON RISPONDERTI.

  26. Visto?Più facile di così…perchè Battisti libero?Perchè sì,pappappero.

  27. Scusa se intervengo, prometto che poi me ne torno ai fatti miei e vi lascio discutere quanto volete: Francesco, ho apprezzato le domande da te poste, ma devo dirti (per mero scrupolo di precisione) che nei processi della Santa Inquisizione l’avvocato difensore c’era. Anzi, a essere pignoli, è stata proprio la Santa Inquisizione a ‘inventare’ quel ruolo, nel diritto processuale post-medievale.

  28. Grazie Slowhand per la segnalazione, anche a me piace la precisione. Ho un paio di testi sul processo dell’Inquisizione, uno quasi tecnico, l’altro è il grande “Morte dell’inquisitore” di L.Sciascia. Ma non li ho con me.

    Avevo questo ricordo vago, niente avvocati difensori per editto, proprio per l’Inquisizione medievale. Ho trovato questo su internet:

    “Non era previsto che l’accusato potesse avvalersi di avvocati, anzi, Innocenzo III ne aveva proibito la presenza nel concilio di Valencia del 1248”.

    E’su http://www.bluedragon.it/medioevo/inquisizione.htm#_LA_PROCEDURA_INQUISITORIALE.

    Ma potrei sbagliare, nè mi fido di quello che c’è scritto là.

    Ancora grazie, comunque.

    Francesco

  29. Beh, il fatto che Innocenzo III sia morto nel 1216 la dice lunga sulla precisione e l’accuratezza di certe fonti.
    Proprio qualche giorno fa il Vaticano (lo so che non è esattamente imparziale, ma è più onesto di tanti altri…) ha pubblicato i risultati di uno studio sull’Inquisizione, effettuato a partire dal 2000 (dalle famose ‘richieste di perdono’ dell’attuale Papa) con la collaborazione di numerosi storici non cattolici. Al momento, per quello che io ne posso capire, è il documento più credibile che si possa trovare sull’argomento, proprio perchè i contributi provengono da ‘teste’ diverse e autorevoli. Nel riconoscere i molti torti dell’istituzione, lo studio fa però chiarezza su molte dicerie (a volte vere e proprie fandonie, o menzogne belle e buone) che nel corso dei secoli si sono accumulate sull’Inquisizione, che ne esce molto meglio di come siamo abituati a pensare.
    Il ruolo dell’avvocato difensore, come non moltissimi sanno neanche tra i ‘tecnici’, era ricoperto da un collega dell’inquisitore stesso, che svolgeva una funzione che oggi diremmo ‘di garanzia’ nei confronti dell’imputato. Un parallelo di tale figura può ritrovarsi ancora oggi nei cd processi di beatificazione, che vedono uno dei giudici (detto comunemente, con ironia tutta pretesca, ‘avvocato del diavolo’), impegnato unicamente a smantellare e confutare le ‘prove’ che vengono addotte per dimostrare la santità del candidato.
    Per carità, siamo lontani da una ‘difesa’ tecnica, quale quella che noi (oggi) siamo abituati a concepire. Ma, per il tempo, era una cosa mai vista…

  30. Beh, Slow, allora non ho sbagliato: ho criticato
    la scarsa informazione di un sito, che qui ritengono informatissimo, dove si accenna all’avvocato difensore sbattuto in galera come prassi del processo inquisitoriale.

    Senonchè non esiste l’avvocato difensore (in senso proprio) nè certamente mettevano in gattabuia l’inquisitore incaricato della “difesa”.

    Ti pare?

    Grazie mille, Slow, a presto.

    Francesco

    P.S. 1: Al Palazzo Steri di Palermo, ex carcere dell’Inquisizione, oggi Soprintendenza BBAA ci sono i graffiti e i disegni murari degli inquisiti e dei condannati: se ti capita vai a vederli, sono sconvolgenti!

    P.S. 2: Segue post su Battisti.

  31. Insomma ragazzi erano quattro domandine retoriche, nel senso che la risposta già la si conosce, dice bene Franco, ed è:

    SI

    Certo se tu questi quattro punti nodali li anneghi in una marea di chiacchiere e considerazioni metagiuridiche, com’è nelle FAQ di Evangelisti, l’effetto non è lo stesso.

    Ma quello è un trucco, vecchio come il cucco.

    Com’è perlomeno singolare la pretesa di propagandare un sito di “informazione” sul caso Battisti che tuttavia non contiene un solo documento reale, che so, sentenze, verbali di causa, atti della difesa e dell’accusa, perizie di parte e d’ufficio: soltanto ricostruzioni di parte, chiacchiere e qualche accenno, di seconda mano, alle tesi giuridiche (e/o metagiuridiche) dei difensori del condannato.

    Non mi pare che il vostro lavoro giovi alla causa di Battisti.

    La condanna in contumacia, presunto obbrobrio della nostra legislazione, è una favoletta che qualsiasi giurista – obiettivo, non a gettone – vi smonta in un secondo.

    Il nostro sistema è ipergarantista: se l’imputato evade, varca i confini e sparisce, noi gli facciamo un processo con i controfiocchi, con l’avvocato del libero foro (in mancanza, quello nominato d’ufficio), con un regime probatorio rigorosissimo, con la giuria popolare, con maggiori garanzie per le notifiche (avete inteso bene, il contumace è più protetto di chi resta in gattabuia o a piede libero).

    In Francia, ciò che voi dimenticate di dire, il processo al contumace funziona diversamente: niente avvocato (nemmeno d’ufficio), niente acquisizione di prove ulteriori, niente giuria popolare. La condanna è quasi automatica, ragione per la quale automatica è la revisione del processo a seguito della cattura del condannato.

    Il problema della diversità delle discipline delle condanne contumaciali dei singoli Stati e della opportunità di una razionalizzazione dei collegamenti tra i vari sistemi è questione strettamente tecnica, agitata dai legali di Battisti (com’è giusto che sia) e che però non scalfisce minimamente la correttezza giuridica delle sue condanne “italiane”.

    Del resto, Battisti è stato difeso brillantemente da un ottimo legale, in tutti i gradi dei vari giudizi. Infatti la sua contestazione riguarda un solo processo – quella del mandato scaduto in Corte d’Appello – ed è una mera affermazione di parte che certamente avrà costituito motivo di impugnazione in Cassazione (è un classico vizio della sentenza emanata nei confronti del contumace) e che quest’ultima, tuttavia, nonostante la valentìa della linea difensiva, ha ritenuto infondata.

    Altra storiella per gonzi è quella dei processi sommari negli anni di piombo: ma avete un’idea delle date delle condanne di Battisti o no? Ma vi pare che la Cassazione del 1991/92 o le Corti d’Appello del 1986 fossero influenzate dagli anni di piombo?

    Hanno condannato perché c’erano le prove o hanno commesso un errore giudiziario (come accade per tutti): la contumacia o l’acredine antiterrorismo non c’entrano nulla.

    Ciò detto, non vorrei sorprendervi ma non gioisco per l’estradizione di Battisti (se mai sarà concessa).

    Uno Stato che ha colpevolmente lasciato trascorrere 25 anni, nella più totale inerzia (vogliamo approfondire anche questo passaggio? Vogliamo dire come stanno le cose davvero?), ha già irrimediabilmente negato giustizia a tutti.

    Soprattutto ai parenti – ormai i discendenti – delle vittime che hanno visto evadere, poi fuggire, poi lasciare bellamente al suo destino l’assassino del loro congiunto per un quarto di secolo, sicché non ci sarebbe da gioire ora della cattura di un uomo diverso, libero da assassino e in galera da “rieducato”.

    Certo, con quest’ultima considerazione sono entrato in un campo minato, ma io la vedo così. Ecco, se non altro non mi pare ci sia da festeggiare.

    Tutto qui il mio disgustoso, ripetitivo, saccente pensiero. Molte grazie per la discussione.

    Ciao

    Francesco

  32. E ci voleva tanto? Ti sei fatto le domande e ti sei dato le risposte. Adesso sarai contento.

    Peccato che hai scritto cose grossolane e ne hai omesse molte altre.

    Riguardo ai discutibili processi degli anni di piombo, ci furono ripetute proteste dall’estero di Amnesty International e della Federazione mondiale delle leghe dei diritti dell’uomo, e in Italia di numerosi giuristi e storici del diritto (Italo Mereu scrisse “Storia dell’intolleranza in Europa” per segnalare i paralleli tra Inquisizione e lotta al terrorismo) e lo stesso Umberto Eco (oggi nessuno se ne ricorda più) scrisse “Il nome della rosa” come allegoria di quel clima.
    Erano tutti dei matti che vaneggiavano?
    Basta leggere qualcosa sul caso “7 Aprile” per rendersi conto di come si andasse poco per il sottile.

    Riguardo alle leggi speciali, il tuo ragionamento è puerile: nell’82 la Corte Costituzionale accettò la logica dell’emergenza ma disse anche che tutte quelle leggi anomale dovevano vigere per un periodo temporaneo. Ebbene, quelle modifiche del codice penale valgono ancora, non c’è stata una delegiferazione, anzi, certe logiche sono passate dalla lotta al terrorismo all’intera società, con l’ossessione securitaria che c’è oggi. E’ perfettamente logico che un processo nato nel segno dell’emergenza, se l’emergenza diviene perenne, continua sotto quel segno per tutti i gradi di giudizio.

    E che la logica dell’emergenza non sia superata lo dimostra proprio tutta quest’isteria sul caso Battisti. Un imputato secondario di un processo iniziato un quarto di secolo fa, in Italia sconosciuto ai più, accusato di aver presenziato alla riunione in cui si decideva un omicidio e di aver fatto da palo a un altro omicidio (peraltro avvenuto lo stesso giorno), condannato in base alle parole di un pentito, uno che non delinque dall’epoca dei fatti e che nella sua terra di adozione si è perfettamente reinserito nella società, all’improvviso diventa il Mostro, il Pericolo Pubblico n.1, il Capro Espiatorio degli anni di piombo.

    La questione della concomitanza dei due delitti è reale, ma non nel senso che tu stigmatizzi, bensì in questo: per chiunque abbia letto i giornali, Battisti è tout court “l’assassino del gioielliere Torregiani”. Altri giornali, ma a volte addirittura gli stessi, scrivono che Battisti avrebbe “finito il macellaio Sabbadin”.
    E’ stato più volte intervistato il figlio di Torregiani costretto su una sedia a rotelle. Molti giornalisti hanno scritto che costui è sulla sedia a rotelle perché “gli ha sparato Battisti”.
    Queste sono fandonie. A detta della stessa pubblica accusa e stando ai dispositivi delle condanne, Battisti non faceva parte del commando che sparò a Torregiani. Secondo l’accusa, il coinvolgimento di Battisti nel caso è dovuto al suo essere presente alla riunione in cui si decideva l’azione. Quindi è una complicità morale e ideologica. Secondo l’accusa, quel giorno Battisti era in Veneto a fare da copertura per il delitto Sabbadin.

    E questo è anche il punto di partenza delle ricostruzioni che trovi su Carmillaonline, compresa quella che si evince dalle FAQ che fingi di aver letto.
    Il cortocircuito tra i due delitti è stato creato dalla stampa con la sua strumentale sete di vendetta. All’inizio alcuni che hanno firmato l’appello per Battisti (vedi Sandro Provvisionato in una puntata di 8 e 1/2) si sono confusi e hanno sostenuto che Battisti fosse stato condannato come esecutore di entrambi i delitti.

    Sulla contumacia in Francia hai scritto cose grossolane (il processo in absentia ha un ruolo più o meno simbolico, come la vecchia condanna “in effigie”) e non hai ricordato che la Corte di Strasburgo ha intimato più volte all’Italia, nei quarant’anni successivi alla Convenzione del 1955, di adeguare la propria prassi giuridica a quanto accadeva negli altri paesi europei. Come hai omesso di dire che al momento dell’evasione di Battisti non era ancora comparso il pentito che lo accusava, il PM aveva chiesto dodici anni etc. Il mandato di cattura di Battisti viene “gonfiato” senza che lui ne sappia niente man mano che Mutti parla. Nel frattempo il mandato dell’avvocato Pelazza era scaduto e lui non aveva contatti con Battisti.

    Detto questo, io credo che la problematica più importante sia comunque quella del diritto d’asilo e della parola data dallo Stato francese vent’anni fa.

  33. Dimenticavo: ora le domande retoriche le faccio io. Sulla frase di Evangelisti a cui tanto accanitamente ti sei appigliato, rendendoti pure ridicolo (quella sull’Inquisizione), a parte che credo che Evangelisti conosca l’argomento, essendo l’autore della serie di romanzi su Nicolas Eymerich, ma non ti è mai sovvenuto che il senso della frase fosse: “addirittura venne arrestato per fiancheggiamento l’avvocato difensore, a riprova che nei processi degli anni di piombo il diritto di difesa era tutelato solo in apparenza, come nei processi dell’Inquisizione”?
    Non è che hai costretto la gente a discutere di una tua interpretazione tanto pedestre quanto frettolosa di una similitudine che aveva un’accezione più vasta?
    Come hai fatto tu, mi rispondo da solo: SI in entrambi i casi.
    Ciao,

    Franco

  34. P.S. Forse sul presunto “garantismo” dell’inquisizione sarebbe meglio rileggersi “Tribunali della coscienza” di Prosperi, anziché gli studi del Vaticano che cerca di relativizzare le proprie colpe del passato.

  35. Concordo pienamente (se posso permettermi di intervenire) con l’analisi di Franco. Il caso Battisti è palesemente gonfiato, sia per la evidente marginalità del personaggio, sia per la non proprio considerevola gravità (visti i tempi) dei reati ascrittigli.
    Probabilmente ciò s’inquadra in quella specifica strategia volta a giustificare certe pratiche da stato di polizia, ed avallare una politica sempre più restrittiva dei diritti di libertà. Ciò risponde alla logica del continuo innalzamento della soglia del terrorre, quando mancano i terroristi li si importa, e Battisti non è l’unico, ricordo un tale beccato in sudamerica in un villaggio sperduto che intagliava legno e vendeva amiuleti, o quell’altra sfigata presa per i fondwlli e consegnata ai servizi su di un aereo dopo 20 anni di “latitanza controllata” in nord africa. Di quale pericolosità sociale possano essere questi individui è estremaente difficile dirlo. Io credo che paradossalmente sia meno sicuro accanirsi contro di loro piuttosto che lasciarli vivere lontano, anche perché finisce sempre che in carcere si riformano le scuole di eversione.
    Riguardo al processo di rito inquisitorio, segnalo “l’inquisito” di Giorgio Saviane (libro che contribuì alla riforma del rito penale).

  36. Livore, offese, molta confusione (bello l’incipit sulla condanna contumaciale in Francia, ma la replica dov’è), ti contraddici platealmente da solo (oggi ci sono le stesse leggi di allora, ciò semmai dà ragione a me, lo capisci, e poi non è un problema di leggi), e non porti neanche un fatto (io ho detto che per il delitto Torregiani Battisti è stato condannato come organizzatore, tu hai raccontato confusamente più o meno la stessa cosa).

    Insomma, fuffa: questa è la tua risposta.

    Ti disgustano le mie domande, ti schieri affinchè mi sia negata una risposta a prescindere, poi mi insolentisci con “te le sei date le risposte, sarai contento”. Sei spettacolare.
    Altro che Inquisizione!

    Sul capro espiatorio, sono d’accordo nella sostanza, ma per ragioni parzialmente diverse che ho cercato di spiegare pacatamente nel post che precede.

    Grazie comunque (hai capito Franco, non c’era l’avvocato difensore nel processo inquisitorio, vaglielo a dire a Evangelisti, dì che glielo manda a dire uno ridicolo).

    Francesco

  37. La fuffa è esattamente questo tuo cercare di sminuire le mie risposte, non rispondere alle mie osservazioni, rifiutarti di argomentare. Del resto, le risposte “giuste” te le eri già date da solo. Qualunque risposta ti avessero dato, avresti risposto comunque “Fuffa! Fuffa!”. L’altro trucchetto è spacciare per “pacatezza” il proprio livore e la precisione altrui per “insulti e livore”. Bah.
    Sulle leggi speciali, è evidente che non hai assolutamente chiari i termini della questione, altrimenti non scriveresti una cazzata come quest’ultima. Se l’emergenza è diventata metodo di governo e si è incistata nel codice penale e nel codice di procedura penale, per te è un fatto positivo, significa che… non c’è più l’emergenza! Tutto va bene, insomma. Con buona pace della Corte costituzionale che, pur facendo passare le leggi speciali, aveva definito “anomala” la situazione ed esortato a chiudere con l’emergenza il prima possibile. Cosa che non è avvenuta.
    Ah, tu avresti scritto che Battisti è un capro espiatorio? Mi sembrava che la tua posizione fosse: giustizia non è stata fatta, perché soltanto oggi ci viene consegnato impacchettato, questo stronzo che andava catturato anni fa. Ma forse ho capito male, e tu sei un libertario e un garantista purissimo.
    Vabbuo’, mi fermo qui.

  38. P.S. Se si parla di Inquisizione, mi sa che tu sei il più disinformato di tutti, qui dentro e anche là fuori. Non ti consiglio qualche altra lettura solo perché verrebbe considerato un gesto arrogante. Mi limito all’imprescindibile Mereu e alla monumentale opera di Prosperi. Forse, dopo, capirai che significava la frase di Evangelisti. Buona lettura.

  39. Caro Franco,

    lasciamo a chi mai avrà la pazienza di leggere – resistendo al tedio – questo nostro polemico scambio epistolare, il giudizio sul chi abbia portato argomenti e chi offese.

    Sul chi è garantista, chi sputa sentenze su un sistema giudiziario che non conosce nemmeno in superficie, chi – mondate le chiacchiere – nulla ha aggiunto alla discussione.

    Infine, sul chi si è sottratto alle risposte.

    Grazie Franco, grazie mille per le letture suggerite; e meno male che non mi hai consigliato altri libri da leggere: sennò avrei potuto pensare che eri un tipo arrogante.

    Francesco

  40. Hai ribadito la tua pochezza, per l’ennesima (e purtroppo non ultima) volta, e non hai risposto a nulla. A chi legge la facile sentenza.

  41. Ho la sana abitudine di studiare – quantomeno di informarmi – prima di parlare. C’è poi un piccolissimo settore che conosco, come dire, per mestiere, sicché riesco a secernere velocemente il grano dal loglio.

    Senonchè in questo caso non c’è bisogno di essere esperti, basta ragionare: perché formulare un appello per la liberazione di Battisti, magari creando un sito per la bisogna e, per giunta, scrivendoci un bel libro, senza mai pubblicare un documento (sentenze, atti processuali, documenti, verbali di causa, ecc.)della causa in questione?

    Perché se le condanne di Battisti sono state emanate in spregio al diritto non si pubblica questa benedetta sentenza/mostro giuridico?

    Forse perché non la si conosce (il che sarebbe grave).

    O forse perché quella sentenza potrebbe cancellare con un colpo di spugna pagine e pagine di fuffa (ciò che sarebbe ancor più grave).

    No, mi si risponderà, noi valutiamo il caso alla luce di parametri diversi, non ci interessa il processo e le sentenze, ma la violazione dei diritti umani, lo scempio della condanna contumaciale italiana, la dottrina Mitterand e simili amenità.

    Ammazza che paraculi, penso io, ma va bene lo stesso.

    In tal caso chiedo: perché avventurasi in una “dotta” disquisizione sulle sentenze della Corte di Strasburgo, della Corte Costituzionale, sul nostro ordinamento penale a confronto con quelli europei, senza avere gli strumenti del mestiere, senza essere giuristi, senza conoscere a fondo gli argomenti trattati?

    Ma non voglio ripetermi, basta così.

    Vi prego però di leggere ciò che ha scritto sul caso Battisti il Presidente dell’associazione magistrati che, beninteso, è un giurista, non un estremista di destra come me, ha letto le sentenze in questione e ne parla apertamente.

    28-03-2004
    Diritto d’asilo e spazio giudiziario europeo
    del presidente dell’Anm Edmondo Bruti Liberati

    La procedura di estradizione del signor Cesare Battisti ha suscitato un vivo dibattito in Francia ed in Italia , anche perché il caso concreto richiama alcune questioni di principio come la tradizione del diritto di asilo e la costruzione dello spazio giudiziario europeo.

    Nessun cittadino europeo può dimenticare che in Francia, nel paese che ha dato al mondo la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, hanno da sempre trovato asilo combattenti per la libertà e tra questi gli antifascisti italiani. Sandro Pertini, militante socialista, rifugiato in Francia durante la dittatura fascista dopo aver passato anni in carcere, fu capo della Resistenza e infine indimenticabile Presidente della Repubblica Italiana.

    In Italia negli anni difficili del terrorismo fu introdotto un aggravamento delle pene ed inoltre , dopo una serie di evasioni, un irrigidimento del sistema penitenziario, con la istituzione delle carceri di massima sicurezza. Ma il Parlamento scelse di mantenere intatta per i reati di terrorismo la competenza della giurisdizione ordinaria e delle Corti di assise, di mantenere le regole di procedura ordinarie (salvo un aumento della durata massima della custodia cautelare), di non modificare i normali criteri di valutazione della prova. Furono respinte le proposte di chi voleva introdurre giurisdizioni militari o corti speciali; fu respinta anche la proposta di istituire una giurisdizione centrale antiterrorismo ( a livello di pubblico ministero o di giudice istruttore), e quella di escludere i giudici popolari, cittadini estratti a sorte, dalle corti di assise.

    Il Parlamento ritenne che la risposta migliore della democrazia all’attacco del terrorismo fosse proprio quella di mantenere intatte le garanzie degli imputati e le strutture della giurisdizione ordinaria. E questo insegnamento rimane molto attuale.

    Il Presidente della Repubblica, proprio quel Sandro Pertini, che aveva conosciuto la dittatura fascista e l’asilo in Francia, il 14 luglio del 1983 in una seduta solenne del Consiglio superiore della magistratura, affermò che “torna ad onore della magistratura che quando si è manifestato il terrorismo si è rimasti nella legalità e nella democrazia” aggiungendo il suo apprezzamento perché “la magistratura non ha esitato ad agire nei confronti di agenti imputati di aver usato violenza contro terroristi”.

    Naturalmente tra le centinaia di indagini e di processi non sono mancati alcuni casi che hanno destato discussione, ma in un bilancio complessivo è stato generalmente riconosciuto che la magistratura , nonostante la pressione dell’opinione pubblica ed il coinvolgimento diretto quale bersaglio della violenza terroristica (otto magistrati furono uccisi da terroristi di sinistra e due da terroristi di destra), non si fece travolgere dalle richieste di giustizia sommaria o espeditiva e dalle forzature sulla valutazione della prova.

    In questo quadro va considerata la procedura di estradizione del signor Battisti, che è fondata sulla condanna per quattro omicidi. Dalla sentenza della Corte di assise emerge che il signor Battisti ha eseguito personalmente due di essi sparando dei colpi di pistola contro un agente penitenziario e un agente di polizia. Quanto agli altri due casi ho letto diverse inesattezze: si è detto che il signor Battisti sarebbe stato condannato con una decisione assurda per aver eseguito due omicidi avvenuti lo stesso giorno a distanza di circa due ore in due città poste a trecento chilometri di distanza l’una dall’altra . E’ chiaro che non è così. Dalla sentenza di condanna emerge che il signor Battisti ha partecipato direttamente all’azione nel corso della quale è stato ucciso il macellaio Sabbadin , nei pressi Venezia, mentre ha organizzato l’omicidio, avvenuto a Milano, dell’orefice Torregiani ; nel corso della sparatoria fu colpito il figlio quattordicenne, rimasto paraplegico. Infatti i due omicidi erano stati organizzati per essere eseguiti in contemporanea e sono stati rivendicati insieme proprio per dimostrare la capacità operativa del gruppo terroristico PAC.

    Il processo si è svolto in assenza dell’imputato, con la procedura che il diritto italiano definisce in contumacia, poiché il Signor Battisti il 4 ottobre 1981 era evaso dal carcere. Egli ha avuto piena conoscenza del processo a suo carico, è stato difeso nei diversi gradi di giudizio dagli avvocati da lui nominati, ha proposto appello e poi ricorso per Cassazione. Si tratta dunque di una procedura molto diversa da quella francese “par contumace”. La Corte europea dei diritti dell’uomo ritiene che il principio del giusto processo sia salvaguardato purché l’imputato abbia avuto conoscenza del procedimento e la piena possibilità di difendersi, condizioni, queste, tutte presenti nel caso del signor Battisti.

    Ho letto che come prova a carico del signor Battisti vi sarebbero solo le dichiarazioni di pentiti. Dalla esposizione dei motivi delle sentenze della Corte di assise e della Corte di assise di appello (esposizione molto dettagliata secondo la procedura italiana che non prevede il verdetto immotivato della giuria) risulta non è cosi: sono state presi in considerazione elementi di prova tratti dalle confessioni di alcuni che hanno ammesso le proprie responsabilità senza fare nomi di altri e dunque che non sono “pentiti”, ed inoltre dichiarazioni di “pentiti” e dichiarazioni di testimoni oculari. Ma vi è di più: proprio per l’omicidio Torregiani la Corte di Cassazione annullò con rinvio la sentenza della Corte di assise di Appello perché fosse riesaminata la sufficienza degli elementi di prova a carico del signor Battisti e di altra coimputata. La Corte di assise di appello di Milano con la Sentenza 31 marzo 1993, che è la sentenza definitiva , ha ritenuto che vi fossero elementi sufficienti a carico del Signor Battisti confermando la condanna, mentre ha assolto la coimputata, ritenendo che non vi fossero sufficienti elementi di riscontro alle dichiarazioni dei pentiti.

    Si è parlato anche della decisione con la quale nel 1991 la Corte di Appello di Parigi ha respinto la domanda di estradizione nei confronti del signor Battisti ritenendo decaduti i mandati di cattura emessi dai giudici istruttori poiché nel frattempo vi sarebbe stata una condanna definitiva (in realtà , in particolare per il caso Torregiani, come sopra si è detto, a seguito del rinvio da parte della Cassazione la decisione definitiva intervenne solo con la sentenza 31 marzo 1993 della Corte di assise di appello). La magistratura italiana ha ritenuto che la decisione della Corte di Appello di Parigi del 1991, che si fondava su un motivo meramente procedurale, non precludesse di riproporre una nuova domanda di estradizione sulla base della condanna definitiva. E’ una pura questione di diritto che la Corte di Appello di Parigi risolverà.

    Ma infine questa vicenda infine chiama in causa l’Europa.

    Di fronte al terrorismo troppo spesso vi è stata la tendenza ad usare metri di giudizio diversi: si ammettono nel proprio paese legislazioni di emergenza , ma poi ci si erge a campioni d’Europa dei diritti quando si guarda fuori del proprio paese.Sulle esigenze di solidarietà e di cooperazione giudiziaria si fanno talvolta prevalere quelle più egoistiche volte a tenere al riparo almeno il proprio paese dalle azioni di alcune organizzazioni. Si esalta la cooperazione giudiziaria quando se ne ha bisogno, ma poi la si ostacola quando comporta conseguenze indesiderate (penso per quanto riguarda l’Italia alla posizione assunta dall’attuale Governo con la legge sulle rogatorie e con la mancata attuazione del mandato di arresto europeo).

    L’obbiettivo del Trattato di Amsterdam è quello di costruire lo “spazio europeo di libertà sicurezza e giustizia”.

    Noi sappiamo che nella nostra Europa vi è una grande diversità di sistemi giuridici e di organizzazioni giudiziarie; ma la “proclamation de principes européens, enrichis de toute une jurisprudence, créatrice et évolutive, de la Commission et de la Cour européenne des droits de l’homme, montre en effet des rapprochements possibles, sous la diversité apparente des formes.” (M. Delmas-Marty, Introduction, Procédures pénales de l’Europe, sous la dir. M.Delmas-Marty, Puf, 1995, p.27)

    Con riferimento al principio del giusto processo molti passi avanti sono stati fatti in Europa per meglio garantire i diritti e le libertà.

    La dichiarazione di Avignone adottata il 16 ottobre 1998 a conclusione del colloquio “L’espace judiciaire européen” organizzato dall’allora Guardasigilli M.me Elisabeth Guigou, si apriva con queste parole: “La coopération judiciaire doit progresser plus rapidement afin que se réalise l’espace judiciaire civil et pénal nécessaire pour assurer liberté et sécurité que sont en droit d’attendre les citoyens de l’Union européenne ».

    La necessità «d’instaurer un véritable espace judiciaire européen » era il messaggio dell’Appello di Ginevra lanciato il 1 ottobre 1996 da sette magistrati europei.

    In tutti più recenti strumenti dell’Unione in materia di cooperazione penale si trova nel preambolo il principio che tutti gli Stati membri esprimono ” leur confiance dans la structure et dans le fonctionnement des leurs systemès judiciaires et dans la capacité de tous les Etats membres de garantir un proces equitable” ( Convenzione sull’estradizione del 27.9.1996, ma la stessa formula si trova nella Convenzione sull’assistenza giudiziaria in materia penale del 29 maggio 2000) ?

    Il principio della “confiance reciproque”, con l’unico limite del “respect des droits de l’homme “, (alinea 10 e 12 del preambolo della decisione quadro sul mandato d’arresto europeo) deve essere ormai il punto di riferimento in Europa.

    Il riferimento a questi principi, insieme ad una più attenta considerazione dei dati di fatto e diritto, forse consentirebbe una analisi più serena della procedura di estradizione del signor Battisti e una ricollocazione più puntuale rispetto al caso concreto della gloriosa tradizione francese dell’asilo.

    Rimane la domanda: è giusto eseguire una pena a tanti anni di distanza dai fatti e nei confronti di persone che ormai sono cambiate? Non si dovrebbe dimenticare, voltare pagina ? L’Italia negli anni passati ha accordato notevoli riduzioni di pena non solo ai “pentiti”, ma anche ai “dissociati”, Sono rimasti in carcere coloro che non hanno ritenuto di avvalersi di queste leggi, ma anche nei loro confronti ha operato l’ampio ventaglio di pene alternative, di riduzioni di pena e liberazione condizionale che si applicano anche alla condanna alla pena perpetua. Edwy Plenel su Le Monde del 4 marzo ha parlato del “refus de tourner la page, non, certes, sans l’avoir lue à haute voix et avec lucidité, sans rien taire ni oublier de ce que ce terrorisme des ‘années de plomb’ aura finalement appris à ses propres acteurs sur l’essence de la démocratie et l’inhumanité de l’homme ».

    E’ un problema cruciale sul quale il Sud Africa con la commissione sulla riconciliazione ha offerto un modello coraggioso, il quale però presuppone che tutti affrontino i fatti e contribuiscano a dire quello che è avvenuto.

    Ma la decisione sul “come voltare pagina” non può che essere rimessa alla comunità nazionale che ha conosciuto la stagione della violenza, i lutti e le tragedie che ne sono derivate.

  42. Sì, va bene Francesco, vedo che hai la buona abitudine di informarti traendo spunti di riflessione da persone probe (Cordero e Liberati ne sono esempi), ma come al solito riesce difficile non notare come i soggetti cui fai riferimento per suffragare le tue tesi, altro non siano che i più esimi rappresentanti di una cultura che ha nettamente preso le distanze dall’operato di questo governo di cui tu sembri spesso strenuo difensore. Restando in tema però devo dire che sulla questione Battisti si possono avere le più disparate idee, ma resta comunque un fatto: il tradimento francese è una violazione del principio di diritto internazionale che vuole la volontà dello Stato trascendere da quella dei suoi vari governi. La Francia aveva rappresentato per l’eversione italiana un luogo dove sfuggire alla pretesa punitiva statuale e, considerala come vuoi, la cosa aveva comunque svolto la sua importanza determinante nella fine stessa della lotta armata. Considera che in Francia hanno trovato rifugio oltre che assassini come il Battisti anche centinaia di fiancheggiatori che in Italia avrebbero rischiato 20 anni di galera per condotte, tutto sommato, poi non così gravi sotto il profilo dell’antigiuridicità. Questa era una certezza perché assicurata dalla volontà di uno Stato estero e comunque tollerata da quella del nostro. Oggi il principio in questione viene stravolto, la certezza viene cancellata, e così centinaia di persone cominciano a tremare. Tu credi che ciò sia un bene per il nostro paese? Io penso che sia comunque un modo per tenere vivo uno scontro sociale che pareva del tutto sopito e superato.

  43. Non esistono per me “persone probe” nè ho mai difeso questo governo.

    Mi batto contro la disinformazione, ho questa piccola mania. Cerco di stanarla ovunque si annidi, senza preconcetti ma senza pietà.

    Ad esempio la disinformazione che è in te, amico mio, che avevi appena scritto un post incredibile sulla non particolare gravità delle condanne di Battisti.

    Ora però sei più informato e hai virato sulla non particolare gravità dei reati dei fiancheggiatori che rischiano 20 anni di galera, il che non esiste in natura (se ti legge Giordà…) ma, ontologicamente, è assai meno grave.

    Dunque miglioriamo.

    Non è un bene per il nostro Paese che a queste persone sia stato concesso di scappare 30 anni fa e non è un bene che si festeggi la loro cattura oggi. Meglio sarebbe se lo Stato riconoscesse di aver già fallito, eventualmente perseguendo i responsabili delle omissioni, se mai si trovassero.

    Ciò, per non aggiungere la beffa al danno.
    La galera dovrebbe anzitutto rieducare (oltre che punire l’assassino): qui non c’è più l’assassino, c’è un uomo diverso già reinserito nella società.

    Non c’entra nulla il diritto internazionale con la dottrina Mitterand che è un salvacondotto politico che ben può essere accantonato dal suo successore (alla luce di nuove valutazioni di ordine politico). Nessun tradimento giuridico, dunque.

    L’importanza del rifugio francese ai fini della vittoria sul terrorismo, è argomento interessante, che merita approfondimento. Forse questa è la chiave per comprendere la ragione di fughe apparentemente “inspiegabili”. Ma occorre riflettere.

    Grazie e a presto

    Francesco

  44. Riguardo ai fiancheggiatori confermo quanto detto sopra che in Italia “avrebbero rischiato- non rischiano – 20 anni di carcere” (avrebbero negli anni di piombo, oggi è chiaro che non hanno più nulla da temere), poiché il fiancheggiamento era punito alla stregua dell’associazione. Capiamo bene che c’è differenza tra l’ordire trame eversive, eseguire omicidi e l’ospitare in una casa di campagna amici di amici.
    Sulla gravità dei reati ascritti a Battisti, forse mi sono lasciato andare un po’ definendola non considerevole. Ma se contestualizzi la condotta del soggetto in questione, concorderai con me circa il fatto che in quegli anni era in atto un latente stravolgimento sociale che conduceva alla lotta armata decine e decine di giovani infarciti di idee rivoluzionarie, quindi gli omicidi (due a quanto sembra) riconducibili alle azioni del Battisti, visti in quell’ottica non assumono certo la stessa valenza che se fossero stati commessi oggi.
    Riguardo poi ai principi di diritto internazionale, ritengo al contrario di quanto da te sostenuto, che essi siano operanti, non foss’altro per il fatto che parliamo di rapporti tra Stati.

    Ti voglio ricordare che il nostro è il paese dove un aereo di linea può essere abbattuto senza che nulla si muova e senza che i cittadini abbiano alcuna spiegazione, né alcuna Giustizia; il nostro è quel paese dove le stragi (non le enumero per decenza) sono a tutt’oggi impunite o addirittura, per sentenza, senza colpevoli.
    E’ questo sbilanciamento che non capisco. Si sbatte in TV il figlio del morto sulla sedia a rotelle, rinfocolando odio, per fatti tutto sommato marginali della storia civile del nostro paese, ma tutti tacciono ancora, a distanza di decenni, circa le verità sepolte nel silensio dei potenti.

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