Due segnalazioni per l’omonima rubrica di Clarence (ah, se solo Gianmarco avesse più tempo da dedicare al web scritto e non fosse obbligato a affrontare le paturnie quotidiane delle squinzie del Clarendario e dei loro improbabili e surreali fans e fidanzati-manager…). Perle del giornalismo internettiano come quelle che seguono meritano una presentazione con tutti i crismi. Oserei dire al limite del “sanremese”.
Da la Repubblica del 4 novembre, Umberto Galimberti esegue: “I malati di Internet”. Clap clap. Pausa. Orchestra. Attacco: “È nata una psicopatologia dovuta all’abuso del Web. Nella sindrome da Rete gli stessi sintomi dei tossicodipendenti. Se ti svegli alle 3 di notte per andare in bagno e ti fermi a controllare la tua e-mail sulla via del ritorno, se spegni il tuo modem e provi un vuoto terribile perché per te il mondo reale non ha ormai più alcuna consistenza, se passi metà del tuo viaggio in treno o in aereo col portatile sulle gambe, se ridi delle persone che hanno un modem 2400 baud di velocità, se chiami i tuoi figli Eudora, Mozilla, Puntocom, allora è arrivato il momento di farsi curare perché evidenti si sono fatti i segni di quella vera e propria patologia che ricerche americane hanno etichettato Internet Addiction Disorder (disturbo da dipendenza da Internet).”
Leggo e penso: 4 novembre? Ma io ho già letto qualcosa del genere. Frugo nella mia cartella “Spam” di Outlook, dribblo proposte di allungamento del pene, filmati assurdi inviati da amici (o presunti tali), i soliti giochi scemi in Power Point, e trovo il messaggio che ricordavo (da una veloce ricerca su Google scopro che è riportato anche qui, qui (in inglese), qui (in tedesco) e qui (in spagnolo). Si tratta di uno di quei jokes che tanta popolarità riscontrano in rete (tipo “10 differenze tra uomini e donne”, o “10 differenze tra la donna e un boccale di birra”) e che, in genere, il tuo collega nullafacente si premura di copiare e incollare in un messaggio da inviarti. Questo si intitola “Sintomi dell’abuso di Internet”, e gira da anni. Ditemi se non vi ricorda qualcosa: “1. You wake up at 3 a.m. to go to the bathroom and stop to check your e-mail on the way back to bed. / 2. You get a tattoo that reads “This body best viewed with Netscape Navigator 1.1 or higher.” / 3. You name your children Eudora, Mozilla and Dotcom. / 4. You turn off your modem and get this awful empty feeling, like you just pulled the plug on a loved one. / 5. You spend half of the plane trip with your laptop on your lap… and your child in the overhead compartment. / 6. You decide to stay in college for an additional year or two, just for the free Internet access. / 7. You laugh at people with 2400-baud modems. / 8. You start using smileys in your snail mail. / 9. Your hard drive crashes. You haven’t logged in for two hours. You start to twitch. You pick up the phone and manually dial your ISP’s access number. You try to hum to communicate with the modem. And you succeed”.
Nel pieno rispetto della par condicio, passiamo al secondo concorrente: da pagina 20 del Corriere della Sera del 3 novembre, Ennio Caretto esegue: “Sentenza Microsoft in Rete. Il giudice sbaglia i tempi e fa impazzire i mercati”. Applausi. Orchestra. Prima strofa: “Venerdì scorso, la conclusione della settimana in borsa. La campana di fine seduta non ha ancora finito di suonare che le azioni Microsoft, in frenetica ripresa negli ultimi minuti, schizzano in alto del 6,5%. L’america, che segue la vicenda dalle televisioni via cavo resta sbalordita.La sentenza del giudice Coleen Kollar-Kotelly sulla società di Bill Gates non è attesa prima di mezz’ora. Che cosa è successo? È successo che il Tribunale ha pubblicato in anticipo la sentenza favorevole alla Microsoft sul suo sito internet, bloccandone l’accesso con una parola chiave. Ma una ditta specializzata, la Slashdot.org, ha scoperto come entrare“.
Inutile specificare che Slashdot è tutt’altro che “una ditta specializzata” in alcunché. Semmai, il punto di riferimento di una grossa fetta del mondo dei blog: qualcosa di più di un sito di notizie tecnologiche. Già solo definirlo equivale a banalizzarlo. Ora attendo che Slashdot si vendichi: “Gli hacker del Corriere della Sera penetrano nottetempo nel sito della Procura di Milano“.
per me vince Ennio Carretto. è un bravo giornalista, ma non dovrebbe scrivere di tecnologia. E’ un po’ come se mi mettessi a scrivere di scienza. uhmm, se pagano bene, quasi quasi….