Ustica – Un caso ancora aperto /6

6 – LA GRANDE TRAMA: UCCIDETE GHEDDAFI!

Ustica - Un caso ancora aperto (di Annibale Paloscia)Solo un regista che aveva le chiavi degli apparati militari e forti mezzi di pressione sul governo, era nella condizione di architettare un oscuramento della verità con l’impiego di una serie di marchingegni per cui oggi un gruppo di alti ufficiali è chiamato a rispondere di gravi reati. Nel 1980 Licio Gelli era il solo ad avere quei poteri o c’erano altri burattinai? Dopo Ustica e la strage di Bologna ci fu qualcuno che preoccupato dei poteri della P2 cercò di provocare un ridimensionamento della Loggia e fece trovare le famose liste. La presenza di piduisti ai vertici dei servizi segreti che collaborarono a occultare la verità su Ustica, può giustificare il sospetto che la potente Loggia segreta abbia avuto una sua parte nell’ipnotizzare il governo davanti all’allestimento dell’incredibile messa in scena.
Subito dopo il tragico errore dell’abbattimento del DC9 durante un’azione di guerra aerea, il sistema dei soccorsi e delle emissioni radar fu messo quasi in disuso per far apparire che nei cieli del Tirreno quella sera non vi fosse ombra di aerei militari. E si tranquillizzò la stampa, che aveva pensato subito al peggio, con seriosi comunicati che descrivevano una idilliaca calma da balneazione in quel mare, sempre così affollato di incrociatori, portaerei e sommergibili, dove era continuamente di ronda una potente flotta americana tallonata da navi-spie sovietiche mascherate da missioni scientifiche. Si assicurava che la portaerei americana “Saratoga” e le navi scorta erano nel porto di Napoli, con i radar in posizione “all secured”, cioè completamente inattivi per non disturbare le trasmissioni televisive locali. Fonti della marina Usa hanno avallato questa versione, altre invece hanno fatto sapere che un tracciato radar molto eloquente sui fatti avvenuti quella sera è in possesso della marina americana. In questa doppia posizione si può vedere un avvertimento ai generali italiani: se voi parlate, noi tiriamo fuori un nastro che può incastrarvi.


Nessun segno di Marte in quel mare e in quel cielo? Nulla di più falso! Proprio in quelle settimane il Mediterraneo era al centro di aspre tensioni tra la Libia e la Nato. Gheddafi aveva mostrato di avere una capacità destabilizzante superiore al peso specifico della Libia nello scacchiere del Mediterraneo. Era in rottura col Cairo per gli accordi di pace con Israele e aveva lanciato anatemi contro gli Stati Uniti per gli aiuti militari concessi al governo egiziano. Aveva preso a pretesto una riunione di fuoriusciti libici in Egitto, per formulare minacce contro quel paese e incitare una fazione di integralisti islamici a bruciare l’ambasciata Usa. Verso la Francia aveva aperto un pesante contenzioso: aveva appoggiato un tentativo di golpecontro il presidente tunisino Burghiba amico del governo di Parigi, e si era schierato, nella guerra del Ciad, col partito antifrancese al quale aveva fornito armi e soldati. Non aveva esitato a mettersi in rotta di collisione anche con l’Inghilterra, per il sostegno ai terroristi indipendentisti dell’Ira. Sul piano interno la posizione di Gheddafi era contrastata da un forte movimento di dissidenti. All’estero i fuoriusciti avevano dato vita a due organizzazioni abbastanza attive: il Fronte Nazionale per la Salvezza della Libia, con sede a Khartum, e l’Organizzazione per la Liberazione della Libia, ospitata al Cairo. In quei mesi c’erano stati anche casi di piloti libici fuggiti in paesi della Nato a bordo di aerei militari. Un mig guidato da un ufficiale dissidente era atterrato a Creta, un altro forse nella base di Sigonella. Gheddafi aveva sguinzagliato le sue spie in tutta l’Europa per dare la caccia ai dissidenti.
Una settimana prima del disastro di Ustica la febbre nei rapporti tra Libia e Egitto sale al massimo. Il 21 giugno il governo libico denuncia un movimento di truppe egiziane verso le frontiere con la Libia e annuncia lo stato di emergenza per respingere un complotto organizzato da Sadat. Alle 20,30 del 24 giugno la televisione francese intervista un esponente politico del Ciad, il quale rivela che Gheddafi è rimasto ferito alla spalla durante una sedizione della sua guardia personale. Due ore dopo la Bbc manda in onda un’intervista con Gheddafi che muove gravi accuse contro i fuoriusciti libici e accusa Sadat di aver concertato con gli americani un piano di aggressione contro la Libia. Il 26 giugno un quotidiano del Kuwait, in un servizio del suo corrispondente da Tripoli, annuncia che Gheddafi sta ammassando truppe ai confini e che dagli ospedali civili sono stati dimessi migliaia di degenti, non bisognosi di cure urgenti, per far fronte a possibili eventi bellici. Il giorno di Ustica, il 27 giugno, il vice presidente egiziano Hosni Mobarak dice che le forze armate egiziane non intendono attaccare la Libia ma hanno chiari ordini di reagire energicamente in caso di iniziative aggressive. Inoltre, annuncia l’arrivo di una squadriglia di cacciabombardieri americani per “una esercitazione di addestramento con i piloti libici”. Si può supporre che Gheddafi abbia attraversato in quella settimana uno dei suoi momenti più difficili. Probabilmente ha dovuto far fronte a un tentativo di rovesciamento compiuto dai dissidenti ai quali è mancato all’ultimo momento l’aiuto egiziano. A sua volta Sadat può essere stato costretto a far marcia indietro di fronte al rifiuto Usa di impegnarsi apertamente in un intervento armato contro Tripoli. In quel momento un attacco diretto americano contro la Libia, anche se motivato da una denuncia di aggressione da parte dell’Egitto, avrebbe creato una grave crisi nei rapporti con l’Urss.
Più volte il governo libico e l’ambasciata libica Roma hanno affermato che il DC9 dell’Itavia fu abbattuto mentre era in corso un’operazione americana per intercettare un aereo su cui volava Gheddafi. La notizia è credibile alla luce della drammatica evoluzione in quei giorni della crisi tra Egitto e Libia, ma Tripoli non ha mai fornito una versione completa di particolari. Manca così la possibilità di dimostrare la fondatezza delle rivelazioni libiche. Resta il fatto che se Gheddafi quella sera era in viaggio sul suo Tupolev verso un paese dell’Europa dell’est (o tornava da una visita), i cieli italiani gli offrivano una sufficiente sicurezza, dati i buoni affari con la FIAT, che egli aveva aiutato in un momento finanziariamente difficile per Agnelli, e i tradizionali amichevoli rapporti con alcuni settori dei servizi segreti italiani.
Spesso in quel periodo i mig libici che provenivano dall’Europa dell’Est, anche senza un’autorizzazione formale, percorrevano le rotte italiane fino ad avvicinarsi alle coste siciliane, prima di puntare su Malta. Non può davvero stupire se in quelle convulse giornate, con Libia ed Egitto quasi in guerra, si sia data una scorta di aerei militari decollati da Grosseto a un Tupolev in volo sui cieli italiani con Gheddafi a bordo. Nei servizi segreti italiani c’era anche un ramo filoisraeliano che potrebbe aver dato ad americani o francesi la soffiata su viaggio di Gheddafi: erano i legami con i servizi segreti israeliani, americani o francesi la vera forza della P2.
Se alle alle 20,50 di quel 27 giugno si trovavano in volo sull’Ambra 13 sia l’aereo dell’Itavia partito con due ore di ritardo che quello con a bordo Gheddafi, l’errore dell’aereo attaccante, forse un mig guidato da un disertore libico decollato da una base della Nato, potrebbe spiegarsi col fatto che in termini di riflessione sugli schermi radar il DC9 e il Tupolev hanno una superficie equivalente. Il fallimento dell’azione potrebbe aver provocato l’abbattimento del mig aggressore da parte dei nostri caccia, e questo risolverebbe il mistero del mig precipitato in Sila. In accordo con il regime di Tripoli, grato per il soccorso ricevuto quella sera dall’Italia, si sarebbe fatto apparire che il mig era precipitato tre settimane dopo, il 18 luglio.
Tra i piloti del quarto stormo caccia e del gruppo intercettori di stanza a Grosseto è girata per anni la notizia che quella sera una squadriglia di tre caccia fu impegnata in un’azione di guerra. Tutto da provare? Certo, ma ci deve essere una forte ragione se si è mentito per dieci anni e se oggi 13 alti ufficiali dell’aeronautica rischiano anni di carcere per le loro bugie. La loro responsabilità è di aver sottratto all’accertamento della verità i dati riguardanti l’attività svolta quella sera dai centri radar di Marsala, Licola, Martina Franca e dalle altre basi di rilevamento integrate nel sistema Nadge. Le stazioni di Licola e Marsala potevano osservare direttamente la situazione nel luogo dell’incidente, ma per una strana fatalità non funzionarono regolarmente. A Marsala, secondo le dichiarazioni dell’aeronautica, ci furono due interruzioni, una dalle 21,04 alle 21,12 ed una dalle 21,22 alle 21,48 per una esercitazione simulata. A Licola, se dovessimo credere alla versione dei generali, furono compiuti “errori e inesattezze” nella verifica dei dati propri di “una conduzione approssimativa del lavoro”. Sarebbe sufficiente questa finezza di giustificazioni per chiedere conto delle immense somme spese per la difesa aerea. Il fatto è che queste giustificazioni sono servite, secondo le accuse mosse al vertice dell’aeronautica dalla commissione Gualtieri e dal giudice Priore, a nascondere cose più gravi. Si è giunti a distruggere il modello DA-1, cioè il registro su cui erano annotati i dati rilevati dalla stazione radar di Licola la sera del 27 giugno 1980. Un atto grave spiegato col fatto che normalmente dopo un anno questo tipo di documentazione si manda all’inceneritore. Come se tutto fosse normale e non ci fosse in corso un’inchiesta giudiziaria su uno dei più tenebrosi misteri della storia d’Italia.
La Commissione Gualtieri ha accusato l’Aeronautica di aver cercato di “svuotare” l’inchiesta distruggendo una serie imponente di documenti, che aveva invece il dovere di preservare perché erano in corso indagini della magistratura e di commissioni amministrative. I nastri della stazione radar di Marsala furono acquisiti dalla magistratura 99 giorni dopo il disastro e quelli di Ciampino 26 giorni dopo. I giudici li lessero dopo che erano passati per le mani del Sios e del Sismi.
La registrazione delle convulse telefonate in corso quella sera tra i vari comandi dell’aeronautica è stata trasmessa all’autorità giudiziaria undici anni dopo.
Nelle versioni ufficiali dell’Aeronautica quello che avvenne alla stazione radar di Marsala ha il sapore di una farsa. Gli operatori non danno significato al fatto che le tracce del DC9 dell’Itavia improvvisamente scompaiono dagli schermi. L’ultimo rilevamento avviene alle 20,58, stranamente un minuto prima dell’ultimo segnale emesso dal trasponder del DC9, e registrato da Roma radar. Quattro minuti dopo il disastro i radaristi di Marsala inseriscono nell’apparato il nastro dell’esercitazione simulata Synadex. Normalmente per fare questa operazione si impiegano quattro minuti. Gli operatori di Marsala quella sera impiegano il doppio del tempo: il sistema di difesa radar rimane oscurato per otto minuti. Alle 21,20 arriva alla stazione radar la notizia della scomparsa del DC9. Si decide di sospendere l’esercitazione Synadex e questa volta l’operazione per disinserire il nastro crea un buco di 26 minuti. Come se non bastasse i tracciati di quella sera presentano incongruenze e discontinuità logiche. Quando, parecchi anni dopo, i periti hanno in mano il nastro utilizzato per l’esercitazione, scoprono che fra le tracce simulate e quelle registrate dal sistema radar mentre era in corso la Synadex non vi è corrispondenza. Forse è stato consegnato un nastro sbagliato. La commissione d’inchiesta parlamentare si pone gravi interrogativi. “La non corrispondenza del nastro Synadex con i dati registrati durante l’esercitazione significa che non vi è stata alcuna esercitazione simulata nel centro radar di Marsala la sera del 27 giugno 1980, oppure che si è svolta con modalità diverse da quelle indicate dall’aeronautica”. Un dubbio che sembra rafforzato dalla testimonianza del maresciallo Carico, quella sera in servizio al radar di Marsala. Alle 21 il maresciallo Carico si accorse dello scadimento della traccia del DC9 dell’Itavia. Egli ha dichiarato di non poter affermare con certezza se l’esercitazione simulata fu fatta. Si rese solo conto che dopo la telefonata da Palermo che annunciava la scomparsa del DC9 il controllo del traffico aereo fu ripristinato.
Fra le incongruenze della documentazione ce n’è un’altra vistosa. I periti si accorgono, dall’elaborazione dei dati di Marsala, che quella sera sono state fatte alla “console” 30 operazioni fra le 20,39 e le 21,01 per seguire la traccia di unaeromobile, sebbene fosse stato identificato come “Friendly”, cioè amico. La cosa sorprendente è che sia la traccia del DC9 sia quella dell’altro aeromobile risultano contemporaneamente cancellate alle 21,01 dall’ufficiale coordinatore del servizio radar. Un singolare comportamento!

(di Annibale Paloscia)

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17 Commenti

  1. “Se alle alle 20,50 di quel 27 giugno si trovavano in volo sull’Ambra 13 sia l’aereo dell’Itavia partito con due ore di ritardo che quello con a bordo Gheddafi, l’errore dell’aereo attaccante, forse un mig guidato da un disertore libico decollato da una base della Nato, potrebbe spiegarsi col fatto che in termini di riflessione sugli schermi radar il DC9 e il Tupolev hanno una superficie equivalente. Il fallimento dell’azione potrebbe aver provocato l’abbattimento del mig aggressore da parte dei nostri caccia, e questo risolverebbe il mistero del mig precipitato in Sila. In accordo con il regime di Tripoli, grato per il soccorso ricevuto quella sera dall’Italia, si sarebbe fatto apparire che il mig era precipitato tre settimane dopo, il 18 luglio”.

    Siamo all’apoteosi: un disertore libico che, sul suo MIG, attacca Gheddafi nascosto – con il suo Tupolev – sotto la pancia del DC9. Poi il MIG viene abbattuto dai nostri e precipita in Sila.

    In Sila però è caduto un Mig senza benzina e senza nemmeno una traccia di un attacco avversario. Anzi, l’inchiesta parallela contro i due medici che ipotizzarono – analizzando il cadavere del pilota – che la caduta del MIG potesse risalire alla notte di Ustica (e non al 18 luglio, data in cui 11 persone l’avevano visto con i loro occhi precipitare), ha chiarito che tale ipotesi era fasulla e che i due medici erano un pò impreparati.
    Uno dei due, il dott. Zurlo, davanti alla commissione stragi ha ammesso di aver ipotizzato la retrodatazione della caduta per amicizia con Davanzali, il proprietario dell’ITAVIA uno dei maggiori fautori della tesi del missile ( ha chiesto 1.700 miliardi di danni allo Stato che non avrebbe protetto il suo aereo dal missile e perchè – dopo Ustica e il ritito della concessione di volo all’ITAVIA – la sua compagnia è fallita).

    Ci sarebbe dell’altro ma sono stufo.

    Salud
    Francesco

  2. caro francesco,
    qualche post fa hai detto che tu ipotizzavi un’ipotesi alternativa: ne puoi accennare?

    Riconfermo che questi “scritti” che macchia si ostina a pubblicare sono al limite della follia: smentiti e strasmentiti. E lo dico io che un tempo fui convinto del missile.
    La storia del Mig poi! Il medico, come tu hai evidenziato, ha ammesso di aver voluto aiutare l’amico Davanzali, per semplicissimi motivi di risarcimento. Ci sono testimoni, fonogrammi, perizie mediche…ma nulla! Macchia ci propina imperterrito la “VERITA'” politicamente corretta datata 1992.
    Saluti

  3. Grazie the wall, mi sembrava di parlare al vento, con te almeno parlo al muro (eh eh). Vedi, l’idea che ho davvero preferisco tenerla per me per il rispetto che devo – che tutti dovremmo – a quelle vittime benedette, e perché si tratta, ovviamente, di mere congetture che si aggiungerebbero a quelle che leggi quassù. Spesso guardando quelle carte mi assaliva lo scoramento, per la complessità tecnica, per la lunghezza, per i maledetti depistaggi (decine e decine di pagine per dimostrare che quel tale è un millantatore): poi pensavo al signor Superchi che su quell’aereo aveva lasciato la sua bambina, affidata alle hostess. E allora riprendevo di buona lena, instancabile.
    Vedo che conosci i fatti, così ti offro due spunti di riflessione:
    1. il depistaggio si attua anche nascondendo una cosa che non c’è. Se straccio una pagina del registro di volo di quel tal giorno, potrei essere interessato a far sparire una prova ma, allo stesso modo, potrei perseguire lo scopo opposto di far credere che ci fosse qualcosa da nascondere, anche se in quella pagina – in realtà – non c’è scritto proprio nulla;
    2. chiediti perché il relitto – mondate le chiacchiere – non è stato recuperato per oltre 10 anni.
    Basta così.
    Saluti
    Francesco

  4. Francesco grazie per la risposta.
    La mia curiosità derivava anche e soprattutto per il fatto che tu scartavi l’ipotesi della bomba nella toilette, che stando alla perizia Taylor, sembra la più accreditata.

    Riguardo al tuo punto 1, concordo sicuramente: se voglio depistare ho mille modi per farlo; se poi non lo devo fare in tutta fretta, ma ho pianificato tutto prima della tragedia, diventa un gioco da ragazzi.

    Sconsolato mi chiedo perchè in Italia certi misteri ce li dobbiamo tenere in eterno? Sono troppo faciloni gli altri o siamo troppo bizantini noi?

    Perchè Taylor è un mezzo genio che ha risolto altri misteri all’estero, mentre da noi non viene quasi creduto? Sono domande, non è ironia. E non sono nemmeno un esterofilo.

    Perchè Neri se l’è quasi presa con parte dei familiari delle vittime per la “soddisfazione” espressa per la sentenza? Per qualche carriera politica ormai avviata o c’e’ dell’altro che qualcuno di loro ha saputo?

    Grazie e saluti

  5. Caro Francesco, ieri, leggendo il tuo post, a caldo avrei voluto chiederti: ma se alti ufficiali, peggio ancora se con l’avvallo di alte istituzioni, attirano i sospetti su di loro, fingendo depistaggi che non esistono, mettendo a rischio la loro carriera ed il loro onore, e sicuramente sapendo di avere davanti anni di traversie giudiziarie, con le relative incognite, se tutto ciò fosse vero, ma che caspiterina di grosso affare c’era dietro? Ho preferito aspettare e pensarci sopra, per evitare figuracce, ed arrivare da solo ad una risposta che magari era ovvia ma…nulla di, a mio avviso, ragionevole e sufficiente a giustificare una tale rappresentazione.

    Oggi dopo averci pensato un pò, una sola cosa mi è venuta in mente. Chissà se è la stessa che pensi tu…
    Se è così capisco la tua ritrosia.

    Un saluto

  6. Caro the Wall,
    mi fa piacere confrontarmi con te che hai voglia di approfondire il Caso Ustica e di riflettere senza pregiudizi.
    Su Taylor ti rispondo, sintetizzando al massimo, che:
    a) é un tecnico autorevole che ha fatto parte del collegio peritale Misiti depositando una sua consulenza specialistica autonoma. Egli conclude per una piccola bomba nella toilette (spesso girava il mondo per conferenze parlando del caso Ustica e definendo gli italiani dei pazzi che vogliono immaginare – contro ogni evidenza – missili inesistenti);
    b)la periza Misiti – con l’allegato Taylor – è stata però stralciata dal processo perché alcuni componenti italiani del Misiti group sono stati intercettati a parlare amabilmente al telefono con i periti delle parti inquisite (i generali): assieme ridacchiavano dell’ignoranza dei loro colleghi che sostenevano la tesi del missile; un episodio grave, certo, ma secondo me ininfluente;
    c) per inciso la perizia Misiti è un capolavoro all’italiana: in pratica, è un orrido collage dei contributi dei vari periti (alcuni tradotti a cavolo dalla lingua madre) senza capo né coda, dove, per es., è scritto mille volte “consistente” per dire “compatibile”;
    d) l’elaborato Taylor è invece razionale e ben strutturato ma – sul piano tecnico – ovviamente non posso giudicarlo. Restano però forti dubbi – manifestati da altri periti – sulle tesi fondamentali di Taylor per le quali (1) una bomba può esplodere nei pressi del lavandino della toilette non danneggiando gli oggetti vicini ma distruggendo quelli più lontani (ciò risulta dall’esame degli arredi e dei sanitari della toilette); (2) una bomba può non lasciare alcuna traccia chimica.
    e) Sono tesi un po’ forti, ne converrai. Per giunta Taylor ha testimoniato di recente nel processo appena conclusosi contro i presunti depistatori e – puoi trarne conferma dai verbali d’udienza pubblicati dove sai – ha adottato termini assai meno perentori che in passato (è difficile che sia stata una bomba, ma non lo si può di certo escludere).
    Dunue non escludo del tutto la tesi della piccola bomba (senza tracce per via della corrosione marina) + decompressione esplosiva; ma è uno scenario di riserva per le ragioni già dette.

    Per me non cogli nel segno pensando a un depistaggio progettato prima del disastro: l’idea di confondere le acque è nata dieci minuti dopo la caduta dell’aereo.

    Non so se ti eserciti in congetture simili alle mie: certo è che leggendo i documenti dell’inchiesta, facendo mente locale sui comportamenti e sulle dichiarazioni – processuali e non – delle parti, studiandone le origini, riflettendo su alcune contiguità e alcuni passaggi tipici e principalmente sulla chiave principale della vicenda che è rappresentata dal mancato recupero immediato dell’aereo, una soluzione plausibile del caso Ustica si presenta agli occhi, nitida. Grazie per la discussione.
    Saluti
    Francesco

  7. Niente niente abbiamo convinto frate Neri a non pubblicar codesta robaccia?
    Salud
    Francesco

  8. Caro Francesco, innanzitutto ti ringrazio per la risposta e per le tue considerazioni.

    Vedo che tu sei molto più informato di me. Io sono cresciuto nell’indignazione convinto che ad abbattere il DC9 era stato un missile e che Kennedy era stato vittima di un complotto della CIA; le mie fonti erano l’Espresso, i vari “Muri di gomma”, il film di Oliver Stone, il libro di Garrison ecc.. Non ho mai avuto tempo (e voglia?) di saperne di più, internet non c’era. Beninteso, magari è la verità al 100%, però… però un giorno vidi la recensione di un libro sulla morte di JFK, nella quale si anticipava la conclusione dell’autore: Oswald e solo Oswald. (Ieri sera su rete 4 un ex agente kgb diceva lo stesso…) Confesso che ho avuto un moto di fastidio, ed ho girato pagina; non era possibile! Tutto ciò sconvolgeva le mie granitiche convinzioni. Poi però ho riletto e mi sono messo alla ricerca del libro, pensando che comunque qualcuno non la raccontava giusta, decidendo, come sempre ho cercato di fare, di ragionare con la mia testa, non per svelare il mistero, ci mancherebbe, ma almeno per trovare gli elementi veri e scartare quelli falsi. (non tutto mi ha convinto di quel libro, anzi…però un occhio me l’ha aperto)

    La stessa cosa con Ustica: vedo un libro che propugna la tesi (Taylor) della bomba. Panico! Poi però leggendolo trovo “riscritta” la storia del Mig, del missile ecc., e vedo che un bel po di cose che mi erano state propugnate erano false, alcune DOLOSAMENTE false.

    Ripeto, magari le cose stanno come le ho sempre credute vere, ma alcune panzane raccontate dal film di Stone, o la storia del Mig, sarebbero da codice penale.

    Nel mio piccolo ho sempre diffidato dai periti (di parte e non), ne ho viste di loro “chicche”! E ho sempre diffidato dal seguire la massa (anche in politica); se uno si impegna, come hai fatto tu, credo possa arrivare a trovare almeno gli elementi buoni e logici, scartando i falsi, e con questi, magari, trarre qualche conclusione.

    In questo periodo sono incasinatissimo (eufemismo), ma magari, al momento delle motivazioni della sentenza, troverò il tempo di informarmi maggiormente nel dettaglio.

    Ps.: Riguardo al depistaggio preordinato, non mi riferivo ad Ustica: nel concordare con te, mi riferivo ad un ipotetico caso, dove progettando un evento, si poteva, con comodo, preordinare varie tattiche di depistaggio, magari in varie direzioni, in modo da disorientare le indagini, roba da spy story insomma.

    PPs: ma lo scarico del lavandino non era contorto (possibile effetto di esplosione?)

    Un saluto.

  9. Si, lo scarico era danneggiato, ma lo stesso Taylor riconosce che tutti i test effettuati per verificare i danni da esplosione (hanno simulato varie esplosioni collocando le bombe in ambienti che ricostruivano l’arredo della toilette del DC9) hanno dato risultati diversi da quello di partenza (cioè gli scarichi si deformavano in modo diverso da quello originale). Lui si dice convinto della bomba, sostenendo che una serie di esplosioni identiche non necessariamente producono risultati simili. Chi esclude la bomba sostiene che le deformazioni riscontrate siano incompatibili con la bomba come dimostrerebbero anche i test. Mah!

    Non puoi immaginare quanto sia daccordo con te, circa la disinformazione della nostra stampa. Hanno inventato “il gomma di muro”, cioè una schiera di giovanotti più o meno raffinati e preparati che ci trasmettono spazzatura, notizie (libri, film) all’incontrario.

    Dopo la tragedia di Linate, l’Espresso pubblicò una scheda riepilogativa dei maggiori incidenti aerei, citando Ustica sotto la voce “abbattimento causato probabilmente da missile”. Ho scritto una lettera al Direttore chiedendo una rettifica, quantomeno rispettosa dell’esito dell’inchiesta. Nulla. Ho scritto una seconda lettera. Niente. Da allora non ho mai più letto l’Espresso.

    Curzio Maltese, su Repubblica, un paio di anni fa se ne uscì con la citazione del sito airdisaster.com, banca dati americana sugli incidenti aerei che riciclava la tesi del missile. Un giornalista serio dovrebbe conoscere l’argomento del quale scrive, quantomeno evitando di citare fonti così esili contrabbandandole per oro colato.

    L’elenco è praticamente infinito.

    Lo stesso Guzzanti (se non ho inteso male hai letto il suo “Ustica verità svelata”), che è stato il primo a denunziare pubblicamente il partito del missile, forse per stanchezza, forse per non prendersela direttamente con nessuno, si appiattisce sulla perizia Taylor (bomba di ignoti), dando la sensazione che le tesi del perito non fossero state studiate e contrastate nel corso del giudizio (il che non risponde al vero): quasi come se i PM e Priore avessero ignorato la perizia Taylor per calcolo, perché iscritti ad honorem al partito del missile.
    Anche la tesi di fondo del libro per la quale se non c’è il missile non può esserci stato il depistaggio (quindi mandiamo assolti tutti generali) è assurda: perché il depistaggio è bifronte, come ci siamo detti, serve anche a nascondere quello che non c’è.
    Dunque Guzzanti cade in quello stesso gioco che aveva denunziato: smaschera la disinformazione e, un po’, a sua volta, la pratica.

    Ustica è un caso emblematico, forse il più clamoroso, ma resta in ottima compagnia. Perché dobbiamo leggere tutti i santi giorni che Blair è stato il (sostanziale) mandante dell’assassinio di Kelly (da noi, Repubblica e Unità); che Bush è un idiota che non sa quello che fa e che è isolato in America; che l’America ha esportato la tortura in IRAQ, che ci vorrebbe un maggior coinvolgimento dell’ONU (ma le risoluzioni di febbraio e ottobre 2003 qualcuno le ha lette?), che siccome non si sono trovate le armi di distruzione di massa la guerra è sbagliata, che i nostri militari torturavano gli irakeni che Oriana Fallaci è una sporca nazista ecc.ecc.?

    In bocca al lupo per il tuo lavoro: sono contento di averti incontrato.

    A presto
    Francesco

  10. Bravo Francesco, vedo che anche tu come me, non puoi far a meno di associare Ustica con la (quantomeno) cattiva informazione. E’ una cosa che non riesco a digerire ed alla quale non riesco a rassegnarmi. A tutti sarà capitato di vivere in prima (o seconda) persona un evento che poi è stato raccontato in qualche articolo di giornale: magari sono sfortunato, ma ho sempre incontrato superficialità, approssimazione, quando non capovolgimento dei fatti. E’ per questo che nel post precedente ho accennato al libro su JFK (che per molti aspetti non mi ha convinto), anche se non c’entra un tubo con Ustica: ho “voluto”, a costo di sconvolgere i miei convincimenti verificare come certi particolari, possano essere manipolati, o male interpretati, da chi non saprei, ma da una delle due parti sicuro! E questo vale anche per il libro di Guzzanti, che trovo interessante, appunto, nella parte in cui smonta alcune “verità”; le conclusioni, soprattutto riguardo ai depistaggi, in effetti, mi sono sembrate un pò affrettate e semplicistiche.
    Ricordo ancora durante le indagini per la morte di Marta Russo, un Telegiornale ha inquadrato un tizio accanto ad un aggeggio posto su di un treppiedi, vendendolo, l’aggeggio, come uno strumento sofisticatissimo che serviva a misurare le traiettorie dei proiettili, individuandone le provenienze, facendo quindi credere che la posizione dello sparo sarebbe presto stata determinata in modo certo.

    Trattavasi di stazione totale Geodimeter (si può fare pubblicità?) e serve a misurare angoli e distanze, quindi impiegabile anche per determinare l’angolo di una pisciata, o l’angolo tra due stelle, senza per questo essere un…misuratore di pisciate e nemmeno un misuratore di stelle. Bastava chiedere semplicemente all’operatore: “scusi, cos’e’?” ed avrebbe t’assicuro, ricevuto la definizione che ho dato sopra. Ma sulla stampa, il discorso sarebbe infinito.

    Io ho smesso di appiattirmi (a parte gli attacchi di pigrizia mentale) sulla maggioranza, quando ho riscritto un compito in classe di matematica, perchè tutti gli altri stavano facendo in un altro modo; inutile dire come è andata a finire.

    Ciao e grazie per le tue considerazioni. Spero di sentirti ancora.

    P.s.: mi consigli gli atti della commissione stragi, o ci sono siti ben documentati?

  11. I siti sono quelli che già conosci: in più mi sono procurato varie perizie che non mi sembrano indispensabili.
    Non vorrei sbagliarmi ma Macchianera sembra essersi ricreduta: glieli abbiamo rotti, ma alla fine…..

    A me capita spessissimo di leggere sui giornali resoconti incredibili di questioni che tratto per lavoro. Talvolta gli errori si devono a ignoranza o trascuratezza, spesso al partito preso (in senso letterale).

    E anch’io, come te, sono esasperato da questi comportamenti, che proprio mi indignano.

    Ma tu che ne pensi della vicenda di Marta Russo?

    Francesco

    PS:
    1. Se Macchianera smette di pubblicare quel libro e, magari, riconosce di aver sbagliato a inserirlo nella banca dati della memoria, poi si festeggia tutti assieme!

    2. Ho visto che hanno pubblicato qualcosa anche del caso Moro, che conosco piuttosto bene. Ma non ho il tempo e il coraggio di andare a leggere…

  12. Della vicenda Marta Russo, come di altri casi di omicidio, parto svantaggiatissimo: sono (troppo?) garantista, e non riesco a non fare il “tifo” per chiunque venga accusato. Se tutti i PM fossero come me, le carceri verrebbero vendute e trasformate in alberghi.
    Della vicenda, mi ha colpito il fatto che alla Sapienza pare, ci fosse un viavai di armi e pistoleri (ne hanno trovata una murata in un bagno no?) e, naturalmente il “metodo” di interrogatorio, la mancanza di movente che “diventa” un movente…mah! Forse se i PM lasciassero fare le indagini a chi le sa fare, se le prove venissero cercate subito e sul posto e non tramite il “se parli sei libero, altrimenti sei complice” , ci sarebbe qualche innocente in meno in galera.
    Un saluto.

    P.s.: Niente festeggiamenti purtroppo.

  13. A proposito del Colonnello Gheddafi, io desidererei avere notizie del Maggiore Abdessalam Jallud, il cui sodalizio con il Colonnello libico è stato di circa trent’anni.
    Nell’autunno del 1993 Jallud è uscito dalla scena libica. Ora dov’è, mi sapete dare notizie?
    Ve ne sarei grata. Rosa

  14. A proposito del Colonnello Gheddafi, io desidererei avere notizie del Maggiore Abdessalam Jallud, il cui sodalizio con il Colonnello libico è stato di circa trent’anni.
    Nell’autunno del 1993 Jallud è uscito dalla scena libica. Ora dov’è, mi sapete dare notizie?
    Ve ne sarei grata. Rosa

  15. La Corte d’Assise d’Appello di Roma ha emesso in data 15.12.2005 la sentenza sui presunti depistaggi.
    Il dispositivo ha però un contenuto diverso e più ampio di quello che è stato fatto conoscere ai giornalisti.
    Se non è un falso, come può essere qualificato l’episodio?
    Io sono sospettoso.
    Enrico Brogneri

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