Gianni Boncompagni: “Al direttore – In Spagna il boom. Meno male che in Italia abbiamo solo lo sboom.” (da “Il Foglio” del 18/3/2004)
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Natalino Russo Seminara: “Perché Marco Travaglio non scrive la biografia di Carlo De Benedetti? Ha per caso il PC scassato? Gli presto il mio e gli anticipo 100 milioni. Ah, no scusa: quello che accettava prestiti era Di Pietro.” (da una lettera a Dagospia, il 15/3/2004)
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Ho qualcosa da dire su questa operazione tutta tesa alla promozione di questo Natalino.
Poiche’ la questione e’ un po’ articolata, non rubo spazio qui ma ti prego di venire a leggertela su glob.blog.excite.it che benevolmente mi ospita.
Cia’
Aldo Vincent
Ho qualcosa da dire su questa operazione tutta tesa alla promozione di questo Natalino.
Poiche’ la questione e’ un po’ articolata, non rubo spazio qui ma ti prego di venire a leggertela su glob.blog.excite.it che benevolmente mi ospita.
Cia’
Aldo Vincent
Mi tocca parteggiare per Natalino perché la battuta di Boncompagni è indecente.
E con le deprimenti battute di oggi lo scontro tra i due “umoristi” -pfui- assume davvero proporzioni titaniche. Quousque tandem, Neri? Quanto dovra’ peggiorare la mia elefantiasi scrotale?
Stamattina ho aperto “Linus” di marzo e a pag. 59 chi trovo? Una presentazione di Natalino Russo (da) Seminara! “Appaiono ovunque, nei forum e nei blog italiani, e scatenano la fine del mondo […] sono gli anchorman/woman della rete”. :)
Che palle d’uomo!!!!!!!!!!!!
Brontolo ritorna ti prego così neri ci risparmia questo tritacoglioni.
Che palle d’uomo!!!!!!!!!!!!
Brontolo ritorna ti prego così neri ci risparmia questo tritacoglioni.
Che palle d’uomo!!!!!!!!!!!!
Brontolo ritorna ti prego così neri ci risparmia questo tritacoglioni.
Caro Seminara,
Le sono grato della considerazione che mi aveva cosi’ generosamente accordato, e non La biasimero’ comunque se, alla luce di quanto ho scritto sopra (e magari di quanto sto per scrivere) vorra’ cambiare idea in merito.
Come avra’ certamente capito, mi rivolgevo al Neri, che, per provocare discussioni come questa, ha creato uno spazio di confronto fra le sue battute e quelle di Boncompagni, e continua ad alimentarlo con l’unico plausibile fine di arricchire gli andrologi (a giudicare dal tono dei commenti, non sono il solo a soffrire dei disturbi sopra riferiti).
Devo dire che, a onta dello stesso Neri, per quanto La riguarda sceglie sicuramente le peggiori. Lo ripeto, sinceramente: alcune delle sue battute, Seminara, le trovo divertenti. Alcune, non tutte; e quella pubblicata oggi dal Neri no.
Magari nel confronto con quella di Boncompagni (che, oltre che poco divertente, e’ anche di cattivo gusto) potra’ anche risultare vincitrice; resta il fatto che, in ogni caso, non mi ha fatto ridere. E, visto che ci siamo, mi permetto di spiegarLe perche’. Tecnicamente, cio’ che dovrebbe suscitare ilarita’ e’ il confronto tra un Travaglio in difficolta’ (nomen omen) finanziarie, e un Di Pietro che difficolta’ simili le avrebbe superate ricorrendo ai famosi prestiti. OK, fin qui potrebbe anche andare, potenzialmente la battuta c’e’. Solo che il collegamento tra i due personaggi e’ stato effettuato in modo del tutto strumentale e scoordinato, per cui si passa, arbitrariamente e senza alcuna ragione, dalla presunta mancanza di un PC adeguato alla bisogna, a una proposta di finanziamento (priva di motivazioni). Ecco, a mia opinione questa battuta difetta del collegamento logico che dovrebbe unire i due personaggi, e rendere stridente (e quindi ironico, divertente) il confronto. Il rapporto viene creato in maniera innaturale, difficoltosa, poco efficace.
Non demorda, Seminara: Lei ha voglia, si impegna, magari ha anche un certo talento. Labor limae, labor limae, ne usavano Virgilio e Orazio, e son riusciti meglio di Persio, che dettava cento versi “stans pede in uno”. Meglio una battuta sola, ma scritta bene, che cento debolucce.
Mi stia bene.
Per quel poco che può costituire “contributo” vorrei appuntare qui una lettera che tempo fa ho scritto a Claudio Sabelli Fioretti. Oggetto: Natalino.
Gentile dottor Sabelli Fioretti,
non credo che riuscirò a contenere questa mia nelle 500 battute che lei concede ai suoi corrispondenti. E’ vero, in 500 battute entrerebbero agevolmente, a piacere, una dichiarazione d’amore, o una di guerra, quattro quinti dei frammenti di Eraclito, dieci haiku, la lista del cenone di San Silvestro o diverse offese, diverse adulazioni. Ma la questione per la quale mi permetto di disturbarla fa eccezione. D’altronde, anche se non sarò tanto scortese da chiederglielo esplicitamente, giacché non ne ho alcun diritto, lei mi farebbe un gran favore a non pubblicare questa mia. Due righe private in risposta, e solo se le ritiene necessarie, sarebbero secondo me la miglior cosa. Io vado convincendomi che il web sia troppo fosforico, e favorisca risse che mai ci sogneremmo di consumare, se al posto dei nostri portentosi web-narcisismi e delle nostre devastanti web-permalosità ci fossero, in carne e cartilagini, i nostri gracili nasi. Dovendole parlare di Natalino, come avrà visto alla voce “Oggetto”, dovendo addirittura prenderne le difese, il rischio di innescare incendiari fraintendimenti è alto. La persona di Natalino attira sanguignità grasse e furenti. E’ un mite, umilissimo consiglio, il mio: risparmiamocelo.
Guardi, dottore, a me Natalino non piace affatto. Non voglio certo negargli, qui e lì, qualche ottima ragione, qualche felice intuizione, qualche riuscita trovata. Il fatto è che, quasi ogni volta, egli le sciupa, sovraccaricandole di inutili lazzi e di molesti schiamazzi. E’ un vero peccato, io penso, perché se imparasse a togliere, a levare il superfluo (spesso orrendo pattume), potrebbe cavare dalle sue cose qualche godibile momento di satira. Però non sa trattenersi, è evidente, deve esagerare e, anche quando gli basterebbe un solo grano di sale, finisce col rovinare la pietanza. Infine (e questo è il peggio) non lesina certe guittesche e spavalde autocelebrazioni della sua arte che sarebbero fastidiose anche sulla penna dei Grandi.
Ciò detto, io credo che Natalino abbia ragione nella faccenda Guasto/Barenghi e che lei, dottor Sabelli Fioretti, abbia torto. Senz’alcun intento d’offesa o di provocazione, vorrei dettagliare. Dunque.
A meno di un mese dall’11 settembre 2001, Jena scrive: “Un aereo è esploso in volo, ottanta persone sono morte. A bordo c’erano moltissimi ebrei, per di più russi. Osama nell’alto dei cieli”. Io adoro Jena, ma, si sa, anche a Uto Ughi può scappare una stecca. Be’, questa qui a me sembra una stecca. Non è una battuta cattiva o perfida o velenosa: è scema. Oltre che scema, offre il fianco a pericolosi fraintendimenti, sicché poi Jena non può del tutto onestamente lamentarsi se il gran troiaio del web riporta quella cosa, stravolgendola in tutt’altra. Certo, chi vuol fare polemica ha tre doveri: documentarsi, documentarsi e documentarsi. Natalino avrà avuto il torto di riportare una voce infondata, il che è grave. Ma non è più grave che Gianni Guasto si permetta di definire Natalino “un fascistoide un po’ scemo” e che lei, dottore, lo riporti pari pari, sfiorando l’illegittimo di calunnia, con le aggravanti del modo e del contesto? Con molto rispetto,
(e, qui, permettete l’anonimato)
Natalino Russo Seminara, sei un cazzarone: la frase del “sub eccezionale”, di cui ti sei penosamente appropriato, l’aveva detta Mike Bongiorno a Rischiatutto e, per di più involontariamente, come capita a te con le tue battute più riuscite. Il resto sono penosi e volgari tentativi di ricerca della comicità, come quando deformi i nomi. Che tristezza!
Bisogna aver rispetto degli altri, ma prima ancora bisogna avere rispetto di sé stessi. Tu somigli a Berlusconi, nel modo di fare, un arrogante e presuntuoso profluvio di sé che nasconde una personale profonda e vergognosa (che deve essere celata) disistima. Il rispetto degli altri presuppone che si consegni non la quantità ma la qualità, non tutto quel cazzo che ci passa per la testa, ma qualcosa che ci abbia realmente suscitato, a noi prima di tutto, una vera risata interiore ed esteriore, un profondo, amorevole e sincero godimento. Un moto dell’anima che porta la felicità, che spazza via la mistificazione e la menzogna e che aspira al desiderio di condivisione di questo piacere con gli altri. Che svela il trucco e ristabilisce l’equilibrio del cuore e della mente. La risata è sanità. Non quella di facile scherno verso i più deboli, alla Mammuccari per intenderci, vigliacca, ma quella, severa, a volte dura, impietosa, e allo stesso tempo leggera, senza odio, verso l’inganno, la falsità e la stupidità arrogante. Cerca di essere acqua di sorgente, se pensi di esserlo, filtrata e distillata dal tessuto della tua anima, alla quale potersi abbeverare e non scolo di fogna da doverci per forza far depurare. E falla finita con l’imporci tutto questo protagonismo.
Allora: se Slowhand gli fa un apprezzamento, NRS lo innalza entusiasticamente a maestro e addirittura stampa il post per seguirne i consigli; se lo stesso il giorno dopo sbuffa per la battuta scarsa, ritorna un comunista coi paraocchi e via andare.
Una sana via di mezzo, no? Eppure, dalle foto, Natalino “Lusalusa” Seminara sembrerebbe aver superato gli otto anni di età che necessitano per superare la fase dell’infanzia “tivogliotantobene/nonsonopiùtuoamico”.
Anche se il “sceidifecchia” sta lì a dimostrare il contrario.
Mr. Nataletto Elì Rimasto perché storpia il mio nome, costringendomi a replicare a tono? Ci sarà ben altro su cui riporre la nostra attenzione che non il ragionare schernitrici variazioni semantiche dei reciproci nomi.
“Mi sono sempre rifiutato di (…) sfottere i deboli, gli indifesi, i malati e soprattutto i morti”.
Due righe dopo: “E finitela con questo moralismo del cazzo”.
Ma deciditi.
Nattalino, tu i nostri veri nomi li storpi eccome, per esempio Tuttolardo.
Sei un povero schizofrenico che dice tutto e il contrario di tutto e crede di dare una logica a quello che dice.
Come si dice in giro, mi spiace che la tua esistenza sia (ancora) colma solo della ricerca di un riscatto sociale sottoforma di zuffe virtuali.