Era un amico fedele. Era e forse, se uno ci crede, sarà.
Vivrà ancora, di sicuro nel ricordo.
Chi lo incontrato, anche solo una volta, ha pensato che questi giorni sarebbero arrivati presto. Era evidente, soprattutto da qualche tempo a questa parte.
Negli ultimi dieci anni il mondo era cambiato troppo e non faceva più per lui.
Non aveva neanche vent’anni, ma tutti lo consideravano già vecchio. Tutti vedendolo pensavano alla sua fine.
Ne abbiamo passate così tante insieme che mi sembra impossibile che questi siano i suoi ultimi giorni.
Forse farà meno male quando i ricordi saranno lontani. Forse era l’unico finale possibile.
Credo che lui sappia e che in qualche modo mi stia dicendo che è stanco e che non si sente più a suo agio in un mondo dove tutti i suoi simili sembrano così perfetti, così impeccabili. E’ tutto troppo “pulito” per lui.
E’ triste che in questi momenti ti vengano fuori solo frasi e pensieri banali. Non se lo merita: non è mai stato banale.
Ti sforzi di raccontare le cose migliori, ma come ti escono le parole dalle labbra ti accorgi che non era quello che volevi dire. Ti rendo conto che chi ti ascolta non può capire e che probabilmente non gliene importa un cazzo.
Non riesci a trattenerti però e racconti lo stesso.
Ci saranno altri. Nessuno mai prenderà il suo posto. Ma so che ci saranno altri.
Forse però è solo il caso di salutare e di smettere di cercare qualcosa di suo di suo in qualcun altro.
In questi giorni quando do la notizia sembra che tutti pensino: “Beh, c’era da aspettarselo…”
Mentirei se dicessi che non me lo aspettavo, ma continuo a pensare che non era inevitabile. Forse bastava evitare quegli sguardi di compassione, forse bastava guardare più a fondo. Dare un’occhiata dentro, anche una sola. Aprire le porte. Avreste trovato un mondo che avete dimenticato. Avreste capito che una sola scintilla poteva farlo mettere in moto.
Forse però non sarebbe servito neanche questo, perché in fondo ha sempre fatto quello che doveva senza badare agli altri.
Io l’ho conosciuto, forse come nessun altro. Potevate farlo anche voi che gli siete passati accanto ogni mattina. Potevate entrare nel suo mondo, ma non avevate la chiave giusta.
Non era un tipo impulsivo, ma quando partiva non si fermava più. Faceva le cose secondo i suoi tempi e alla sua velocità.
Milano non è il miglior posto dove vivere quando non rientri nei canoni standard. Ti sembra di essere un puntino che passa inosservato e si confonde tra milioni di suoi simili, ma non è così. Ti sembra di poter girare in piena libertà e autonomia, ma non è così.
Milano ha le sue regole e le devi seguire.
Però poteva andare avanti, poteva guardare al futuro e avere un domani. Gli è stato impedito da politici ciechi e da leggi studiate per soddisfare un solo requisito: l’utile.
Tutto comunque ha una fine e forse era scritto che la sua sarebbe arrivata adesso.
Anche se tergiverso e cerco di rimandare il più possibile questo voleva essere solo un saluto.
Che sia così quindi:
Ciao Prismino (al secolo Lancia Prisma 1.3 del 1985). E grazie di tutto!
Ci sarà un mondo, da qualche parte, dove i non catalitici saranno i primi.
Mannaggia a te, pensavo ti riferissi a Bobbio…
… io pensavo fosse uno dei primi MAC.