Il prete eravamo noi: Macchianera beffa Grande Fratello!

beffagf.jpgE’ dai tempi in cui lavoravo a Gli Intoccabili, storica rubrica inventata da Gianluca Neri, che il sordido intreccio tra religione e catodo mi ossessiona. Che si trattasse di postmetodisti postmoderni e satellitari, che impongono le mani su richieste di preghiera inviate da cartepecore carmelitane; o che fosse questione della bufala erotica e mistica addobbata da statuina del presepe Mattel col nome Padre Pio; oppure che ci trovassimo di fronte al sismografo per misurare il Papa; o, ancora, che avessimo a che fare con l’incredibile affollamento capillare e la salivazione Niagara di Baget Bozzo – insomma, si trattava pur sempre di icone, davvero spassose, provenienti dal settarismo e finite nella scatoletta del trash. Mai però avremmo immaginato che avremmo dovuto affrontare una situazione paradossale come quella creatasi in questi giorni: un’icona pretesca assente in un contenitore televisivo che non c’è. E’ il caso dell’anonimo prete scelto per partecipare alla prossima edizione del Grande Fratello. Gran casino, polemiche a non finire, Confalonieri censura, Marco Bassetti di Endemol dice che svelerà il nome del sacerdote disposto a catodizzarsi tra puzze e scopate altrui. Beh, cari amici di Macchianera: non vedrete mai quel talamo dal vivo. Perché lo indossavamo noi. Abbiamo giocato il tiro mancino a tutti, e una volta di più tutti ci sono cascati: quel prete ero io, Giuseppe Genna.


E’ stata una manovra concordata. E’ la seconda volta volta che ci provavamo: partecipare ai provini del Grande Fratello è una chance alla portata di chiunque: basta telefonare a un numero verde (come il dollaro e come la bile che ti sale per quanto spendi a digitare agli ordini di una voce da segreteria telefonica) e poi, eventualmente, presentarsi alle selezioni. Abbiamo pensato: nella trasmissione dove gli idioti vanno a straparlare nel celebre Confessionale, perché non mandarci un prete? Detto e fatto: io e Gianluca ci siamo recati al negozietto di paramenti e abbigliamenti sacri in via Larga a Milano e, per la modica cifra di 1/3 della telefonata al numero verde di GF, ci siamo assicurati un clergy che mi sta a pennello. Due ore di ripetizioni di solfe scolastico-teologiche (la quaestio universalis, il noli foras ire agostiniano, l’enchiridion e due formulette di Patristica), qualche stiramento di corda vocale (per assumere l’inconfondibile litania afona e sussiegosa dello stitico che non ce la fa più ma resiste) ed eravamo pronti.
Il provino è andato benissimo: l’aria pallida ma gioviale, due pizzicate di corda di chitarra cantando Ti ringrazio, mio Signore, qualche battuta divertente sul calcio e la droga, un’occhiatina gioiosamente imbarazzata e lubrica alle chiappe di Bassetti: e siamo passati. La documentazione della Santa Sede che abbiamo presentato era un capolavoro in Photoshop di Gianluca: nemmeno Parmalat aveva prodotto dei falsi così raffinatamente grossolani.
All’inizio è andata per il meglio, poi è andata per l’ancor meglio: il cellulare ha iniziato a scottare, tutti ci chiamavano, noi lì a fare una solfa contrita e sacrdozia sull’ecumenismo via satellite, e tutti a rispettarci. Poi ha chiamato Fidel: non abbiamo capito una sillaba, ma non importa. Alla fine, ci hanno detto che nisba, il Genna non va a Grande Fratello in abiti talari.
Beh, è stata una bella avventura. Ora torniamo nella norma: saremo nuovamente gli abituali mangiapreti, che poi li sputano.

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4 Commenti

  1. se fosse vero complimenti! sempre se fosse vero, come mai avete deciso far finire la cosa? cominciavate a dover firmare cose troppo impegnative?

  2. sara’ molto situazionista e lutherblissettiana, ma questa cosa di attribuirsi bufale inesistenti dopo un po’ diventa stucchevole…

  3. Che tristezza, sono l’unico ad averci creduto. Non so se sia più triste per me o per Genna.

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