Tutte le natalerie sono ormai collocate. In casa e altrove. Il mio volontariato per l’allestimento del presepe nella scuola materna di Emma e Gioconda mi ha messo in contatto con nuovi homo parents (soprattutto mamme), ed ho fatto qualche passo avanti nella mia integrazione riminese.
Il tema didattico di quest’anno focalizza sugli animali della fattoria. Ne è derivato quindi una sorta di Betlemme del Dr. Moureau, popolata di bestiole realizzate dai piccoli con l’aiuto di mamma e babbo. E’ stato divertente.
Ho avuto conferma che molti di noi portano nel proprio codice genetico una precisa idea di presepe, un’impronta che lo distingue da tutti gli altri esseri viventi. Il Ris di Parma dovrebbe tenerne conto: non esistono due italiani che posizionerebbero la capanna di Gesù Bambino nella stessa maniera.
La nostra conformazione neuronale riconosce una sola possibile combinazione di gregge di pecorelle, un solo modo di allestire le montagne di carta spiegazzata. Il modo di collocare il pastorello dormiente di un nostro simile risulta ostile al nostro sistema immunitario. Forse, nell’antichità, il confronto fra adulti della stessa specie sulle specifiche del Presepe è stato alla base di qualche salto evolutivo.
Comunque è venuto bene. L’inconveniente è risultata essere la dimensione di Porco & Pollo, il contributo della mia famiglia all’ adorazione zoofila in miniatura: un po’ vasti, in verità. Nessuno mi aveva dato indicazioni a riguardo, così abbiamo dovuto collocarli che spuntano da DIETRO le montagne, come due ilari Godzilla di cartoncino colorato.
Ho proposto agli altri genitori, a quel punto, di inserire anche dei piccoli, terrorizzati, giapponesi di pongo. Mi hanno guardato come fossi un bolognese immigrato da cinque mesi.
Questo presepe è troppo piccolo per entrambi
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carino