Marco Travaglio ha sbroccato sul serio, ma per spiegarlo è necessario un riassuntino. Giovedì scorso, ad Annozero, c’era lui che stava parlando delle pericolose frequentazioni di Guido Bertolaso, dopodiché un interlocutore, Nicola Porro del Giornale, gli ha fatto notare che una pericolosa frequentazione poteva essere capitata anche a lui, dopodiché, lui, Travaglio, ha avuto una reazione oggettivamente spropositata e ha preso Nicola Porro a maleparole («liberale dei miei stivali», e anche peggio) dopodiché Maurizio Belpietro ha cercato pacatamente di tornare sull’argomento, dopodiché è stato preso a maleparole anche lui («raglia, raglia pure») dopodiché, complice Michele Santoro, alla fine Porro e Belpietro non sono riusciti a dire quello che volevano dire. In una pubblica lettera a Santoro, poi, Travaglio ha scritto che Porro e Belpietro «non sono giornalisti», «frequentano corsi specialistici», «passano a ritirare la paghetta», «se non si abbassano a sufficienza vengono redarguiti o scaricati dal padrone», del resto «non hanno alcun obbligo di verità», non temono denunce perché attingono a un berlusconiano «fondo spese», fanno «i froci col culo degli altri» e si divertono perché «sguazzano nella merda e godono a trascinarvi le persone pulite per dimostrare che tutto è merda». Nel caso, rileggere.
Dopodiché Santoro l’ha mazzulato (la sua klettera è di seguito, secondo me bellissima) ma Travaglio, come stordito, ha ricominciato come se nulla fosse. In una sua rubrica su internet, e in una contro-replica sul Fatto, ha premesso che a Ballarò «hanno concesso a Bertolaso di farsi una serata di gala a spese del contribuente» e che comunque le cose che ha detto Bertolaso «sono stronzate, eppure gli è stato consentito di dire queste stronzate a Ballarò». Mentre ad Annozero, per contro, Porro e Belpietro hanno fatto «quello che fanno sempre, gli avvocati d’ufficio» e per il resto lo hanno calunniato: «Mi calunniano», «calunnia personale», «falsità, diffamazioni, calunnie». Sono tutte espressioni di Travaglio.
Ora, primo: rendetevi conto. Rendetevi conto della deriva di questo qui, l’unico giornalista della Terra. Sono tutti «merda», dicono «stronzate», manco Santoro va più bene. E neanche Di Pietro – ma qui lo perdoniamo.
Secondo: non c’è nessuna calunnia. Travaglio ha frequentato intimamente un poliziotto tre mesi prima che lo arrestassero perché vendeva notizie e prima che lo condannassero per favoreggiamento di un mafioso, un prestanome di Bernardo Provenzano. Nessuna calunnia: è Travaglio che ogni volta sposta il tiro e si difende da un’accusa che nessuno dei citati gli ha fatto: «Io di quelle vacanze ho documentato fino all’ultimo centesimo», ha scritto, «me le sono pagate io», «mi dovrei vergognare dopo che addirittura ho documentato tutto con gli assegni». Continua cioè a indignarsi, Travaglio, per una velata accusa che solo Giuseppe D’Avanzo di Repubblica buttò lì tempo fa: che si fosse fatto pagare le vacanze dal citato prestanome di Bernardo Provenzano, qualcosa cioè che nessuno ha mai scritto (su Libero e su Il Giornale) e che semmai è stata giudicata un’ipotesi ridicola e improbabile per esempio dal sottoscritto.
E allora qual è il problema? Il problema è che Travaglio, anche solo della frequentazione del tizio poi condannato, si vergogna come un ladro: «Mi ha detto che c’era un villaggio turistico», ha cercato di liquidare la faccenda l’altro ieri, «e sono andato a affittarmi una casetta dove, tra varie decine e decine di persone, c’era anche la sua». Si vergogna, cioè, che questo tizio gli abbia invece organizzato le vacanze, fatto pagare una cifra ridicola al momento del conto, prestato arredi e suppellettili per la casa disadorna, ci abbia giocato a tennis, e, con famiglia e figli, abbiano sguazzato nella – solamente – piscina del residence. Si vergogna di questo perché «ha una reputazione» e la sua purezza ne risentirebbe. Siamo vicini alla pazzia.
Terza e ultima questione. La scusa ufficiale per cui Travaglio ha sbroccato, a suo dire, sarebbe questa: gli interlocutori – per esempio quei venduti di Porro e Belpietro – divagano dal tema e parlano d’altro, senza contare che «se stai zitto autorizzi qualcuno a pensare che hai qualcosa da nascondere, se invece parli dovresti parlare per mezz’ora». Ora: l’attinenza del tema l’ha già spiegata Belpietro su Liber e non sto a tornarci. Va detto però che se anche Travaglio avesse ragione – e non ce l’ha – la cifra stilistica che lamenta è quella che lui ha perfezionato meglio di chiunque. Le puntate di Annozero in cui ha monologato di tutt’altro, rispetto al tema della serata, non si contano: dipende dal tema e dagli ospiti. Una volta, per dire, c’era Di Pietro che era sotto la lente perché gli avevano inquisito il figlio a Napoli: Travaglio fece un monologo su Previti e su Cirino Pomicino. La delegittimazione-divagazione è proprio il cuore del linguaggio travagliesco: «Il pregiudicato Caio», «l’ex socio di mafiosi Tizio», «il ladro latitante Sempronio», tutte liquidazioni da due secondi e che sì, è vero, se parli dovresti spiegare, «dovresti parlare per mezz’ora». Travaglio lo pretende solo per sé: altrimenti gli interlocutori tacciano, al limite non vengano invitati ad Annozero. Lui ha una reputazione. Non è come i giornalisti del Giornale che «prendono lo stipendio da un pregiudicato», ha scritto sabato a proposito di divagazioni, non è «come quelli di Libero, che continuano a fare i direttori di un editore, Angelucci, che è stato arrestato due volte». Solo arrestato, tra l’altro, e non condannato: ma questo lo si specifica, qui, perché siamo servi e abbiamo tempo, anche mezz’ora. Non abbiamo una reputazione, non ce l’ha Angelucci, non ce l’ha nessuno dei migliaia che il nostro sputtana per mestiere. Ce l’ha Travaglio, la reputazione. Quale, però, non gli è chiaro.
Qui di seguito trovate altro materiale più il carteggio Santoro-Travaglio.
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Sono da poco passate le 22 e in studio c’è un filo di nervosismo: un paio di ospiti – Maurizio Belpietro di Libero e Nicola Porro del Giornale – stanno vincendo ai punti nel difendere Guido Bertolaso, definito a un certo punto «incapace assoluto» da Marco Travaglio che fiuta subito, però, d’aver fatto un autogol. «No no, Maurizio, intendevo un’altra cosa… », parlava cioè di «un signore che non si rende conto di chi sta nella stanza a suo fianco, di chi sono le persone di cui si circonda, e della inopportunità di instaurare rapporti di dimestichezza con… ». L’eresia è qui. Nicolo Porro, sottotraccia, gli dice: «Travaglio, dài, sarà capitato anche a te di frequentare persone che non si sarebbe dovuto frequentare», «assolutamente no… assolutamente no… e intanto io non sono il capo della protezione civile… ». Travaglio si è palesemente agitato ma Porro insiste, e allora ancora Travaglio: «Io non accetto questo tono intimidatorio, io non sono il capo della protezione civile… io non ho mai dato una lira pubblica… ». Porro: «Cioè, tutti possono accettare il tuo tono intimidatorio, mentre tu…?». «Ma vergognati, stiamo parlando di denaro pubblico». «Porro: «Ma stai calmo, stai calmo, prenditi un’aspirina…». Travaglio: «Questi liberali del cavolo… liberali dei miei stivali… ». Porro: «Due, aspirine». Travaglio: «Sei, un poveraccio, sei». Il pubblico applaude Travaglio, obviously. Volano anche un «cretino» e un «deficiente» sinché Santoro tronca: «Lui ci cade sempre in questa cosa», dice riferito al suo Marco, cui suggerisce: «Ma lasciali incitare, chissefrega… ci cadi sempre in questa cosa…». Poi manda un servizio che raffredda tutto. ma solo per un po’. Più tardi, infatti, dopo aver parlato di piscine olimpioniche lunghe 52 metri, ritorna il tema delle frequentazioni. Tocca Belpietro: « … se allora dobbiamo prestare attenzione a tutte le frequentazioni, forse noi dobbiamo spiegare ai telespettatori, a casa, che cosa è successo qui prima: ossia come mai Marco Travaglio si è tanto arrabbiato quando si è parlato di frequentazioni… ». Ma ricomincia il caos. Belpietro: «Tu, Marco, sei stato accusato da un tuo collega di Repubblica… ». Ma non riesce a dirlo, Travaglio vuole palesemente buttarla in caciara e Belpietro ne prende atto. Travaglio: «Ma parla sinché vuoi… raglia sinché vuoi… spiega perché Bertolaso… ». Belpietro «Tu sei stato accusato, volevo dire, di aver frequentato un signore che ha favorito la mafia… E tu non hai commesso nulla, ma…». Travaglio: «Siete fuori di testa… ma pensate ai vostri editori…». Pure Santoro nota il nervo scoperto di Travaglio, gli dice di lasciar perdere ma il nostro non ci pensa neanche: «Che cosa devo fare, devo star qui a prendere gli insulti?, io me ne vado… che cosa devo fare?, non devo rispondere?». E Santoro: «E allora rispondi, facciamo un dibattito… perdiamo un’ora per spiegare il niente che è successo… perché Travaglio – così la racconta Santoro, seccato, rivolto al pubblico – ha frequentato un magistrato e un uomo di polizia quando non si sapeva che era condannato e un cavolo di niente… ». Questa la chiara spiegazione. Si passa ad altro.
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Caro Michele,
ho riflettuto su quanto è accaduto giovedì ad Annozero. E, siccome è accaduto davanti a 4 milioni di persone, te ne parlo in forma pubblica. Parto da una tua frase dell’altra sera: “Parliamo di fatti”. Il punto è proprio questo. Si può ancora parlare di fatti in tv? Sì, a giudicare dagli splendidi servizi di Formigli, Bertazzoni e Bosetti. No, a giudicare dal cosiddetto dibattito in studio, che non è più (da un bel pezzo) un dibattito, ma una battaglia snervante e disperante fra chi tenta di raccontare, analizzare, commentare quel che accade e chi viene apposta per impedirci di farlo e costringerci a parlar d’altro.
La maledizione della par condicio, dovuta alla maledizione di Berlusconi, impone la presenza simmetrica di ospiti di destra e di sinistra. E, quando si tratta di politici, pazienza: la loro allergia ai fatti è talmente evidente che il loro gioco lo capiscono tutti.
Ma quando, come l’altra sera, ci si confronta fra giornalisti, anzi fra iscritti all’albo dei giornalisti, ogni simmetria è impossibile: quelli “di destra” parlano addosso agli altri e – quando non sanno più che dire – tirano fuori le mie condanne penali (inesistenti) o le mie vacanze con mafiosi o a spese di mafiosi (inesistenti). Da una parte ci sono giornalisti normali, come l’altra sera Gomez e Rangeri, che non fanno sconti né alla destra né alla sinistra; e dall’altra i trombettieri. Che non sono di destra: sono di Berlusconi. E non fanno i giornalisti: recitano un copione, frequentano corsi specialistici in cui s’impara a fare le faccine e a ripetere ossessivamente le stesse diffamazioni.
Invece di contestare i fatti che racconti, tentano di squalificarti come persona. Poi, a missione compiuta, passano alla cassa a ritirare la paghetta. E, se non si abbassano a sufficienza, vengono redarguiti o scaricati dal padrone. Non hanno una faccia e dunque non temono di perderla.
Partono avvantaggiati, possono permettersi qualunque cosa. Non hanno alcun obbligo di verità, serietà, coerenza, buonafede, deontologia. Non temono denunce perchè il padrone mette ogni anno a bilancio un fondo spese per risarcire i danni che i suoi sparafucile cagionano a tizio e caio dicendo e scrivendo cose che mai scriverebbero o direbbero se non avessero le spalle coperte. Come diceva Ricucci, che al loro confronto pare Lord Brummel, fanno i froci col culo degli altri.
Sguazzano nella merda e godono a trascinarvi le persone pulite per dimostrare che tutto è merda. E ci tocca pure chiamarli colleghi perchè il nostro Ordine non s’è mai accorto che fanno un altro mestiere. Ci vorrebbe del tempo per spiegare ogni volta ai telespettatori chi sono questi signori, chi li manda, quali nefandezze perpetrano i loro “giornali”, perchè quando si parla di Bertolaso rispondono sulle mie ferie e soprattutto che cos’è davvero accaduto a proposito delle mie ferie: e cioè che ho documentato su voglioscendere.it di aver pagato il conto fino all’ultimo centesimo e di aver conosciuto un sottufficiale dell’Antimafia prima che fosse arrestato e condannato per favoreggiamento, interrompendo ogni rapporto appena emerse ciò che aveva fatto (i due trombettieri invece dirigono e vicedirigono i giornali di due editori – Giampaolo Angelucci e Paolo Berlusconi, già arrestati due volte ciascuno, il secondo pregiudicato – e non fanno una piega).
Ma in tv non c’è tempo per spiegare le cose con calma. E, siccome io una reputazione ce l’ho e vi sono affezionato, non posso più accettare che venga infangata ogni giovedì da simili gentiluomini. Gli amici mi consigliano di infischiarmene, di rispondere con una risata o un’alzata di spalle. Nei primi tempi ci riuscivo. Ora non più: non sai la fatica che ho fatto giovedì a restarmene seduto lì fino alla fine. Forse la mia presenza, per il clima creato da questi signori, sta diventando ingombrante e dunque dannosa per Annozero. Che faccio? Mi appendo al collo le ricevute delle ferie e il casellario giudiziale? Esco dallo studio a fumare una sigaretta ogni volta che mi calunniano? O ti viene un’idea migliore?
Caro Marco,
risponderò con franchezza alla tua lettera che mi sembra venire da troppo lontano. Siamo diversi e con diverse opinioni su molte cose: legalità, moralità, libertà e televisione. Eppure forse proprio per questo siamo riusciti a diventare amici e, per un pezzo importante della nostra vita, a combattere fianco a fianco contro la censura. E’ questo l’unico vero miracolo compiuto da Silvio Berlusconi, aver intrecciato vicende professionali distanti come quelle di Biagi e Luttazzi, di Montanelli e di Sabina Guzzanti. La tua e la mia. Vivrei una tua decisione di prendere le distanze da Annozero con grande amarezza ma non per ragioni personali: perché sarebbe, in primo luogo, un torto fatto a un pubblico assai grande e, in secondo luogo, un ulteriore arretramento del confine del proibito che ormai comprende quasi tutti i fatti più scottanti riguardanti i potenti in Italia.
Non sarebbe tuttavia una tragedia o una catastrofe irreparabile. Nel corso della mia lunga esperienza televisiva tanti miei amici e collaboratori hanno scelto o dovuto scegliere di percorrere altre strade. E’ stata sempre per tutti un’occasione di rinnovarsi, una sfida per allargare gli orizzonti di quel laboratorio del quale sentiamo comunque di continuare a far parte.
Già oggi il tuo raggio d’azione è enorme: scrivi quotidianamente per il Fatto (e non solo), hai un blog seguitissimo, hai una parte da protagonista nel blog di Grillo e riempi i teatri col tuo spettacolo su Tangentopoli. Potresti quindi fare tranquillamente a meno di Annozero, senza più esporti alla fatica e allo stress del corpo a corpo televisivo dove si ha sempre la sensazione, sbagliando, di doversi giocare tutto in pochi minuti.
Una volta, quando avevi soltanto i tuoi libri, non facevi nessuna fatica ad affrontare quegli stessi “farabutti” che oggi, invece, ti appaiono interlocutori inaccettabili. Non Annozero, con i suoi milioni di ascoltatori, ma una qualunque televisione di provincia ti sembrava una buona occasione da non sprecare. Allora ero io che ti invitavo ad affaticarti di meno, a rendere più preziosa la comunicazione, a mettere un freno alla tua generosità, mentre lavoravo a migliorare le luci, la tua posizione in scena, i tempi del racconto e a inserirti più efficacemente nel contesto del programma.
Certo senza le tue straordinarie qualità di scrittore e narratore tutto questo non sarebbe servito a niente. Ma è servito. Nonostante Belpietro, Ghedini o Lupi. Loro sono sempre gli stessi. Tu sei cambiato. Non so se ti accorgi che, quando a proposito di Annozero dici che è una questione di format, stai parlando come un membro della Commissione parlamentare di vigilanza.
Non so se condividi i suggerimenti di Paolo Flores d’Arcais che pretende di spiegarmi quando spegnere e accendere i microfoni di un ospite. Un membro perfetto dell’Agcom. Un apologeta del Berlusconi-pensiero sul “pollaio”. Proprio come Furio Colombo e le sue invettive contro i talk-show. D’Arcais e Colombo sono convinti che debba regnare l’ordine del discorso (scritto) che, ovviamente, per loro non è quello del telegiornale di Minzolini ma quello di Report , celebratissimo esempio di una trasmissione basata sul principio di identità e non contraddizione.
Ora, sia ben chiaro, Report piace anche a me, e molto: lo ritengo altrettanto incompatile di Annozero con gli equilibri imposti dal conflitto d’interesse al sistema informativo. Ma non è l’unico modo possibile di fare inchiesta, come non lo era un tempo il documentario in stile Bbc. Noi proviamo a forzare la gabbia delle compatibilità, ad uscire dal seminato; per mettere a nudo le contraddizioni illiberali del palinsesto non ci accontentiamo di scavarci una nicchia alternativa. Siamo brutti, sporchi e cattivi. Raccogliamo meno consensi di Ballarò ma creiamo un maggior numero di situazioni critiche, più adrenalina, più polemiche, più brecce nella gelatina.
Perciò ho voluto e continuo a volere che, almeno per un po’ di minuti, tu occupi il centro della scena. Sei il simbolo di ciò che il recinto della televisione generalista non vuole più contenere, di tutti coloro che sono stati espulsi e non possono più rientrare. La prefigurazione di un cambiamento possibile. D’altra parte chi è espulso riesce anche a sopravvivere benissimo. Fuori dalla tv generalista l’industria culturale rende ancora possibili profitti importanti per chi produce contenuti forti; ma chi resta è meno libero e chi va via non entra più in contatto con una sterminata periferia, una enorme banlieue culturale nella quale resta confinata una buona metà della popolazione italiana. In questa periferia, almeno qualche volta, Annozero è entrato prepotentemente. Anche grazie a te, e ne vado fiero. E anche grazie a Maurizio Belpietro.
Tu, invece, pensi che Maurizio Belpietro – o Porro o Ghedini – siano soltanto un prezzo pagato alla par condicio, una legge di cui si parla senza conoscerla e di cui nessuno si occupa seriamente, quando per me rappresentano quel vuoto necessario di scrittura che rende la trasmissione imprevedibile. Perfino ciò che è successo giovedì scorso dimostra che nel nostro studio nessuno può sapere in anticipo come andranno le cose. Noi per primi.
Report ha l’andamento di un film. Annozero assomiglia ad una partita di calcio, mette in gioco non solo nozioni ma emozioni, convinzioni profonde, passioni anche viscerali. Quando il gioco diventa noioso e scontato il pubblico più infedele cambia canale. Ed è questa la ragione per cui siamo costretti a inseguire lo spettatore meno affezionato ai nostri programmi, qualche volta perfino deludendo i fan. Il contrario esatto di quello che avviene a teatro.
In passato godevo nel vederti demolire le argomentazioni aggressive con l’ironia e con una precisione chirurgica: adesso chiedi tempo. Un tempo che la tv, a tuo parere, non sarebbe in grado di concederti. Quanto tempo per rispondere a contestazioni che si ripetono come una litanìa monotona e scontata? Cinque minuti? Mezz’ora? Una serata intera? Nella tua lettera potevi essere più esplicito nel criticare la mia conduzione. Io credo che tu non l’abbia fatto perché avresti dovuto aggiungere l’elenco dei “bellissimi servizi” da tagliare per fare spazio alle tue necessità.
Invece che di Bertolaso avremmo almeno saputo tutto di Travaglio? E la volta successiva cosa avremmo dovuto fare se si fosse ripetuta la stessa situazione? La risposta sembra interessarti poco: prima viene il tuo onore, la faccia, la verità. Dovremmo ripetere il disco della condanna per diffamazione pronunciata solo in primo grado, rivedere alla moviola il tuo certificato penale, per convincere l’universo mondo (compreso Belpietro) delle tue qualità morali che al nostro pubblico non sembrano per niente in discussione. Inoltre un giornalista condannato, si fa per dire, definitivamente per diffamazione smette di essere un buon giornalista? Penso proprio di no; come Schumacher che, se va una volta fuori pista, non smette per questo di essere un buon pilota.
Hai saputo schivare e anche incassare molti colpi bassi ma questa volta è bastata una banalissima insinuazione di Porro (e non un’aggressione squadristica) per farti perdere il lume della ragione. Hai frequentato un sottufficiale dell’Antimafia prima che venisse condannato per favoreggiamento. Scusa, qual è il problema morale? Quali sconvolgimenti ha creato nella percezione che i nostri ascoltatori hanno di te questo genere di insinuazioni? Nessuno.
Le critiche, anche le più assurde, fanno parte del nostro lavoro, così come rispettare chi non la pensa come noi, non insultarlo, non delegittimarlo come interlocutore. E se sono gli altri ad aggredirci, dobbiamo rispondere come tu sai fare meglio di me, rapidamente e con le armi dell’ironia. Quando io non l’ho fatto ho sbagliato.
Siamo diversi ma apparteniamo entrambi al pubblico. Solo dal pubblico deriva la nostra credibilità. Perciò hai il diritto di proporti al pubblico come meglio credi, nella forma teatrale dei tuoi spettacoli (senza disturbatori) o, come mi auguro, nel percorso a ostacoli di Annozero. Sai che mi sono battuto con tutte le mie forze per includerti con un regolare contratto e non come un ospite occasionale nella nostra trasmissione. Sono fiero di poter dire che tu sei parte della Rai e del servizio pubblico. Come dovrebbero esserlo Sabina Guzzanti, Daniele Luttazzi e tanti altri. All’inizio di Annozero ero convinto che col nostro ritorno avremmo portato a casa una vittoria importante contro la censura e che presto il mondo sarebbe cambiato. Non è successo, anche se nel frattempo siamo diventati il primo programma di informazione.
Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi “trombettieri” ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e non lo ha contrastato e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo con coerenza. Cavalieri senza macchia e senza paura che vogliono segnare a tutti i costi una differenza dal resto del mondo, che mettono la loro purezza e il senso dell’onore prima della libertà: la legge e le regole prima della libertà, la verità prima della libertà. Mentre leggi e sentenze sono solo lo strumento essenziale per l’ordinato funzionamento della società.
Mi chiedi di mettere riparo agli abusi. Con l’esperienza che ho cercherò di inventare qualcosa per evitare l’uso di argomenti provocatori, le interruzioni ad arte, le offese personali. Quello che non posso prometterti è la verità.
La verità profonda di una persona, che si chiami Travaglio, Berlusconi o Santoro non la stabilisce un programma televisivo, non si raggiunge stilando con attenzione la lista dei buoni e dei cattivi. A quelli che sui vostri blog chiedono di definire una volta per tutte ciò che è vero abbiamo il dovere di rispondere che la verità è sfuggente, contraddittoria. La verità è una conquista faticosa e difficile. Per quanto mi riguarda spesso è un faccia a faccia. Tra me e me.
Caro Michele,
ti ringrazio per la tua risposta franca e affettuosa, ma temo di non essere riuscito a spiegare bene ciò che intendevo dire. Io non ho nulla da ridire sulla tua conduzione (in televisione il genio sei tu e io sono un principiante) o sul format della trasmissione. Ti ho semplicemente posto un problema, e l’ho fatto in forma pubblica perché molti mi dicono che, quando si attacca a litigare su cose che esulano dal tema del programma, cambiano canale: proprio perché l’imprevedibilità di Annozero si muta in prevedibilità quando alcuni guastatori sconvolgono l’assetto del programma seguendo un copione sempre uguale a se stesso.
E ciò deriva dal fatto che, secondo me, gli interlocutori che a te paiono “sempre uguali” sono cambiati: Porro e Belpietro erano sempre venuti a confrontarsi sui temi del programma e non si erano mai abbassati alla calunnia personale. L’altra sera la militarizzazione del fronte berlusconiano ha segnato un altro scatto in avanti e io, forse stanco e nervoso per conto mio, ho reagito in quel modo. E’ stato proprio l’avvilimento per quella mia reazione, che ha guastato il programma, a indurmi a scriverti in forma pubblica.
Non certo una richiesta di cambiare format (anche a me piace molto l’inchiesta giornalistica seguita dal tentativo di inchiodare i politici alle loro responsabilità). Né tanto meno una richiesta di censura o di epurazione per questo o quell’interlocutore, che non mi compete, ma soprattutto è lontana mille miglia dal mio pensiero. Io non ritengo “inaccettabile” nessuno, adoro essere contraddetto nel merito, anzi spero sempre che qualcuno mi dica che cosa c’è di sbagliato o di non vero in quel che dico: purtroppo prima i politici e ora anche i giornalisti preferiscono parlare di me e delle mie ferie, anziché di quel che dico.
Se facessi come loro, potrei ogni volta ricordare quanti soldi pubblici ci costa Libero di Belpietro o quante bufale (l’ultima, sul caso Boffo) pubblica il Giornale. Ma non lo faccio perché preferisco attenermi al tema della puntata.
Su un punto, com’è naturale, siamo profondamente diversi: sul modo di difendere la nostra onorabilità. Tu preferisci farlo in separata sede legale, liquidando pubblicamente con una battuta ironica le calunnie che ti vengono rovesciate addosso. Io invece mi prendo tutte le critiche di questo mondo, ma le falsità, le diffamazioni, le calunnie quelle no, non riesco proprio a farmele scivolare addosso: non nutro la tua stessa fiducia nel “pubblico” che saprebbe tutto e riuscirebbe da solo a distinguere ciò che è vero da ciò che è falso. Quando milioni di persone sentono dire che frequento mafiosi, penso che una parte di esse si aspetti una reazione proporzionata alla gravità dell’accusa, e se la reazione non arriva si fanno l’idea che qualcosa di vero ci sia.
Purtroppo non tutti hanno Internet e non conoscono il blog voglioscendere.it dove ho già documentato per tabulas la falsità di quelle accuse. Per questo ho detto che occorrerebbe del tempo per rispondere. Ma quel tempo non te lo posso chiedere perché, nella partita di Annozero, sarei costretto a giocarne un’altra, privata. Di qui il mio disagio, che ho messo nero su bianco l’altro giorno.
mah secondo me hai in salotto la foto di travaglio e ci tiri le freccette sopra poi magari hai fatto anche una bambolina vudo dove ci conficchi gli spilloni esci la sera vai al bar e fatti una peroni mah dimmi te
Complimentoni! Sei riuscito a parlare, ancora una volta, di tanta fuffa, facendolo peraltro anche molto male. Ma come fai? Sei fenomenale.
A non voler riconoscere pero’ che qualunque sia l’argomento trattato ad Annozero c’e’ qualcuno che magicamente tira fuori il Travaglio condannato o amico dei mafiosi, bisogna concludere che o pensi che tutti gli altri siano poco intelligenti o ad essere poco intelligente sei tu.
Io una mia idea ce l’ho.
Porro ha dato a travaglio del “deficiente”. T’è sfuggito. E si parlava di Bertolaso. Cazzo c’entrano le vacanze di Travaglio.
Siete dei servi della gleba, sciò.
Travaglio ha sbroccato perché evidentemente è uno dei pochi giornalisti per cui la reputazione è ancora la cosa più importante di ogni altra. Dopodiché, se concedesse il beneficio del dubbio anche agli altri oltre che a sé stesso sarebbe un giornalista ancora migliore.
Bertolaso? Quello del pelo nell’uovo? Lei è un po in ritardo…
tinyurl.com/yzxenhc
Bertolaso? Quello del pelo nell’uovo?
Strano lei solitamente non è così ritardatario.
http://tinyurl.com/yzxenhc
“Se la televisione è perfino peggiorata non è solo colpa di Berlusconi e dei suoi “trombettieri” ma di chi avrebbe dovuto contrastarlo e non lo ha contrastato e anche di quelli che scelgono di battersi pensando di essere gli unici a farlo con coerenza. Cavalieri senza macchia e senza paura che vogliono segnare a tutti i costi una differenza dal resto del mondo, che mettono la loro purezza e il senso dell’onore prima della libertà: la legge e le regole prima della libertà, la verità prima della libertà.”
Questa cosa qui mi dà molto da pensare: non capisco se sia profondamente giusta, ipocrita o campata per aria.
Sicuramente, dallo scambio tra Travaglio e Santoro emergono delle differenze molto interessanti tra i personaggi.
Ho letto solo la prima parte del post, ovvero ciò che c’è in homepage. E sono d’accordo con Travaglio al 100%.
Ma mi Facci il piacere….
ho rivisto quel frammento di annozero, quello dello sbrocco di Travaglio. La cosa più impressionante è lo sguardo avido e compiaciuto delle due faine (Porro e Belpietro) in quel momento, pronte ad avventarsi sulla preda in difficoltà. Vomitevoli.
@ neon + atlas
Prima del deficiente, T aveva dato a Porro del “fascistoide” e del “liberale dei miei stivali”.
E questo perche’?
Perche’ Porro gli aveva detto “Non puoi giudicare qualcuno colpevole dai suoi amici, a tutti puo’ capitare di avere frequentazioni discutibili, dammi retta, sara’ capitato anche a te, attento”
E MT gli ha detto che il suo era un “tono intimidatorio”
Tono intimidatorio mi pare questo, invece:
“E, siccome io una reputazione ce l’ho e vi sono affezionato, non posso più accettare che venga infangata ogni giovedì da simili gentiluomini. Gli amici mi consigliano di infischiarmene, di rispondere con una risata o un’alzata di spalle. Nei primi tempi ci riuscivo. Ora non più: non sai la fatica che ho fatto giovedì a restarmene seduto lì fino alla fine. Forse la mia presenza, per il clima creato da questi signori, sta diventando ingombrante e dunque dannosa per Annozero. Che faccio? Mi appendo al collo le ricevute delle ferie e il casellario giudiziale? Esco dallo studio a fumare una sigaretta ogni volta che mi calunniano? O ti viene un’idea migliore?”
Autore: indovina chi.
Doppio like a Travaglio.
Off topic per i commentatori: che palle con questi “like”. Ma scrivete un cazzo di commento, qualsiasi cosa, sia che siate a favore di Facci o contro. Ma basta con questi “like”. Avete fatto un “like”? Bravi, è questo il vostro contributo al mondo? Ma a che cazzo servite? A cosa servono i vostri “like”? Che gliene frega a chicchessia che voi abbiate espresso un “like”? MA SVEGLIATEVI!
like a scriveteComeMangiate.
…
Scherzo. Concordo in pieno. Ma che vuol dire “like”? E come su Facebook…mi piace questo elemento?
Siccome lo fanno tutti, posso andare, anch’io, un po’ fuori tema?
Bene, sempre a proposito di Travaglio, FF scriveva (ieri, mi pare) che uno degli atteggiamenti tipici più fastidiosi del giornalista torinese riguarda lo sfottimento dei suoi interlocutori per i loro difetti fisici. Ora, faccio notare che un comportamento, pur non identico, ma comunque simile, è facilmente ravvisabile in FF: non per caso, infatti, il pezzo a sua firma di cui sto parlando è titolato “Marco Pendaglio”, giocando sul nome del personaggio trattato nell’articolo con lo stesso stile utilizzato da Emilio Fede (ricordate quando Agnoletto lo chiamava “agnolotto”?). In altre circostanze, peraltro, il medesimo FF definisce Travaglio “Marcozero” (associando il nome del giornalista a parte del nome del programma che ha contribuito alla sua fama). Altra volta ancora, FF dice che Travaglio ha “un fisico da verme”. Insomma, lo sfotte, per il nome o per l’aspetto fisico, macchiandosi di quel “peccato” che vorrebbe denunciare quale sommo vizio del proprio “nemico”.
Immaginiamo un’ipotetica difesa rispetto a questa critica? Probabile possa essere questa: io reagisco, lui comincia. Be’, se questa fosse, ricorderebbe un po’ la psicologia caratteristica dei bambini in età da scuola materna; una cosa del genere: ho detto a Pierino che è stupido perché lui mi aveva, per primo, detto che io sono cretina. Ma forse non è così: c’è senz’altro un’altra spiegazione, più sofistica ed esaustiva.
@ alessandra
Psiconano, meshato, Al tappone, questi sono insulti sui difetti fisici.
Marco Pendaglio no.
Marcozero no.
Siamo d’accordo?
Dove Facci ha detto “un fisico da verme”?
Qui avresti ragione.
grande Travaglio. E’ un uomo morale a cui pesano certe frequentazioni, a partire da lui stesso.
@Luigi.
Quelli dei due gentlemen alla puntata di Annozero sono argomenti da impiegate pettegole sulle vacanze del collega “antipatico”. Imbarazzante. Ma per loro prima di tutto.
Poi l’errore secondo me è di chi li invita aspettandosi chissà che ragionamenti di spessore. Sono anni che non fanno i giornalisti secondo me.
Il Giornale perdeva 22 milioni di euro l’anno. Capito? E sta ancora lì. Secondo te perchè?
Quando il gioco si fa duro i “feltri” cominciano a giocare. L’ha detto l’autore di ‘ste due paginette al minimo sindacale.
Mi fanno schifo Porro e Belpietro. Porro poi, con quell’aria di chi ti vuole ascoltare, gentile lui, come un cane con la coda in mezzo alle gambe, poi appena può (deve) parte con la mitragliata di cazzate. Pena e fastidio. Basta poi leggere tutti i commenti qui per capire che a sbroccare sei tu, Facci.
Alessandra, in realtà Facci scrisse che Travaglio aveva un fisico da “verme solitario” ; e lo disse per per rispondere a Travaglio che, a suo dire, usava sfottere colleghi giornalisti con nomignoli sul fisico .
Però un po hai ragione dato che Facci nel tempo ha pensato bene di deridere Di Pietro perchè fa il contadino, lo ha chiamato sovente “il corpulento dell’Italia dei Valori” ( e se pure il sostantivo “corpulento” non è offensivo non credo che lo sottolineasse come nota di merito), oltre ad augurare una rapida morte ad Enzo Biagi e un mucchio di altre cose che non sto qui a ricordare.
Per quanto riguarda il merito del post ovviamente non sono d’accordo sul fatto che le vacanze di Travaglio c’entrassero con l’argomento di cui si stava parlando ( Bertolaso ha distribuito appalti a questi signori e doveva starci attento, ed è ,o dovrebbe essere, quantomeno moralmente scorretto avere rapporti così intimi con gente che riceve benefici da te, mentre Travaglio frequentava un ufficiale antimafia e bisognava possedere la palla di vetro per capire che quello passasse informazioni a un tizio che era il prestanome di Provenzano).
E poi tirare fuori quelle faccende in quel modo non è corretto . Faccio un esempio per spiegarmi meglio.
Mettiamo che Facci sia invitato a un dibattito su Craxi. Ad un certo punto si passa a parlare del famigerato poker d’assi di rivelazioni con cui Craxi intendeva stroncare la carriera e la reputazione a Di Pietro. Facci, in quanto intimo di Craxi, tenta di spiegare come stanno le cose, ma improvvisamente salta su uno e gli dice “Tu stai zitto perchè sei stato intercettato mentre parlavi al telefono con Craxi anche di queste cose, tant’è che avevi un contratto con la Rai che ti hanno rescisso proprio per questo”. Ovviamente chiarisco subito che in quella era una telefonata normalissima e che non c’è assolutamente nulla di scabroso in quel che si dicono. Ma tu poi vallo a spiegare al pubblico che assiste al dibattito che in quelle telefonate non c’è niente di scandaloso, e che Facci non ha niente da spiegare e che la Rai gli ha rescisso il contratto con i soliti eccessi che si riservano ai pesci piccoli , mentre i pesci grossi restano saldamente al loro posto (tipo Alda D’eusanio).
Capito Facci?
P.S: Comunque una volta Porro stava sul cazzo a Facci. Adesso invece sembrerebbe di no. Vabbè.
@ Luigi:
…non ricordo più dove l’ho letto; magari FF, invece, se lo ricorda. Adesso provo a cercare.
Sul resto, non sono d’accordo: è, in effetti, vero che quelli che ho indicato io non sono “insulti sui difetti fisici”, ma sono, ad ogni modo, offese che nulla c’entrano con ciò che dicono o fanno coloro che quelle offese ricevono, quand’anche meritatamente. Non per nulla, ho, infatti, scritto che si trattava di un atteggiamento non identico, ma pur sempre simile, dove la non identicità risiede nel fatto che gli epiteti in questione non hanno ad oggetto l’aspetto fisico e l’analogia nel fatto che essi hanno comunque natura di insulti. In merito a quest’ultimo aspetto: si tratta di insulti che non hanno carattere generale (ad esempio: “Travaglio è un animoso coglione”, anche questo scritto da FF), ma vertono sullo storpiamento del nome; sono, cioè, piuttosto infantili e riguardano un elemento personale rispetto al quale l’offeso non ha alcuna “responsabilità”, esattamente come nel caso dei difetti fisici.
@ Neon
Il Giornale perdeva con Giordano, con Belpierto, con Cervi e con Montanelli, sempre per tutta la sua storia.
E B ha sempre ripianato il buco.
Be’. Anche l’Unità se per questo. Non capisco dove vuoi parare.
ma scusa, non sei tu quello che ha querelato un altro giornalista perché ti ha accusato di tingerti i capelli (o farti le meches, non ricordo)?
Piccole ignobili astuzie retoriche. Dunque, Facci scrive: “Continua cioè a indignarsi, Travaglio, per una velata accusa che solo Giuseppe D’Avanzo di Repubblica buttò lì tempo fa: che si fosse fatto pagare le vacanze dal citato prestanome di Bernardo Provenzano, qualcosa cioè che nessuno ha mai scritto (su Libero e su Il Giornale) e che semmai è stata giudicata un’ipotesi ridicola e improbabile per esempio dal sottoscritto”. D’Avanzo non mosse propriamente un’accusa. Neppure velata. Certo, parlò della famosa vacanza siciliana di Travaglio, che nel 2002 s’era rivolto a Pippo Ciuro – maresciallo della Gfd all’epoca in forza alla Dia – per trovare un alloggio estivo. Ciuro lo indirizzò a un albergo di lusso, tant’è che il giornalista ebbe poi a lamentarsi del conto a suo dire “gonfiato” e tuttavia regolarmente pagato. Fu nel 2003 che Travaglio, di nuovo in vacanza nell’isola, venne indirizzato da Ciuro in un residence di Trabia dove mancava l’essenziale negli arredi (lamentele raccolte nelle intercettazioni pubblicate): pare sia stato in questa circostanza che Ciuro contattò Michele Aiello (il famoso prestanome). Ma quest’ultimo non pagò mai il conto di Travaglio: ci sono le prove documentate di questo. D’Avanzo (D’Avanzo nell’immediato, non tu Facci per bonomia o lealtà) scrisse in proposito: “Ditemi ora chi può essere tanto grossolano o vile da attribuire all’integrità di Marco Travaglio un’ombra, una colpa, addirittura un accordo fraudolento con il mafioso e il suo complice? (…) Nessuno, che sia in buona fede, può farlo.” Quindi, per amor di verità: fu D’Avanzo stesso a dire subito che si trattava di una calunnia. La contestazione di D’Avanzo (secondo me assolutamente condivisibile) era una contestazione di metodo e non di merito. Ossia: preso un “fatto” (la frequentazione di Travaglio con il colluso Ciuro o le amicizie “mafiose” di Schifani) e depurato lo stesso dai suoi aspetti controversi, si può facilmente allestire – sono parole di D’Avanzo – uno “spettacolino pirotecnico” all’insegna di quell'”agenzia del risentimento” che Repubblica allora contestava a Travaglio come cifra ultima del suo stile giornalistico. E qui siamo al punto: una critica che nasceva come distinguo per non buttare tutto in vacca, nella cloaca dell’antipolitica e dell’anti-giornalismo, viene ora tartufescamente spacciata per “accusa”. Dal resoconto che Facci fa della puntata, deduco che Belpietro mette sullo stesso piano l’atteggiamento del capo della protezione civile – uno a cui sono state attribuite facoltà d’azione plenipotenziarie in situazioni d’emergenza e non – , che inserisce in agenda già nelle prime ore dopo il sisma incontri con questo o quell’imprenditore interessato agli appalti della ricostruzione, con il comportamento di un giornalista piemontese che per organizzare una vacanza siciliana si rivolge a un ufficiale giudiziario ex collaboratore di Falcone e amico di Ingroia. Uno che può arrivare in Sardegna per organizzare il G8 e accordarsi con chi gli pare e come gli pare in barba agli statuti regionali. Uhm. E questo lo chiamiamo: “sarà capitato anche a te di frequentare chi non dovevi”? Travaglio non sarà simpaticissimo. I metodi saranno discutibili. Ma chiunque non abbia portato il cervello all’ammasso, quando sente i giornalisti di Libero e del Giornale parlare, altro che due aspirine. Anticoagulanti ben più potenti servono.
GdF, non Gfd, ovviamente. Scusasse a vossia.
” e che semmai è stata giudicata un’ipotesi ridicola e improbabile per esempio dal sottoscritto”. ”
Si potrebbe anche aggiungere che l’ ” ipotesi ridicola e improbabile” viene dismessa come ” assurda” E però, spunta sempre qui e lì qualche allusione finto innocente.
Tipo, no, no, l’ipotesi è assurda, era solo per fare un esempio ma quando Travaglio tira fuori un assegno , veramente, sarebbe la vacanza del 2003 ( *), non quella del 2002, allora Travaglio tira fuori l’assegno anche dell’ altra vacanza, ma no, non c’è bisogno, non avevamo mica mai pensato che Travaglio potesse veramente essersi fatto pagare la vacanza da amici di mafiosi, e però, la cifra pagata mi sembra pochina e l’assegno è intestato ad un certo Giovanni, e chi sarà mai Giovanni, e poi, l’albergo era in amministrazione controllata, oh, ma con questo non voglio dire niente, ma è ben strano che…
And so on.
(*) diciamo, perchè non ricordo le date.
@ Lorenza
“che inserisce in agenda già nelle prime ore dopo il sisma incontri con questo o quell’imprenditore interessato agli appalti della ricostruzione”
e’ una accusa? Una prova di colpevolezza?
Ma scusa, che dovrebbe fare uno della protezione civile?
Ho capito male io? Non stava facendo il suo lavoro?
Il fatto che la PC possa saltare tutte le procedure per gli appalti e’ criticabile, per carita’. Ma e’ scritto nella legge e ci sono le sue ragioni. Ma ci rendiamo conto di quello di cui stiamo discutendo?
@ mj
ciao ciao!
Ehi! Oggi abbiamo anche un paio di servi del servo…
wow!
@Luigi
“e B ha sempre riapianato il buco”
è proprio qst il punto. E’ un giornale messo in piedi per fare la voce contro, propaganda. Serve solo per le rassegne stampa in tv. Adesso poi ti ritrovi perfino il condirettore comecavolosichiama del giornale su raidue il pomeriggio. A dire la sua. Ridicolo.
L’unità intanto ha avuto una storia un pò diversa, fatti una ricerca. Poi a me non piace , quindi che c’entra.
@Massarella
Sottoscrivo. Bastava vedere il sorrisetto che aveva mentre l’altra sera parlava di aspirine.
Porro era quello ke sempre ad Annozero sul caso d’Addario parlava della “solitudine” del Berlusca, poverino..
@Luigi, sembrano acclarati – sulla base delle indagini – i rapporti diretti e gli incontri a tu per tu tra Bertolaso e l’imprenditore Anemone. Ma è Bertolaso a dichiarare all’indomani dello scandalo: «Non ho mai assegnato alcun appalto. Ogni volta che abbiamo fatto dei lavori abbiamo affidato alle istituzioni pubbliche e competenti questo genere di incombenza». Certo, Anemone (quello della “cosa megagalattica per Guido”) ha vinto per il G8 una gara indetta da Balducci (uno che Di Pietro, da ministro, sollevò per due volte dall’incarico), indicato da tutti come il braccio destro di Bertolaso. Il capo della Protezione civile dice: «io ho avuto rapporti con Anemone come ne ho con tanti altri imprenditori e quando li incontro li incentivo a fare meglio, presto e bene». Uhm. Mi chiedi: “è un’accusa, una prova di colpevolezza?”. Il pm ritiene “fondato” il sospetto che tra Bertolaso e Anemone ci sia stato del passaggio di denaro, perché in occasione dei loro incontri Anemone si procurava delle somme in contanti. Il Pm, non io. Io al massimo leggo i giornali. E torno a dire che il paragone tra le frequentazioni di Travaglio e quelle di Bertolaso mi pare pretestuoso. Quanto poi allo statuto e alle competenze della Protezione civile, ti ricordo che è stato stralciato dal ddl l’art. 16 che saltava a piè pari le norme antitrust sull’aggiudicazione degli appalti (norme che già saltano negli stati d’emergenza, voce sotto la quale vengono ormai rubricati anche i grandi eventi. E non a caso, credo). “Ma ci rendiamo conto di quello di cui stiamo discutendo?” mi chiedi. Cerchiamo. Ci sforziamo di capire. Poi ognuno ha le sue idiosincrasie: io ne ho per questo mito degli “uomini del fare”, espressione che trovo odiosa tra l’altro. Quindi così, a occhio, un uomo come Bertolaso che gode di prestigio personale e di ammirazione popolare, centro propulsore di un’organizzazione complessa che si presta a mille interventi, a stretto contatto con Berlusconi, ecco io lo vedo in una posizione delicata e fragile. E poiché vivo – viviamo – in questo Paese, si può ben immaginare quanti lestofanti abbia alle calcagna uno così. Se poco poco hai delle debolezze, sei alla loro mercè. Infine, alla Protezione civile competono, oltre che attività di previsione, prevenzione e soccorso, anche interventi di ripristino. E su quest’ultimo punto ci si muove perfino con più solerzia rispetto alla prevenzione (cfr. le polemiche dopo il sisma aquilano): ma ripristino dovrebbe voler dire in prima istanza ricostruzione (nella fattispecie di un centro storico di grande pregio artistico). E a L’Aquila s’è seguita invece una strada diversa, nonostante il dissenso dei cittadini. Dunque dov’è la facoltà di autodeterminazione delle città o delle regioni colpite da calamità o sede di grandi eventi? La tiriamo fuori solo quando dobbiamo scrollarci di dosso qualche pesante sospetto? Sono domande. Solo domande.
vorrei avere un euro per ogni secchiata di merda che facci ha preso in questo sito,
niente da fare, è di gomma
centinaia di righe sul nulla cosmico
una scoreggetta di MT vale + di mille FF
@ Lorenza
Due secondi e poi vi lascio.
Tu dici “Il pm ritiene “fondato” il sospetto che tra Bertolaso e Anemone ci sia stato del passaggio di denaro, perché in occasione dei loro incontri Anemone si procurava delle somme in contanti.”
C’e’ un fondato SOSPETTO. E Travaglio che fa? Bertoladri.
Tu poni domande. Giustissimo.
Travaglio pronuncia sentenze.
“ricostruzione (nella fattispecie di un centro storico di grande pregio artistico). E a L’Aquila s’è seguita invece una strada diversa, nonostante il dissenso dei cittadini. ”
Pero’ i cittadini si lamentano anche di non essere ancora nelle loro case, si lamentavano che erano ancora nelle tende, si lamentano di non poter ancora entrare.
O li sistemi subito in nuove case o aspettano finche non sono a posto le vecchie, posto che lo si possa fare. Perche’ vedi, qui stiamo parlando tutti di cose di cui non sappiamo niente, perche’ non siamo ingegneri civili esperti in ricostruzione sismica che sono andati sul posto a verificare quello che e’ fattibile.
E se permetti non mi fido dell’obiettivita’ di Travaglio.
Infine ti ricordo che una persoan e’ innocente fino alla condanna definitiva. Se no e’ medioevo.
Buona notte e scusa se non rispondo a tutto.
che Facci (gli piaccia o meno Feltri è irrilevante) sia pagato per fare figure di merda non rileva. Quello che rileva è perchè Facci scrive su Macchianera. Quale ricatto ignobile ha fatto a Neri?
Un giornalista che non critica nessuno se non Di Pietro e Travaglio senza vedere il guano che lo circonda dove lavora …. che credibilita’ ha????
Adoro Macchianera ma gli articoli di Facci son illeggibili per il modo e i toni…. e mi scuso per il tono di questo commento.
A 40 anni si fa le meches, e’ orgoglione di lavorare dove lavora e poi da dello sbroccato a Travaglio che e’ accusato con falsita’ e nonha tempo per rispondere…
Ma mi facci il piacere…
Di solito usi il gel?
Non mi era mai capitato, di vedere Travaglio così tanto alterato.
o per giunone, ma quanti caratteri sono?
che il dio dei blog ti fulmini
non lo leggo, chiaramente.
tu preghi il dio dei blog?