Il Grande Elenco Telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso) /14

Il Grande Elenco Telefonico della Terra e pianeti limitrofi (Giove escluso)(…continua /13)

–  Mi scusi un attimo…

–  Prego.

– 

–  …

–  Rieccomi.

–  Cos’è successo?

–  Niente, la folla qui fuori rumoreggiava.

–  Ah sì? Che cosa gridava? E’ in pericolo? La stanno minacciando?

–  No, nessun pericolo, e non gridava nessuno: uno, in fondo, ha tossito.

–  Uno?

–  Sì. E’ alquanto fastidioso, non trova?

–  Uno di non mi ricordo quanti miliardi siete intorno a quella cabina del telefono?

–  Tremiliardi centosessantottomilioni quattrocentoundicimila settecentoventinove, compreso me.

–  E vuole farmi credere che stanno tutti lì in silenzio?

–  Devono, se vogliono che io la senta.

–  Nessuno che rumoreggi, fischi, borbotti, si lamenti o preghi?

–  Mi scusi?

–  Lei sta gestendo da solo una situazione non facile, per questo le chiedevo se qualcuno non si fosse messo a fare rumore, a fischiare…

–  No, l’ultima cosa che ha detto.

–  Non c’è nessuno che si sia messo a pregare?

–  A pregare chi?

–  Beh, che ne so: Dio.

–  E dovremmo pregarlo di fare cosa?

–  Di risolvere il vostro problema, per dirne una.

–  E perché dovrebbe riuscirci?

–  Direi innanzitutto perché è Dio, e quindi, se ci credete, credete anche che sia onnipotente.

–  Probabilmente non stiamo parlando della stessa persona.

–  Non capisco: voi non avete un Dio?

–  Certo che ce l’abbiamo, ma deve sapere che ci abbiamo litigato.

–  Ci avete litigato?

–  Esatto.

–  Con Dio?

–  Sì.

–  Tutti e tre miliardi?

–  Non vedo cosa ci sia di strano.

–  Beh, si può credere che Dio esista o non esista, ma non ci si può litigare.

–  E perché no? Qui non si tratta di credere: noi l’abbiamo visto, siamo certi che esista. Solo che non è questa gran persona.

–  In che senso?

–  Vede, noi ci trovavamo abbastanza bene con il nostro Dio precedente.

–  Precedente?

–  Sì. Era davvero un grand’uomo: molto occupato, certo, ma trovava sempre il tempo di ascoltare i problemi di tutti. Ovvio che c’era una lunga fila, ma bastava inoltrare regolarmente la domanda e si poteva stare certi che un giorno la risposta sarebbe arrivata.

–  Se ho ben capito quel che mi sta dicendo, questo è quello che noi chiamiamo “pregare”.

–  Non vedo perché avremmo dovuto pregarlo di risponderci: era il suo mestiere.

–  Messa così non fa una piega.

–  Certo che no. Insomma, le stavo dicendo che era una persona tutto sommato a posto.

–  Tutto sommato?

–  Sì, beh, chi è che da giovane non ha fatto qualche fesseria? Quella faccenda dell’insider trading si è poi risolta con un’archiviazione. E anche quella brutta storia della truffa sulle reliquie: alla fine non c’erano prove.

–  Un attimo, altrimenti mi confondo. Mi stava raccontando che vi fidavate di lui. Poi cos’è successo?

–  Beh, è semplice: un giorno è morto.

–  Dio è morto?

–  Prima o poi doveva succedere.

–  Lei dice?

–  Certo: sapevamo da un po’ che non stava bene. Ultimamente, anche negli affreschi, aveva un colorito piuttosto pallido. I problemi sono iniziati quando il figlio ha preso il suo posto: non ci era proprio tagliato. Era assolutamente disinteressato a qualsiasi cosa ci succedesse: dormiva fino a tardi perché tirava mattina nei locali; frequentava brutta gente; giocava pesante e perdeva spesso; dilapidava il patrimonio in donne, macchine sportive e chissà cos’altro. E aveva sempre quest’aria, come dire?… Assente.

–  Giusto per capire: stiamo sempre parlando di Dio, quello che dovrebbe avervi creati…

–  Macché. Questo si è trovato tutto il lavoro già fatto. Succede sempre con i figli di papà, quelli che nascono e si trovano la pappa pronta: se uno ha per le mani una fortuna che non ha guadagnato, perché in vita sua non ha lavorato un giorno che sia uno, ovvio che alla fine manda in malora l’impero di famiglia.

–  E l’ha fatto?

–  Le basti sapere che una volta ci ha persi a poker.

–  Ha perso cosa, precisamente?

–  Tutto il pianeta, noi compresi.

–  Ah.

–  Aveva in mano una coppia di sette e due ed è andato a vedere la scala di un Gioviale: si può essere più scemi?

–  E come siete riusciti a riavere il vostro pianeta?

–  Abbiamo fatto una colletta che ha coperto parte del debito, e per il resto abbiamo dovuto impegnare i nostri anelli.

–  Le fedi d’oro?

–  Non so nemmeno che cosa siano, queste fedi: io intendevo gli anelli attorno al pianeta. Ne avevamo di bellissimi: sono quelli che ora vedete attorno a Giove.

–  Gli anelli di Giove erano vostri?

–  Già. Li abbiamo persi in quella mano. Hanno solo dovuto farli un po’ allargare, perché non gli stavano.

–  E così, semplicemente, un giorno ci avete litigato? Col figlio, dico.

–  Più che altro abbiamo smesso di parlarci.

–  Voi con lui?

–  Sì, e lui con noi. Non abbiamo sue notizie da qualche anno: l’ultima volta che è stato visto l’hanno fotografato mentre usciva da una clinica per la disintossicazione e alzava il dito medio ai paparazzi. Lei capisce che non ci facevamo una bella figura, anche con le altre specie…

–  Perché, ognuna ha un suo Dio?

–  Mi sembra più che ovvio. Che cosa pensavate, che fosse il vostro a gestire tutto?

–  A dire il vero, sì.

(continua… /15)

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