Dovete perdonarmi: io ero rimasto a “Tocca l’albicocca”. Era il 1985, e quindi avevo quattordici anni. Comprai il nastro tarocco da un ambulante sulla spiaggia. Quando mio padre chiese che cassetta avevo comprato, risposi sul vago: «Boh, niente, un gruppo». «E come si chiama?». «Eeh, Squallor, credo.».
Andavo sul sicuro: mio padre era uno di quelli per cui la musica pop (come il rock, il punk, il reggae) non era stata inventata. E, nel caso qualcuno l’avesse invece fatto, non apparteneva a questo mondo.
Quella sera stessa il Tg2 fece un servizio pieno di “bip” sul “fenomeno Squallor”: «…Testi volgari che riscuotono un incredibile successo tra i giovani», e il giorno dopo il Corriere dedicò agli Squallor l’intera pagina: “L’apoteosi del turpiloquio”.
Non che mi fu in seguito impedito di ascoltarli o di acquistarne i dischi, solo che – per me – gli Squallor finirono lì, con “Tocca l’albicocca”. Poi ne sentii parlare sempre occasionalmente, e con poco entusiasmo.
Resta da dire che qualche giorno fa, cercando la discografia completa di Vasco Rossi mi sono imbattuto in un refuso: “Albachiava”.
Non devo essere certo io a spiegarvi come procurarvela. Sta di fatto che magari il ritornello no, ma la costruzione del testo e tutto il resto sanno di Vasco.
E le parole non sono neanche da buttare via.
ALBACHIAVA(Squallor – Cerruti, Bigazzi, Savio – 1994) | |
Tu che respiri piano, dentro l’ascensore Con le scarpe in mano, per non far rumore E l’alba ti somiglia, mentre ti addormenti E la città si sveglia Con tutti i tuoi pensieri scritti sul diario Albachiava, e pure alla tua età… eeh… Albachiava, e tu non me la dai… no… Se qualche volta in bagno segui le tue dita La sera ti addormenti con le tue cassette Albachiava, e tu non sai cos’è Albachiava, e tu non me la dai… oh |
– (parlato) Guarda quanta gente…centomila persone tutte per meee… – Eh, non t’illudere, quarantamila è omaggi… – Centomila, abbiamo guadagnato… – …Trentamila tra carabinieri, finanzieri… – …Abbiamo fatto… quanto abbiamo fatto? – Vieni, vieni, attento al gradino… vieni che sei un po’ insagnato… – Quanto abbiamo guadagnato stasera? – Niente, niente, tut… tutto gratis… – Cinquantamila bigliet… centomila persone… – No, no… non t’illudere, non t’illudere… – Ciao, pubblico! – Sì, non c’è più nessuno…sei rimasto solo. Chi saluti? Andiamo al Matriciano. – Dammi qualche soldo per tutto… – No, dopo, dopo, dopo… – Dammi qualcosa… poi gua… – Che devi comprare? – La cena… – Sì…oh… Tira la porta, tira, tira… – Ciao pubblico! – Tira la porta, tira… – Ciao pubblico! – Ancora? Non c’è nessuno. Andiamo… E’ rimasto un vigile urbano, andiamo… – Ciao vigile! – Dai, basta… – …E in quela compilation… – Andiamo!… – Ragaz… – Fatti le an… – Ciao!… – Fatti le analisi domani mattina – Centomila tutti per noi… – ‘Diamo… E stai lavorando troppo… Fatti un check-up… – C’ho fame!… – Fatti un check-up… fatte fottere, jammucenne. – Ciao pubblico! – Ahhh… non c’è nessuno! ‘Diamo… andiamo… andiamo… |
Vandalo: *Franco*, non Fabio. A parte questo: volevo aggiungere: si, gli Squallor sono musicisti veri e anche nelle goliardate “squallide” ci sono delle autentiche perle [dal punto di vista musicale].
Inoltre, c’è un giovane virgulto della stessa pianta degli Squallor, si chiama Gianfranco Marziano [sino a poco tempo fa qui http://www.squallor.com/marziano c’erano i suoi MP3, adesso non c’è nulla, ma io ho fatto in tempo a scaricarli] che promette bene (anche se per apprezzarlo appieno bisogna capirci qualcosa di dialetto salernitano)
“Ho un toro nelle mutande!”: che nostalgia…
Non solo Bigazzi, ma tutti gli Squallor sono musicisti e session man che compongono e suonano per cani e porci (andatevi a leggere gli autori di qualche SanRemo, per intenderci…).
Nel tempo libero da una 20ina d’anni fanno gli Squallor.
Per chi fosse interessato a ricercare, i titoli di alcuni (non certo tutti!) loro dischi sono questi: “Vacca”, “Troia”, “Palle”, “Cappelle”, “Arraphao”, “Cielo Duro”, “Tocca l’albicocca” e molti altri.
Naturalmente sono consigliati i primi lp, di ben altro spessore rispetto alle ultime, un pò deboli, produzioni.
100% daccordo con Fabio del commento sopra: “Berta” spazza via tutta la canzone italiana. Dopo lei il deserto!
Pensa certe volte uno quanto sa essere trasformista e versatile!!
pensa che bigazzi si è poi riciclato con successo per Masini, Vallesi e Tozzi.
quando sei disperatooo
o la malinconoooooia sono opera sua
E’ “Berta” il “gran pezzo”.
Con “Volare”, il brano più bello di tutta la canzone italiana del dopoguerra.
E visto che, dice Neri, sapete benissimo come procurarvi “la rrobba”, invece della sola “Albachiava”, fate uno sforzo e procuratevi l’intera discografia (qualche Gigabite di “rrobba”): “open your mind”!
è il loro ciclo dei Pierpaoli a meritare tutta l’attenzione di un melomane….
consiglierei anche due pietre miliari pre-neomelodiche come “Curnutone” e “O tiempo se ne va”.