– Lei vuole farmi credere che se guarda fuori dalla cabina del telefono vede tre miliardi di persone?
– …e centosessantottomilioni quattrocentoundicimila settecentoventinove.
– E cosa fanno?
– Aspettano.
– Che cosa?
– Che lei mi dica qualcosa di utile.
– Credo di averle già spiegato che non posso esservi d’aiuto in nessun modo, purtroppo.
– Sì, però, se per lei fa lo stesso, io aspetterei la fine della telefonata per dirglielo. Non vorrei che si deprimessero.
– Ma noi non sappiamo quanto sarà lunga questa telefonata.
– Appunto.
– Quindi non sanno che vi siete persi in giro per la galassia e che nessuno verrà a prendervi?
– No, per il momento sto sorridendo e facendo sì con la testa come se mi stesse dando preziose informazioni che ci salveranno la vita.
– Certo. Le manca solo di fare il segno di “ok” con il pollice, a questo punto.
– Potrei, certo, se la nostra razza avesse il pollice.
– Non ce l’avete?
– No.
– Non deve essere bello.
– E’ piuttosto scomodo, in effetti, ma ci si abitua.
– Noi ci vantiamo di essere evoluti proprio per il fatto che abbiamo il pollice opponibile.
– Non ho capito: vi credete più avanzati solo perché a un certo punto vi è spuntato un dito in un posto strano?
– Non ci è spuntato. Ce lo avevamo anche prima. Solo che a un certo punto si è spostato ed è diventato, appunto, opponibile rispetto alle altre dita.
– Quindi, se ho ben capito, avete deciso che avete il diritto di governare il vostro pianeta solo in ragione del fatto che siete l’unica razza dotata di un pollice opponibile.
– No, no, aspetti: il pollice opponibile ce l’hanno anche le scimmie, per dire.
– Cosa sono le scimmie?
– In teoria sono gli animali da cui discendiamo: molto tempo fa, noi eravamo scimmie.
– Quindi un animale è una cosa che non si è evoluta.
– Uhm. No. Diciamo che si è evoluta per i fatti suoi, in un’altra maniera rispetto a noi. Un po’ meno.
– Un animale non sa fare le cose che sapete fare voi?
– Direi di no. Mettiamola così: un animale capisce meno cose. Tu gli dici: portami le pantofole, e lui ti porta le pantofole. Riconosce poche parole, pochi ordini precisi.
– Intanto non capisco perché è importante che un animale vi porti le pantofole.
– Perché così non dobbiamo fare la fatica di alzarci.
– Perché le pantofole sono molto lontane, in genere?
– No, magari solo nell’altra stanza, ma non è questo il punto.
– Allora mi dica lei qual è il punto.
– Beh, intanto che quell’animale è felice di portarci le pantofole.
– E’ davvero felice o vi fa credere di esserlo?
– No, direi che è felice.
– Da che cosa lo capite?
– Beh, ogni animale ha un modo diverso di dimostrarlo. I cani, ad esempio, scodinzolano.
– Cioè?
– Muovono la coda molto velocemente.
– E come lo sapete che quando muovono la coda molto velocemente sono felici?
– Abbiamo dedotto che lo siano.
– Glielo avete mai chiesto?
– I cani – e gli animali in genere – non possono parlare.
– E questo vi dà il diritto di trarre conclusioni per loro conto?
– Beh, no…
– O chiedere loro cose assurde come portarvi le pantofole, come se non potessero venire da sole?
– Non potessero cosa?
– Chiamarle. Basta chiamarle, e loro arrivano.
– Le pantofole?
– Certo.
– Le pantofole non sono vive.
– Lei sta scherzando, spero.
– Sono cose inanimate.
– Mi sta dicendo che voi, d’abitudine, calzate pantofole morte?
– No, aspetti… Sono solo… cose… fatte di stoffa. Non hanno mai avuto una vita. Le compriamo già così.
– Già cadaveri.
– Ma perché, le vostre invece sono vive?
– Direi.
– Le chiamate, e quelle arrivano?
– No che non basta questo…
– Ah, ecco…
– …Bisogna chiedere “per favore”, ovviamente.
– E si fanno calzare?
– Se ne hanno voglia.
– Ho capito. Io però vorrei garantirle che non è che le nostre vengano uccise.
– Aspettate che muoiano?
– No, no, siamo fuori strada, non riesco a spiegarmi. Come prima, con la cosa del pollice opponibile.
– A me sembra di avere capito benissimo. La vostra razza si ritiene superiore a qualsiasi altra presente sul pianeta sulla base di motivazioni insussistenti e presunti vantaggi anatomici.
– No, è qui che sbaglia. Il vantaggio di avere il pollice opponibile non è affatto relativo: è, probabilmente, una delle cose che ci ha consentito di evolverci e imparare a maneggiare gli oggetti, realizzare manufatti… Le nostre mani, più ancora dei piedi, che non hanno un dito opponibile, ci sono necessarie per vivere.
– Lei però mi ha detto che le mani ce le hanno anche le scimmie.
– Esatto.
– Allora cos’hanno di diverso da voi? Gli mancano i piedi?
– No. Cioè, sì, gli mancano. Al loro posto hanno altre due mani.
– Ha-ha! Le scimmie hanno quattro mani!
– Sì, beh, è risaputo.
– Quindi ben quattro pollici opponibili contro i vostri miseri due.
– Sì, è esatto.
– Lo vede?
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