Milano, 21 giugno 2018
“OLTRE AL DNA DI BOSSETTI SUGLI SLIP DI YARA C’ERA QUELLO DI UNA TERZA PERSONA”: SPUNTA IGNOTO 2
Lo afferma il Prof. Peter Gill, genetista di fama mondiale, più volte citato – addirittura in una relazione dei R.I.S. – e stimato sia dall’accusa che dalla difesa al processo contro Massimo Bossetti per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio.
“Oltre al DNA nucleare di Massimo Bossetti e al DNA mitocondriale di Yara c’era per forza il mitocondriale di una terza persona”. È quanto ha dichiarato ieri il prof. Peter Gill, padre della genetica forense con cattedra all’Università di Oslo, ed esperto di fama mondiale sulle ricerche legate al DNA sui luoghi di un delitto.
La troupe del documentario “Unknown1”, che racconterà in 8 episodi il caso di Yara Gambirasio, tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre 2011 mentre percorreva i 700 metri che dividevano la palestra da casa, e ritrovata uccisa tre mesi esatti dopo in un campo a una decina di chilometri, a Chignolo D’Isola, ha avuto occasione di intervistare approfonditamente il prof. Gill a margine del convegno “In DNA Veritas?” organizzato dal Rotary di Todi.
Peter Gill, peraltro, non è un esperto qualsiasi, ma il genetista che è stato più citato nel corso dei due gradi di giudizio del processo per l’omicidio di Yara (la Cassazione si esprimerà il prossimo 12 ottobre), ugualmente stimato dall’accusa e dalla difesa.
Al microfono di Camilla Paternò dello staff di “Unknown1” il prof. Gill, ha risposto a alcune domande e analizzato i dati ufficiali tratti dalle perizie effettuate dagli esperti dell’accusa, concludendo che “doveva per forza esserci una terza persona”
Attualmente il delitto ha un solo colpevole, Massimo Bossetti, quasi cinquantenne muratore di Mapello, condannato all’ergastolo in primo grado e in appello sulla base di una traccia di DNA trovata dagli investigatori sugli slip della ragazzina.
Catturato dopo una rocambolesca indagine durata quasi 4 anni, l’imputato e i suoi difensori hanno sempre contestato l’esame del DNA che ha portato alla sua colpevolezza, sulla base di un’anomalia che però le giurie non hanno voluto tenere in considerazione: sugli slip della ragazza è presente solo il DNA nucleare di Bossetti, ma non il DNA mitocondriale. È un caso che non può verificarsi in natura: sarebbe come dire che, in un uovo, il tuorlo contiene le informazioni della gallina che l’ha covato, mentre l’albume appartiene a una gallina estranea.
La troupe di “Unknown1”, guidata da Gianluca Neri, autore e blogger di Macchianera.net, ora dedito ai documentari, non è nuova a scoop simili legati al caso di Yara: proprio un anno fa di questi tempi fu lui a produrre una foto satellitare scattata nei tre mesi in cui il corpo di Yara – secondo l’accusa – avrebbe dovuto trovarsi nel campo di Chignolo e nella foto, che pure aveva una risoluzione al suolo di 50 centimetri per pixel, il corpo non sembrava esserci.
“Il nostro documentario è appena entrato nella fase di produzione – afferma Gianluca Neri –: lo stiamo realizzando e ci prenderemo 8 episodi per raccontare fin nel minimo dettaglio una storia di cui sembra di sapere molto e della quale tutti conoscono forse solo il 20%. Sarà il “Making a Murderer” italiano, con la differenza che a noi non interessa indurre gli spettatori a credere che l’attuale imputato sia colpevole o innocente, quanto raccontare il meccanismo infernale che, tra magistratura e stampa, si mette in moto quando si verifica un delitto: noi vediamo una sola vittima, ma le vite rovinate (quelle di madri, padri e figli, parenti, amici, colleghi e persone che sono solo capitate per caso nel posto sbagliato nel momento sbagliato) sono decine e a volte, come in questo caso, centinaia. Abbiamo ritenuto fosse più che corretto e addirittura doveroso, trattandosi di questioni su cui si deciderà la libertà o il carcere a vita per una persona, diffondere il video adesso, consegnandolo alla stampa, senza aspettare l’uscita del documentario tutto intero”.
Ma tutto ciò è stato formalizzato in una perizia o rimane una chiacchierata tra amici? Questo importante dettaglio non sembrerebbe mai chiarito….
ma che c’entra, basta che una giornalista mostri cinque minuti due fogli per avere l’equivalente di una perizia e soprattutto la conoscenza dei dati sufficiente a redigerla (ups, a dirla in tv)…o no? ;)
Da qualche parte ho letto che c’era anche in gran quantità quello di una persona, identificata, sul giubbotto di Yara, specialmente sulle maniche.
Su un caso gravissimo e controverso come questo una buona magistratura non si fermerebbe agli apparenti ma controversi successi,dovrebbe indaagre realmente a fondo fino a certezza assoluta,e fugare ogni dubbio che il colpevole sia ancora in libertà.
Non me ne faccio nulla di un Bossetti dentro se per caso il vero mostro è fuori.