Bossetti: se non sarà questa volta sarà un’altra. Prima o poi una nuova perizia dovrete concedergliela.

Io di tutta la vicenda di Massimo Bossetti penso una sola cosa: che prima o poi questa corte o un’altra dovranno concedere la perizia su quel DNA. E che com’è naturale, fino al giorno in cui succederà e non si avrà una certezza scientifica certificata da un organismo indipendente, si continuerà a parlare di questo caso in modi che francamente non sono sani e non sono nemmeno normali.

Mi piacerebbe vivere in un paese che, in casi come questo, quando serve analizzare migliaia di fattori con la dovuta calma e la necessaria serenità, non si riduca a gravitare attorno ai freak che, da una parte e dall’altra, colpevolisti e innocentisti, orbitano attorno a questo e altri fatti di cronaca nera (e no, per non essere equivocato specifico: non tutti quelli che si interessano a questo caso sono dei freak, altrimenti io sarei il primo; ma obiettivamente possiamo fare tranquillamente a meno di giornali forcaioli che si vantano di possedere e aver letto gli atti prima dei giurati da una parte, e di scellerati che pubblicano foto di cadaveri per dimostrare una tesi dall’altra).

Della nuova perizia mi chiedo: qual è la paura? Se si ha fede nella scienza non c’è risultato che si possa temere. E credo che le parti civili dovrebbero essere le prime a ritenere che una certezza in più non debba rappresentare un ostacolo alla ricerca della verità.

Se il risultato sarà un chiaro DNA composto dal nucleare di Massimo Bossetti e dal mitocondriale non di uno sconosciuto, ma di Massimo Bossetti, allora pace: dategli l’ergastolo, e per piacere passiamo ad altro mentre la giustizia percorre il suo corso senza rompicoglioni a tirare la giacchetta.

Se il timore, invece, è che il risultato possa essere nuovamente poco chiaro, quella cosa ha un nome: si chiama ragionevole dubbio. Che a quel punto anche le parti civili dovrebbero iniziare a nutrire.

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