Stanotte (ep. 8: “Nerd”)

150729stanotte008RssButtonpodcast disponibile su iTunesIn ogni puntata di questo podcast ascolterai una storia diversa, scelta tra quelle che mi hanno più colpito, incuriosito o che mi hanno lasciato con più domande che risposte.

Alcune ti piaceranno, altre ti faranno incazzare, altre ancora ti coinvolgeranno al punto da farle tue e raccontarle a tua volta.

Perché è questa la sostanza di cui siamo fatti, alla fine: di un po’ di storie che ci capitano, e di altre che sembrano belle da raccontare.

Questa è la storia di Stanotte.

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Il testo è tratto da un vecchio post della scrittrice Micol Beltramini sul suo blog “Vienimi nel cuore”. Eccolo qui:

Come le sapevo, tutte quelle cose sui fumetti? È semplice: la stanza dell’ex fidanzato storico era tappezzata di librerie che contenevano solo fumetti. Imbustati. Uno per uno. Il primo giorno mi aveva dato da pensare. Pensavo di essermi imbattuta nell’ennesimo sciroccato, questo nello specifico maniaco dell’ordine. Non era così. Dovevo ancora imparare a conoscere la categoria di uomini che sarebbe diventata la mia croce e la mia delizia per il resto dei miei giorni: i nerd.Al contrario di ciò che pensano in molti, la parola nerd non è sinonimo di sfigato. Oddio, anche lì: dipende. Se la vostra idea di sfigato assomiglia a un tizio cresciuto tra gli anni ottanta e gli anni novanta, che sa a memoria un delirio di film e che ha almeno una passione specifica a scelta tra cinema, fumetti, videogiochi e tecnologia, allora sì: il nerd è uno sfigato. Questo non significa che non sia intelligente. Di fatto, uno dei motivi per cui sono così attratta dai nerd è che sono tra le persone più intelligenti, stimolanti e piene di immaginazione che possa capitarvi di incontrare. Solo che in genere usano tutte queste qualità esclusivamente all’interno del loro habitat, e sono relativamente inadatti alla vita sociale. Però, a patto di saperli comprendere e apprezzare per quello che sono, sono meravigliosi. E c’è anche questa cosa: una volta che ne hai amato uno, particolarmente se ci hai vissuto insieme, poi non riesci più a tornare indietro. Potrà sembrarti un sollievo, all’inizio, uscire con qualcuno a cui non frega niente di andare a vedere il quarantasettesimo Alien contro Predator, che non ha mai giocato a D&D e che se gli parli della modalità multiplayer di Halo 3 ti chiede per favore di tradurre; potrà sembrarti una benedizione che costui non possieda due computer fissi e un portatile della Apple, tutti assolutamente indispensabili, più due hard disk esterni di cui uno dedicato esclusivamente al porno; potrai addirittura esultare nel venire a sapere che non è iscritto a nessun social network, che non ha un blog, non chatta, e sarai forse persino contenta di sapere che ascolta banale musica pop anziché rock&roll, elettronica o colonne sonore di anime giapponesi in lingua originale; eppure sulla lunga distanza le cose cambieranno, e Nerdolandia finirà col mancarti più di quanto credi. L’assenza di una collezione di milletrecento vinili, in una casa, comincerà a sembrarti indice di scarsa passione; il fatto che lui ti dedichi tutto il suo tempo anziché passare la giornata a scaricare updates per il suo Iphone finirà con l’annoiarti terribilmente; il botta e risposta standard del dopocinema – “ti è piaciuto?” “sì, e a te?”- ti metterà addosso un’ansia terrificante. Da ultimo, non potendoti più addormentare al suono del Nintendo DS, comincerai a soffrire d’insonnia. Allora, dopo aver tirato più e più volte delle sane crapate contro il muro, comincerai a chiederti cos’è che ti manca tanto del dividere la vita con un nerd, in particolare del tipo fumettista. E capirai questo: ogni sceneggiatore, disegnatore, ma anche solo appassionato di fumetti, è stato un tempo un bambino meraviglioso. Un bambino nato con una voglia di vivere che non gli è mai stata nella pelle, con in testa universi che avrebbero fatto impallidire il nostro; senonché a un certo punto qualcosa è andato storto, e quel bambino meraviglioso, ferito e annoiato dalla vita, ha deciso che piuttosto che adattarsi e diventare come gli altri – in una parola: crescere – tutto sommato gli conveniva separare i due mondi: quello al di fuori, in cui investire il minimo delle energie vitali; e quello nella sua testa, vivo di concetti fulgidamente opposti quali Bene e Male, pullulante di donne dalle tette enormi ma al tempo stesso intelligenti, emozionanti e devote, in cui i nemici sono sempre concreti e agiscono secondo piani razionali, e le decisioni importanti, fatte le debite riflessioni, vengono prese d’impulso, con il coraggio di vincere o perdere; un mondo tendenzialmente ordinato, in cui le brutture siano sempre risolvibili o estirpabili, così che si possa tornar tutti a mangiare torta di mele, consapevoli di cosa è davvero importante; un mondo, soprattutto, che ci sia sempre speranza di salvare, o quantomeno di veder progredire giorno dopo giorno, anche per merito tuo. E allora capite che non c’è gara. Perché quel bambino, chiuso nella pancia del fumettista, aspetta da sempre di incontrare la bambina chiusa nella mia; e una volta che quei due matti si sono visti e riconosciuti diventa impossibile tenerli lontani. Che gliene può importare, a loro, se la vita pratica tra i rispettivi involucri è un completo disastro?

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