L’orribile mondo tutto attorno al letto sotto il quale ti sei nascosto

C’è questa cosa del video del bambino di Padova conteso dai genitori e prelevato – in modo che potremmo definire quantomeno “maldestro” – dalla Polizia nelle ore di scuola.

C’è che in casi come questo le campane non suonano mai all’unisono, e giornali e telegiornali fanno ascoltare quella che ritengono possa essere più “popolare”.

C’è che “as the story develops” – come usano dire gli americani per non dare l’impressione che la notizia sia quella lì, confezionata ancora a caldo, impacchettata in modo definitivo e accompagnata dal sigillo “questo è tutto è quel che c’è da sapere: non c’è niente altro di utile affinché possiate farvi un’opinione” – vengono alla luce nuovi particolari che cambiano la portata della vicenda.

C’è che le separazioni non sono mai un bicchiere d’acqua fresca da buttare giù, per nessuno dei protagonisti, e, se vai a vedere bene, ci sono sempre ragioni e torti in genere divisi, anche se non egualmente.

C’è anche che – al di là dell’ultimo brutale ma riuscito tentativo di prelievo – in passato erano stati tentati altri approcci, tutti rifiutati dal minore in questione, che – come soluzione – aveva trovato quella che nel piccolo mondo di un bambino è la più efficace e appropriata: andare a nascondersi sotto il letto).

E insomma, ci sono tutte queste e tante altre cose da tenere in considerazione, eppure è chiaro che in questa storia – per leggerezza, per rabbia, per vendetta, per stupidità – ci sono solo colpevoli (fatto salvo l’innocente  che gridava e strepitava e si divincolava, ché a dieci anni è difficile capire perché la Polizia – signori con la divisa e la pistola, che arrestano i cattivi – ti abbia fatto restare solo in classe mentre i tuoi compagni venivano spostati nella palestra, per venire a prendere con la forza te, proprio te, che sei un bambino, che cerchi un letto sotto il quale nasconderti, e questa volta il letto non c’è).

E quindi sono colpevoli i parenti della madre, che ai suoi occhi non sono riusciti a camuffare l’orrore della situazione in qualcosa di più accettabile e magari risolvibile con calma in seguito.

Colpevole è  la madre – che peraltro il giorno successivo era già reduce da trucco e parrucco per presentarsi davanti alle telecamere di Mattino 5 – per avere scelto la guerra nucleare globale giocandosi un solo soldatino in trincea: suo figlio.

Colpevole è il padre – che peraltro era quello che nel video trascina il bambino per le gambe, peggiorando il già poco delicato approccio della Polizia – per avere googlato alla ricerca di una fesseria che giustificasse l’isolamento del figlio da dare in pasto al Tribunale, e averla trovata.

Colpevole è la Corte d’Appello di Venezia, per avere abboccato a quella fesseria e avere emesso un decreto sulla base del fatto che qualche psicologo idiota aveva diagnosticato al bambino la “Pas” (la sindrome da alienazione parentale, che prevede che il bambino venga prelevato dalla famiglia materna e “resettato” in un luogo neutro per poter poi riallacciare il rapporto con il padre).

Colpevole è Richard A. Gardner, quello che nel 1985 se l’è inventata, la “Pas”: una sindrome che non solo non è stata mai riconosciuta da nessuna comunità medica o legale, ma è stata ampiamente discussa, criticata e sbertucciata da un plotone di avvocati e di studiosi di salute mentale (qui – tra i tanti – qualche riferimento, in inglese: lo studio di Carol S. Bruch, professoressa di diritto presso l’Università della California: Sindrome da alienazione genitoriale e di alienazione parentale: sempre sbagliata nei casi di custodia dei figli, l’articolo scientifico di Kathleen Coulborn Faller dell’Università del Michigan:La Sindrome di Alienazione Parentale: che cos’è a quali dati vi sono a supportoe, infine, Cheryl L. Wood dalla rivista di legge della Loyola of Los Angeles: La Sindrome di Alienazione Parentale: un’aura di affidabilità pericolosa, e via dicendo tra migliaia di altri riferimenti: siamo nel 2012, esiste Internet, ragazzi, usatela).

Colpevoli sono i poliziotti che hanno effettuato il prelievo, perché quello era un bambino, porca miseria, e la differenza tra un delinquente e un bambino salta agli occhi, come tra bufalo e locomotiva.

Colpevole è il Siulp, il sindacato della Polizia, per essersi stupito della diffusione del video, e avere dichiarato che «è deludente l’assoluta superficialità di molte indagini giornalistiche, che non hanno approfondito la questione». Cazzi vostri: ormai anche le zie hanno in dotazione telefonini con la videocamera, e non potete fare più – come prima – quel che minchia vi pare.

E infine c’è l’ultima colpevole: la poliziotta del video, quella che a un certo punto dice alla zia del bambino “io sono un’ufficiale di Polizia e lei non è nessuno”: una ancora fermamente convinta – con tutta sé stessa – di potere per davvero fare (e dire) quel che minchia le pare, anche in contesti di cui non conosce regole, comportamenti, abitudini e senza possedere la leggerezza necessaria per capire che lei è pagata – dalla zia, dal padre, dalla madre, dai minori che prende in custodia, da noi tutti – per sembrare, agli occhi di quel bambino, il letto sotto il quale rifugiarsi, non il mostro che esce dall’armadio.

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19 Commenti

  1. Tuttogiusto, Gianluca, tutto vero. Il problema sta ne fatto che l’unico che pagherà sarà il bambino stesso, per la stupidità dei genitori (a quel punto non importa chi dei due). Ma la domanda è: e quindi? Se un tribunale stabilisce (con i suoi metodi, che possono andare dall’applicazione della legge al carta alta/carta bassa, ha questo potere) che alla madre venga sottratta la potestà e questa attiva delle strategie per evitarlo? Che si fa? Facciamo il “lodo bambino”? Decidiamo che la legge è uguale per tutti, quasi sempre? Al netto dei modi (che potevano essere fatti meglio, siam d’accordo), cosa doveva fare l’autorità? Niente? E poi ci lagniamo perchè la cultura italiana dei più furbi vince sempre!

  2. la tua analisi della vicenda non mi sembra molto accurata: ti sei dimenticato di aggiungere alla lista la colpevole principale, ovvero la zia.

    invece di tranquillizzare il nipote, si scaglia come una furia contro i poliziotti, urlando come una pazza. la polizia stava semplicemente facendo il suo dovere, e nei fatti è la zia che trasforma il prelievo del bambino, che per quanto ne sappiamo avrebbe anche potuto svolgersi in tutta calma, in una battaglia (e in uno show televisivo).

    la poliziotta rivolgendosi alla zia avrà anche usato una frase infelice, ma è un fatto che la zia in quel frangente non aveva davvero nessun diritto né di intervenire in quel modo né di pretendere chiarimenti dalla polizia.

  3. Scusa, Carlo, ma mi sembra di avere parlato per prima cosa della zia: “E quindi sono copevoli i parenti della madre, che ai suoi occhi non sono riusciti a camuffare l’orrore della situazione in qualcosa di più accettabile e magari risolvibile con calma in seguito.”

  4. un padre che si sollazza l’uccello quando il bimbo ha 2 anni che molla la famiglia per fare il maiale in un altro letto … pretende di fare il padre … che schifo di giustizia venduta!

  5. sì va bene gianluca, però il particolare che sembri sottostimare è che forse senza l’intervento isterico della zia l’azione della polizia si sarebbe svolta con calma e senza particolari traumi per il bambino. è la zia che urla e riprende con il telefonino a far degenerare la situazione, e a trasformarla in una rissa.

    quindi sì, “ormai anche le zie hanno in dotazione telefonini con la videocamera”, ma questo non le autorizza (le zie, non le polizie) a fare quel che minchia gli pare.

  6. ma in questi casi l’assistente sociale non potrebbe interpellare il piccolo e vedere con chi vuole stare ?

  7. Quel “Lei non è nessuno” non è da intenedersi à la Marchese del Grillo: la poliziotta stava spiegando a quella cretina della zia del bambino che, sì, poteva fare certe cose in quanto legalmente competente. Di lì la chiosa che è stata ampiamente travisata. Certo è che la poliziotta è una bella ingenuotta: una frase del genere (sopratutto se ti stanno riprendendo con il telefonino) scatena l’ira delle persone.

  8. bell’articolo.
    Grazie alla zia (Carlo) si è saputo questo eppisodio, che è simile a molti altri che tutti i giorni accadono ma non vengono ripresi o (per fortuna) non vengono pubblicati.
    Non capisco cosa avrebbe dovuto fare la zia, assecondare l’allontanamento del nipote? A me personalmente sembrano molto più colpevoli i poliziotti, il giudice che ha ordinato il “sequestro” del bambino nonostante le perizie di più di uno psicologo.
    Mi verrebbe da dire anche il padre, ma poi mi chiedo se tutto ciò che sappiamo (grazie anche a questo articolo) sia sufficiente per avere la supponenza di accusarlo.

  9. L’unica cosa vera in questa storia è il video che ha portato alla luce una realtà che spesso viene passata sotto silenzio. Chissa quante altre storie meriterebbero la presenza di una telecamera!
    Sara

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